• Lasciando Rovigno

    30 июля, Хорватия ⋅ ☀️ 24 °C

    Lasciamo Rovigno con l’eco d’un dibattito acceso,
    un debriefing che sa più di resa che di resa dei conti.
    Non siamo capaci — diciamocelo —
    ogni parola risuona come un rimprovero,
    ogni riflessione si traveste da colpa.
    Non cerchiamo il perché,
    ma il chi.
    E in questo gioco sterile
    abbiamo perso un po’ di vento.

    Poi, come se nulla fosse,
    la colazione ci ricuce:
    tra un sorso e una briciola,
    ci perdoniamo in silenzio.
    Piccoli lavoretti —
    si fa per dire,
    perché Amos,
    vecchio gladiatore di legno e cordame,
    porta sul corpo i segni
    d’ogni duello col mare.
    A ogni sosta, c’è un angolo da raddrizzare,
    una vite da stringere,
    una ferita da fasciare.

    Il bagno lo rimandiamo.
    Forse pigri,
    forse solo viziati
    da sogni di acque più limpide,
    più nostre.
    O forse infastiditi
    da quelle meduse —
    gelatinose, leggere,
    come pensieri fluttuanti
    che non fanno male ma disturbano.

    Rassettiamo tutto,
    con la precisione di chi non vuole più inciampare.
    Poi partiamo.
    Senza grandi parole.
    Solo il rumore delle cime che si sciolgono,
    e una riga d’acqua che si apre davanti.
    Ancora una volta.

    Attraverso Ossera,
    con lo sguardo carico di vento e silenzi,
    ci lasciamo dietro la notte sfilacciata
    e le luci d’un porto che non sa trattenere.

    Ossera — dice la voce antica,
    quella dei padri salmastri,
    dei moli parlanti,
    dei nodi che insegnano la pazienza.
    Ossera, e impari a leggere il mare
    non con gli occhi,
    ma con le mani,
    con la pelle,
    con il peso del silenzio sulle ossa.

    Attraverso Ossera
    passiamo come ombre tra le correnti,
    attenti a ogni segno,
    a ogni fruscio d’onda che cambia direzione.
    Non più parole —
    abbiamo imparato che la rotta
    si traccia ascoltando.

    E intanto Amos, nostro cavallo di sale,
    scricchiola e respira,
    come se anch’esso ci dicesse:
    «Ossera…»
    e non aggiungesse altro.
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