• Volare oh oh

    2024年10月3日, スペイン ⋅ ☁️ 20 °C

    È tempo di incamminarmi e sono presa come sempre dal dubbio sul dove fermarmi. La testa è leggera, i muscoli pieni di energia, il problema rimane sempre il piede sinistro, gonfio e pieno di vesciche. Sono a 2,5 km dalla mia tappa finale, ma forse dai, riesco ad arrivare a Portomarin. Il paese è più grande e avrei più scelta per dormire. Mentre faccio questi ragionamenti, neppure mi accorgo che, ehi, la gambe stanno volando! Cammino veloce, a ritmo scandito e coordinato, supero tutti, “saltello”, volo. Dopo una mezz’ora inizio ad essere stanca, ma il ritmo non può essere interrotto! Forse vedere il cartello segnare “100km per Santiago” mi ha dato alla testa!
    Ovviamente non arrivo alla meta con la stessa grinta, ad un certo punto i piedi in fiamme mi riportano nella cruda realtà! Che male!
    Torno ad un ritmo normale, anzi lento e zoppico un poco. Vedo la città, si deve scendere molto ed al bivio tra statale e sentiero, scelgo quest’ultimo. Almeno per stare sola, nel caso dovessi maledirmi ancora ad alta voce. Mentre il sentiero diventa sempre più ripido (maledetta me) e le punte dei piedi vanno a fuoco, sento dei passi dietro di me… mi giro ed è di nuovo Öykü! Pazzesco, anche lei ha scelto il sentiero della muerte e con gli occhi sgranati mi chiede “ma sei una pazza, non dovevi fermarti prima?”. Rido forse anche un po’ troppo.
    Scendiamo insieme chiacchierando, mi dice che oggi ha avuto un epifania: vuole lavorare per una ong, che si occupi di culture diverse. Le dico che ho un’amica che lavora per survivors, glielo faccio vedere su IG. Lei esplode di gioia: “ecco perché hai fatto 22km oggi, dovevi avere questo ruolo nella mia vita” mi ringrazie e un 20 minuti siamo alle porte del paese: una scalinata ripida è il modo peggiore per accoglierci. Le chiedo se sa già dove dormire, ma lei mi risponde che non si fermerà qui, prenderà un bus per la prossima tappa. Rimango un attimo interdetta, all’inizio pensavo scherzasse, peró capisco che fa sul serio mentre cerca la fermata del bus sulla mappa. Mi chiedo cosa spinga una ragazza che ha fatto 400km a piedi a prendersi una scarciatoia per la prossima città. Poi capisco, proprio perché ha già fatto tanto, ha diritto di concedersi qualche aiuto. La saluto calorosamente. Probabilmente non ci incroceremo più.
    A me rimane la scalinata, meno dura del previsto, mi fiondo al primo ostello che mi consegna all’ennesimo letto a castello, piano alto. Chiedo la possibilità di dormire basso, mi risponde che ci sono tante persone anziane. Capisco, meglio lasciare il letto comodo a loro: anche se poi arriveranno solo giovani ad occupare i posti migliori. Non importa, ho tempo di riposare e farmi una doccia caldina (in questo posto le docce fanno abbastanza schifo) e decido di fuggire dalle chiacchiere di in ragazzo coreano, andando a mangiare in un ristorante che sembrava carino: canno su tutta la linea prendendo un pulpo alla gallega gommoso e condito male con una grigliata di verdure mista molto buona ma estremamente cara!
    Vado a letto con lo stomaco agitato.
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