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  • Day 5

    Metropolitan Museum

    July 3, 2023 in the United States ⋅ ☀️ 27 °C

    Ci incontriamo con Natale Giorgio e Andrea, più rilassati e meno stanchi, e entriamo nel Metropolitan Museum of Art.
    Se fuori ha un’aria unicamente mastodontica, dentro è davvero molto bello. Diverse sale hanno, su un lato e su mezzo soffitto, enormi vetrate con vista sul parco, e già questo è uno spettacolo. Le sale sono comunque tutte grandi e armoniose. È ricchissimo: per guardare tutte le opere che contiene forse non bastano due giorni.
    Vediamo il Tempio di Dendur, che è stato fatto costruire dall’imperatore romano Augusto per onorare Osiride, dio del Nilo. La costruzione della diga di Assuan lo mise a rischio, così l’Egitto lo donò agli Stati Uniti dove fu trasportato blocco per blocco e poi riassemblato.
    Ci aggiriamo per le sale godendo delle bellezze che ci circondano in attesa del nostro turno per vedere la mostra estemporanea di Van Gogh.
    Il tema di questa esposizione sono i Cipressi ovviamente presenti in tuti i quadri. Il più grande e gettonato è la “Notte stellata”. Molti visitatori sono assiepati attorno a questo dipinto e la guardia che lo presidia redarguisce una ragazza che continua a farsi selfie sempre più vicina alla tela. I dipinti di Van Gogh mi emozionano sempre anche se quelli che abbiamo visto ad Amsterdam nel 1990 erano ancora più belli.
    Esausti torniamo in albergo. Giorgio si prende yogurt e frutta al supermercato vicino e non intende più uscire.
    Laura mi propone ti andare con lei e Giulia a Time Square. Andrea andrà a Bryant Park dove proietteranno un film che gli interessa. Pippo vuole andare a cena ma ovviamente non solo. Quindi Natale che avrebbe preferito riposarsi accompagna Laura e Giulia a Time Square.
    Pippo ed io usciamo nel tentativo di raggiungere il ristorante greco che avevamo visto la sera prima, ma non lo troviamo. Siamo anche usciti senza telefono e senza cartina. Comunque siamo in una zona piena di locali e troviamo la “Piccola Cucina”, 75 Thompson St, ristorante italiano. C’è posto solo fuori: 4 tavolini da due sotto due ombrelloni. Il cameriere, un giovane della provincia di Modena, parla italiano. Pippo prende la pasta alla norma che dichiarerà essere la migliore mangiata negli ultimi vent’anni, io una tartare di salmone con avocado. Beviamo un calice di rosso dell’Etna (18 dollari) e uno di prosecco (14 dollari), ma siamo davvero soddisfatti. Durante la cena si scatena un breve e intenso temporale: fortunatamente l’ombrellone ci ripara, a differenze delle due turiste asiatiche sedute di fianco a noi che sono costrette a lasciare il loro tavolo. Anche senza cartina riusciamo a tornare in albergo.
    Andrea si è bagnato e dovrà asciugare il suo unico paio di scarpe con il phone.
    Dopo lo shopping in Time Square Laura Natale e Giulia mangiano al ristorante greco.
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