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- Day 9
- Thursday, July 9, 2020
- 🌙 29 °C
- Altitude: Sea level
ItalyScoglio Pila Nuova40°34’48” N 14°21’16” E
Gaeta - Nerano (costiera Amalfitana)

Dal Lazio alla Campania : ricordi e leggende per riscoprire il bambino che è in noi …
Dopo esserci documentati, nella serata di ieri, su tutto ciò che ci siamo persi non scendendo a terra a Gaeta (davvero il posto va marchiato con bandierina prioritaria sui nostri programmi futuri!!!) e nonostante un principio di dolore alla schiena del capitano che potrebbe pregiudicarne la completa efficienza nei giorni a venire, considerate le condizioni del tempo favorevoli, ottimisticamente leviamo l’ancora e salpiamo verso sud…
Salutiamo il promontorio di monte Orlando e le falesie sulla costa: la Montagna Spaccata dove sorge il Santuario della S.S.Trinità (XI secolo)…proprio quella costruzione fra le rocce che abbiamo fotografato!
Ieri sera abbiamo scoperto essere un luogo ricchissimo di leggende:
-una di queste racconta che le rocce si spaccarono nel preciso momento in cui Cristo morì…
-un’altra (che devo dire ci affascina maggiormente) narra dell’amore di Etele e Giordano: fra le montagne spaccate vivevano creature ammalianti (le Anguane) che di notte cantavano incantando gli uomini e soggiogandoli, Etele era una di queste e Giordano, un giovane montanaro, se ne innamorò. Il destino della bella Etele era però segnato: sarebbe svanita alla morte di sua madre, la Maga del bosco. I vecchi montanari e la stessa Maga (impietosita) tentarono di convincere Giordano a rinunciare al suo amore impossibile, ma lui non volle sentire ragione e la sposò. Alla morte della Maga il presagio si avverò: Etele fuggì per andare incontro al suo triste destino e la montagna si spaccò per permetterle di abbandonare Giordano salvandogli la vita. L’uomo infatti fu respinto a valle da un’enorme cascata…
-vi è poi la leggenda della Mano del Turco, che giustifica un calco, simile ad un’impronta di mano, in prossimità degli scalini che portano al santuario: in quei luoghi si nascondevano un tempo dei pirati saraceni ed uno di essi un giorno toccò la montagna, che divenne morbida deformandosi sotto il suo palmo…un monito nei confronti dell’infedele che non credeva all’origine sacra del luogo…
Sono le 6.30 del mattino, una sottile foschia vela il paesaggio, mare liscio come l’olio, vento debole ma più promettente nelle prossime ore.
Il vantaggio di essere all’ancora (oltre alla privacy e alla ventilazione ideale durante la permanenza) è che lo sforzo maggiore (sia all’arrivo che quando si parte) lo fa il salpa-ancora, strumento importantissimo!
La nostra memoria va spesso in queste occasioni alla prima barca sulla quale abbiamo navigato da ragazzi: un piccolo cabinato di 6,70 metri, sul quale si calava e si ritirava su l’ancora a mano… come le vele, del resto, ben più piccole di quelle attuali….avevamo 40 anni di meno…e ci siamo divertiti non poco! Senza bagno, senza frigorifero, senza tendalini che ci riparassero dal sole, senza strumenti elettronici per fare la rotta (si usavano carte nautiche di carta, righello, compasso e matita…); con un fornellino da campeggio come cucina, sacchi a pelo come coperte, pochissimi soldi in tasca e tanta voglia di avventura. Quest’ultima ci è rimasta, per il resto si cresce, si cambia e dunque ci si adegua!
Tornando al percorso di oggi, navighiamo a motore fino alle 10 circa, quando il vento ci permette di veleggiare intorno ai 6 nodi e di godere un po’ di suoni della natura.
Nascosta dalla foschia e dalle nuvole, scorgiamo l’isola di Ischia, che poi ci lasciamo sulla destra…seguita da quella di Procida, con il suo imponente castello sul promontorio (anche questo ex carcere…siamo decisamente recidivi…)
Sulla sinistra invece le coste campane, con il promontorio di Monte di Procida antistante l’isola omonima (che fantasia…), a seguire il porticciolo di Acquamorta, il cui nome è legato alla calma delle acque al suo interno…ma una ben più suggestiva leggenda ce ne spiega l’origine in modo diverso: la figlia di un ricco proprietario terriero, Acqua, rischia di annegare durante un bagno e vien salvata dal pescatore Giosuè; i due scoprono di avere in comune la passione per il mare e nasce fra loro un amore platonico. Ogni mattina Acqua si reca sulla riva per salutare con un cenno di mano Giosuè che passa con la barca e lui le risponde alzando un remo…Una mattina la barca non si vede e la ragazza apprende che alcuni pescatori sono annegati durante una tempesta; per il dolore si lascia morire fra le acque ed il suo corpo non fu mai ritrovato…
Fra una favola e l’altra, veleggiamo fino a scorgere il profilo del Vesuvio, anch’esso offuscato dalla foschia.
Cala nuovamente il vento e dunque percorriamo l’ultima tratta a motore fino alla baia di Ieranto (Nerano) che ci accoglie con altre spettacolari falesie, grotte e sculture prodotte dal mare sulla costa rocciosa.
Nella baia, che si estende da Punta Montalto a punta Campanella, numerosi gavitelli, gestiti dai proprietari dei ristoranti locali: al nostro approssimarsi, un giovane ci raggiunge prontamente in gommone, ci segnala la boa alla quale legarci e ci assiste durante l’ormeggio.
Alla nostra richiesta sul prezzo del servizio commenta ”Eh…la barca è grande…” e ci segnala con le dita della mano quello che poi riceverà in contanti, senza fornire alcuna ricevuta… un gavitello più in là vediamo ormeggiato il mezzo della Guardia di Finanza…(siamo sulla costiera Amalfitana …perchè stupirsi?)
Prima di salutarci, il giovane ci avverte che un servizio di trasporto (fornito dai ristoranti locali ) sarebbe venuto a prenderci per la cena; conveniamo per le 20 ma, dopo esserci documentati sul rapporto qualità/prezzo dell’unico ristoratore al momento aperto, decidiamo di declinare l’invito!
Adduciamo come scusa il dolore alla schiena del comandante, che tanto scusa non è…e che ci permette di risparmiare in vista di altre esperienze gastronomiche più accattivanti. Riposo e sole…
In serata si alza un po’ di vento e di onda che dovrebbero poi diminuire e farci dormire tranquilli.
Il corpo morto (per i non esperti: non si tratta di un cadavere, ma di un pietrone pesante sul fondo, legato ad una catena, che tiene la boa al suo posto) è di dimensioni sufficienti a garantirci un ormeggio sicuro e la baia è sufficientemente protetta. Le previsioni, comunque sono buone.
Contiamo di ripartire domattina presto diretti a Palinuro.Read more