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- Giorno 8
- lunedì 29 aprile 2024
- ☁️ 9 °C
- Altitudine: 71 m
IslandaÁrnessýsla64°14’28” N 20°30’5” W
La Ring Road

Avendo capito già prima di partire che tutto ciò che poteva trovarsi nel raggio di due ore di macchina da Reykjavik sarebbe stato un mercato di turisti, abbiamo deciso di tenerci la famosa Ring Road per ultima, nell'ultima mattina prima di lasciare l'Islanda.
Facciamo un'abbondante colazione in albergo e, con tutta calma, ci mettiamo di nuovo in strada in direzione nord. Usciamo dalla città e ripercorriamo parte della strada che avevamo fatto il giorno prima per andare alle cupole. La ring road è di fatto una strada circolare, che attraversa un parco enorme nell'entroterra islandese fatto principalmente di steppa e arbusti bassi. Dopo aver visto però le meraviglie delle coste e dei fiordi, il nulla giallo e brullo dell'entroterra non ci entusiasma poi così tanto. Dopo aver superato diversi pullman carichi di turisti, ci fermiamo alla prima attrazione: i geyser. Dapprima scettici di aver preso una cantonata acchiappa-turisti, rimaniamo sorpresi e divertiti da questi getti di acqua e vapore che dal nulla, senza un ritmo preciso e senza tanto preannunciarsi, esplodono per parecchi metri verso l'alto da pozze che profumano di uova marce. Aspettiamo di scattare un paio di foto ai geyser e scappiamo subito, prima di beccare altre orde di francesi e coreani. Proseguiamo sulla ring road assolata praticamente in silenzio. Da un lato il fatto che, dopo una settimana a stretto contatto, gli argomenti di chiacchiera hanno finito per esaurirsi, dall'altro c'è la stanchezza di un viaggio pieno di viste meravigliose ma pur sempre una sfaticata notevole.
Arriviamo quindi all'ultima vera visita del viaggio: le cascate di Gullfoss. Fortunatamente, il vapore gelido e la vista di questa cascata imponente ci riportano in qua, giusto per vivere una degna conclusione dell'avventura. Ci facciamo largo tra un bel pò di turisti per fotografare la potenza percepibile delle tonnellate d'acqua che ogni secondo si rovesciavano nel canyon, sprigionando un rumore assordante e bellissimo.
Soddisfatti, ci rimettiamo in macchina e percorriamo l'ultima parte della ring road, per re-immerterci nella strada principale verso Reykjavik.
Pit stop pranzo in una food court affascinante con annesso caffè e torta al cioccolato in una bellissima casetta ristrutturata a bar e poi dritti in aeroporto.
Riconsegniamo l'auto, imbarchiamo le valigie senza problemi e controlli. Spicchiamo il volo alle sette di sera, lasciandoci dietro l'Islanda illuminata al tramonto, gialla, impervia, desolata, bellissima.
Atterriamo a Milano all'una di notte, prendiamo i bagagli, l'auto di Lorenz e ci rintaniamo in un'albergo appena fuori Busto Arsizio, bestemmiando per le lente procedure di check-in alle due e mezza di notte quando per una settimana in Islanda non abbiamo avuto neanche un problema.
Ci risvegliamo la mattina dopo assonnati. Lorenz e Veronica ci accompagnano ad una stazione della metro di Milano e ritornano a casa. Noi prendiamo un treno per la Liguria per fare riprese all'inaugurazione di una mostra.
Scrivo questo diario quasi tre mesi dopo essere tornati dall'Islanda, con i ricordi ancora indelebili di una terra che ci ha dato molto in pochissimo tempo. Una terra infinitamente più grande delle mie aspettative e per questo che nutre in me una voglia ancora più forte di tornarci presto per esplorarne altre parti. Dopo anni di viaggi nei deserti americani ero abituato al nulla, alle terre sconfinate senza interventi visibili dell'uomo: l'Islanda mi ha ricordato tutto quello, ma con qualcosa in più. Una terra desolata ma ricolma di vita, nella sua forma più ancestrale, raccontata e racchiusa nell'acqua che scorre e cade violenta dalle cascate ma è anche ferma e paziente nel ghiaccio.
Un'altra volta più consapevole che questo è il tipo di viaggio che vorrò sempre perseguire nella vita. Un'altra volta più grato di aver trovato le persone perfette per condividere la meraviglia e lo stupore di questa continua scoperta.Leggi altro