Roccolone

April 1974
Il mio luogo del cuore
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  • Roccolone

    June 1, 1974 in Italy ⋅ 20 °C

    Non ho mai viaggiato con la mia famiglia. Eravamo però molto fortunati perché avevamo tre luoghi del cuore che riempivano le nostre estati e le hanno rese speciali. Soprattutto il primo: il Roccolone.
    La casa in montagna era un roccolo un po’ più grande del normale, da qui il suo nome, diviso tra tre fratelli con una stanza per gli ospiti.
    Non c’era elettricità, non c’era acqua corrente, non c’era proprio niente...Nemmeno la strada per arrivarci in auto. Eppure c’era sempre gente e noi ci passavamo circa un mese e mezzo ogni estate.
    Dovevamo andare a prendere l’acqua per bere con i fustini ad un “fontanì” mentre per lavarci usavamo l’acqua della cisterna scaldata sulla stufa.
    Ci lavavamo da capo a piedi in un catino, proprio in questo ordine, da capo a piedi...
    Aspettavamo i nostri papà che non salivano tutti i giorni, ma ogni tanto. E mi chiedo cosa mangiassimo... Avevamo solo una cantina per tenere le provviste al fresco, naturalmente nessun frigorifero. Eppure io mi ricordo che mangiavamo anche frutta e verdura. In particolare mia zia Adriana arrivava dal Friuli con cassette piene!
    L’estate in montagna era una festa continua soprattutto durante la settimana di ferragosto. Mio zio Marco era il catalizzatore di innumerevoli amici e parenti ma le feste erano sempre allargate e ci stringevamo in 50 in una stanza...
    Ridevamo tantissimo.
    Ricordo anche le partite dei mondiali viste in una televisione in bianco e nero grande poco più di un tablet, attaccata alla batteria dell’auto. Tutti si riunivano attorno. E ogni domenica il Gran Premio di Formula Uno...
    Giocavamo tantissimo, inventando nuovi giochi ogni anno e ripetendo all’infinito quelli che ci divertivano di più. Per esempio Stasky ed Hutch lo vivevamo talmente intensamente che siamo saltati sulla cappotta della macchina di mio papà, proprio come facevano loro.
    C’era tanto spazio e potevamo ritagliarci anche momenti solitari, leggevo, scrivevo e sognavo tantissimo.

    La terza foto racconta la scalata del Monte Alben. Ci sono andata tre volte: la prima avevo 7 anni.

    E’ difficile, ci vogliono 4 ore per chi non è esperto ed è anche pericolosa in certi tratti. Ma noi siamo saliti con mio zio Sergio. Lui è un alpinista attento e prudente, adesso ha quasi 90 anni ed è ancora in splendida forma perché si è sempre rispettato. Portava con sé cioccolato e acqua e noi ci sentivamo sicuri e protetti. Eravamo legati con un corda, mio papà davanti, mio cugino, una mia sorella ed io e poi mio zio, siamo arrivati in cima con estrema soddisfazione.

    Nell’ultima foto avevo 12 anni e siamo saliti in un gruppo veramente numeroso.
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