• Bagnata da nuvole, pioggia e lacrime

    2024年10月1日, スペイン ⋅ ☁️ 13 °C

    Lo avevo detto agli amici prima di partire: piangerò.
    Perché mi conosco. Odio faticare fisicamente soprattutto sapendo che non c’è via di uscita. Si continua e basta. Quindi piango.
    E stamattina c’è stata una doppietta interessante. La prima, davanti al sentiero buio, roccioso e in salita. Solo io, la mia torcia ed il terrore ancestrale dell’ignoto dentro l’oscurità. Senza coraggio mi lancio ai primo passi, con le guance bagnate. L’umido della nebbia mi inumidisce la camicia, mentre i muscoli iniziano a svegliarsi dall’acido lattico. Sbuffo, mi fermo, mi soffio il naso e riparto.
    Il secondo piantino arriva poco dopo, al bar del primo paese dove mi fermo per un tè caldo. Tre donne francesi con i capelli bianchi stanno uscendo e sento che una ha 81 anni. La guardo. Assomiglia a mia nonna. Ingoio il magone che scoppia nel cammino successivo. Piango tanto, nel sentiero solitario e con pensieri ingombranti, gli occhi fradici improvvisamente mi calmo. Cammino svelta, complice la musica (miglior doping per quanto mi riguarda), sono serena e con gioia scopro che sono arrivata al confine con la Galizia! Daje cazzo. Non mi importa neppure della nebbia che si trasforma in pioggerellina, mi bagno ma mi sento fresca. Da li a poco arrivo alla meta che molti hanno raggiunto ieri, O Cebriero, 1300 metri!
    Ne approfitto per acquistare un piccolo souvenir in un negozietto simpatico con il proprietario antipatico. Ora la pioggia non è trascurabile, mi devo mettere il poncho e sembro un fungo.
    Da li cammino per un’altra ora e mezza, con piccole soste per riprendere il fiato. Ascolto musica, canto sotto voce e arrivo molto stanca e fradicia in un piccolo bar interrato, dove mi gusto una calda e fumante tortilla di patata. Mi riposo, scrivo e cerco di asciugarmi inutilmente. A breve con scarpe e pantaloncini bagnati, riprenderó il cammino.
    Magari piango ancora un pochino.
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