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  • Day 42

    Muxia e "Ancora Un'Altro Abbraccio"

    July 5, 2022 in Spain ⋅ 🌬 19 °C

    "Sin timón ni timonel
    Por mis sueños va, ligero de equipaje
    Sobre un cascarón de nuez, mi corazón de viaje"
    (Joaquin Sabina - Peces De Ciudad)

    L'albergue è completamente addormentato quando mi sveglio; sono le 7 della mattina e so che oggi mi aspetta una giornata davvero impegnativa.
    Guardo alla mia sinistra e un letto vuoto e spoglio mi annuncia che Simone è già partito: desidera vedere l'alba vicino al faro e prendere una strada alternativa per arrivare a Muxia, una via che si affaccia sulla "Praia Da Fora" la spiaggia nascosta di Finisterre che molti dicono sia la più bella.
    Auguro mentalmente al mio amico sardo buon viaggio e penso che per me Muxia è ancora lontana: ho un ennesimo addio da affrontare.
    Mi muovo in silenzio, quasi furtivamente, cercando di fare meno rumore possibile e mi dirigo al piano di sotto per una doccia; è il modo migliore per svegliarsi perchè di restare a letto non se ne parla più, anche se so che i miei amici non saranno mattinieri come me. L'autobus che si porterà via Megan per sempre è il solito, quello delle 9.40 che ieri ha fatto tornare Lukas a Santiago.
    Le 9.40...da oggi in poi in qualunque tempo futuro della mia vita quando nelle mie giornate farò caso a quest'orario mi rammenterò del bus di Finisterre e di tutti i sogni e quelle persone che nella mia vita arrivano, restano per un po' e ringraziando vanno via.
    Lo stesso Thomas, esattamente 4 anni e 6 giorni fa, prese il medesimo autobus anche se con tutta onestà non ricordo a quale ora della mattina.
    Era il 29 giugno del 2018 quando ho visto il più grande amico della mia vita andare via per sempre.
    Parodiando un celebre film dal titolo "Un Tram chiamato desiderio", qui abbiamo "Un autobus chiamato addio".
    Ma come sempre sto divagando, ed è anche un bene perchè, pulito e profumato, mi aggiro per una Finisterre ventosa in solitaria, aspettando che Megan o qualcun'altro attivi il bat-segnale che richieda la mia presenza.
    Faccio in tempo ad andare al bar in piazza per prendere un caffè e "godermi" impazientemente questa attesa e questa solitudine che mi stanno snervando.
    Se, a volte, l'attesa del piacere è il piacere stesso, in questo caso, per quanto sia brutto da confessare, voglio solo che tutto finisca e partire per Muxia, lasciarmi Megan alle spalle e tornare ad essere un po' più leggero.
    Non voglio essere frainteso, nè da te lettore fantasma nè da me stesso: sono grato per ogni minuto speso con gli altri ed in particolare con la mia amica dell'Oregon, e sarò grato anche per i prossimi minuti insieme, ma davvero il mio cuore e la mia mente sono saturi e ho bisogno di raggiungere un equilibrio emozionale che mi manca da tempo.
    Penso a tutto questo quando girovagando Megan risponde ad un mio messaggio dicendomi che sono quasi pronti.
    Mi faccio vedere fuori dal loro albergue, parlo un po' con Alessia, che come sempre mi invita ad entrare, e finalmente riuniti andiamo a fare colazione in quel bar trendy con la porta rosa.
    Il bar dove ho fatto colazione con Lukas polacco, quello dove ho scritto Viaje nella conchiglia che ho dato a Megan.
    Il bar è davvero particolare, il cibo è buonissimo ed i miei amici non badano a spese e prendono cose esotiche come una tostada di avocado, che già solo per l'aspetto merita ogni centesimo.
    Cerco di mantenere l'umore e la voglia di scherzare al livello massimo ma, come sempre mi accade, mi sento come un condannato che aspetta di dover salire sul patibolo.
    Nel locale risuona "La Bicicleta" di Shakira ed io non posso fare a meno di fantasticare su tutti i viaggi che vorrei fare seguendo la mia amica Americana.
    Come se non bastasse, perchè non c'è limite al peggio, è il turno di "Te esperarè toda una vida" di Dani Fernandez che con il suo testo pieno di amore e speranza per l'attesa della persona amata mi fa sorridere amaramente.
    "Si te esperé toda una vida qué más da un poco más? Si...ma qui si sta facendo la muffa e niente mi da una speranza per un cambiamento.
    Essere molto ferrato nelle canzoni spagnole oggi evidentemente non è una skill utile o di cui andar fieri.
    "It's time" dico dopo un po' ed effettivamente è proprio ora di andare.
    Ho scritto e raccontato molti addii sul cammino di Santiago e questo non fa eccezione, è simile a tutti gli altri ma doppiamente doloroso perchè mette un punto fermo su qualcosa che poteva essere e non è stata, a un'amicizia forse a senso unico, a milioni di buoni propositi che, ho il ragionevole dubbio, hanno creato più di qualche problema e hanno cambiato l'esperienza di entrambi, in particolare negli ultimi giorni.
    E' il famoso "The End" che conclude un film che mai uscirà nelle sale, un film in cui Marco cerca di fare breccia nel cuore di Megan e come sempre fallisce nel divenire una persona importante per lei.
    Trattiene a stento le lacrime mentre saluta gli altri, Axel e Matt, con cui ha legato moltissimo lungo la via, e gli abbracci sono lunghi e sentiti.
    Io ho gli occhi lucidi ma mi trattengo abbastanza bene, ormai sono cintura nera di "Addii sul cammino" e prima di abbracciarla, in quella maniera impacciata che solo noi sappiamo avere, dico soltanto: "Amazing woman, you know...i hope to see you again in my life".
    Lei commossa, più per la situazione che per le mie parole, risponde "me too" e si mette in coda per salire sul bus.
    Axel, evidentemente, non ne ha abbastanza e vuole avere gli ultimi secondi per scattare un'ultima foto tutti insieme.
    Facciamo il giro del piazzale e quindi del bus e ritroviamo Megan intenta a posizionare a fatica il suo zaino nel portabagagli.
    Dopo un'ultima foto rubata, lei un pò impacciata ed emozionata sussurra "ancora un'altro abbraccio" e mi ritrovo tra le sue braccia ancora una volta, stringendola più forte che posso eppure non abbastanza; perché certe cose non bastano mai e ne vorresti ancora e ancora. Cos'è un abbraccio se non un tentativo di esprimere teneramente col corpo quello che non riusciamo a dire a parole? E mi piacerebbe poter dire che in quest'abbraccio c'è di tutto: ogni emozione che non sono stato in grado di esprimerle in inglese ed ogni sguardo fugace che le ho dato di nascosto durante tutta questa strada, ogni bacio che non è esistito, tutte le carezze che non l'hanno mai sfiorata e ogni risata che abbiamo e non abbiamo avuto.
    Nella mia testa c'è di tutto ma ,in fin dei conti, è solo un'abbraccio veloce tra due persone che vivono agli antipodi dell'universo.
    E' davvero l'ultimo saluto, decidiamo di non voltarci indietro e conduco i miei amici lungo la strada che porta all'ufficio turistico dove contano di prendere la Fisterrana che certifica il loro viaggio a Finisterre.
    L'ufficio apre solo alle 10.30 ed io non mi posso permettere di aspettare così tanto; è tardissimo e rischio di non completare i 28 km che mi separano da Muxia di questo passo. Axel e Matt partiranno più tardi, divideranno nuovamente la tappa in due stage e si fermeranno a Lires: ormai il loro mood è quello del relax totale ma io preferisco passare un giorno in più a Muxia piuttosto che stare nel bel mezzo del nulla a metà strada.
    Inizio ad avere fretta per partire

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