A 9-day adventure by Paola Read more
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  • Day 1

    Prefazione

    June 29, 2023 in Italy ⋅ ☁️ 29 °C

    Da tempo Laura aveva espresso il desiderio di festeggiare il 25° anniversario del suo matrimonio con Natale (2 luglio 1998) a New York e nell’estate del 2022 lo ha ribadito. Come già fatto in precedenza, mi sono aggregata con entusiasmo, nella speranza di convincere anche Pippo, molto più restio di me a uscire dall’Italia e soprattutto ad andare negli USA.
    Anche Giorgio si è unito al gruppo.
    Pippo ripete spesso che non vuole venire, perché non ha più l’età per viaggi lunghi, non sa l’inglese, gli Americani hanno le armi, si mangia male, ecc.
    Ma a gennaio 2023 abbiamo comprato i biglietti aerei con American Aerlines: Malpensa-Heatrow-JFK e ritorno più JFK-Buffalo e ritorno per vedere le cascate del Niagara.
    Laura Natale e i ragazzi devono fare i passaporti.
    Intanto a aprile Andrea va a Tokio usufruendo del premio per il concorso che ha vinto.
    A maggio American Airlines ha cambiato il volo di andata, con scalo a Londra, in volo diretto Malpensa-JFK.
    A inizio giugno purtroppo ci sono stati gravi incendi nelle foreste canadesi e fumo e cenere trasportati dal vento sono arrivati anche a New York, rendendo l’aria irrespirabile. Speriamo che, oltre a spegnere gli incendi per la salvaguardia del pianeta, la situazione si sistemi prima della nostra partenza. Stranamente Pippo non legge nulla in proposito e noi ci guardiamo bene dal metterlo in allarme. L’agenzia viaggi ci avverte che l’unica possibilità di variare le date del viaggio senza perdere tutto il costo dei biglietti è che il governo USA “sconsigli” i viaggi verso New York. Dopo il 15 giugno nessuno ne parla più e ci sentiamo un po’ più tranquilli.
    Tutti compiliamo on line il modello ESTA, obbligatorio per entrare negli Usa.
    Poiché New York è molto grande, c’è tanto da vedere e abbiamo solo poco più di 4 giorni, nel mese di giugno leggo bene la guida della National Geographic.
    Laura, Andrea e io facciamo l’elenco delle cose che per noi sono assolutamente imperdibili e io scrivo di fianco a ognuna il quartiere in cui si trovano per poi creare un itinerario funzionale al tempo limitato che abbiamo a disposizione. Pippo, Giorgio e Natale si adeguano, mentre Giulia vorrebbe andare a far colazione da Tiffany (le abbiamo spiegato che nel film “Colazione da Tiffany” Audrey Hepburn semplicemente beveva un caffè davanti alla vetrina – ma il vero obiettivo di Giulia è farsi comprare una collanina).
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  • Day 1

    Little Island, High Line

    June 29, 2023 in the United States ⋅ ⛅ 28 °C

    Ore 7: Pippo ed io siamo in macchina con la nostra valigia, borsetta e zainetti. Passiamo a prendere Giorgio e poi con Laura, Natale, Andrea e Giulia andiamo al parcheggio King Parking a Lonate Pozzolo (Va): è il parcheggio più economico (55 euro per 8 giorni) trovato da Andrea che, come Emi, sa usare bene Internet. Con la navetta – da 7 persone – ci accompagnano alla Malpensa dove con calma facciamo il check-in.
    Alle 11 saliamo in aereo: io sono accanto al finestrino nella fila a sinistra, accanto a me Andrea e poi Giulia. Pippo, Natale e Laura sono insieme nella fila a destra mentre Giorgio è accanto a loro nella fila centrale da 4 posti.
    Durante il volo (7 ore) vedo 2 film: “Ticket to Paradise” con George Clooney e Julia Roberts e “Un uomo chiamato Otto” con Tom Hanks: mi sono piaciuti entrambi.
    Per pranzo ci danno pollo con riso, commestibile, più tardi un gelato alla vaniglia dolcissimo e infine una piadina arrotolata immangiabile. Giulia ha una sensazione di vomito.
    Il volo è tranquillo, sia il decollo che l’atterraggio sono perfetti.
    Nell’aeroporto JFK ci controllano i passaporti, ci fotografano, prendono le impronte di tutte le dita delle mani e ci fanno domande tipo: “quanto rimanete?”, “dove alleggiate?”, “avete contanti?”. Poiché dichiariamo di avere solo circa 200 euro, ci domandano come pensiamo di vivere a New York, ma alla risposta che useremo la Credit Card l’incaricato si sente più tranquillo.
    La maggior parte degli addetti nell’aeroporto è di colore.
    Prendiamo le valigie e ci dirigiamo all’uscita.
    Per arrivare alla fermata metro più vicina, Jamaica, dobbiamo prendere l’Airtrain, 8,25 dollari, ma la fortuna è dalla nostra: c’è troppa gente e i funzionari decidono di aprire l’accesso ai treni per 30 secondi facendoci defluire rapidamente gratis.
    Alla stazione metro di Jamaica facciamo l’abbonamento per 7 giorni a 33,50 dollari.
    Il nostro albergo è il Four Points by Sheraton al SoHo Village, 66 Charlton Street. SoHo sta per South Houston.
    Prendiamo la E direzione Downtown, alla 55° St. cambiamo con la linea 1 fino a Houston e poi a piedi fino all’albergo. La piantina di New York scaricata sul telefono si legge anche senza connessione.
    Una signora, neppure tanto giovane, aiuta Natale a portare su dalle scale della metro la sua valigia abbastanza grande e pesante: è il primo segnale della gentilezza degli abitanti di New York.
    L’albergo ha 18 piani. Le nostre stanze sono al 10° piano: noi camera 1002, Laura 1007. L’aria condizionata è al massimo ma sui letti ci sono coperte pesanti. Ci sono due grandi letti, 1 bottiglietta d’acqua a persona, macchinetta del caffè con le cialde, che userò tutte le mattine prima della doccia.
    Dopo una rapida riassestata, usciamo per “provare” la città: ci dirigiamo verso l’Hudson che costeggia l’isola di Manhattan a ovest e camminiamo sul lungo fiume. Come nei film, ci sono persone che corrono, camminano o riposano su una panchina o sull’erba. In un’aiuola piena di fiori c’è un frutto di metallo alto circa due metri, forse una mela.
    Arriviamo fino a “Litte Island”, un’isola artificiale che sembra appoggiata su coni rovesciati o meglio su gambi di fiori. Non si può entrare: è chiusa per tutelare la salute di chi ci lavora a causa della cattiva qualità dell’aria.
    Non fa caldissimo, ma c’è umidità e foschia.
    Saliamo sulla High Line e ne percorriamo una parte. È una zona verde creata sui binari di una vecchia ferrovia sopraelevata rispetto alla città, un percorso abbastanza lineare ricco di diversi tipi di piante e fiori, panchine su cui riposare (anche chaise longue). Attorno ad alcuni semplici sedili in pietra scorre l’acqua e con il caldo che fa molti si tolgono le scarpe per rinfrescare i piedi. Si cammina più o meno all’altezza del secondo piano delle case. Seguendo il percorso incontriamo bancarelle di street food e gelati, un piccolo anfiteatro dove stanno facendo uno spettacolo di varietà. Vediamo la parete di una casa con un grande murales raffigurante Madre Teresa di Calcutta e Gandhi.
    Tornado verso l’albergo ci fermiamo a mangiare qualcosa in un fast food: Pippo e i ragazzi un hamburger, Giorgio patate fritte e io una spremuta di mango (devo ricordarmi di chiederla “no ice, please”).
    Tre pastiglie di melatonina e cerchiamo di dormire: la nostra giornata è durata 6 ore in più.
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  • Day 2

    Oculus, World Trade C., Battery Park

    June 30, 2023 in the United States ⋅ ⛅ 26 °C

    Appuntamento alle 8 per la colazione.
    Giorgio, Giulia e io andiamo da Starbucks per un espresso double shot e una pasta tutta burro e zucchero. Giulia chiede una strana bevanda a base di succo di frutta e acqua, per di più gelata. Gli altri fanno colazione nella piccola hall dell’albergo con plum-cake, caffè, latte e thè
    Il programma di oggi prevede: Lower Manhattan, traghetto gratuito fino a Staten Island per vedere la Statua della Libertà e nel pomeriggio visitare il MoMA (Museum of Modern Art) che il venerdì dalle 16 alle 20 è gratuito.
    In albergo ci hanno dato una cartina della città con la mappa della metropolitana.
    La città è molto grande, ma è abbastanza facile orientarsi per la disposizione a scacchiera: le Avenue scorrono in direzione Nord/Sud e le Street le intersecano in direzione Est/Ovest. Unica eccezione rilevante è la Broadway Avenue che segue un vecchio e tortuoso sentiero indiano.
    Prendiamo la linea 1 della metropolitana da Houston a Chambers St., camminiamo fino al City Hall Park: un’oasi di verde vicino a Wall Street, con una bella fontana e delle opere d’arte in legno e gesso ultramoderne.
    Passiamo vicino alla chiesa di St.Paul in pietra scura, con l’ingresso preceduto da 4 colonne e intorno un giardino. Appena svoltato l’angolo si intravede l’alto e slanciato grattacielo del One World Trade Center: alto 1776 piedi (anno di nascita degli Usa) pari a 554 metri è il più alto edificio del paese.
    Ci rendiamo subito conto che i grattacieli di Milano, sia quelli di piazza Gae Aulenti che quelli di City Life sono cose da principianti, rispetto a quelli di New York.
    Davanti a questo grattacielo c’è una struttura avveniristica: l’Oculus Center di Calatrava che sorge sopra il centro commerciale andato distrutto nell’attacco terroristico dell’11 settembre. Ha una forma molto particolare e caratteristica: da fuori sembrano ali bianche di acciaio che si alzano verso il cielo incrociandosi, all’interno sembra di essere nel ventre di una balena bianca: la luce solare filtra attraverso le gigantesche costole. Abbagliati dall’aspetto spettacolare della struttura architettonica, ci accorgiamo solo dopo che dentro ci sono tanti negozi e una delle stazioni metro più importanti e movimentate della città.
    Usciti dall’Oculus ci sorprende una statua in bronzo che rappresenta un lungo tandem con diversi animali in sella (elefante, ippopotamo, scimpanzé, coniglio, cane, scimmia, leone, zebra, giraffa e rinoceronte) con un sellino libero tra lo scimpanzé e il coniglio perché, ovviamente, ci si possa immortalare con una foto. A parte Giorgio, tutti ci siamo fatti la foto in sella.
    Nello spazio vicino c’erano anche un rinoceronte e un cane che giocavano a scacchi e un elefante e un coniglio seduti su una panchina.
    Lì vicino ci sono le grandi vasche quadrate al posto delle torri gemelle abbattute l’11 settembre 2001. Sui bordi sono incisi tutti i nomi delle vittime dell’attentato e parenti o amici, il giorno del compleanno di qualcuno di loro, inseriscono nelle lettere un fiore a ricordo.
    Solo in una delle due vasche scorre l’acqua dai bordi al centro. Intorno ci sono prati verdi e alberi.
    Non abbiamo visitato il 9/11 Memorial Museum, era già abbastanza spettrale e angosciante questo.
    Davanti all’ingresso del One World Trade Center c’è un mappamondo azzurro (il mare) e argento (i continenti) con davanti quattro pugni chiusi a formare una croce.
    Poiché abbiamo già camminato parecchio per riposarci andiamo in Whitehall Street a prendere il Ferry gratuito per Staten Island e vedere la Statua della Libertà dal mare. Il traghetto è molto affollato e non passa vicinissimo alla Statua della Libertà, per di più c’è un po’ di foschia. Scesi dal traghetto a Staten Island risaliamo immediatamente su quello di ritorno.
    Visitiamo la Trinity Church, stile neogotico, il cui campanile sembra schiacciato tra gli svettanti grattacieli. Dentro si può ammirare lo stile gotico. Intorno c’è il cimitero storico e un giardino utilizzato nella pausa pranzo dagli impiegati di Wall Street.
    Pranziamo in un ristorante messicano con un piatto di papaya, insalata e avocado. L’acqua è quella del rubinetto con ghiaccio e un discreto sapore di cloro: solo in Italia abbiamo la mania dell’acqua minerale in bottiglia (bottiglia quasi sempre di plastica, che ovviamente abbatte ogni beneficio).
    In diversi punti della città ci sono sedie e tavolini a disposizione di chi vuole bere un caffè o mangiare qualcosa, non di proprietà di bar o ristoranti ma pubblici (in Italia non resisterebbero due giorni).
    A Wall Street e ci imbattiamo in un enorme Toro (Bull) in bronzo, scolpito dall’italiano Arturo Di Modica, che simboleggia i rialzi della borsa.
    Ci riposiamo a Battery Park dove troviamo poltroncine metalliche azzurre, anche queste pubbliche che si possono posizionare in qualsiasi punto del parco. Laura seduta su una poltroncina e con i piedi su un’altra è anche riuscita a fare un pisolino.
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  • Day 2

    St. Patrick

    June 30, 2023 in the United States ⋅ ☁️ 29 °C

    Da Battery Park con la linea 6 della metro siamo arrivati alla 51 St. per dirigerci vero il MoMA, nella Midtown North.
    Nel percorso ci siamo imbattuti nella cattedrale gotica di St. Patrick, sulla 5th Avenue: neogotica, a tre navate con transetto, alte colonne, vetrate colorate con disegni religiosi, bassorilievi in marmo, il Great Organ con sopra un rosone di 8 metri di diametro. Nella Lady Chapel si può vedere una bella Pietà in marmo. Davvero molto ricca, anche paragonata al Duomo di Milano costruito 500 anni prima.Read more

  • Day 2

    MoMA

    June 30, 2023 in the United States ⋅ ⛅ 28 °C

    Il MoMA è una struttura moderna e lineare e per i quadri che abbiamo visto credo sia il museo di New York che mi ha emozionato di più. Non avendo a disposizione un’intera giornata per visitarlo, ci siamo diretti subito al quinto piano dove ci sono quadri di Picasso, tra cui “Les Demoiselles d’Avignon”-“Ragazza di fronte allo specchio”-, autoritratti di Frida Kahlo, quadri polinesiani di Paul Gauguin, “Notte stellata”-“Iris”-“Ritratto di Joseph Roulin” di Van Gogh, e poi Chagall – “Io e il villaggio”, Cézanne, Boccioni – “Dinamismo di un footballer”, Dalì – “La persistenza della memoria”, Klee – “Gatto e uccello”, Matisse – “La danza”, Kandinsky e Magritte con l’enigmatico e bellissimo “Gli amanti” – una donna e un uomo con le teste avvolte in tela bianca che si baciano, ma anche “il falso specchio” e “L’assassino minacciato”.
    Usciti dal MoMA ci siamo ritrovati quasi casualmente nella Rockfeller Plaza dove c’è una pista di pattinaggio, nella parte inferiore della piazza, proprio sotto la statua dorata di Prometeo che porta il fuoco all’uomo. I pattinatori principianti adulti usavano una specie di deambulatore per non cadere.
    C’è il famoso negozio di giocattoli FAO Schwarz (film “Mamma ho perso l’aereo”) che Andrea ha visitato – da un paio d’anni è anche a Milano in piazza Cordusio.
    Abbiamo visto anche la statua di Atlante che regge la volta celeste.
    Siamo stanchi, torniamo in albergo e, dopo un rapido riassestamento, usciamo per andare a cena. Andrea ha trovato un ristorante messicano vicino: un po’ rumoroso per gli attempati e frequentato principalmente da giovani. Dopo una mezz’ora di attesa ci sistemano in una stanza interna. I camerieri sono tutti gentili e professionali, forse perché parte del loro compenso è legato alle mance (10-15-20%) che il cliente è sollecitato a lasciare al momento del conto. Mangiamo burritos e insalata.
    Stanchi ma soddisfatti andiamo a dormire con qualche pastiglia di melatonina.
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  • Day 3

    Central Park

    July 1, 2023 in the United States ⋅ ☀️ 25 °C

    A parte Giorgio, facciamo tutti colazione nella hall dell’albergo. Poi io accompagno Giorgio da Starbucks per un caffè più simile a quello italiano.
    Con la linea 1 della metro da Houston St. ci dirigiamo a Columbus Circle, la piazza a sud ovest di Central Park.
    Laura, Andrea, Giulia ed io noleggiamo le biciclette per un’ora (10 dollari), mentre Giorgio, Pippo e Natale passeggiano a piedi nel parco. Andare in bici a Central Park è bellissimo. Il percorso è a senso unico. Ci sono i semafori per far attraversare i pedoni, carrozzelle trainate dai cavalli. È una zona verde molto estesa: il polmone della città, dalla 59 alla 110 St. e dalla 5th alla 8th Av.
    Il parco fu aperto nel 1856. Il terreno preesistente presentava cave, avvallamenti, paludi e baracche abitate da poveri immigrati irlandesi, tedeschi e afroamericani. Riconvertire la zona in parco cittadino ha richiesto tempo, soldi (quanto è stato pagato alla Russia per l’acquisto dell’Alaska), mano d’opera, terriccio, alberi e piante.
    Al suo interno ci sono campi da tennis, baseball, basket, aree picnic, laghi e laghetti per canoe e barche.
    È affascinante veder spuntare da dietro il verde degli alberi i grattacieli o le belle case residenziali.
    Prima sosta con la bici per fotografare la statua di Balto, un husky ritto su una roccia, dedicata all’indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono, per 600 miglia, sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche, l’antitossina per la difterite in un piccolo paese dell’Alaska.
    Siamo poi arrivati alla Bethesda Terrace dalla quale si gode una bella vista sul lago, nel centro della piazza c’è la Bethesda Fountain. Non potevamo saltare Strawberry Fields, dedicato a John Lennon dopo la sua morte (1980 ucciso davanti a casa: Dakota Building) come simbolo di pace. Sulla strada c’è un mosaico circolare in bianco e nero con la scritta IMAGINE regalato dal comune di Napoli.
    Lasciate le bici e ritrovati gli altri andiamo a piedi al Belvedere Castle costruito su una delle rocce naturali del parco per vedere il panorama.
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  • Day 3

    Times Square, Public Library

    July 1, 2023 in the United States ⋅ ☁️ 28 °C

    Usciti da Central Park ci dirigiamo verso Times Square dove tutto è esagerato: gigantesche insegne di messaggi luminosi, negozi di tutti i tipi, tantissima gente, molto rumore, lunga fila – soprattutto di giovani - in coda al chiosco rosso TKTS per acquistare i biglietti scontati dei musical di Broadway. C’è anche un intero grande negozio solo di M&M.
    A poca distanza da Times Square c’è Bryant Park: un rettangolo di prato verde circondato da alti alberi con tavolini e sedie dove ci si può sedere per mangiare, leggere o rilassarsi. Affittano plaid per chi vuole sedere sul prato e vedere uno spettacolo per bambini. Troviamo un negozio che vende ciotole di cibo con diversi ingredienti a tua scelta: pollo, maiale, verdure cotte o crude e diversi tipi di salse. L’acqua la abbiamo nelle borracce. Giorgio compra anche 2 birre ma berle in pubblico è un problema: bisogna tenerle nascoste in un sacchetto di carta. Trovo questa regola infantile: non salverà nessun alcolista.
    A un’estremità di Bryant Park c’è la New York Public Library che visitiamo solo Laura, Giulia ed io. Nei corridoi, con alti soffitti decorati, ci sono rubinetti in stile per dissetarsi.
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  • Day 3

    Empire State Building

    July 1, 2023 in the United States ⋅ ☁️ 27 °C

    Ci dirigiamo verso l’Empire State Building per salire prima alla terrazza panoramica dell’86° piano, dove ci sono foto esplicative di quando è stato costruito, e poi all’osservatorio del 102°. Costo del biglietto per salire 40 dollari. Alto 443 metri è in stile art déco. Dal 1930 al 1931 alla sua costruzione hanno lavorato 3400 operai in gran parte immigrati italiani e irlandesi affiancati da nativi Mohawk ottimi equilibristi ad altezze considerevoli. Già dai vetri della terrazza si ha una visione a 360 gradi della città: peccato che la giornata non sia limpida ma con tanta foschia. Da una finestra si affaccia l’enorme testa di King Kong la cui zampa è all’interno per permettere ai turisti di farsi i selfi. Al 102 piano si è su una terrazza all’aperto: si sente il vento e percepiamo tutti l’oscillazione del grattacielo. Da quassù ti rendi conto di quanto la città sia grande con tutti i suoi grattacieli, le larghe Avenue, Central Park, il mare, il fiume Hudson i ponti.Read more

  • Day 3

    Guggenheim Museum

    July 1, 2023 in the United States ⋅ ☁️ 27 °C

    Usciti dall’Empire State Building ci dirigiamo con la metro al Solomon Guggenheim Museum. Al sabato pomeriggio il biglietto anziché 28 dollari può essere pagato con un’offerta libera, prezzo consigliato 10 dollari. Progettato dall’architetto americano Frank Lloyd Wright, è famosissimo per la particolare struttura. All’esterno sembra formato da scatole cilindriche bianche sovrapposte, senza finestre: mastodontico e freddo. All’interno di questo grande cilindro il parquet del pavimento è l’unica nota di colore, perché le pareti sono bianche. Non ci sono scale (gli ascensori si): si sale e si scende camminando lungo una spirale. Il soffitto è a vetri per far entrare la luce. La sua fama è talmente grande, anche per i non addetti ai lavori, che non me la sono sentita di pagare meno di 10 dollari il biglietto, ma il resto del gruppo si è un po’ risentito. Nei piani più alti ci sono opere moderne che personalmente trovo di dubbia bellezza. Al quarto e ultimo piano, da dove abbiamo iniziato la visita, in uno stanzino poco illuminato, anzi quasi buio, c’era un’accozzaglia di oggetti vari (anche pezzetti di carta strappati) a formare un “insieme” incomprensibile: non mi ha suscitato nessuna emozione, che è quello che mi aspetto dall’arte. Al primo piano, invece, ci sono quadri di Picasso, Kandinsky, Cézanne, Degas, Chagall. Personalmente la struttura non mi ha impressionato: 3 o 4 dollari per il biglietto erano più che sufficienti, al massimo 5.
    Ultima tappa del giorno la Grand Central Terminal: l’ingresso della stazione ferroviaria più grande della città.
    Come al solito colpisce la grandezza: spazio immenso, finestre ad arco altissime, pavimento in marmo, soffitto a volta su cui sono dipinte le costellazioni dello zodiaco e i lampadari sono degni di un castello (non le luci al neon che ti aspetteresti in una stazione). Ovviamente non ci si può sedere o bivaccare sulle scale che vanno al piano superiore.
    Sulla strada del ritorno all’albergo, cerco il Chrysler Building, riprodotto nei quadri delle nostre stanze in albergo. Fatto costruire dal proprietario dell’omonima industria automobilistica in stile art-déco, ha una forma inconfondibile.
    Tornati in albergo, Giorgio si prende della macedonia al supermercato, Laura salta la cena, mentre io, Pippo, Andrea, Giulia e Natale mangiamo al ristorante San Marino sotto all’albergo. Minestrone con pane, anche alle olive, e la solita acqua del rubinetto servita in brocche di vetro.
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  • Day 4

    Brooklyn Bridge

    July 2, 2023 in the United States ⋅ ☁️ 24 °C

    Dopo la solita colazione in albergo e caffè da Starbucks, con la metro siamo arrivati a City Hall Park per dirigerci al Ponte di Brooklyn.
    La metro di New York è molto più vecchia di quella di Milano, ma è molto veloce e ramificata. Alle fermate c’è un gran caldo, ma nei treni l’aria condizionata è al massimo: abbiamo continuato a coprirci salendo e scoprirci scendendo, mentre i newyorkesi non sembrano avere freddo.
    Pur essendo intenso il traffico automobilistico è sempre scorrevole perché sia le Avenue che le Street sono a senso unico, nonostante la loro larghezza.
    C’è sempre molto rumore di sottofondo sia per il traffico che per i condizionatori.
    I condizionatori oltre al rumore producono anche tanta umidità.
    Sull’East River i tre ponti più importanti sono: Brooklyn, Manhattan e Williamsburg (BMW). Il Ponte di Brooklyn è il più gettonato e spettacolare. Tre corsie per senso di marcia per le auto e, sopra, il passaggio pedonale, con tutti i tiranti, bancarelle di vario genere. Lo abbiamo percorso fino a circa metà, godendoci la vista di Manhattan da una parte e il quartiere di Brooklyn dall’altra.
    Al ritorno, abbiamo visitato Chinatown con una casa a forma di pagoda e una miriade di negozietti cinesi e Little Italy piena di ristoranti italiani.
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