Uydu
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  • Gün 78

    Raccolgo dati ed emozioni

    7 Kasım 2022, Guatemala ⋅ ⛅ 28 °C

    Sono in visita alle comunità, che dovete immaginare come un mix tra baraccopoli nella natura, case di legno con tetti di paglia, e case in cemento in costruzione con tetti in lamiera. Il tutto condito con buone dosi di fango, cani randagi, galline e maiali liberi di scorazzare, e un'afa persistente che se potesse entrerebbe nelle ossa. Ciononostante, ai miei occhi, questi posti sono bellissimi. Pieni di semplicità, natura, occhi curiosi, bambini gioiosi, e tanta accoglienza. Quello che il mio sguardo fatica a vedere sono le enormi difficoltà che queste persone affrontano con oramai rassegnata naturalezza. Durante il primo giorno di raccolta dati siamo stati in una piccola comunità in riva al fiume, oramai circondata dalle piantagioni di palma da un lato, che contaminano le loro acque e sottraggono le loro terre, e da un fiume sempre più soggetto ad esondazioni dall'altro. Non hanno scampo. Ho passato la serata a pensare a come poter aiutare queste persone se ne avessi il potere. Potrei aiutarli a combattere contro l'industria della palma, ma contro il fiume la questione è più complessa. Non si può combattere la natura. La protezione della loro comunità necessiterebbe o di opere d'ingegneria fluviale, decisamente troppo onerose e impattanti, o di una maniera veloce di contrastare il cambiamento climatico, assolutamente impensabile nel breve termine. In poche parole: sono fottuti. Non sono riuscito a pensare ad altro se non a trovare un modo affinché se ne vadano da lì. Non ci sono alternative. Devono fare i bagagli. Ed è proprio qui che la questione si complica.
    Facciamo un gioco di ruolo: vivi in una terra condivisa con la tua comunità, di cui non possiedi titolo di proprietà (non puoi vendere), e vivi in una casa di legno (non la puoi vendere) e ti cibi dei frutti della terra (che bastano a malapena a garantire il minimo apporto calorico necessario a te e alla tua famiglia). Anche se te ne volessi andare, come pensi di farlo? e soprattutto, andare dove? in città con il suo costo della vita elevato? in un'altra comunità della zona che vive quasi le stesse problematiche? all'estero? e con che soldi?
    Queste persone non hanno vie d'uscita. Se hanno la fortuna di possedere del terreno, litigano con l'idea di venderlo all'industria della palma, perché sì questo li aiuterebbe economicamente a migrare ma li lascerebbe senza terra e non farebbe che peggiorare le condizioni ambientali della loro comunità, comunità in cui sono nati e cresciuti, in cui vivono persone con cui hanno condiviso molto, se non tutto.
    Come si aiutano persone che vivono in queste condizioni? come trovare la forza di dirgli: l'unica soluzione che hai è di trovare la felicità con quel che hai. Perché è così. La legge non li aiuta. Lo stato non li aiuta. Le organizzazioni internazionali poi di tanto non possono fare. Non hanno altro se non loro stessi e la loro capacità di divertirsi e godere di quel poco che hanno. E gli basterebbe anche se non fosse che la loro acqua sa di aceto ed ha la consistenza dell'olio e il loro fiume puntualmente gli rade al suolo la casa e gli distrugge il raccolto.
    In tutto questo l'industria palmera mette letteralmente in pericolo le loro vite, con minacce di violenza e di persecuzione giuridica. I due capi comunità che ho conosciuto hanno un processo tra un mese in cui sono imputati per delle accuse che scopriranno solo quel giorno.
    Io onestamente ad un certo punto stavo per mettermi a piangere. L'emotività è nata dall'empatia che a sua volta è cresciuta al conoscere la storia e la vita di queste persone. Conoscere la storia di queste comunità è per me un privilegio ed un grande fardello. Un peso grande sulla mia sensibilità, difficile da smuovere. La tristezza e l'impotenza si siedono sul mio umore e restano lì finché il tempo non opererà la magia del soppiantare i miei pensieri e le mie emozioni con altri di nuovi. Io stesso non ho alternative se non cercare di restare positivo e concentrato, e sperare che quel poco che riuscirò a dire e a scrivere su di loro svegli l'empatia in altre persone. L'ho già scritto qui, il nostro stile di vita è concatenato alla vita di queste persone. Quando tornerò mi piacerebbe riuscire a parlare di queste comunità con più persone possibili. Credo sarebbe un'opportunità per rendersi conto che un sistema economico basato sullo sfruttamento incontrollato ha un duplice effetto: colpire le comunità che vivono con le risorse e con le terre che il sistema necessita; e colpire tutti con eventi climatici che causeranno sempre più morti e più migrazioni, migrazioni che altro non sono che l'ultima spiaggia, l'ultima opportunità di salvezza per molti esseri umani.
    Forse la mia unica salvezza è il "non vedo, non so, non soffro", perché una volta che sai, che vedi e che tocchi con mano, è quasi sicuro che soffrirai. L'ingiustizia non lascia scampo agli animi sensibili e ammetto, non con vanto o arroganza anzi quasi con una certa preoccupazione per la mia salute mentale, che la mia sensibilità in queste occasioni non aiuta.
    Okumaya devam et