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- Hari 1
- Ahad, 29 September 2024 6:51 PTG
- ☀️ 21 °C
- Altitud: 525 m
SepanyolVillafranca del Bierzo42°36’15” N 6°48’33” W
E andiamo

Quando ci pensavo a maggio, mi sembrava una buona idea.
“Dopo l’operazione, se è tutto ok, mi prendo del tempo per me. Ho bisogno di pensare… Faccio il cammino di Santiago!”.
Adesso, dentro il sacco a pelo, mi chiedo cosa cazzo mi sia venuto in mente, dato che odio faticare, odio camminare a lungo, sono pigra e con almeno con 10 kg di troppo sulle ginocchia.
Mi sembrava una buona idea, uno stacco dalla vita e dai legami per concentrarmi di più su me stessa.
“Meditare attraverso il dolore”
Che cazzata…
Ma ormai son qui, nell’ostello con le peggior recensioni causa cimici dei letti (ma devo dire molto bello, sembra un rifugio) a trovare il sonno e calmare l’ansia.
Domani mattina si parte e mi sento un po’ così:
“Non dirmelo, stiamo andando verso un’altissima cascata”
“Già”
“Con massi appuntiti?”
“È un classico”
“E andiamo”
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- Hari 2
- Isnin, 30 September 2024 11:53 PG
- ☁️ 17 °C
- Altitud: 654 m
SepanyolRuitelán42°40’22” N 6°58’3” W
Ruitelán, i primi passi

Sveglia alle 5.45, mi alzo alle 6.15 un po’ confusa. Ho sognato di non sentire la sveglia ed erano le 13, tardissimo!
Invece no. È ancora buio, in stanza sono da sola, ma oltre la porta si sentono già gli struscii di chi arrotola il sacco a pelo e si mette gli scarponi. Esco anche io dal tepore del sacco a pelo, mangio un ovetto sodo dal “buffet” della colazione e alle 7 son pronta per partire. Non prima di aver acquistato la mia credenziale e aggiunto i primi due timbri! Un ragazzo conosciuto la sera prima si propone di incamminarci insieme, ma io son carica e gli dico che ci vediamo più avanti. Esco accompagnata dal canto dei galli, però fuori è ancora tutto oscuro. Le piccole vie medievali mi confondono, continuo a controllare la strada. Un pellegrino davanti a me torna indietro improvvisamente. La direzione sarà giusta? Controllo. Si si, è giusta. Nella strada solo il rumore dei miei passi.
Esco dalla città e la strada si affianca ad una statale. Accendo la torcia per non calpestare cose strane e per farmi vedere. Non passa nessuno e cammino a passo spedito in solitaria per quasi un’ora.
Piano piano il cielo nuvoloso si accende, i compagni di cammino arrivano, ritrovo qualche faccia della scorsa serata e tra una chiacchiera e l’altra ci si ferma per la seconda colazione. Un caffè con leche e un napolitano (pain au chocolat!), pausa pipì e ancora una volta riparto da sola consapevole che verrò superata ancora una volta in breve tempo 😅
Ascolto un po’ di musica e inizio a percepire i segnali del mio corpo, i piccoli dolorini sotto i piedi e la schiena carica nonostante abbia ridotto lo zaino ad un paio di cambi e poco altro. Ma come sono piccoli gli zaini degli altri. Come è possibile?
Nel tragitto, campi, paesini, mucche e pecore. Soprattutto tanti gatti. Lo prendo come un segnale di buon auspicio.
Mi sorprendo di quando strada abbia già fatto, 14 km! Il mio obiettivo del primo giorno è di 18 e ci arrivo un pochino arrancando. I muscoli iniziano ad essere rigidi, ma fermarsi alle 11.45 mi sembra troppo presto.
Decido per un baretto anonimo e vuoto all’inizio del paese per concedermi una pausa, bere un succhino e pensare a cosa fare.Baca lagi

PengembaraChi corre non vince .La meta si raggiunge riflettendo mentre si cammina
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- Hari 2
- Isnin, 30 September 2024 2:30 PTG
- ☁️ 19 °C
- Altitud: 918 m
SepanyolLa Faba42°41’2” N 7°0’25” W
Sto odiando

Bene, le gambe sono più fresche, la mente è pronta a ripartire, quindi ok. Altri 5 chilometri con l’inizio della terribile salita, che il giorno dopo mi porterà ai 1300 metri e al confine con la galizia.
5 chilometri, dai, ne ho già fatti 18, che sarà mai?
Bene, inizio gasata, sono oltre a quanto mi ero ripromessa di fare come primo giorno. Certo, confronto a tutti gli altri che ne fanno una trentina di media, faccio schifo. Mai intanto “gli altri” hanno 20 anni oppure sono pensionati senza zaino. Quindi, fuck them, con il loro “ah ma come mai parti fa qui? Noi siamo in viaggio da settimane, lo facciamo tutto il cammino”.
No ok, nessuno me l’ha messa davvero giù così pesante, ma la spocchia era quella, giuro. Giusto forse un filo di mio “super io” giudicante, ma a quello sono abituata. Taccio quindi il mio antagonista interiore e proseguo sempre più decisa tra i campi pieni di mucche e di zucche rigonfie. Riesco anche a superare qualche pellegrino più lento e mi galvanizzo un attimo
E poi, eccola. La salita.
Ed è una salita stronza eh: parte de botto, senza preavviso, senza dolcezza. Boom.
E sono gli ultimi due chilometri che faccio in quasi un’ora. Piano, con il fiatone, le gambe rigide e tremolanti e le pause sempre più frequenti. Il cemento ha lasciato posto ad un sentiero roccioso e scivoloso, che non aiuta.
Bene, lo stavo aspettando questo momento. Il momento in cui odio. Semplicemente odio tutto.
In un tempo infinito raggiungo La Faba, fortunatamente l’ostello della parrocchia è vicinissimo allo svincolo e impossessata da una vitalità improvvisa, mi precipito a chiedere se hanno posto per la notte.
Il volontario tedesco ride, non sono mai pieni e felicione mi porge i lenzuoli di carta ed il mio letto nel dormitorio.
Dopo una bella doccia, capisco dal brontolio della mia pancia che è tempo di pranzare/cenare e alle 16.30 mi delizio nel bar del paese. Un pochino di pace solitaria, qualche mail, una mezz’ora di chiacchiere libere con altri italiani e alle 21 son già nel buio del dormitorio con i miei colleghi pellegrini.
Non male come primo giorno
Devo solo non pensare che domani da pioggia ☔️Baca lagi
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- Hari 3
- Selasa, 1 Oktober 2024 6:49 PG
- ☁️ 13 °C
- Altitud: 1,238 m
SepanyolPadornelo42°42’18” N 7°6’3” W
Bagnata da nuvole, pioggia e lacrime

Lo avevo detto agli amici prima di partire: piangerò.
Perché mi conosco. Odio faticare fisicamente soprattutto sapendo che non c’è via di uscita. Si continua e basta. Quindi piango.
E stamattina c’è stata una doppietta interessante. La prima, davanti al sentiero buio, roccioso e in salita. Solo io, la mia torcia ed il terrore ancestrale dell’ignoto dentro l’oscurità. Senza coraggio mi lancio ai primo passi, con le guance bagnate. L’umido della nebbia mi inumidisce la camicia, mentre i muscoli iniziano a svegliarsi dall’acido lattico. Sbuffo, mi fermo, mi soffio il naso e riparto.
Il secondo piantino arriva poco dopo, al bar del primo paese dove mi fermo per un tè caldo. Tre donne francesi con i capelli bianchi stanno uscendo e sento che una ha 81 anni. La guardo. Assomiglia a mia nonna. Ingoio il magone che scoppia nel cammino successivo. Piango tanto, nel sentiero solitario e con pensieri ingombranti, gli occhi fradici improvvisamente mi calmo. Cammino svelta, complice la musica (miglior doping per quanto mi riguarda), sono serena e con gioia scopro che sono arrivata al confine con la Galizia! Daje cazzo. Non mi importa neppure della nebbia che si trasforma in pioggerellina, mi bagno ma mi sento fresca. Da li a poco arrivo alla meta che molti hanno raggiunto ieri, O Cebriero, 1300 metri!
Ne approfitto per acquistare un piccolo souvenir in un negozietto simpatico con il proprietario antipatico. Ora la pioggia non è trascurabile, mi devo mettere il poncho e sembro un fungo.
Da li cammino per un’altra ora e mezza, con piccole soste per riprendere il fiato. Ascolto musica, canto sotto voce e arrivo molto stanca e fradicia in un piccolo bar interrato, dove mi gusto una calda e fumante tortilla di patata. Mi riposo, scrivo e cerco di asciugarmi inutilmente. A breve con scarpe e pantaloncini bagnati, riprenderó il cammino.
Magari piango ancora un pochino.Baca lagi
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- Hari 3
- Selasa, 1 Oktober 2024 4:30 PTG
- ☁️ 19 °C
- Altitud: 693 m
SepanyolTríacastela42°45’22” N 7°14’6” W
Il proprio limite

La tortilla mi ha dato una nuova carica, mi rimetto la camicia fradicia, sospiro ed esco dal calduccio del bar.
Girato l’angolo ci sono due cavalli altissimi. Mi supereranno a breve cavalcati da due pellegrini (sì, si può fare il cammino anche così), cosa che gli ho inviato molto.
Soffro i primi 20minuti per il freddo e i capelli bagnati che mi fanno colare goccine gelide sul collo, poi mi scaldo in fretta.
Gli occhiali sono inutili, non vedo nulla con la pioggia, ma il cammino è ben visibile e ancora in salita
Ma non era finita?
A quanto pare no. Manca l’ultimo pezzo mortale e poi pare sia tutta discesa.
Mi ammazza, ma mi drogo con la musica, metto qualcosa di cattivo e vado spedita. Ogni tanto delle volate di vento mi spingono via la mantella, mi bagno le gambe, ma i piedi sono la parte peggiore, ormai ad ogni passo è tutto uno sciaft sciaf 💧
Vado convinta per un’ora e mezza, ma arrivata a Fonfria sono a pezzi
Ancora una volta arrivo al mio obiettivo minimo: 16 km, dai, con tutta quella salita, la pioggia ed il vento, non male!
Peró tutti arrivano a Triacastela, altri 10 km…
Rimurgino un attimo mentre mi rimetto il poncho appeso all’esterno del bar dell’ostello dove ho preso un te caldissimo.
Piove ancora, la camicia è bagnata, le calze zuppe… forse forse potrei fermarmi qui.
Ma ho ancora energia, posso continuare.
L’unico problema è che in mezzo non c’è molta scelta per dormire, è una scommessa.
Decido per andare.
In fondo non ho fretta, vado piano e arriveró quando arriverò.
Ecco, decisione pessima proprio.
Dopo pochi chilometri il mio piede sinistro inizia ad avere fitte sempre più forti.
Il tempo peró migliora, tolgo il poncho, si apre il cielo, il sole quasi spunta sulle vallate di un verde brillante. Puoi mollare davanti a questa meraviglia?
Mucche, cani, fattorie. Il vento asciuga la camicia ed i capelli
Ma il piede fa male, mi fermo per una pausa con una barretta energetica. Riprendo, ma non cambia nulla, il dolore persiste.
Mancano 3 chilometri, tutti in discesa ripida su sassolini e fango. Per un po’ resisto con dignità, poi inizio a zoppicare. Infine piango.
Un pianto disperato per i successivi ultimi 2 chilometri (e meno male che nessuno mi ha vista). Cuffie, singhiozzi e passi veloci per arrivare il prima possibile. Appena supero il cartello del paese ricomincia a piovere. Arrivo ad un albergue a caso, di nuovo umida, chiedendo se c’è posto. Voglio solo fare la doccia e dormire.
Scopro che si è formata una vescica sotto il mignolo sinistro! Domani cerotto, per il momento mi massaggio piedi e gambe doloranti. Forse dopo andrò a mangiare qualcosa, per il momento, buona notte.Baca lagi
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- Hari 4
- Rabu, 2 Oktober 2024 8:05 PG
- 🌧 16 °C
- Altitud: 661 m
SepanyolZoó42°46’20” N 7°19’16” W
Infiammabile

Terzo giorno. Dicono sia il giorno dei dolori ed è proprio vero! Mi alzo e sento che il male al piede non solo non è passato, ma è apparsa una linea rossa dolorante proprio sul dorso. Tutto infiammato. Appena scesa dal letto a castello (questa mattina un filo in ritardo sulla tabella di marcia) mi rendo conto che nel mio zaino non c’è più la borsina del pronto soccorso: e ora? Avevo dentro il mio santo Oki ma soprattutto i cerotti per le vesciche! Chiedo ad un signorotto anziano con il quale ho parlottato la sera prima se mi presta qualcosa e pare confuso, ma alla fine riesco a racimolare un cerotto normale, meglio di niente! Una volta pronta per uscire, perdo altri 20 minuti a cercare il portafoglio… ok trovato. Esco nel buio delle 7.45 e piove, ancora. E mettiamoci il poncho. Fagocito un kinder bueno gocciolante pensando che tanto al prossimo paese mi fermerò al primo bar!
Il cammino inizia sul cemento della statale, presto le indicazioni della conchiglia gialla portano ad un sentiero secondario. Devo stare attenta a non sbagliare, ci sono due strada possibili, una più lunga (25km) e una più corta (17km). Ovviamente scelgo quella corta, che domande.
Eppure dopo poca strada la via si fa sempre più in salita. Non mi sembrava cosi il percorso…
La pioggia scente decisa, la luce oltre le nuvole illumina il percorso di fango e sassolini. Siamo in un po’ ad arrancare.
Sotto un albero mi fermo dubbiosa, guardo meglio l’app e solo ora mi rendo conto delle note: il percorso più breve viene scelto da pochi per via del dislivello. Ah. Ok. E saliamo. Mi maledico più volte. Che cazzo di idea. Ma cosa mi è venuto in mente? Piango di rabbia.
Vedo delle case e son più serena perché già mi vedo ad addentare una colazione consistente: ho fame e non mangio da ieri a pranzo.
Ma il paese è solo un mucchio di ruderi. Dopo la salita inizia una discesa violenta, scivolosa e per un paio di volte rischio di cadere culo a terra. Si scende accompagnati dai ruscelli improvvisati che bagnano ogni passo indeciso. Ho le gambe che tremano per la tensione e con un po di pazienza raggiungo prima un cimitero, poi una vallata piena di mucche e poi un paesino dalle strada fangose che offre solo una tettoia con un distributore H24. Ma sono le 10 e ho la pancia che brontola: a metà tra la pioggia ed il cestino del rudo sorseggio avidamente un latte e cioccolato freddo pagato 1.90€ Un po’ di zuccheri e mi sento meglio. Un signore non ha moneta e senza pensarci gli offro 2€. Li prende, sorride ma non ringrazia.
Guardo su maps la prima sosta al caldo: 45 minuti, ok. Riparto con il poncho storto e durante la camminata in molti proveranno a sistemarmelo, molto carini, purtroppo è destinato a girarsi di lato, bagnandomi a seconda di come lo volta il vento.
La sento la vescica che si rigonfia, le scarpe con la zuppetta e un’altra vescichetta che si prepara nell’altro piede.
Cammino come un’automa in trance e ci siamo, il bar è piccolo e caldo. Il signore della macchinetta è dentro con il suo gruppo. Penso che mi offrirà qualcosa per ricambiare, ma nulla.
Un signore francese con il basco fradicio e colante mi parla di colpo “ah ti ho vista l’altra mattina al bar di mattina presto! Eri tutta sudata e ti avevamo chiesto da dove eri partita!” Che memoria! Scambiamo due chiacchiere, come se ci conoscessimo. Mi racconta che ieri sulla strada ha raccolto i funghi e stamattina li ha cucinati in omelette con il suo compagno di viaggio e mi fa vedere le foto. Io sorrido dentro per questo scambio fresco e senza convenevoli. Appena gli dico che ho male al piede mi chiede se ho bisogno di qualcosa e mi tira fuori una pomata, un cerotto per le vesciche e mi regala tre pastiglie di voltaren per i dolori articolari. Commossa, mi gusto le mie uova all’occhio di bue, con patatine e jamos serrano (si alle 11 del mattino!). Si chiama Bernard, come mio zio.
Nel frattempo entra una ragazza tedesca conosciuta al primo giorno. Non appena mi convinco a riprendere la strada sotto l’acqua, mi porge la metà del suo kinder bueno. Un gesto semplice e genuino, per il gusto della condivisione, sapendo che entrambe stiamo facendo la stessa fatica. Ne compro uno anche io, la guardo e le dico che lo mangeremo insieme la prossima volta. Esco, una volata di vento mi ricorda come uno schiaffo, che oggi è dura!Baca lagi
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- Hari 4
- Rabu, 2 Oktober 2024 4:12 PTG
- 🌧 19 °C
- Altitud: 432 m
SepanyolSarria42°46’34” N 7°24’43” W
Equilibri

Basta poco per non ricordarsi di come si è arrivati alla meta.
Mentre cammini e passi da momenti di euforia a pensieri suicidi, il corpo si muove, a volte prendi un ritmo che nemmeno pensavi di poter sostenere, altre volte ti trascini lenta. Il difficile è capire l’equilibrio tra muscoli, fiato e mente. A volte semplicemente tutto si incastra alla perfezione, altre volte qualcosa prende il sopravvento. La mente: adesso torni a casa. Il fiato: penso di morire. I muscoli: se sforzi ancora ci sfilacciamo tutti.
Mentre ragioni sul dialogo immaginario tra le varie parti del mio essere, decido che sono stanca. Mi fermo al prossimo albergo, non importa se costerà di più e infrango il patto con me stessa di andare solo in ostelli: sono stanca e devo imparare ad ascoltarmi.
Guardo su maps e se torno indietro giusto qualche centinaio di metri, c’è un posticino che sembra davvero carino. Arrivo ad una villa, il cancello è chiuso e c’è scritto di suonare. Lo faccio tre volte. Chiamo al telefono un paio di volte, nulla. La frustrazione è alla stelle. Avevo deciso di fermarmi, era la mia decisione. Continuare a camminare significare fare altri 6/7 chilometri e arrivare a Sarria. Avevo già accettato la sconfitta di non arrivarci.
Sospiro, coraggio, riparto.
Entro in modalità automa e mi drogo di musica per un paio d’ore. Ormai il poncho vive una relazione tutta sua con il vento, lo accetto rassegnata. Piango (ma non fa più notizia)
Il sentiero si unisce alla statale. Qualche campeggio aperto, qualche casa, due stronzi che mi superano correndo e saltellando. Piove piove piove.
Finalmente passo davanti ad un ristorante, forse ha delle stanze. Entro e mi ritrovo ancora una volta davanti Paolo, il ragazzo conosciuto la prima sera e i suoi amici che, come sempre, non salutano. Boh.
Mi dico sorpresa di vederlo, già me lo immaginavo a Sarria, fresco e riposato. Io gli confesso che non so se riesco ad arrivarci.
“Ma che dici Alba? Sei già a Sarria. Il centro è a un chilometro e mezzo”
Sgrano gli occhi. Ci sono! Cazzo si. Ma come ho fatto? Improvvisamente mi tornano le energie!
Mi fermo a mangiare, l’oste mi propone il menù del pellegrino, senza ascoltare troppo accetto e presto mi arriva un pentolone di zuppa fumante di patate e pancetta. Mi servo una volta e son già piena. Dopo arriva un piattone di pollo in casseruola, patatine fritte e insalata mista. Troppo. Non riesco a finire nonostante i solleciti “mangia, devi recuperare le energie”. Il cammino e i pellegrini sono parte integrante del territorio e i locali a volte sono molto incoraggianti. Declino il dolce, pago e dei signorotti del paese attaccano bottone, mi offrono addirittura un passaggio all’albergue (che ne frattempo ho prenotato su booking). Ringrazio, saluto e dopo pochi minuti di cammino sono alla reception del mio ostello. Dopo avermi sistemata nuovamente sulla parte superiore del letto a castello (ultimo posto disponibile), mollo lo zaino e corro in farmacia ad acquistare i cerotti, disinfettante e arnica. Il farmacista ride e mi dice che mi sto caricando troppo. Io rispondo che ne prendo tanti, nella speranza di poterli condividere, come hanno fatto con me. Sorride e mi saluta “buon camino”.
Nella via del ritorno acquisto un bastone in un negozio di cinese ed una misera cena frugale, con qualche snack per non rimanere mai senza zuccheri!Baca lagi
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- Khamis, 3 Oktober 2024 1:11 PTG
- ☁️ 18 °C
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SepanyolSarria42°46’33” N 7°24’41” W
Non piove. Che bella novità

Oggi me la prendo con calma.
Non ho impostato neppure la sveglia e quando la prima zip di un sacco a pelo nel dormitorio, mi risveglia da un sonno molto profondo, noto che sono le 7. Ok.
Mi alzo pigramente ed il piede è piuttosto gonfio. Zoppico. Un pochino di arnica, un paio di cerotti sulle vesciche e voilà!
Non piove (hurrà) ma le scarpe sono fradice! Metto un paio di sacchetti tra le calze e le suole, nella speranza che possano limitare gli attriti e rimanere asciutta.
Mi faccio fare un cafè con letce, ci inzuppo dei biscotti al cioccolato acquistati al mercado e li offro a Öykü, una ragazza turca che vive in Belgio, conosciuta la sera prima.
Anche lei odia camminare: finalmente una persona con la quale riconoscermi! Ma lei è più pazza di me ed è in cammino da settimane. Mi consiglia di andare piano ed infatti oggi ho deciso di fare 17 chilometri.
Parto prima, la saluto ed esco con già un po’ di luce sulla strada. I primi passi sono dolorosi, il bastone aiuta.
Il primo tratto è in città, ovviamente si parte in salita, ma oggi è diverso… oggi, c’è veramente tanta gente!!
Si perché Sarria è la città di partenza scelta da molto per poter ottenere la concha, la conchiglia, che viene consegnata quando si dimostra di aver fatto almeno 100km di cammino.
Mi avevano avvisata che l’atmosfera sarebbe stata diversa da qui in poi e in effetti, dopo tre giorni di cammino molto solitario, questa mattina siamo più una carovana! Non voglio troppo farci caso, la mia missione sono i primi 4 chilometri e la pausa per una vera colazione. Mi sorprendo quando addento dopo poco un’ora un toast al jamon serrano e sorseggio un fresco succo di arancia. Mentre sto per uscire incrocio Öykü mentre fuma una sigaretta e ci salutiamo con grandi sorrisi. Più avanti sulla strada mi supererà con passo svelto e ci incroceremo un paio di volte ancora finché non ci perdiamo di vista del tutto. Ma nel cammino è così: battute e sorrisi si ravvivano nei visi di chi hai visto nei giorni scorsi o che continui a vedere tra una tappa e l’altra.
Non piove, ma il tempo è umido e si cammina tra le nuvole, in un paesaggio a volte tetro, a volte romantico. La camicia si bagna e mi rinfresca.
Oggi ho un passo nuovo, me lo sento dentro. E mentre il sentiero cambia continuamente da sterrato, fangoso, cemento, pietruzze, salite, discese, piano, la mia mente inizia a vagare libera. Per un’oretta, poi di nuovo stanchezza e male ai piedi, mi serve una pausa ed ordino un nuovo latte macchiato e un’acqua frizzante (mio piccolo vizio-premio). La soste potrebbe durare troppo. Mi obbligo a riprendere e per gasarmi mi metto qualche podcast che mi accompagna fino alla pausa pranzo. In questo tratto di cammino i luoghi di ristorazione sono molto più numerosi e questo calma la mia ansia di non trovare luoghi di riposo.
Prendi un te caldo, un panino semplice e spunta il sole giusto in tempo per asciugarmi la camicia zuppa.
Al bar scambio due parole con un signore di Madrid che avevo da poco superato insieme ai suoi due canetti adorabili ed il loro passeggino da viaggio: “che impresa”!
Mi godo una nuova serenità interiore il mio pranzetto semplice e buonissimo mentre scrivo il diario di viaggioBaca lagi
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- Hari 5
- Khamis, 3 Oktober 2024
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SepanyolPortomarín42°48’18” N 7°37’1” W
Volare oh oh

È tempo di incamminarmi e sono presa come sempre dal dubbio sul dove fermarmi. La testa è leggera, i muscoli pieni di energia, il problema rimane sempre il piede sinistro, gonfio e pieno di vesciche. Sono a 2,5 km dalla mia tappa finale, ma forse dai, riesco ad arrivare a Portomarin. Il paese è più grande e avrei più scelta per dormire. Mentre faccio questi ragionamenti, neppure mi accorgo che, ehi, la gambe stanno volando! Cammino veloce, a ritmo scandito e coordinato, supero tutti, “saltello”, volo. Dopo una mezz’ora inizio ad essere stanca, ma il ritmo non può essere interrotto! Forse vedere il cartello segnare “100km per Santiago” mi ha dato alla testa!
Ovviamente non arrivo alla meta con la stessa grinta, ad un certo punto i piedi in fiamme mi riportano nella cruda realtà! Che male!
Torno ad un ritmo normale, anzi lento e zoppico un poco. Vedo la città, si deve scendere molto ed al bivio tra statale e sentiero, scelgo quest’ultimo. Almeno per stare sola, nel caso dovessi maledirmi ancora ad alta voce. Mentre il sentiero diventa sempre più ripido (maledetta me) e le punte dei piedi vanno a fuoco, sento dei passi dietro di me… mi giro ed è di nuovo Öykü! Pazzesco, anche lei ha scelto il sentiero della muerte e con gli occhi sgranati mi chiede “ma sei una pazza, non dovevi fermarti prima?”. Rido forse anche un po’ troppo.
Scendiamo insieme chiacchierando, mi dice che oggi ha avuto un epifania: vuole lavorare per una ong, che si occupi di culture diverse. Le dico che ho un’amica che lavora per survivors, glielo faccio vedere su IG. Lei esplode di gioia: “ecco perché hai fatto 22km oggi, dovevi avere questo ruolo nella mia vita” mi ringrazie e un 20 minuti siamo alle porte del paese: una scalinata ripida è il modo peggiore per accoglierci. Le chiedo se sa già dove dormire, ma lei mi risponde che non si fermerà qui, prenderà un bus per la prossima tappa. Rimango un attimo interdetta, all’inizio pensavo scherzasse, peró capisco che fa sul serio mentre cerca la fermata del bus sulla mappa. Mi chiedo cosa spinga una ragazza che ha fatto 400km a piedi a prendersi una scarciatoia per la prossima città. Poi capisco, proprio perché ha già fatto tanto, ha diritto di concedersi qualche aiuto. La saluto calorosamente. Probabilmente non ci incroceremo più.
A me rimane la scalinata, meno dura del previsto, mi fiondo al primo ostello che mi consegna all’ennesimo letto a castello, piano alto. Chiedo la possibilità di dormire basso, mi risponde che ci sono tante persone anziane. Capisco, meglio lasciare il letto comodo a loro: anche se poi arriveranno solo giovani ad occupare i posti migliori. Non importa, ho tempo di riposare e farmi una doccia caldina (in questo posto le docce fanno abbastanza schifo) e decido di fuggire dalle chiacchiere di in ragazzo coreano, andando a mangiare in un ristorante che sembrava carino: canno su tutta la linea prendendo un pulpo alla gallega gommoso e condito male con una grigliata di verdure mista molto buona ma estremamente cara!
Vado a letto con lo stomaco agitato.Baca lagi
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- Hari 6
- Jumaat, 4 Oktober 2024
- ☁️ 21 °C
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SepanyolGonzar42°49’31” N 7°41’36” W
UP and DOWN

La sveglia è brusca.
Praticamente come la notte, piena di risate nei corridoi, serenate di russamenti vari e un ragazzo che - povero - non è stato bene e continuava a scendere e salire da un barcollante letto a castello. Insomma, non il migliore dei risvegli, soprattutto a causa di una ragazza cinese, probabilmente influencer, che continuava ad aprire la sua enorme valigia ed occuparmi tutto lo spazio del mio misero zaino.
Mi faceva tenerezza nella sua goffaggine, ma anche impazzire perché a causa della sua beauty routine mattutina ho dovuto giocare a tetris mentre cercavo i pezzi del mio outfit appesi ad asciugare nella stanza. Sandra, una ragazza catalana conosciuta la sera prima, mi racconta che ha appena preso un caffè al bar dell’ostello. Giusto, la colazione! Per una volta parto con la pancia piena! Chiudo le ultime zip e mi precipito al bar, ma mi accoglie una fila incredibile. Paziento in piedi (doloranti) almeno 15 minuti e noto che tutti sono estremamente rilassati, cazzeggiano, prendono abbondanti menù colazione, non capiscono: io devo partire! Chiedo al banco la possibilità di avere solo un cafè con letce e il ragazzo mi redarguisce con giudizio sul fatto che fanno le comande in ordine… capisco. Me vado innervosita, prendo lo zaino e mi scaravento fuori pensando che tanto mi fermerò al prossimo villaggio.
Peccato che per uscire dal paese mi aspetta una grande discesa e poi una grande e luuunga salita. Arrivo in cima alla collina grondante di sudore e mi sento senza energie. Controllo la prossima tappa e capisco che è lontana.
Ho un momento di cedimento morale. La gente è tantissima, in molti sembrano in gita e sono senza zaino: inizio ad odiare anche io chi fa solo gli ultimi chilometri di cammino.
Peró come sempre, non c’è altra scelta se non continuare e con difficoltà percorro i 7 km che mi porteranno al primo bar, dove ovviamente si fermano tutti!
Il posto è grande, ma la gente di più! Dopo tanta attesa riesco ad ordinare un menù forse davvero troppo grande, ma la fame è troppa! Mangio con calma, sento le energie ed il buon umore tornare dentro di me.
Caccio la tempesta negativa che fino a quel momento mi aveva dominata e con più convinzione, ripartoBaca lagi
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- Jumaat, 4 Oktober 2024
- ☁️ 20 °C
- Altitud: 613 m
SepanyolLigonde42°51’46” N 7°47’5” W
Piedi distrutti, but!

Il percorso rimane stronzo. Non particolarmente interessante e all’inizio continuano queste salite non ripide, ma lunghe ed intense. Quasi infinite.
Per resistere deciso di ascoltarmi qualche podcast salvato in passato pensato proprio per aiutarmi in momenti difficili e senza che me ne accorga il cielo inizia ad aprirsi! Finalmente posso vedere un po’ di natura e improvvisamente compare Sandra! Partita molto dopo di me, non ha fato fatica a raggiungermi! Mi chiede se so già dove dormiró e mi dice il suo obiettivo finale. Oggi vuole fare poco, ieri si è sparata 40km e le fa male la gamba. Anche io penso di fare meno, ma ancora non so quanto resisterò! Ci salutiamo, lei come una gazzella velocissima sparisce dal sentiero. Io inizio poco dopo a zoppicare di nuovo.
Attraverso stanca qualche paesino, mi coccola un cagnolino bruttino ed adorabile, guardo le stalle che si aprono alle strade dei villaggi. Con moooolta calma arrivo al primo ostello comunale disponibile
Appena carcato l’ostello, ritrovo con sorpresa Sandra! Ci salutiamo e chiacchieriamo sui reciproci dolori come due anziane signore con gli acciacchi della vecchiaia.
Ho fatto meno chilometri oggi, ma sono davvero molto stanca. Dopo la solita doccia ed dopo aver steso tutti i vestiti bagnati, mi sdraio un attimo e mentre fisso i raggi del sole che illuminano il letto di un altro pellegrino, crollo dolcemente in un sonno ristoratore per un’ora e mezza. Ci voleva proprio, sento le gambe meno rigide, ma i piedi sono messi male!
Spalmo delicatamente l’arnica sul gonfiore e del burro di karité per massaggiarmi senza troppa pressione. Avevo sottovalutato quanto questa esperienza potesse essere dolorosa. Faticosa, sì. Ed ero preparata ad essere messa alla prova con la motivazione.
Mentre mi perdo in questi pensieri, lo stomaco inizia a farsi sentire: purtroppo nell’ostello non c’è ristorazione, non ci sono negozi, solo un ristorante qualche centinaio di metri più indietro, dove decidiamo di andare a mangiare qualcosa prima della notte. È l’occasione perfetta per esercitarmi con lo spagnolo ed è divertente di come parole, che non sapevi neppure di ricordare, spuntino con naturalezza all’interno di conversazioni improvvisate. Prendo un’insalatona con formaggio di capra caldo e noci! Propongo di condividere un piatto di patatine fritte (le fritas spagnole sono davvero le più buone al mondo!) e con gioia anche Sandra è una food sharing! Non c’è neppure spazio per il dolce. Sbadigliando torniamo al dormitorio, dove la luce è già spenta e in silenzio ci infiliamo nel sacco a pelo. Buenas!Baca lagi
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- Hari 7
- Sabtu, 5 Oktober 2024
- 🌧 20 °C
- Altitud: 569 m
SepanyolPalas de Rey42°52’22” N 7°52’2” W
Non parlarmi prima del caffè

Ormai la sveglia non la metto più. E tolta l’ansia di svegliare gli altri con il proprio allarme inserito sul cellulare, arriva quella di svegliarsi per ultima. Poco male, ormai sono rodata, anche se mi alzo tardi, mi bastano 15min per aver lo zaino in spalla e il bastone in mano. Mi piace partire con il buio e soprattutto mi piace iniziare a camminare da sola. Sentire il freddino pungente dell’aria notturna e vedere le ombre dei alberi e delle campagne diventare sempre più definite dalle prime luci del “sole”, è forse l’unico momento di contatto con la natura che sto amando profondamente.
Dovrebbe piovere, ma oltre all’umidità perenne non sento acqua. Posso togliermi il poncho e mi appunto il primo luogo sulla mappa dove fare la prima colazione! Cammino per qualche chilometro tra paesino e in paesino ma pare che tutti stiano ancora dormendo. Un bar con tanti e visibili cartelli con la scritta open, mi caccia via al grido di “CLOSEEEE!” Sono un attimo confusa e inizio a capire che che il sabato spagnolo è come il nostro lunedi.
Inizia il malumore.
Mentre inizio a digrignare i denti, vedo ai lati del sentiero un essere per me ripugnante, faccio un balzo scomposto, lancio un urlo isterico. Nella speranza che nessuno mi abbia sentita, mi giro e vedo Sandra con un gran sorrisone. Avrà visto la scena? Mi saluta gentile ma anche un pochino tesa. Penso mi superi come suo solito, ma rimane al mio fianco, al mio passo pesante. Ci lamentiamo del fatto che son chilometri che camminiamo e nulla è aperto. Nemmeno per un “caffè de mierda”. Ora capisco la tensione: siamo entrambe incazzose in cerca di caffeina.
Dovremo percorrere in totale 8km ed entrare nel paese più grande, dove ci butteremo nel primo baretto di paese, frequentato da locali e gestito da una coppia anziana, molto dolci. Per ricompensarmi, mi prendo una toastada com jamon e ci spalmo anche una buona quantità di burro! Riprese le energie, sono pronta a ripartire. Sandra rimane ancora, ci salutiamo sapendo che ci rivedremo più avanti!Baca lagi
PengembaraAhahah adoro anche la citazione ! Era del re lama?
PengembaraEsatto, le follie dell’imperatore 🦙
Marco T💪