• Lorenzo Busi
апреля 2025

Scotland highlands and coasts

5 giorni in Scozia Читать далее
  • Начало поездки
    23 апреля 2025 г.

    Guidare al contrario

    23 апреля, Шотландия ⋅ ☁️ 11 °C

    Il viaggio di marzo o aprile è ormai diventato sacro. Un appuntamento che ormai è diventato una consuetudine, o meglio, un must have per inaugurare l’anno di viaggi.
    Anche quest’anno la meta è nuova, un nuovo stato da aggiungere alla lista: la Scozia.
    Siamo sempre io e Paolino, da un mese trentasettenni e con il solito orologio che ticchetta (almeno per quanto mi riguarda) e che chiede incessantemente di scappare e vedere più mondo possibile.
    Partiamo alle 10 del mattino da casa, dopo aver bagnato le piante ed esserci assicurati che telecamere e serratura funzionino.
    Lasciamo la macchina al solito parcheggio custodito, ci facciamo accompagnare in aeroporto, controlli di sicurezza, cappuccino e brioche vegana al baretto e via partiamo per Edimburgo. Volo tranquillo, per quanto un volo Ryanair possa essere confortevole. Atterriamo in Scozia alle tre del pomeriggio.
    Shuttle per l’auto noleggio poi, dove ci aspetta una Juke nuova (come il primo viaggio in Irlanda) e con il cambio automatico senza spendere un euro in più .
    Mangiamo il nostro primo McDonald veg appena fuori dall’aeroporto e ci mettiamo in strada: Edimburgo la lasciamo per la fine del viaggio.

    Puntiamo verso nord ovest, a Stirling, la vecchia capitale scozzese. Guidare dal lato opposto mi riesce semplice da subito, dopo due viaggi in Irlanda, e il cambio automatico rende tutto veramente più pacifico. Arriviamo a Stirling che ormai sono le quattro e mezza: parcheggiamo accanto alla stazione dei bus e ci inoltriamo nel paese puntando al castello arroccato sopra il colle. Scopriamo a malincuore che il biglietto di ingresso costa una fucilata, in più il castello avrebbe chiuso da lì a poco e ci attendeva ancora più di un’ora di strada per l’hotel della sera, così decidiamo di passare e lasciare la visita al prossimo viaggio.
    Dalla collina però il paesaggio è maestoso, con tutta la pianura scozzese a sud e le enormi highlands a nord che imperano su prati verdi e laghetti, castelli e la torre di William Wallace (braveheart) che svetta tra le foreste.
    Anche se un po’ di fretta, non vogliamo ripartire subito, così ci spostiamo speranzosi verso il ponte vecchio, bello ma niente di entusiasmante. La stanchezza del volo si fa sentire così, sulla via del ritorno alla macchina, facciamo un pit stop da Tesco a comprare patatine, acqua e un wrap con salsiccia veggie che sarebbe stato meglio scaldare al microonde.
    Ripartiamo verso nord e finalmente posso cominciare a apprezzare il paesaggio che attraversiamo: un’estesa pianura circondata da affascinanti altopiani ricoperti di prati verdi e spruzzati ogni tanto da cespugli con fiori gialli. Pian piano che poi ci addentriamo nelle vere e proprie highlands, il paesaggio attorno a noi si modifica costantemente. Attraversiamo campi coltivati e pascoli pieni di pecore e mucche, facendo spazio poi a piccole foreste di aceri o betulle, per infine finire nel vero e proprio bosco di pini e abeti.
    Facciamo una piccola tappa a Dunkeld, per dare una sbirciata ad una cattedrale diroccata segnata su Google, ma anche qui siamo sfortunati trovando tutto chiuso.
    Poco male: facciamo due passi nel paesino addormentato che si affaccia sul fiume. La pioggerellina che si presenta ogni mezz’ora lascia i prati bagnati, il profumo di bosco e un senso di mistico tra l’acqua e le pietre.
    Arrivati infine a Pitlochry, decidiamo subito di fermarci per cena prima di fare check in in albergo.
    Dopo qualche minuto di indecisione ci buttiamo dentro ad un ristorante dove scopriamo che il menù ha pochissima scelta vegetariana: solo un panino al falafel e un piatto di formaggio e pomodoro conditi con infinito aglio.
    Non particolarmente deliziati dalla cena, facciamo check in veloce in albergo e ci riproviamo andando a bere una cosa nel pub accanto. Ci rendiamo conto che Pitlochry non era come ci aspettavamo: forse per adattamento al turismo o perché è un villaggio recente, i locali che vediamo non sono proprio come i pub inglesi o irlandesi, con atmosfera e legno grezzo dappertutto.
    Ma non ci facciamo scoraggiare dal primo assaggio di questa Scozia forse troppo moderna e spoglia: domani si riparte verso l’interno delle highlands.
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  • Le highlands

    24 апреля, Шотландия ⋅ ⛅ 12 °C

    Ci svegliamo presto a Pitlochry e facciamo le cose con calma. Mangiamo la nostra prima colazione inglese, sistemiamo le valigie e partiamo verso nord in una mattinata uggiosa scozzese. Fa freddo e i pantaloni termici hanno finalmente preso un senso in questo viaggio. Non ci ricordiamo di tornare indietro qualche centinaio di metri per fare benzina e dopo qualche chilometro entriamo già in riserva: fortunatamente le miglia rimaste sono più che sufficienti per arrivare ad una gas station più avanti, così ce la prendiamo con calma e ci facciamo un tratto nella strada parallela alla highway immersi tra i pascoli di pecore e i boschetti. Le highlands finalmente si presentano ai nostri occhi: vallate coperte di vegetazione brulla a perdita d’occhio, macchiate ogni tanto da prati verdi e cespugli con fiori gialli. “Gelato al cioccolato con pistacchi”, questo il riassunto visivo di Paolino.
    Usciamo nuovamente dalla m9 a Newtonmore, un villaggio grazioso pieno di casette bianche, giardini curati, statue di gatti ovunque (che abbiamo capito essere poi un’attrazione locale che celebra il gatto selvatico scozzese). Prendiamo i doverosi dolcetti da merenda alla Coop del villaggio e ci fermiamo a visitare l’Highland Folk Museum: un museo a cielo aperto che riproduce i tipici villaggi antichi, con le case fatte di rocce e paglia e le figuranti in vestiti tradizionali che accolgono la gente raccontando com’era la vita nella Scozia medievale. Seguiamo poi il consiglio di una di queste donne, chiedendo di un posto in alto dove poter ammirare le highlands cosi, una volta usciti dal museo, ci imbuchiamo in una stradina che lascia il villaggio e si inerpica un po’ tra le montagne, arrivando però in uno spiazzo nel nulla, con attorno chilometri di pascoli e pecore. Un po’ delusi giriamo i tacchi e torniamo sulla strada principale, andrà meglio alla prossima tappa, pensiamo.
    Arriviamo così dopo mezz’ora ad un laghetto che, come leggiamo dai commenti su Internet, David Attenborough ha elogiato come indimenticabile. Passeggiamo per qualche centinaio di metri attorno al lago, facciamo volare il drone per riprendere il castello diroccato su un’isola e ci rimettiamo in marcia.

    La strada per Inverness è meravigliosa: passiamo in mezzo a boschi e prati, con il sole che finalmente da capolino tra nuvole che corrono. Si sente che ci avviciniamo alla costa.
    Arriviamo ad Inverness ad ora di pranzo, parcheggiamo e ci facciamo due passi nel centro storico, completamente rimodernato e pieno di negozi. Paolo si era segnato un banchetto di street food vegano che scopriamo essere dentro una food court trovabile solo infilandosi in una vietta anonima. Mangiamo falafel e wrap di melanzane. Inverness non ci ispira molto in realtà, non ha una vera e propria identità. Torniamo quasi subito alla macchina e proseguiamo costeggiando il famoso Loch Ness. Decidiamo, un po’ per spezzare il viaggio, di visitare il castello diroccato di Urquhart, assieme a tanti altri turisti asiatici e influencer. Questa volta non vogliamo far tardi così ci rimettiamo presto in strada per affrontare l’ultima traversata della giornata, tagliando le highlands verso nord per arrivare in costa. Rimaniamo estasiati dalla bellezza della valle che questa strada ripercorre, con fiumi le laghi al centro, incastonata tra montagne non troppo alte completamente brulle illuminate dal sole pomeridiano. Più volte ho avuto l’impressione di trovarmi nella valle con il lago su cui si ergeva il castello di Hogwarts: abbiamo poi controllato, era due valli più in là.
    Arriviamo all’ultima tappa ormai alle cinque di pomeriggio: il castello di Eilean Donan, spesso usato nei film come Highlander o 007. Il castello è chiuso, ma riusciamo comunque a girarlo da fuori e farci qualche ripresa con il drone, giusto in tempo per vederlo stagliarsi sul riflesso del sole al tramonto sul mare.
    Non troppo più avanti facciamo check in un alberghetto graziosissimo con vista sulla baia, circondato da villette bianche bellissime e cespugli in fiore, appena fuori da Kyle, un paesino di pescatori.
    Attraversiamo il ponte che porta all’isola di Skye per fermarci a cena in un ristorantino sulla baia.
    Qui, seduti su di una panca fuori dal ristorante, infreddoliti dal vento ma baciati dalle ultime luci di un tramonto sul mare, ho mangiato il Mac&Cheese più buono della vita.
    Whisky locale di rito e torniamo in albergo contenti. Domani affrontiamo l’isola di Skye.
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  • Isle of Skye

    25 апреля, Шотландия ⋅ ☁️ 11 °C

    Sveglia presto al Tingle Creek, colazione con vista sulla baia illuminata da un pallido sole mattutino e ale otto e dieci siamo già in auto. Oggi gireremo l’isola di Skye, la più famosa tra le isole della Scozia del nord. Già dai primi chilometri, una volta attraversato il ponte di Kyle, si capisce che è una meta turistica agonista da molti dal numero indecifrabile di cartelli di bed and breakfast che compaiono sui bordi della strada. Abbiamo voluto appunto metterci in marcia presto per evitare la calca di turisti del mattino, e alla nostra prima tappa la scelta ha sicuramente premiato: il parcheggio per le Storr rocks ha solamente qualche macchina di chi ha avuto la nostra stessa idea. Lasciamo quindi l’auto e ci incamminiamo sul sentiero in salita per avvicinarci a queste torri appuntite di roccia nera che si staccano da una falesia sul mare. Più saliamo, più lo spettacolo attorno a noi si fa affascinante: il sole delle nove del mattino illumina la costa dell’isola e si riflette sul mare delineando le silhouette delle isole più piccole nel golfo e le montagne altissime dell’entroterra avvolte da nubi cariche di pioggia.
    Dopo più di 400 metri di dislivello, sudati per la salita veloce, arriviamo sotto le rocce imponenti. Nel frattempo però si è alzato un vento fastidioso che, oltre a farci rischiare cagotto e otite, rende troppo rischioso far volare il drone. Ci facciamo qualche foto comunque con un paesaggio mistico e rientriamo all’auto, incrociando le prime orde di turisti che annaspano salendo i gradini di roccia.
    Riprendiamo la strada con l’intenzione di girare l’isola percorrendo una sorta di anello ma, se prima eravamo convintissimi di vedere le Storr rocks, poi il programma della giornata sarebbe stato abbastanza nebuloso. Unico appuntamento irrinunciabile sarebbe stato a cena, dove avevamo prenotato un ristorantino vegetariano sull’isola ad un paio d’ore di macchina da lì. Decidiamo di fermarci un poco più avanti, seguendo le indicazioni di Google maps per un posto chiamato brother’s point sulla scogliera. Scendiamo e constatiamo che la camminata descritta come “qualche minuto” in realtà si rivela di più di mezz’ora, passando per una spiaggia di rocce e un prato melmoso che ci sporca tutte le scarpe. Il vento però è accettabile, così ci togliamo lo sfizio di far volare il drone e goderci il sole di mezzogiorno.
    Di nuovo in strada, ci fermiamo qualche miglio più avanti in un ristorantino chiamato the Hungry Gull, dove Paolino aveva visto che servivano una versione vegana dell’haggis, il piatto tipico Scozzese che nella sua versione carnivora è fatto con le interiora di agnello. Mangiamo in un locale simpatico e alla mano, che propone tutti dolci fatti in casa a cui Paolino ovviamente non ha potuto rinunciare.
    Il tempo a disposizione non è più molto, e soprattutto il sole è sparito sotto una coltre di nubi minacciose. Decidiamo di abbandonare l’idea di seguire la costa, così tagliamo l’isola attraversando un passo affollato di turisti e tentiamo inutilmente una piccola deviazione verso un vecchio castello con una spirale di rocce nel giardino che hanno però rimosso.
    Scendiamo quindi verso il villaggio di pescatori di Portree, giusto il tempo di fotografare le case colorate sul porto e prenderci un cappuccino da asporto per svegliarci che comincia a piovere.
    Facciamo quindi un’ora di macchina verso l’altro lato dell’isola per l’ultima tappa della giornata: il Neist Point. Ci arriviamo quasi alle cinque del pomeriggio, sotto una pioggia battente accentuata dal vento del mare. Ci attrezziamo con pantaloni e giacca antipioggia e scendiamo la punta fino al faro sulla costa. Sebbene il tempo bagnato, la maestosità delle rocce nere che cadono sul mare è in quel punto che sapeva tanto da fine del mondo conosciuto è da lasciare senza fiato. Sferzati da vento e pioggia fredda, riusciamo a scattare qualche foto per poi correre alla macchina e ripercorrere le stradine strette e dismesse della costa per fermarci qualche chilometro dopo al ristorantino che avevamo prenotato per le sei: il Chidakasha Skye. Messa su una maglietta asciutta e cambiate le scarpe per l’occasione, ci godiamo una cena vegetariana super raffinata con the speziati di accompagnamento ai piatti, in una casetta surreale dal tetto rosso, mentre fuori acqua e vento continuano a bagnare prati e pecore. Ripercorriamo tranquillamente la strada per Portree al contrario, ammirando le vastità incontaminate e le montagne brulle dell’isola di Skye, mentre si corica per la notte nella pioggia.Torniamo al Tingle Creek alle nove e mezza di sera, con ancora il cielo chiaro.
    È stata una giornata stancante ma intensa. Skye ci ha ricordato tanto l’Irlanda, con le sue coste frastagliate, i suoi prati di erba secca sferzata dal vento, le pecore e gli agnellini appena nati, le case bianche con i tetti spioventi e quelle moderne in legno a cui, per ognuna di queste ultime, abbiamo fatto più di un pensiero di poterci vivere un giorno… ma forse troppa pioggia.
    Domani si rientra verso sud.
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  • Da film

    26 апреля, Шотландия ⋅ ☁️ 10 °C

    Sveglia presto di nuovo al Tingle di Kyle. Anche questa mattina dobbiamo “correre”. Colazione inglese, salutiamo il simpatico e premuroso padrone di casa e ci mettiamo subito in marcia. Non essendo riusciti a prenotare il traghetto che collegava l’isola di Skye alla terraferma sul fiordo che ci interessava, dobbiamo ripercorrere la strada che avevamo fatto all’andata due giorni fa. Passiamo di nuovo davanti al castello di Donane e risaliamo di nuovo il passo nelle highlands, sotto la classica pioggerellina inglese mentre le nuvole attorno a noi avvolgono i monti delle highlands facendo sbucare a volte dei timidi raggi di sole. Giriamo ad un certo punto a destra, tagliamo un pezzo di penisola verso Fort William e risaliamo di nuovo il fiordo. Due ore di viaggio, senza soste. L’appuntamento che abbiamo è troppo importante: dobbiamo arrivare al viadotto di Glenfinnan prima delle 10:45.
    Arriviamo alle 10:15 super soddisfatti del tempo record, ma il parcheggio sotto il viadotto è già pieno e chiuso e qualsiasi posto auto per decine di metri dopo a bordo strada è bello che occupato. Stiamo quasi per abbandonare le speranze quando la macchina di fronte a noi gira a destra in una vietta che porta ad una piccola stazione dei treni, la seguiamo e scopriamo che, pagando il biglietto di ingresso al museo della stazione avremmo potuto parcheggiare (nell’ultimo posto disponibile). Non ce lo facciamo ripetere due volte. Parcheggiamo, paghiamo il biglietto e voliamo di corsa su un sentiero che attraversa il bosco avvicinandosi al viadotto in pietra dall’alto. Arriviamo appena in tempo che dall’altra parte della valle appare l’Hogwarts Express, il famoso treno di Harry Potter. Uno spettacolo bellissimo.
    Torniamo indietro alla stazione, visitiamo il piccolo museo giusto per dar tributo agli anziani della comunità che tanto ci tenevano e ripartiamo con l’auto. Oggi è giornata di location da film, e infatti, pochissime miglia dopo, eccone un’altra sempre da Harry Potter: l’isola su cui sorge la tomba di Albus Silente. Facciamo volare il drone attorno all’isola mentre le nuvole circondano il lago incastonato nella valle di Hogwarts: un’altra emozione forte.
    Ritorniamo a Fort Williams in cerca di cibo, ma ci accontentiamo di due tramezzini e patatine della Coop scozzese, visto il conto importante di ieri sera. Mangiamo in macchina in una zona picnic fronte lago, mentre la pioggerellina continua a bagnare il paesaggio scozzese.
    La ricerca di location non è finita: proseguiamo e ci infiliamo in una stradina stretta, che percorre la valle tra diverse montagne verdi interrotte solo da cascate e boschi. Ci fermiamo dopo poco alle pendici di una di queste montagne, dove una volta si trovava la capanna di Hagrid. Il paesaggio attorno a noi è maestoso, è difficile non guardarsi attorno e respirare. Le nuvole basse rendono poi lo spettacolo di luci e ombre sulle montagne ancora più suggestivo.
    Risaliamo la valle di Glencoe ammirando il paesaggio. Ci fermiamo nello spiazzo di fronte a quelle che venivano chiamate Tre sorelle, ma non abbiamo troppa voglia di metterci a fare camminate sotto la pioggia, così proseguiamo concludendo il tour delle location con la famosa veduta della valle su 007 Skyfall.
    È presto per arrivare in albergo, così decidiamo di prendere una deviazione dalla strada principale per vedere una piccola cascata, che si rivela nulla di eccezionale ma il sentiero che percorriamo accanto al fiume per molti chilometri in solitudine è veramente magico.
    Arriviamo in albergo a Tyndrum alle cinque e mezza: un villaggio con tre alberghi, una stazione di servizio e un ristorante, basta. Per precauzione entriamo nel ristorante per prenotare un tavolo prima di fare il check in e riposarci. Ci intimano di arrivare precisi un’ora dopo.
    Svelti allora, ci laviamo e ci ripresentiamo alle sei e mezza in quello che capiamo essere un locale gestito da (troppi pochi) indiani. Dopo mezz’ora vengono a prendere l’ordine, dopo un’ora non vediamo nulla arrivare. Chiediamo lumi e scopriamo che si erano dimenticati di mandare avanti la comanda: stizziti ce ne andiamo, attraversiamo la strada verso l’unico ristorante aperto e ci rimbalzano perché già tutto pieno. Ci rimane solo il ristorante dell’albergo ma, come nelle vere barzellette, scopriamo che non solo avremmo dovuto aspettare un’ora per avere la cena perché lo chef era da solo, ma anche che non avevano nulla di vegetariano, solo patatine fritte. Finiamo la nostra serata così: mangiando due porzioni di patate a testa e giocando a ping pong e biliardo nella sala relax dell’albergo.
    Una conclusione di giornata da ricordare, come i paesaggi meravigliosi e incontaminati che abbiamo avuto la fortuna di attraversare oggi.
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  • Glasgow

    27 апреля, Шотландия ⋅ ☁️ 14 °C

    Ci svegliamo nella pioggia a Tyndrum. I camerieri indiani dell’hotel, per scusarsi del disservizio della sera prima (non avevano nulla di veggie da darci per cena e siamo finiti a mangiare due porzioni di patatine a testa) ci offrono salsicce vegetariane apposta e una piccola bag con chips e frutta per il viaggio. Carini ma a mai più.
    La giornata è veramente uggiosa e sicuramente non abbiamo voglia di metterci a camminare nella natura sotto la pioggia, così a malincuore scendiamo le highlands in un’ora e mezza e arriviamo a Glasgow.
    Come prima tappa, parcheggiamo vicino al giardino botanico e visitiamo la serra di piante tropicali. Ci spostiamo poi a piedi verso l’università, ospitata all’interno di quello che sembra proprio il castello di Hogwarts (o meglio, quello che ha ispirato JK Rowling per scrivere i libri). Visitiamo la piccola ma graziosa mostra d’arte dell’Università e pranziamo in un locale messicano vegano, mangiando tacos di seitan e finto pollo pazzeschi. Spostiamo quindi la macchina verso il centro, e passeggiamo per le vie di Glasgow, percependo una città simile per tanti aspetti a Londra, con un’architettura forse più dura e anonima, giovane per tanti aspetti ma con una presenza storica che ogni tanto fa capolino. Come nella cattedrale appunto, gotica fino all’osso ma affascinante. Incrociamo pure una parata delle Oranges, il movimento protestante scozzese.
    Le camminate dei giorni scorsi cominciano a farsi sentire sulle gambe, proviamo a prendercela con calma con una pausa da caffè nero mangiando panificati francesi vegani trovati all’occorrenza da Paolino, ma il centro città non si fa così avvincente come pensavamo e presto cominciamo a gironzolare a caso pur di passare il tempo.
    Decidiamo allora di prova l’esperienza di una Arcade room, nascosta nelle fondamenta di un edificio come tutti gli altri, piena di neon e pittura fluo, con console e cabinati vecchi. Beviamo due drink ispirati al mondo Nintendo e giochiamo a Mario kart per il game cube. Riusciamo a far passare un po’ il tempo e quando usciamo dal bar ormai sono lei sei: ora di cena. Raggiungiamo di nuovo la macchina e ci spostiamo appena fuori dal centro, per cenare in una catena di hamburger che si fa strapagare i panini vegani.
    Siamo stanchi, ma non demordiamo. C’è ancora un’ultima cosa che ci manca per completare la nostra esperienza scozzese: la musica dal vivo. Cerchiamo su Internet e capitiamo in un piccolo pub non troppo lontano, dove in un angolo un gruppo di giovani attorno ad un tavolo si mette a suonare violini, cornamuse e fisarmoniche giusto quando entriamo. Ci godiamo una birra e un whisky locale ascoltando pezzi folk. Che serata perfetta.
    Sono le nove passate quando riprendiamo l’auto e usciamo da Glasgow per raggiungere l’albergo per la notte. Domani la riconsegneremo al noleggio e passeremo l’ultima giornata di viaggio a Edimburgo.
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  • Edimburgo

    28 апреля, Шотландия ⋅ ☁️ 16 °C

    Ultimo giorno in Scozia. Facciamo colazione classica in albergo e ripartiamo in direzione Edimburgo. Facciamo benzina, riconsegniamo la macchina e ci facciamo portare in navetta all’aeroporto, lì lasciamo le valigie nell’albergo appena fuori e prendiamo il tram verso il centro.
    Subito Edimburgo si presenta diversa da Glasgow: non solo per l’architettura più storica, il castello arroccato sulla collina centrale, la Prince road piena di negozi, ma soprattutto per i turisti. Tanti turisti come non ne avevamo visti a Glasgow o in giro per la Scozia. Giriamo abbastanza in fretta il centro storico: non avendo appuntamenti o guide passeggiamo veloci guardandoci in giro, evitando le calche di turisti che si fermano a farsi i selfie con i musicisti di strada che suonano ininterrottamente la loro cornamusa o qualche falconiere in cerca di spiccioli mostrando poveri gufi e civette. Prenotiamo online una visita al castello per le 14:30, intanto visitiamo la cattedrale centrale e le strade più borghesi con club e ristoranti esclusivi.
    Le camminate dei giorni scorsi si fanno sentire, così per pranzo ci trasciniamo nel centro commerciale della città a mangiare wrap con patatine fritte e halloumi in un ristorantino greco.
    Ci spostiamo nel castello, costruito e ricostruito infinite volte a seguito delle tante battaglie tra scozzesi e inglesi per il controllo delle terre.
    Un posto ben curato, pieno ovviamente di turisti anche se di lunedì.
    Mi scrivo con Giovanni, ex BigRock che abita a Dundee e ci accordiamo per vederci la sera, ma temiamo di non arrivarci dalla stanchezza. Proviamo a passare il tempo da Uniqlo ma presto capiamo che l’unico modo è riposando i piedi ficcandoci in uno Starbucks aspettando sera.
    Con Giovanni e la compagna Francesca mangiamo prima in un ristorantino vegano che puzza di fritto e poi ci spostiamo in un piccolissimo pub del centro a bere una Guinness, parlando di viaggi in Giappone, Islanda e Corea e ascoltando una coppia di chitarristi suonare e cantare canzoni folk scozzesi.
    Rientriamo in tram all’albergo di fronte all’aeroporto quasi a mezzanotte.

    Ci svegliamo alle cinque meno dieci, vestiti veloci, colazione con un caffè e due pain au chocolat e dritti in aeroporto, già attivo e brulicante di gente alle prime luci dell’alba.

    Siamo in volo verso casa mentre scrivo questa pagina e, come di consueto, traggo le conclusioni di questa piccola avventura scozzese.
    Forse siamo partiti (o almeno io) con il sogno di trovare una terra ferma nel tempo, piena di gente con abiti tradizionali, che beve in pub scuri e pieni di legno, testimoni ancora oggi di un medioevo stile trono di spade e anche un po’ vichingo. Ecco, questo non lo abbiamo trovato in Scozia: abbiamo trovato un paese “nuovo”, che vive in questo secolo, con città moderne e villaggi trasformati per accogliere il turismo da tutto il mondo.
    Ne siamo delusi? No, perché se penso a come sia moderna l’Italia in certi posti che magari hanno più storia, non è immaginabile che un paese possa rimanere ancorato ad un’immagine “tradizionale”, ma che mantenga piuttosto il buono degli usi e costumi, come i musicisti nei pub di Glasgow e Edimburgo, che semplicemente si appoggiano ad un tavolo come tutti i clienti e si mettano a suonare solo per il gusto di farlo.
    Cosa ci rimane di questa Scozia e il motivo per cui penso già a quando torneremo? La natura.
    L’isola di Skye ci ha ricordato le coste irlandesi, che sopravvivono alle intemperie dell’oceano e mantengono il fascino dei prati e dei fiordi. La grande scoperta sono state le highlands, con le stelle colorate e le punte basse nascoste tra le nuvole, con i loro boschi di pini e foreste di betulle, con le pecore e gli agnellini sempre al pascolo, con le strade che le attraversano silenziose. A tratti ci hanno ricordato l’Islanda, nella vastità di una natura comunque viva e presente.
    Abbiamo lasciato indietro tanti posti ancora da vedere. Si, vedere.
    Ho avuto questo pensiero ieri mentre camminavo per le strade di Edimburgo, bellissime per carità, ma in pena per non aver passato un giorno in più sulle highlands piuttosto che visitare le città.
    Il vedere, osservare, e avere fame di vedere, piuttosto di visitare. Ci sta il capire una cultura, vivere dove la gente vive, ma in questo momento sento proprio il bisogno di riempire i miei occhi con la grandezza del mondo e meno con la ristrettezza delle città.
    Credo che sia questo che identifica più me e Paolino, che tra un panificio e un altro ho avuto l’impressione la pensasse come me: ci piace vedere le città ma a piccoli bocconi, ci piace stare fuori nel mondo, non siamo turisti, siamo viaggiatori.
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    Окончание поездки
    29 апреля 2025 г.