Nepal
Lambagaincha

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Travelers at this place
    • Day 12

      Tre uomini in pullman

      May 1, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 21 °C

      Ci aspetta un goloso e confortevole viaggio in pullman. Facciamo scorta di generi di conforto per la nottata e ci avviamo pieni di vita alla stazione degli autobus turistici.

      Una volta arrivati l'amara sorpresa: "there's a problem" ci dicono seri. Un grosso "landslide" ha impattato su un ponte, interrompendo il collegamento con Kathmandu. Ci mostrano le notizie su un sito internet. Tutti i bus sono fermi, e quelli già partiti sono bloccati in strada.
      C'è tensione nell'aria, c'è gente che rischia di perdere voli, suonano telefoni, capannelli si uniscono e si disperdono.
      Guardiamo tristi il bus con le comode poltrone, preparandoci ad una nottata di merda. Prendiamo la cosa con senso di avventura: "Siamo giovani (...), pieni di energie" - ci diciamo - "partiamo comunque e in qualche modo prenderemo un nuovo mezzo una volta superato a piedi il tratto interdetto". Il piano era semplice quanto idiota, perché a parte la vicinanza del tratto interessato da Kathmandu (circa 30km), non avevamo dati sulle altre variabili, come si vedrà.

      Perciò convinciamo il boss a organizzare una partenza e ci allestiscono un van da 10 posti; che condivideremo con un trio di israeliani intraprendenti quanto antipatici, guidato da un autista grosso modo fresco. Per ore e ore viaggiamo nella notte in direzione est su strade di merda, poco asfalto e tanto fango, deviazioni, buche come voragini. Adocchiamo dal finestrino un Nepal sveglio in piena notte, la filiera del trasporto su gomma attiva e pronta a sfornare Dal Bhat fumante per i viaggiatori notturni.

      Facciamo pausa in una specie di autogrill, dove pullman riversano viaggiatori assonnati, con le vesciche gonfie e l'appetito di mezzanotte. Mangio anche io spaghetti fritti, sono euforico.

      Tra un dosso e un microsonno giungiamo vicini all'origine dei problemi. Un primo posto di blocco ci permette di procedere oltre, dopo l'intermediazione efficace ma assai pretenziosa di una ragazza israeliana. Procediamo superando pullman e camion in numero infinito, tutti fermi in piena notte, in attesa dello svolgersi degli eventi. È una scena surreale. L'autista non vuole procedere oltre, ma viene convinto dopo una ventina di minuti di contrattazione con la solita tipa. Qualche km dopo il nuovo blocco sarà definitivo: il poliziotto non fa procedere, è irremovibile. Ci troviamo in un paesino minuscolo, all'una di notte, con davanti una strada bloccata senza alcuna previsione di risoluzione, e in aggiunta il nostro autista vorrebbe tornare indietro, lasciandoci in mezzo ad una strada.

      Una svolta: ci sarebbe un'altra strada: un lungo bypass di stradine di montagna che gira attorno al blocco a nord di Kathmandu. Un pullman, in attesa delle ultime adesioni, è pronto ad intraprenderlo. Ci accordiamo per 500 rupie per un posto a bordo. L'intera operazione ci puzza, i tizi ci sembrano inaffidabili, ma non abbiamo molta scelta, prendere o lasciare, e ci preannunciano che sarà una strada pessima.

      Prendiamo posto e ci avviamo per un nuovo viaggio della speranza, con un bus guidato da un pazzo, che amore del vero sapeva il fatto suo. Ho avuto paura per tutto il tempo, non riuscendo a chiudere occhio. Alla mia sinistra un ragazzo islamico con la barba lunga premeva le ginocchia contro le mie poiché schiacciato da quello davanti; alla mia destra una ragazzina nepalese, poco più che bambina, in viaggio con la sorella, mi dormirà sulla spalla per lungo tempo perché crollava dal sonno, poverina.

      Prendo la faccenda con passività e attendo che il viaggio termini e che il mio corpo venga deambulato a destinazione.

      All'alba il ragazzo alla mia sinistra accende la bussola dello smartphone per individuare La Mecca; impossibilitato a fare le abluzioni con l'acqua utilizzerà un po' di polvere raccolta dal finestrino: si strofina le mani, le braccia, il capo. Prega silenziosamente, ed è un momento che aggiunge ulteriore stranezza al tutto.

      Una pausa nelle campagne a nord della città, poi qualche altra decina di chilometri e giungiamo in città, oltremodo stanchi, immersi nel traffico e nella polvere della città. E così termina una delle nottate più strane della mia vita.

      Ci avviamo a piedi al quartiere Thamel per cercare un alloggio.
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