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  • Day 10

    Pobeña e Il Multiverso Del Cammino

    June 3, 2022 in Spain ⋅ ⛅ 17 °C

    "Io che esco di casa Renoir, e ritorno Lucio Fontana"
    (Gio Evan)

    Oggi ci alziamo alle 6.30 ma non inziamo a camminare prima delle 8, dopo un' abbondante colazione in una pasteleria del centro.
    Abbiamo il Nervion, il fiume che attraversa Bilbao, a farci da guida per lasciare la città, e so che probabilmente sarà per sempre. Inizialmente siamo accompagniati da una vista stupenda: splendidi ponti, parchi e il San Mames che si erge sullo sfondo. Ben presto, però, la pista ciclabile su cui stiamo camminando lascia il posto ad una zona periferica industriale che distrugge più la mente che il fisico.
    Dovremmo arrivare a Portugalete,dove abbiamo una prenotazione, ma passo dopo passo ci accorgiamo che arriveremo troppo presto; dopo tutte queste montagne e queste salite e discese, la velocità sull'asfalto ci sorprende e cambia i nostri piani. C'è anche un altra questione: i km segnalati verso Portugalete sembrano molti di più di quelli che sono in realtà.
    Quindi, detto fatto: prenotazione cancellata e si arriverà fino a Pobena.
    Non c'è tantissimo dialogo con i ragazzi e ognuno ha le cuffie per ascoltare la propria musica.
    Io non le ho e mentre 'I Want To Break Free' risuona nell'ambiente circostante, improvvisamente Megan mi dice che stiamo ascoltando la stessa canzone. Stento a crederci, una coincidenza da una su un milione, ma poi mi ricordo che è una grande fan dei Queen e allora tutto diventa plausibile.
    Mi piace passare del tempo con lei, anche se non riesco a esprimermi al meglio e sento di partire con un handicap.
    Arriviamo a Portugalete abbastanza presto e attraversiamo la sponda del fiume utilizzando il famosissimo ponte trasportatore di Vizcaya, molto atteso da Matthew e Megan.
    A me in realtà non me ne frega nulla ma sono contento di vederli felici e soddisfatti.
    Qui in città, facciamo una sosta mangiando le provviste comprate alla Lidl e ci accorgiamo che molte persone ci guardano sorprese, in maniera quasi schifata. Non mi è nuova questa cosa, già mi accadde a Burgos e Leon durante il mio primo cammino. La maggior parte della gente delle città non vede di buon occhio i pellegrini; situazione molto diversa dai piccoli paesi in cui, magari, il cammino è anche un aiuto economico. Risalendo la città, veniamo fermati da una signora che dice di essere un hospitalera che ci aiuta con dei consigli sugli albergue della zona. Rispondendo alla domanda di Alessandro, riguardante le occhiatacce della gente nei nostri confronti afferma ovviamente in spagnolo:' in questo mondo siamo tutti differenti, sapete come si dice, non tutti scopiamo alla stessa maniera'.
    Sto morendo per l'imbarazzo e non lo nascondo, queste cose mi mettono sempre in difficoltà. So di avere un problema, ma odio quando tutto viene sessualizato anche se la battuta può farti ridere.
    Fuori dal pueblo ci mancano soltanto altri 10km per Pobena e li percorriamo quasi tutti lungo una pista ciclabile e in seguito seguendo una strada asfaltata. Durante una sosta, ritroviamo Dina in compagnia di April, la ragazza di Adelaide coincittadina di Matthew. Dina però si ferma e continua con noi, è palese la stima e la predilizione per Alessandro e Matthew: ed ecco che così entra, almeno per stasera, un altro membro nella nostra compagnia.
    Attraversiamo una bellissima spiaggia, che sono convinto in alta stagione sia piena come un uovo di gente, e arriviamo finalmente al municipale dove ci attende una lunga coda.
    È pieno di pellegrini messi in fila e molti altri stanno per arrivare.
    Stanco e in attesa del mio turno, all'improvviso vedo in lontananza una persona scendere da quella che sembra la direzione sbagliata. È Marija! e quando la identifico esclamo ad alta voce 'finalmente è arrivato il sole'.
    Sono parole sicuramente fuori luogo ma mi escono spontanee, e la verità è che sono molto felice di vederla nuovamente, e la presento alla mia 'compagnia'.
    Ero sicuro di non rivederla più perché la immaginavo più avanti ma il destino mi ha voluto dare una mano.
    Io le offro il pugno per salutarla ma lei mi offre un abbraccio; questa cosa mi spiazza ma mi scalda il cuore: ovviamente sono sempre il solito impacciato. Adoro il suo modo di fare e sono contento che questa spontaneità sia rivolta a me, è un dono prezioso e per nulla scontato.
    Sembra molto stanca, probabilmente più di me, ma il suo piano è quello di continuare per avere meno km domani.
    Per un attimo decide di fermarsi, ma alla fine ritorna sui suoi passi e riparte dicendomi 'sei tu l'unica ragione per cui sarei rimasta'.
    Ancora una volta rimango felice per queste parole e sono sorpreso di come un amicizia possa nascere in così breve tempo.
    Non nego avrei voluto rimanesse in questo albergue a raccontarmi i suoi ultimi giorni ma sono contento abbia scelto di seguire il suo programma: che possa sempre essere libera di scegliere con la sua testa, senza condizionamenti e senza obblighi.
    In seguito, dopo aver trovato una sistemazione per domani, ci rechiamo alla spiaggia e per la prima volta immergo i piedi nell'oceano Atlantico per piu di 20 secondi: rimango piacevolmente sorpreso, l'acqua non è completamente fredda e si può fare una passeggiata sul bagnasciuga.
    Ma Megan ha bisogno di mangiare e quindi la prossima destinazione è il bar dove tutti prendiamo qualcosa da bere, ma il mio soggiorno è breve perché ho l'assoluta necessità di andare a lavare i miei vestiti ( che per inciso non si asciugheranno mai).
    Faccio il bucato e non so se sia qualcosa che ho visto, che ho sentito o qualcosa che è appena successa ma inizio a fare delle riflessioni.
    Si stanno creando dei gruppetti, ormai si capisce chi cammina con chi e quale persona si unisce ad una determinata compagnia.
    Il cammino, come la vita, è una questione al 50% di scelte e al 50% di avvenimenti più o meno casuali. L'unione di questi due elementi determina la buona riuscita e la qualità di questo viaggio.
    Cosa starei facendo adesso se non avessi incontrato Alessandro e gli altri ? Sarei qui adesso nello stesso albergue o forse sarei km avanti o km indietro? Oppure ancora, sarei nello stesso posto alla stessa ora ma seduto ad un'altro tavolo avendo legato con altre persone?
    Sarei riuscito ad aprirmi agli altri se non avessi avuto l'aiuto dei miei compagni ? O magari sarei stato solo e avrei avuto più occasioni per pensare ai miei problemi ?
    Sembra un ragionamento filosofico, ma vedete...basta un attimo per cambiare un cammino o cambiare una vita.
    Riguarda le scelte che fai, i bivi che decidi di prendere e le pause che decidi di fare.
    Spesso la differenza la fanno i millimetri, spesso la differenza la fanno i secondi.
    L'albergue cmq è pieno di pellegrini mai visti, molto giovani e molto rumorosi.
    Alla mostra tavolata per la cena si unisce tante gente appena conosciuta, come un altro John dall'Inghilterra, un professore di inglese che vive a Pamplona che sembra molto simpatico e molto in gamba.
    Ma io non partecipo molto, sono stanco e non ho voglia di sentire di chi ha viaggiato dove o di gesta mirabolanti; sono anche un po' stanco di tutta la questione dell'inglese e delle limitazioni nei rapporti che mi sta creando; e poco importa se siano reali o solo nella mia testa. Anche questa cosa dei posti limitati e di tutti i pellegrini che si devono accaparrare i letti mi pesa e non poco.
    Ho conosciuto bellissime persone ma mi sento trasportato dagli eventi, sempre in secondo piano e sempre col freno a mano tirato e col pilota automatico inserito.
    Il mondo è un posto troppo grande ed io probabilmente non so viverci.
    Fuori c'è una festa mentre scrivo queste parole ma non possiamo partecipare perché l'albergue chiude le porte alle 22.

    PS: C'è anche un concerto qui dentro per la verità.
    Dina se non la smetti di russare giuro che vengo e ti butto giù dal letto!!!😭😭😭
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