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    Fase 1 completata

    11. November 2022 in Guatemala ⋅ ☀️ 31 °C

    Ricordo che è da quando sono arrivato che aspettavo il momento in cui avessi finalmente finito di progettare la raccolta dati, fossi andato per comunità e avessi terminato la missione per cui sono partito.
    Quel momento è oggi. Quel momento è arrivato, e io sono al settimo cielo.
    La settimana scorsa mi stavo facendo prendere dall'ansia, un sacco di programmi stavano cambiando, gli imprevisti erano quasi all'ordine del giorno e il mio nervosismo cresceva. Anche in quel caso una buona dose di meditazione e di lavoro mentale sono stati necessari per entrare nello spirito giusto: non puoi controllare tutto, non ti affannare per ciò che è fuori dal tuo controllo.

    Lunedì ero un'altra persona. Pronto per ogni avversità. Così la vita ha pensato bene che per testare questo equilibrio instabile era necessaria un'ulteriore prova. Appena partiti lunedì scopriamo che 3 delle 6 persone assunte per aiutarci nella raccolta dati hanno dato buca. Non sarebbero venuti, né quel giorno né nessuno dei successivi. Me l'avessero detto la settimana scorsa sarei esploso, ma lunedì no, lunedì sono solo scoppiato a ridere, una risata genuina, liberatoria quasi, un'opportunità per riaffermare la mia ritrovata indipendenza dagli imprevisti che per tutta la settimana non sono stati in grado, neanche una volta, di influire sul mio umore.
    Altre sono invece state le sfide vere e ben più pesanti. Sfide che ho già raccontato, in parte, nella storia precendente e su cui è meglio non tornare per non far tornare a galla emozioni che ho momentaneamente superato. Perché è così che ci si mantiene sani, riponendo a terra i pesi che ci portiamo sulle spalle e su cui non abbiamo il controllo. Così i pesi raccolti questa settimana li ho presi tra le braccia, li ho stretti forte, li ho sentiti, loro hanno sentito me, ci siamo riconosciuti, e poi ci siamo lasciati andare, loro hanno cambiato me e io ho accettato la sfida di provare a cambiare loro, con quel poco, pochissimo, potere che ho: la mia voce.

    Certo, queste non sono esperienze che si possono più di tanto raccontare. Si possono mostrare le foto, raccontare delle storie, ma non si possono condividere le consapevolezze acquisite ne le connessioni create, e chi mi conosce bene sa quanto io creda che non si possono cambiare le cose a cui non si è connessi. Io mi sono connesso a questa realtà, ed ora ne condivido i problemi e posso sempre provare a far connettere anche altre persone. Molto probabilmente non ci riuscirò, nessuna persona di un paese sviluppato ama fermarsi a pensare ai problemi dell'umanità, soprattutto di un'umanità che vive oltreoceano in comunità sperdute di cui non saprebbe neanche pronunciare il nome. Tuttavia, tentar non nuoce. Non sono bravo a comunicare le battaglie che mi stanno a cuore, a cui sono connesso, c'è chi direbbe che divento indisponente o addirittura arrogante, e ne sono consapevole. La rabbia non entra spesso nelle mie giornate ma quando una persona non capisce il mio punto di vista allora inizia a farsi sentire e non riesco più a gestire la comunicazione in modo costruttivo. Forse è proprio da qui che dovrei partire, lavorare su una comunicazione più costruttiva, aperta, non giudicante e che punti a far davvero capire cosa ha fatto scattare in me la connessione a ciò che mi sta a cuore, senza però pretendere che anche nel mio interlocutore scattino le stesse connessioni. Del resto siamo tutti diversi, e io lo sono bene, molto bene.

    Concludo ringraziando la vita e ringraziando me stesso, sì me stesso, perché ho avuto il coraggio di spingermi dove avevo paura di spingermi, di essere uscito di nuovo dalla mia zona di confort creando un'opportunità di crescita e di riflessione che sta dando i suoi frutti. Ho sofferto, ho pianto ed ora raccolgo i primi frutti di quelle lacrime, frutti di maggior consapevolezza, frutti che donano carica e voglia di cambiare le cose, frutti che ti danno la spinta a non fermarti e a lasciar spazio a tutto ciò che di bello può ancora succedere nel mondo. Ed è per questo che domani riparto alla scoperta di questo paese per prendermi del tempo per riflettere meglio su quanto ho visto ed ascoltato ed anche per rilassare la mente dopo questi giorni così intensi.

    NB. Aneddoto interessante. Durante il terzo giorno in cui andavamo di casa in casa a raccogliere dati con il questionario da me creato, si è sparsa la voce nella comunità che c'erano giovani che giravano facendo domande scomode. Ad un mio collega è capitato di essere accolto da una vecchietta con un bastone pronta a colpirlo e ad un'altra collega hanno impedito di uscire dalla casa e minacciato di chiamare la polizia. Fortunatamente nessuna conseguenza se non un po' di paura. Giusto per far capire quanto parlare di alcune problematiche diventi scomodo e le comunità sono estremamente divise tra chi vede il problema e chi invece lo nega. Le aziende di palma fanno anche questo, rompono gli equilibri comunitari.
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