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- Dag 17
- lördag 25 oktober 2025
- ☀️ 30 °C
- Höjd över havet: 7 m
MexicoCancún21°2’28” N 86°52’28” W
Cancun e ritorno
25 oktober, Mexico ⋅ ☀️ 30 °C
La notte di Holbox é stata ventosa e temporalesca. Ma è normale: tanto che al mattino non sembra essere successo niente.
Facciamo la nostra ultima colazione con omelette ai funghi e queso e bowl di avena con frutta di fronte al mare, scambiando due chiacchiere con le cameriere che ormai ci chiamano per nome.
Ultimo bagno al mare, con l’acqua più fresca ma sempre meravigliosa, ultimo relax un po’ interrotto dalle mosche particolarmente fastidiose. Ci laviamo, facciamo gli zaini per l’ultima volta e a mezzogiorno ci facciamo venire a prendere dal taxi-quad, salutando con dispiacere quell’angolo di paradiso.
La mattina di Holbox é calda e umida, ci fa sudare tantissimo, come se ci stesse dicendo “così siete meno tristi ad andarvene”.
Ci imbarchiamo sul traghetto assieme a tanti altri backpackers. Non riesco a trattenermi nell’immaginare quali avventure possono raccontare quegli zaini: magari sono al capolinea come noi o magari é solo la prima tappa.
E salgono come per magia la voglia e la forza di rimettersi in viaggio.
Arriviamo a Chiquilá alle 13. Abbiamo un’ora scarsa prima che l’ADO per l’aeroporto di Cancun parta. Prendiamo delle patatine e un paio di bottigliette di coca cola al supermercato, non proprio eccitati all’idea di sedersi ai tavolini di quella cittadina di pescatori.
Ma piuttosto che aspettare sotto il sole, ci facciamo preparare al volo due baguette con funghi e insalata in un ristorantino poco raccomandabile per 250 pesos. Mangiamo in fretta con l’ansia che il bus parta in anticipo e ci affrettiamo ad arrivare alla stazione.
Ficchiamo gli zaini nel gavone e, 5 minuti dopo, partiamo per il nostro ultimo viaggio in bus di questa vacanza.
Piove e sole, sole e piove.
Ci mancherà questo clima ballerino ma caldo, ora che stiamo tornando nel pieno dell’autunno a casa.
Quasi non ci accorgiamo di arrivare in aeroporto a Cancun.
Il volo é in ritardo di due ore e mezza. Lo sapevamo già dalla partenza da Holbox e, nelle quattro ore che avremmo avuto di attesa, l’idea ci era balzata di fare un giro in centro a Cancun. Ma vedendo la folla di tassisti che si é riversata su di noi appena scesi dal bus, abbiamo preferito risparmiare e risparmiarci rischi.
Così entriamo, facciamo una lunga fila per il check in dei bagagli, passiamo veloci i controlli.
E poi noia per qualche ora.
Ceniamo presto al terminal con burger vegetali e patatine. Ci é costata come la cena al Nomade.
Per scusarsi del ritardo la compagnia ci ha offerto ben due buoni da 7 dollari americani, che spendiamo in due tazzone da Starbucks.
Alle dieci e mezza di sera finalmente ci imbarchiamo e poco dopo decolliamo.
Cerchiamo di dormire con tappi nelle orecchie e copri occhi, seduti accanto ai bagni con un viavai di gente continuo.
Ci risvegliamo sopra Londra e in poco più di un’ora atterriamo a Zurigo.
Sembra mattino, ma tempo di prendere un altro caffè da Starbucks (10€) e avviarci al gate che il some é già sceso sotto le nuvole dell’autunno svizzero.
Sono al gate mentre scrivo queste ultime righe di un altro viaggio che si conclude.
E le uniche parole che mi vengono in mente sono di gratitudine.
Gratitudine verso il Messico: un paese così diverso da regione a regione. Diversità che si vedono nei visi delle persone, nei loro vestiti, nel cibo per strada, nelle bancarelle. Nella gentilezza, nelle ambizioni. Città del Messico é la metropoli affacciata al mondo: un miscuglio di tradizione e modernità che attira chiunque abbia il sogno di decollare. Oaxaca, San Cristobal: due gemme che mantengono intatta la storia e in cui un viaggiatore trova il proprio terreno da percorrere.
Lo Yucatan turistico ma che conserva ancora angoli autentici. Holbox, la perla dove abbiamo pensato più volte di trasferirci sul serio.
Più di tutto però sono grato a noi, che ci siamo concessi la possibilità di affrontare la paura e la preoccupazione. Eravamo partiti senza orologi, con i portafogli sempre vuoti e un telefono di riserva, nell’ansia costante che prima o poi sarebbe capitato. Che i racconti che ci arrivavano si sarebbero realizzati.
Il Messico che abbiamo trovato non é più quello di dieci anni fa. É un Messico più sicuro e non intendo che si può andare in giro sfoggiando i propri agi, ma é un Messico dove la sicurezza é diventata un valore importante e si fa di tutto per imporla. Dove magari non si deve più morire dall’ansia, ma avere solamente un profilo basso, come quello che dovrebbe avere un viaggiatore sempre.
Leave no trace, si dice.
A Holbox, alla fine della prima seduta di meditazione, mentre seduti sulla sabbia apprezzavano il tramonto e le onde ad occhi chiusi, Alexiej ha detto una cosa: “ringraziate il vostro corpo e la vostra anima per aver sostenuto questo sforzo”. Lui ovviamente si riferiva allo stare in piedi sopra le tavole con i pungiglioni, ma in quel momento ho avuto una rivelazione, ed una lacrima é scesa sul mio viso.
Sono grato perché siamo arrivati a Holbox con le nostre forze. Senza l’aiuto di nessuno. Questo viaggio l’abbiamo voluto, abbiamo lavorato sodo per pagarci i biglietti, i pasti, gli alberghi, abbiamo affrontato più di 2000 chilometri in autobus, a volte comodissimo, a volte senza chiudere occhio.
Abbiamo visto così tante cose che sembra una vita fa quando ci siamo ficcati dentro la folla dell’arena a Città del Messico per assistere ad uno spettacolo di wrestling, per dirne solo una.
Mi é scesa una lacrima, e me ne sono scese altre mentre aprivo gli occhi sul tramonto del Messico, il “Méhico Mahico”: terra di nuvole, consapevolezza e libertà.
Grato perché ora so, ancora con più convinzione, che possiamo veramente andare ovunque nel mondo.
Alla prossima.Läs mer







