• Silvia Stocco
  • Geo esplorando
  • Ilaria Rocca
July 2025

PartiAmos

A 10-day adventure by Silvia, Geo esplorando & Ilaria Read more
  • Trip start
    July 22, 2025
  • Partiamos quarto giorno

    Jul 24–25 in Croatia ⋅ ☀️ 26 °C

    Partenza alle 6:10 per lasciare il posto al traghetto, che in un taxi speciale riporta a casa turisti dagli occhi stanchi ma pieni di bellezza.

    Noi riprendiamo il nostro viaggio verso Ilovik, l’isola degli asinelli.
    Un luogo molto noto all’equipaggio, ma ci andiamo proprio per questo: per ricordare altri bei momenti vissuti insieme.

    Il tempo è incerto, stiamo cercando previsioni che ci rassicurino. Finalmente le troviamo: danno buone condizioni.

    Ilovik è rotta 106.
    Bolina stretta, apriamo le vele.
    Perché questa… è una barca a vela!
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  • Da Sansego a Silba

    Jul 24–25 in Croatia ⋅ ⛅ 26 °C

    Non ci sono angoli. Per cercare di mantenere dritta la prua, cerco di fissare un punto, ma… se davanti e dietro c’è solo mare, se i riferimenti sono del tutto liquidi, il fluido salato che lo attraversa non può essermi d’aiuto.
    Cosa fare? Mah, provo a far arrivare l’ombra sempre nella stessa posizione. Ma con il passare del tempo anche questo trucco diventa incerto, fluido.

    In alternativa, fisso le vele. Cerco di memorizzare la loro posizione. Ma anche qui, il vento è fluido: scivola, scorre, rimbalza… è tutto fuorché un punto di riferimento.

    Confesso che veleggiare in questa fluidità, senza orologi, senza meta, senza fretta, mi fa un gran bene.
    È la mia intima e più profonda camera anecoica: senza echi, senza riverbero, senza nulla che non sia sfuggente e labile. Favoloso.

    Ed ecco che, in qualche modo, si raggiunge una boa.
    Là si prende da poppa a prua: diventa il nostro nuovo indirizzo, dal quale inviare una posizione.

    Da qui scivoliamo sulle strade di questo magnifico paese. Qui lo spazio è, il tempo c’è, ed è chiara la sua destinazione.
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  • Apparenze

    July 25 in Croatia ⋅ ☁️ 27 °C

    Facciamo un gioco. Si può giocare con le cose che si vedono ma non si sentono, con quelle che si sentono ma non si vedono, si può immaginare di avere davanti delle cose che in realtà non sono né come le vediamo e neppure come le
    Sentiamo. Dunque… cambiamo prospettiva
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  • CinqueCuoriInVela

    July 25 in Croatia ⋅ ☀️ 27 °C

    Con il vento che non spingeva ma sfidava,
    abbiamo lasciato Olib e ci siamo diretti a Ilovik,
    passando tra spruzzi salati e nuvole ballerine,
    con il cuore pieno e la barca dritta controvento.
    Cinque anime, un’onda sola,
    un viaggio fatto di sguardi, silenzi, risate e vento nei capelli.



    🌊 Lorena

    Sei tu che scrivi, sì,
    ma sei anche quella che osserva in silenzio e poi restituisce poesia.
    Hai la penna al posto del timone e uno sguardo che contiene cielo e acqua.
    Come quella volta in cui nessuno parlava, e tu hai detto:
    “Ascolta il rumore dell’andare”.
    E allora tutti ci siamo accorti che stavamo bene.



    🌸 Silvia

    Silvia, la bussola di bordo.
    Guardi avanti, ma sai sempre chi hai dietro.
    Riesci a comandare una virata senza perdere mai la grazia,
    e quando dici “solo un bagno veloce”, sappiamo che sarà un pomeriggio.
    Hai dentro il sole e il sale giusto per farci sentire a casa.



    🧭 Ludovico

    Esperto silenzioso, ironico a intermittenza,
    ma presente come una boa luminosa di notte.
    Quello che ti spiega come si regola una vela,
    e intanto ti passa le patatine di nascosto.
    Come quella volta che hai detto:
    “Tranquilli, è solo il serbatoio chiuso”
    e ci hai fatto ridere mezz’ora anche col motore spento.
    In realtà sai sempre più di quello che sembri voler dire.



    🌞 Eleonora

    La risata improvvisa, il gesto gentile,
    la bellezza senza bisogno di essere detta.
    Hai parlato in croato inventato con una vecchina a Olib
    e vi siete capite lo stesso.
    Porti leggerezza senza essere mai superficiale.
    Sei come una vela ben regolata: non si nota, ma fa tutta la differenza.



    🌬️ Ilaria

    Guardavi il vento arrivare prima di tutti,
    e quando c’era silenzio, eri tu a colmarlo con un’idea,
    un desiderio di approdare dove non si era ancora pensato.
    Disegni il mondo con lo sguardo,
    e quando qualcuno si distrae, sei già un’isola più avanti.



    Così siete arrivati a Ilovik, ormeggiati tra cielo e acqua,
    ma soprattutto ancorati gli uni agli altri.
    Il mare cambia, il vento gira — ma voi restate:
    cinque cuori in vela, controvento ma insieme.

    #CinqueCuoriInVela
    #DaOlibAIlovik
    #ControventoMaInsieme
    #LorenaLaPennaDelMare
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  • Oggi attraversiamo il canale

    July 26 in Croatia ⋅ ☁️ 25 °C

    Oggi il tempo si è piegato al ritmo del cuore: è il compleanno di Ludovico — ma l’età resta segreta, come le rotte più preziose dei navigatori.
    Abbiamo attraversato il canale tra San Pietro e Ilovik, cullati dal respiro del mare, a bordo del nostro instancabile Ettore, che scivola sulle onde come un pensiero leggero.

    Le vele ci hanno condotto fino alla terra gentile, dove il silenzio profuma di pino e rosmarino.
    Una passeggiata lenta ci ha portato alla baia di Perezine, con la fame viva di chi ha amato il vento — e allora festa sia!
    Tra i tavoli dell’Amico, il pranzo ha avuto il sapore di sole e di pane, di mare e di auguri sussurrati piano, tra sorrisi e bicchieri levati al cielo.

    Oggi non abbiamo contato gli anni, ma le meraviglie.
    Buon compleanno, Ludo.
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  • Oggi sul grande schermo: il Temporale su

    July 26 in Croatia ⋅ 🌩️ 23 °C

    Il cielo oggi ha giocato con le nuvole, e lo ha fatto sul serio. Gocce leggere si sono fatte largo tra lampi e tuoni, e ovunque attorno a noi il vento danza impetuoso.
    Ma noi — come spesso accade in mare — siamo stati solo sfiorati dalla furia.

    Una scelta azzeccata, guidata più dall’istinto che dalla rotta: Amos, il nostro rifugio galleggiante, è ancorato saldo.
    Il vento urla, il timone riposa, la barca gira su sé stessa, inseguendo i capricci dell’aria. Ma anche questo è bello, anzi, bellissimo.

    Sembra di assistere a una proiezione cinematografica: il cielo fa da schermo, il temporale è il protagonista, e i suoni — così pieni, profondi, vivi — ci lasciano affascinati.

    Il meteo parla chiaro: raffiche tra i 20 e i 45 nodi.
    Noi aspettiamo. Con fiducia, ma senza paura.
    Perché anche questo è mare.
    E noi, il mare, lo amiamo tutto.
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  • Domenica nelle 4 stagioni

    July 27 in Croatia ⋅ ⛅ 22 °C

    All’alba — quella vera, quella che ha ancora il sapore del sonno e la voce rauca del silenzio —
    ci svegliamo cullati dal mare e dall’idea romantica di fare colazione veleggiando:
    il cielo grigio è solo un sipario da attraversare.
    Semplice, no? Basta sganciare una cima.
    Un gesto umile, un inchino alla partenza.

    E invece no.
    L’universo ha deciso che la mia anima doveva oggi essere quella di una Fantozzi marinara,
    e così — nel mio goffo balletto di nodi e intenzioni —
    riesco a non sganciare la parte più corta, ma quella più lunga.
    La cima, ovviamente, si è presa gioco di me: si è fatta boccoli, riccioli, nodi e beffe.
    Una piccola tragedia nautica, senza spettatori.

    Ma partiamo.
    Il nostro Amos scivola via come un’idea, con la prua verso il giorno.
    Prima tappa: Lussinpiccolo, gioiello nascosto in una conchiglia d’Adriatico,
    dove ogni casa è una poesia e ogni molo una promessa.

    Poi via, direzione Nerezine, sotto un cielo che ci guarda storto.
    Abbiamo consultato le previsioni, che poetiche non lo erano,
    ma che trasformerò lo stesso in versi bugiardi:

    “Il vento soffierà da ponente,
    con grazia, con calma, con costanza potente.
    Il sole regnerà alto sul ponte,
    e la pioggia sarà solo un ricordo distante.”

    …Ah, se solo le previsioni avessero letto le nuvole!

    Quelle nuvole, piangenti e permalose, si sono stese su di noi come una tovaglia grigia,
    coprendo ogni angolo di ottimismo.
    E il vento — beffardo — faceva capolino da sotto la coltre,
    ma con la testardaggine di un poeta ubriaco andava nella direzione opposta.

    “Non importa” — ci diciamo.
    Abbiamo imparato da Eleonora (e dal mare) che non si va verso la meta,
    ma verso il vento.

    E allora via, con la randa piena di ironia,
    e le chiacchiere che si alternano a pagine di libri,
    tra un clown improvvisato e una battuta sarcastica.
    Siamo diversi, noi, eppure così perfettamente incastrati
    in questo piccolo spazio di libertà galleggiante,
    dove anche il maltempo diventa un aneddoto da conservare.

    Il mare non si comanda,
    ma si racconta —
    e oggi, il nostro racconto
    sa di riccioli di cima,
    salsedine nei pensieri,
    e vento di rotta sbagliata,
    che ci porta — guarda caso —
    proprio dove vogliamo essere.
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  • Neresine: alla scoperta delle sue leggen

    July 27 in Croatia ⋅ ⛅ 22 °C

    C’è un silenzio a Nerezine
    che non è vuoto — è pieno di voci.
    Voci che vengono da lontano,
    e che il vento, gentile, ci consegna piano.

    Raccontano di una campana forgiata per la montagna,
    destinata a suonare tra le pietre dell’eremo,
    ma caduta nel mare durante una burrasca improvvisa.
    Dicono che nelle sere di nebbia,
    quando l’acqua e il cielo si confondono,
    qualcuno la sente ancora vibrare nel profondo.
    Non con le orecchie, ma con l’anima.

    Si parla anche di un capitano
    che tornò da un viaggio senza ricchezze,
    ma con uno sguardo che pesava più dell’oro.
    Aveva salvato vite, rifiutato ricompense.
    Disse solo: “Il mio paese vale più di ogni tesoro.”
    E quelle parole rimasero,
    non scritte su carta,
    ma nei muri, nei nomi, nei sogni dei figli.

    Poi ci sono i bambini,
    piccoli e leggeri come gabbiani,
    che durante la guerra portavano messaggi nascosti nelle reti.
    Dicevano che andavano a pescare,
    ma pescavano futuro.
    E tornavano a casa senza rumore,
    senza gloria,
    ma con il coraggio addosso come una seconda pelle.

    Tutto questo vive ancora.
    Non nei libri —
    ma nel modo in cui la luce si posa sulle barche,
    nel sale che si ferma sulle mani dei vecchi,
    nei passi lenti sulla strada che sale verso l’eremo.

    Oggi abbiamo ascoltato.
    Non con le parole,
    ma stando ferme.
    Lasciandoci attraversare da ciò che resiste,
    da ciò che il mare non dimentica.

    Il mare stasera è più calmo.
    Nerezine e’ in festa,
    e noi, piccole viandanti,
    lasciamo una scia leggera di passi,
    tra chi da secoli va
    a vela, a piedi, o solo con il pensiero.
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  • Ballata d’acqua e vento, a Nerezine

    July 28 in Croatia ⋅ ☁️ 22 °C

    Alle cinque e trenta,
    il vento ci sveglia con mani di tamburo.
    È forte, ma pare giocare:
    un gigante stanco che sbuffa e ride.
    Siamo agli ormeggi,
    ancora storditi da una serata che odorava di festa,
    ma il mio primo pensiero —
    come sempre — corre ai nodi,
    agli ormeggi che ho stretto io,
    quello sopravento,
    il più fragile e il più mio.

    All’improvviso —
    un grande scroscio come un’applauso di cielo.
    L’acqua entra da Amos,
    non come un ladro,
    ma come un vecchio amico rumoroso
    che conosce tutte le fessure della nostra barca.
    Secchi, bacinelle, mani,
    una piccola orchestra per salvare
    ciò che è ancora asciutto.
    E tra un lampo e un tuono,
    ecco Ilaria, Eleonora, il comandante:
    danzano fuori,
    silhouettes leggere sotto il cielo in guerra,
    seguo i loro passi come si seguono i versi di una poesia
    che non si capisce ma si ama.

    La pioggia batte,
    instancabile, come chi ha molto da dire.
    I nostri piani?
    Volati via col primo refolo.
    Il ponte resta chiuso,
    il Quarnaro ci dice “aspettate”.
    E noi restiamo.
    Ma qui, a Nerezine,
    l’attesa non è dolore,
    è un piccolo dono che sa di riparo.

    Si spalanca la cabina,
    il profumo del caffè,
    le risate che schivano le gocce,
    una colazione che sa di tregua.
    La prossima finestra sarà mercoledì.
    Nel frattempo,
    viviamo il lunedì come poeti naufraghi,
    tra tazze rosa, giacche fradice,
    e l’infinita bellezza
    di chi resta insieme
    quando il mare parla più forte.
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  • Il Quarnaro

    July 29 in Croatia ⋅ 🌬 21 °C

    Le previsioni sussurrano attese: “Aspettate fino a mezzogiorno,” dicono.
    Ma il destino è inchiodato a un ponte girevole,
    che si apre solo alle nove… o alle diciassette.
    E allora, che fare? Non restano alternative: si parte.
    All’alba, ci infiliamo dentro le nostre mute da regata transoceanica,
    le dita rigide, il fiato che si condensa nel freddo.
    Il vento graffia, la pioggia picchietta come se volesse entrare,
    e la temperatura… è quella delle storie difficili.

    Lasciamo Nerezine sapendo – senza bisogno di conferme –
    che nel Quarnaro la bora ruggirà come una belva in gabbia,
    solleverà onde che sembrano montagne mobili.
    Eppure… perché farlo oggi, con questo tempo da lupi,
    quando potremmo attendere il mercoledì della quiete?
    Perché Ludo e Ilaria soffrono più di noi il mal di terra e poi si divertono proprio a navigare per
    Mare.
    E noi?
    Noi navighiamo con loro,
    portati dal loro entusiasmo come da un’onda buona.

    In meno di mezz’ora siamo davanti al ponte:
    immobile, immenso, pronto solo per noi.
    Gli unici a passare,
    come se il mondo volesse darci un segnale
    che ancora non sappiamo decifrare.

    L’idea era semplice: prendere una boa.
    Ma il mio talento per la goffaggine si manifesta puntuale,
    come una marea che non perdona.
    Una piccola elica, strumento di precisione, si spezza.
    Il danno? Mille euro.
    La solita fortuna: solo le cose si rompono, noi restiamo interi.
    Ma nel petto porto un nodo,
    e una domanda che mi accompagna da sempre:
    “Perché, pur avendo infinite occasioni per fare la cosa giusta,
    statisticamente non accade mai?”

    Ora siamo lì:
    io col mio nodo e il cuore un po’ ammaccato,
    Ludo con gli occhi bassi,
    e Ilaria salda al timone,
    ad attendere quei minuti che ci separano dal mare vero.

    Il ponte si apre.
    Davanti a noi, esattamente come l’avevo immaginato,
    il mare si distende e ringhia: bora, onde, pioggia a secchiate.
    La barca s’inclina, dentro tutto vola.
    Non ho paura.
    Non siamo in pericolo, no.
    Ma è tutto così…
    inutilmente al limite.

    E forse è proprio questo,
    il gusto amaro e vivo dell’andare per mare.
    Il rischio senza gloria,
    l’adrenalina che sale per vie traverse,
    e la poesia che si scrive da sola,
    mentre il mondo intorno ruota lento
    come un ponte girevole. Le ore passano,
    una dopo l’altra, come onde lunghe che non chiedono permesso.
    Il mare ha smesso di ringhiare, si è fatto più docile,
    quasi accarezza il nostro scafo
    come a dire: “Va bene, siete passati, ora andate.”

    Siamo già a Pola,
    la città armata di rovine e silenzi,
    ma qualcosa dentro ci spinge oltre.
    Perché fermarsi?
    Rovigno ci manca da troppo.
    È lì, in fondo al pensiero, come un volto amato che non vedi da anni
    e all’improvviso ti manca con una fame sottile.

    Così proseguiamo.
    Ilaria e Ludo si alternano al timone con quell’aria lieve
    di chi sta giocando a rincorrere le nuvole.
    Io no.
    Io sono ancora in punizione.
    Un auto-esilio silenzioso,
    come chi ha rotto qualcosa di sacro
    e non sa ancora perdonarsi.

    Le condizioni, però, ora sorridono.
    Il vento si è calmato, la pioggia è un ricordo
    che si asciuga sulle vele.
    La temperatura si è fatta amica,
    e finalmente, tra una virata e uno sguardo lungo,
    intravvediamo Rovigno.
    Lì, sospesa tra cielo e mare,
    ci aspetta con le sue pietre calde e le calli profumate di sale.

    Ed è come rivedere qualcuno
    che non ti ha mai chiesto spiegazioni.
    Solo: “Bentornati.”
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  • Rovigno

    July 29 in Croatia ⋅ 🌙 23 °C

    Rovigno.
    Ci appare come un miraggio antico,
    dopo una navigazione che ha messo a nudo ogni corda — del vento e dell’anima.
    Arriviamo stanchi, ma con il cuore teso in avanti
    come una vela che ha appena ritrovato la rotta.

    Rovigno, città che un tempo era isola,
    stretta al mare da mura veneziane e desideri slavi,
    oggi è una dama elegante, rifatta e luminosa,
    che accoglie il viandante con boutique, yacht ormeggiati in posa,
    e vetrine che specchiano sogni costosi.

    Ma basta poco,
    una svolta a sinistra, un respiro un po’ più lento,
    per ritrovare la sua anima:
    il selciato consumato, i panni stesi tra i vicoli,
    il profumo inconfondibile del pane del mattino.

    La cena è una tregua:
    un brindisi che sa di pace,
    di riconciliazione senza parole.
    Ci sediamo, noi cinque,
    come reduci di una piccola grande impresa —
    nessun eroe, ma nemmeno fuggitivi.
    Solo amici, stretti da un nodo che la bora non ha sciolto.

    Poi rientriamo,
    con le gambe stanche, i sorrisi pieni,
    e il cuore che fa il rumore del mare calmo.
    L’aria è fresca, quasi una carezza;
    la notte ci avvolge come una coperta gentile.
    Le stelle brillano… mai viste così.
    E i fari — i fari! —
    sono lì, splendenti come fari veri,
    non solo nella funzione, ma nel significato.

    Non li avevo mai notati così:
    non solo luci che guidano,
    ma occhi silenziosi che ti dicono “siete arrivati.”

    E allora ci abbracciamo.
    Stretti, sinceri,
    con stima ritrovata,
    come chi ha camminato nel limite, ha riso, ha sbagliato,
    ma alla fine… è rimasto.
    Insieme.
    Sotto i fari,
    fra le stelle,
    a dire senza dire:
    “Ci siamo.”
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  • Lasciando Rovigno

    July 30 in Croatia ⋅ ☀️ 24 °C

    Lasciamo Rovigno con l’eco d’un dibattito acceso,
    un debriefing che sa più di resa che di resa dei conti.
    Non siamo capaci — diciamocelo —
    ogni parola risuona come un rimprovero,
    ogni riflessione si traveste da colpa.
    Non cerchiamo il perché,
    ma il chi.
    E in questo gioco sterile
    abbiamo perso un po’ di vento.

    Poi, come se nulla fosse,
    la colazione ci ricuce:
    tra un sorso e una briciola,
    ci perdoniamo in silenzio.
    Piccoli lavoretti —
    si fa per dire,
    perché Amos,
    vecchio gladiatore di legno e cordame,
    porta sul corpo i segni
    d’ogni duello col mare.
    A ogni sosta, c’è un angolo da raddrizzare,
    una vite da stringere,
    una ferita da fasciare.

    Il bagno lo rimandiamo.
    Forse pigri,
    forse solo viziati
    da sogni di acque più limpide,
    più nostre.
    O forse infastiditi
    da quelle meduse —
    gelatinose, leggere,
    come pensieri fluttuanti
    che non fanno male ma disturbano.

    Rassettiamo tutto,
    con la precisione di chi non vuole più inciampare.
    Poi partiamo.
    Senza grandi parole.
    Solo il rumore delle cime che si sciolgono,
    e una riga d’acqua che si apre davanti.
    Ancora una volta.

    Attraverso Ossera,
    con lo sguardo carico di vento e silenzi,
    ci lasciamo dietro la notte sfilacciata
    e le luci d’un porto che non sa trattenere.

    Ossera — dice la voce antica,
    quella dei padri salmastri,
    dei moli parlanti,
    dei nodi che insegnano la pazienza.
    Ossera, e impari a leggere il mare
    non con gli occhi,
    ma con le mani,
    con la pelle,
    con il peso del silenzio sulle ossa.

    Attraverso Ossera
    passiamo come ombre tra le correnti,
    attenti a ogni segno,
    a ogni fruscio d’onda che cambia direzione.
    Non più parole —
    abbiamo imparato che la rotta
    si traccia ascoltando.

    E intanto Amos, nostro cavallo di sale,
    scricchiola e respira,
    come se anch’esso ci dicesse:
    «Ossera…»
    e non aggiungesse altro.
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  • Arrivo a Parenzo

    July 30 in Croatia ⋅ 🌙 22 °C

    Siamo approdati a Parenzo attorno alle 14:30, nel cuore placido di un pomeriggio estivo.
    Un tempo la terra era meta agognata, porto sicuro, promessa di sollievo.
    Ma ora, ora che il mare ci abita, è Amos, la nostra barca, il nostro vero mondo galleggiante.
    Una casa che dondola tra onde leggere, fatta di libertà, di bagni silenziosi,
    di studio e pensieri che scorrono con la corrente,
    di attese lente, di tramonti larghi come il cielo istriano.

    Parenzo ci ha accolti con la sua eternità romana e veneziana:
    una città che fu colonia imperiale, poi cuore di vescovi e mercanti,
    intarsiata di basiliche d’oro e mosaici sacri,
    camminando su pietre levigate da secoli di passi e di vento salato.
    Abbiamo vagato tra le sue strade antiche come dentro un ricordo,
    abbracciati da mura, soffitti affrescati e giardini interni,
    fino a perderci nei riflessi del porto.

    Poi, come moderni Ulisse affamati,
    ci siamo lanciati in un giro doppio dei ristoranti.
    Alla fine, ha vinto l’intuizione di Ludovico,
    che ha scelto, con sicura dolcezza, il Vito Ciao Ciao.
    Un piccolo regno di gentilezza vera,
    dove ci hanno accolti con il liquore del nonno e la focaccia fatta in casa.
    I piatti? Giganti, saporiti, sinceri, come la Croazia che abbiamo imparato ad amare.

    La sera si è chiusa con il ritorno su Ettore,
    il nostro instancabile tender dal cuore leggero,
    tra risate senza fine, battute stanche e sorrisi pieni.
    Una vacanza che resta, che si imprime dentro —
    soprattutto per la nostra cara Silvia,
    che da qui, da questa barca, da Amos,
    ha ricevuto la notizia più bella:
    la chiamata al ruolo di maestra.
    Un momento commovente, solenne, dolce,
    che resterà nella memoria di tutti noi come un piccolo miracolo sul mare.

    Ora ce lo diciamo piano, ridendo sotto voce:
    “Buonanotte. Buonanotte. Buonanotte…”
    Anche se la sveglia è puntata alle 4:00,
    anche se ci attendono 11 ore di navigazione,
    ci addormentiamo con il cuore grato,
    perché esserci stati, esserci ancora,
    è il regalo più grande.

    ⛵✨
    Grazie Amos, grazie mare, grazie a noi.
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  • Arrivo

    July 31 in Italy ⋅ ⛅ 25 °C

    Ed eccoci.
    Dopo undici ore di navigazione, sotto un cielo e un mare eccessivamente tranquilli, abbiamo toccato terra.
    Partiti alle 4:20, siamo arrivati alle 15:30 al porto di San Felice.
    Anche qui, per fortuna, c’è bellezza.

    Ora siamo in auto, verso casa, già disorientati dal traffico e dal rumore.
    Qualche scatto per fermare il volo dello gennaker: largo e lungo quasi come un campo da calcio, si libera dalla calza ed emerge fiero, leggero e possente.
    Incredibile. Bellissimo.

    Ripassiamo il viaggio: sembra lungo e infinito, eppure è già finito.
    Ci manca già, ci manchiamo già.
    Nel nostro Amos abbiamo vissuto uno spazio-tempo altro, che ora custodisce le nostre risate, i silenzi, le scelte, i venti, gli sbagli, le notti.

    Ludovico ora lo coccolerà, lo preparerà al progetto che ci ha guidato fin qui:
    fare di Amos un laboratorio galleggiante, capace di avvicinare ragazze e ragazzi al mare, alla cura, alla vita condivisa.

    Ci piace riprendere la metafora della crepa:
    la fragilità non è un difetto, ma un varco.
    Nei ragazzi che Amos accoglierà ci sarà quella stessa forza sottile che abbiamo scoperto anche in noi.
    Siamo fragili, sì.
    Ed è proprio questa, forse, la nostra vera forza.
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    Trip end
    July 31, 2025