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- 日6
- 2025年4月28日月曜日 11:10
- ☁️ 16 °C
- 海抜: 95 m
スコットランドCity of Edinburgh55°56’55” N 3°11’37” W
Edimburgo

Ultimo giorno in Scozia. Facciamo colazione classica in albergo e ripartiamo in direzione Edimburgo. Facciamo benzina, riconsegniamo la macchina e ci facciamo portare in navetta all’aeroporto, lì lasciamo le valigie nell’albergo appena fuori e prendiamo il tram verso il centro.
Subito Edimburgo si presenta diversa da Glasgow: non solo per l’architettura più storica, il castello arroccato sulla collina centrale, la Prince road piena di negozi, ma soprattutto per i turisti. Tanti turisti come non ne avevamo visti a Glasgow o in giro per la Scozia. Giriamo abbastanza in fretta il centro storico: non avendo appuntamenti o guide passeggiamo veloci guardandoci in giro, evitando le calche di turisti che si fermano a farsi i selfie con i musicisti di strada che suonano ininterrottamente la loro cornamusa o qualche falconiere in cerca di spiccioli mostrando poveri gufi e civette. Prenotiamo online una visita al castello per le 14:30, intanto visitiamo la cattedrale centrale e le strade più borghesi con club e ristoranti esclusivi.
Le camminate dei giorni scorsi si fanno sentire, così per pranzo ci trasciniamo nel centro commerciale della città a mangiare wrap con patatine fritte e halloumi in un ristorantino greco.
Ci spostiamo nel castello, costruito e ricostruito infinite volte a seguito delle tante battaglie tra scozzesi e inglesi per il controllo delle terre.
Un posto ben curato, pieno ovviamente di turisti anche se di lunedì.
Mi scrivo con Giovanni, ex BigRock che abita a Dundee e ci accordiamo per vederci la sera, ma temiamo di non arrivarci dalla stanchezza. Proviamo a passare il tempo da Uniqlo ma presto capiamo che l’unico modo è riposando i piedi ficcandoci in uno Starbucks aspettando sera.
Con Giovanni e la compagna Francesca mangiamo prima in un ristorantino vegano che puzza di fritto e poi ci spostiamo in un piccolissimo pub del centro a bere una Guinness, parlando di viaggi in Giappone, Islanda e Corea e ascoltando una coppia di chitarristi suonare e cantare canzoni folk scozzesi.
Rientriamo in tram all’albergo di fronte all’aeroporto quasi a mezzanotte.
Ci svegliamo alle cinque meno dieci, vestiti veloci, colazione con un caffè e due pain au chocolat e dritti in aeroporto, già attivo e brulicante di gente alle prime luci dell’alba.
Siamo in volo verso casa mentre scrivo questa pagina e, come di consueto, traggo le conclusioni di questa piccola avventura scozzese.
Forse siamo partiti (o almeno io) con il sogno di trovare una terra ferma nel tempo, piena di gente con abiti tradizionali, che beve in pub scuri e pieni di legno, testimoni ancora oggi di un medioevo stile trono di spade e anche un po’ vichingo. Ecco, questo non lo abbiamo trovato in Scozia: abbiamo trovato un paese “nuovo”, che vive in questo secolo, con città moderne e villaggi trasformati per accogliere il turismo da tutto il mondo.
Ne siamo delusi? No, perché se penso a come sia moderna l’Italia in certi posti che magari hanno più storia, non è immaginabile che un paese possa rimanere ancorato ad un’immagine “tradizionale”, ma che mantenga piuttosto il buono degli usi e costumi, come i musicisti nei pub di Glasgow e Edimburgo, che semplicemente si appoggiano ad un tavolo come tutti i clienti e si mettano a suonare solo per il gusto di farlo.
Cosa ci rimane di questa Scozia e il motivo per cui penso già a quando torneremo? La natura.
L’isola di Skye ci ha ricordato le coste irlandesi, che sopravvivono alle intemperie dell’oceano e mantengono il fascino dei prati e dei fiordi. La grande scoperta sono state le highlands, con le stelle colorate e le punte basse nascoste tra le nuvole, con i loro boschi di pini e foreste di betulle, con le pecore e gli agnellini sempre al pascolo, con le strade che le attraversano silenziose. A tratti ci hanno ricordato l’Islanda, nella vastità di una natura comunque viva e presente.
Abbiamo lasciato indietro tanti posti ancora da vedere. Si, vedere.
Ho avuto questo pensiero ieri mentre camminavo per le strade di Edimburgo, bellissime per carità, ma in pena per non aver passato un giorno in più sulle highlands piuttosto che visitare le città.
Il vedere, osservare, e avere fame di vedere, piuttosto di visitare. Ci sta il capire una cultura, vivere dove la gente vive, ma in questo momento sento proprio il bisogno di riempire i miei occhi con la grandezza del mondo e meno con la ristrettezza delle città.
Credo che sia questo che identifica più me e Paolino, che tra un panificio e un altro ho avuto l’impressione la pensasse come me: ci piace vedere le città ma a piccoli bocconi, ci piace stare fuori nel mondo, non siamo turisti, siamo viaggiatori.もっと詳しく
旅行者Grazie ragazzi per tutto, ciò che ci mostrate con occhio attento,per ciò che ci raccontate condividendo riflessioni e considerazioni,per la sincerità che dimostrate quando mostrate chi siete e cosa amate senza bisogno di adeguarvi al gregge. Buona strada viaggiatori.