• Infiammabile

    2024年10月2日, スペイン ⋅ 🌧 16 °C

    Terzo giorno. Dicono sia il giorno dei dolori ed è proprio vero! Mi alzo e sento che il male al piede non solo non è passato, ma è apparsa una linea rossa dolorante proprio sul dorso. Tutto infiammato. Appena scesa dal letto a castello (questa mattina un filo in ritardo sulla tabella di marcia) mi rendo conto che nel mio zaino non c’è più la borsina del pronto soccorso: e ora? Avevo dentro il mio santo Oki ma soprattutto i cerotti per le vesciche! Chiedo ad un signorotto anziano con il quale ho parlottato la sera prima se mi presta qualcosa e pare confuso, ma alla fine riesco a racimolare un cerotto normale, meglio di niente! Una volta pronta per uscire, perdo altri 20 minuti a cercare il portafoglio… ok trovato. Esco nel buio delle 7.45 e piove, ancora. E mettiamoci il poncho. Fagocito un kinder bueno gocciolante pensando che tanto al prossimo paese mi fermerò al primo bar!
    Il cammino inizia sul cemento della statale, presto le indicazioni della conchiglia gialla portano ad un sentiero secondario. Devo stare attenta a non sbagliare, ci sono due strada possibili, una più lunga (25km) e una più corta (17km). Ovviamente scelgo quella corta, che domande.
    Eppure dopo poca strada la via si fa sempre più in salita. Non mi sembrava cosi il percorso…
    La pioggia scente decisa, la luce oltre le nuvole illumina il percorso di fango e sassolini. Siamo in un po’ ad arrancare.
    Sotto un albero mi fermo dubbiosa, guardo meglio l’app e solo ora mi rendo conto delle note: il percorso più breve viene scelto da pochi per via del dislivello. Ah. Ok. E saliamo. Mi maledico più volte. Che cazzo di idea. Ma cosa mi è venuto in mente? Piango di rabbia.
    Vedo delle case e son più serena perché già mi vedo ad addentare una colazione consistente: ho fame e non mangio da ieri a pranzo.
    Ma il paese è solo un mucchio di ruderi. Dopo la salita inizia una discesa violenta, scivolosa e per un paio di volte rischio di cadere culo a terra. Si scende accompagnati dai ruscelli improvvisati che bagnano ogni passo indeciso. Ho le gambe che tremano per la tensione e con un po di pazienza raggiungo prima un cimitero, poi una vallata piena di mucche e poi un paesino dalle strada fangose che offre solo una tettoia con un distributore H24. Ma sono le 10 e ho la pancia che brontola: a metà tra la pioggia ed il cestino del rudo sorseggio avidamente un latte e cioccolato freddo pagato 1.90€ Un po’ di zuccheri e mi sento meglio. Un signore non ha moneta e senza pensarci gli offro 2€. Li prende, sorride ma non ringrazia.
    Guardo su maps la prima sosta al caldo: 45 minuti, ok. Riparto con il poncho storto e durante la camminata in molti proveranno a sistemarmelo, molto carini, purtroppo è destinato a girarsi di lato, bagnandomi a seconda di come lo volta il vento.
    La sento la vescica che si rigonfia, le scarpe con la zuppetta e un’altra vescichetta che si prepara nell’altro piede.
    Cammino come un’automa in trance e ci siamo, il bar è piccolo e caldo. Il signore della macchinetta è dentro con il suo gruppo. Penso che mi offrirà qualcosa per ricambiare, ma nulla.
    Un signore francese con il basco fradicio e colante mi parla di colpo “ah ti ho vista l’altra mattina al bar di mattina presto! Eri tutta sudata e ti avevamo chiesto da dove eri partita!” Che memoria! Scambiamo due chiacchiere, come se ci conoscessimo. Mi racconta che ieri sulla strada ha raccolto i funghi e stamattina li ha cucinati in omelette con il suo compagno di viaggio e mi fa vedere le foto. Io sorrido dentro per questo scambio fresco e senza convenevoli. Appena gli dico che ho male al piede mi chiede se ho bisogno di qualcosa e mi tira fuori una pomata, un cerotto per le vesciche e mi regala tre pastiglie di voltaren per i dolori articolari. Commossa, mi gusto le mie uova all’occhio di bue, con patatine e jamos serrano (si alle 11 del mattino!). Si chiama Bernard, come mio zio.
    Nel frattempo entra una ragazza tedesca conosciuta al primo giorno. Non appena mi convinco a riprendere la strada sotto l’acqua, mi porge la metà del suo kinder bueno. Un gesto semplice e genuino, per il gusto della condivisione, sapendo che entrambe stiamo facendo la stessa fatica. Ne compro uno anche io, la guardo e le dico che lo mangeremo insieme la prossima volta. Esco, una volata di vento mi ricorda come uno schiaffo, che oggi è dura!
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