Italia
Mano-Laviana

Scopri le mete di viaggio dei viaggiatori che scrivono diari di viaggio su FindPenguins.
Viaggiatori in questo posto
    • Giorno 2

      Pale Foggy Sun

      28 gennaio, Italia ⋅ ☀️ 9 °C

      La colazione è servita alle 7:30, direttamente ospite in casa dei proprietari. Cerco di non sentirmi in imbarazzo, ma è più forte di me. Però riesco comunque a scambiare qualche battuta con i coniugi e con il figlio, che ci raggiunge dopo (ps: quando parla in dialetto non riesco a capire nulla). Pago, ringrazio, mi congedo, finisco i preparativi, mi vesto ed esco. Nebbia. Tanta troppa nebbia, di quella che ti mette addosso il male di vivere. La nebbia è straniante, appiattisce tutto, anche il mio entusiasmo.
      La prima parte di tappa è piatta appunto, in tutti i sensi. Tra Argenta e il paese successivo navigo per lungo tratto su una striscia di terra fangosa che si perde nel nulla. Non c’è dislivello, la strada si srotola lenta e umida su una distesa di nebbia pianeggiante. Quello che mi stupisce è la quantità di casolari abbandonati che supero lungo il percorso. Casolari su casolari, con cancelli che ormai non proteggono più nulla.
      Gli occhiali si riempiono di goccioline di condensa, il morale non è né basso né alto, è piatto come tutto il resto. Sono un po’ nervoso perché capisco che sto attraversando posti e paesaggi sicuramente pazzeschi, ma non riesco a vederli per la quantità di foschia che c’è.
      Arrivo ad Imola (circa metà del percorso di oggi) nella più totale indifferenza, mia e della cittadina. Le mie emozioni, come prevedibile, sono annichilite dal solito dilemma che occupa gran parte dei miei viaggi: cosa e dove mangerò? Nel frattempo lambisco le porte della città, senza addentrarmi, senza nemmeno la voglia di curiosare per le vie del centro. Forse è il troppo freddo, forse è la nebbia, forse sono io. La scusa che ripeto a me stesso è che queste città, in generale i medio/grandi centri urbani sono luoghi perduti: centri storici circondati, quasi intrappolati dalla modernità, cemento su cemento.
      Passo sotto l’autodromo, e qui si comincia ad assaggiare un po’ di salita. La prima è sempre la più devastante, forse perché si ha un ricordo distorto ed “idilliaco” dei dislivelli passati. Fatto sta che non sono mai pronto alla prima. E infatti fatico, sbaglio rapporto, impreco, maledico la mia infelice idea di questo viaggio. E in più la nebbia (manco a dirlo) amplifica quella percezione per cui la salita sembra non finire mai, perché in questo caso la fine non si vede proprio. Cerco di indovinare, di sperare in una fine. Forse arriverà prima la mia, di fine. Poi però arriva anche la discesa, e quella sensazione di sollievo quando senti i muscoli delle gambe che mollano la presa e si rilassano è impareggiabile. Tra continui sali scendi e una discesona finale, arrivo a Riolo Terme. Pausa pranzo al chiosco La Vecchia Stazione del Corriere, proprio vicino all’ufficio postale. Sembra che io abbia il fiuto per questi posti “da postino”. Pranzo a base di hamburger e patatine. Il locale è strano, ci sono richiami al sud america, all’argentina in particolare. Scopro poi che il cuoco è sposato con una argentina, e tutto torna.
      È bello perché un viaggiatore su due ruote desta sempre un po’ di curiosità nella gente. Il cuoco infatti attacca bottone e mi chiede dove sono diretto. Poi mi rivela che anche lui vorrebbe viaggiare in bici, nel paese nativo della moglie magari.
      Mi ha fatto piacere questa breve conversazione, ha compensato un po’ quella sensazione di imbarazzo che percepisco quando entro in un locale in qualità di forestiero. È come se non sentissi il diritto di star li, di rompere in qualche modo la quotidianità del posto… boh, forse sto scrivendo troppe cazzate.
      Una volta ripartito mi vengono in mente delle domande per il cuoco. È sempre così: a scoppio ritardato mi prende la curiosità di fare domande. Per esempio: dove si sono conosciuti lui e sua moglie, qui in Italia o in Argentina? Non lo saprò mai.
      Si riparte. Uscito da Riolo, la strada arrampica ancora. E qui apprezzo la differenza tra affrontare una discesa a stomaco vuoto ed affrontarla con la pancia piena. E con il sole pure. Si perché è uscito anche lui! Inizialmente un po’ timido a Riolo, poi abbastanza spettrale dietro al velo mortale della nebbia; ma poi finalmente convinto si è lanciato fuori, quasi si fosse ricordato del magnifico potere rigenerante che ha. Si fatica comunque, ma lo spirito è un altro. Mi scappa anche un breve urlo liberatorio, e mi viene in mente “I’ll follow the sun” dei beatles. Altra salita, altro discesone, e stavolta si giunge a Brisighella, che deve essere un borgo piuttosto carino, anche se l’ho visto di sfuggita (giusto la piazza principale, ma anche la rocca sembrava figa), dal momento che si è insidiata in me la preoccupazione di non riuscire ad arrivare prima del buio alla meta (come al solito poi, sono stato smentito… ma non imparerò mai). La tappa poi prosegue liscia, senza particolari emozioni, anche se adesso la gamba è tornata agile e il mio umore è di nuovo settato sulle frequenze giuste. Anche se ad un tratto un pensiero fastidioso si fa strada: io sono troppo borghese per viaggiare in bicicletta. Le mie non sono avventure, sono solo capricci di una persona triste e annoiata, che vuole fuggire, evadere, allontanare la quotidianità perché non riesce a vedere il bello della semplicità. È vero, il viaggio in bici mi libera da certe zavorre. Ma vorrei viaggiare per uno scopo più nobile, assaporare più profondamente i posti che scorrono davanti ai miei occhi. E invece per me l’importante è solo andare, spingere su quei pedali e nulla più. Non me ne frega niente di quello che vedo, mi interessa solo fare foto accattivanti da postare su Instagram. Viaggio con una bici da 2000€, dormo in hotel e mangio al ristorante. Questa non è una avventura. Io sono un privilegiato. I viaggiatori sono altri. Forse un giorno, quando capirò (che cosa capirò?) li rifarò questi viaggi e li vedrò veramente questi posti. O forse semplicemente ripenserò a tutto ciò che ho fatto e riuscirò a trovarci un senso. Ma per il momento no, per adesso devo solo andare, stare sempre in movimento e lambire il mondo, dargli un’occhiata superficiale e disinteressata.
      Vabbè, in tutto questo verso 17:30/18 arrivo al B&B appena fuori Faenza, lungo la via Emilia. Fine della giornata. Non prima di essermi abbuffato in camera.
      Leggi altro

    Potresti conoscere questo luogo anche con i seguenti nomi:

    Mano-Laviana, Q18446100

    Unisciti a noi:

    FindPenguins per iOSFindPenguins per Android