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  • Day 8

    Tam Coc e il ritorno ad Hanoi

    March 22, 2023 in Vietnam ⋅ ☀️ 36 °C

    Ci svegliamo nella mattina umida ma assolata di Tam Coc.

    Come lo è per la golden hour al pomeriggio, anche al mattino prima di vedere il sole spuntare tra le nuvole devono solitamente passare alcune ore.
    Invece questa mattina, stranamente, già alle sette c’è una bellissima luce. Non mi lascio sfuggire l’occasione e lancio il drone, talmente lontano che riesco a riprendere il paesaggio che non siamo riusciti a catturare ieri a Hang Muà. Splendido.

    Facciamo colazione in fretta in hotel e ci incamminiamo verso il centro di Tam Coc, per fare un altro giro in barca, questa volta in un fiume differente. Qui le barche sono da massimo due persone, ma tanto si paga comunque una miseria quindi non ci facciamo problemi a dividerci.
    A differenza poi di Trang An, le signore che ci trasportano risalendo il fiume remano con i piedi: una cosa incomprensibile per noi, con una fisica tutta sua e, come ci immaginiamo, talmente tanti anni di questo mestiere che i piedi avranno sicuramente preso una forma particolare.

    Grazie al traduttore di Google parliamo con la nostra rematrice, che ci racconta di come già da piccola i genitori le avessero insegnato a navigare, che fa questo mestiere da 50 anni e che quando non naviga dà una mano alla comunità con altri lavori.
    Se il giro in barca a Trang An era stato beato e pacifico nei primi momenti, il traghetto da primi della giornata a Tam Coc è qualcosa di ancora più surreale: passiamo attraverso la famosa valle con il fiume in mezzo alle risaie, nel silenzio della natura accesa dal sole. Uno spettacolo che ricorderemo per sempre.

    Riusciamo a convincere le traghettatrici delle nostre due barche a fermarci a metà percorso per lanciare i droni con calma e riprendere questo paradiso fuori dall’universo, offrendo birra e mango comprato da una barca ambulante che passava per caso.
    Torniamo nel laghetto centrale di Tam Coc, salutiamo le nostre due traghettatrici preferite (non prima di aver sganciato ben 4€ a testa di mancia).

    È metà mattina e il prossimo trasporto, un taxi per tornare ad Hanoi, sarebbe partito dopo pranzo: abbiamo quindi tempo sufficiente per visitare qualcos’altro. Così inforchiamo le bici gratuite dell’albergo e sgambettiamo un po’ per le risaie, sempre immerse in una luce (e un caldo torrido) fantastica.
    Visitiamo un’altra pagoda sulla strada, incastonata all'interno di una grotta sulle pendici del monte. L'aria fresca della grotta ci corrobora per qualche minuto, ed è quasi fastidioso doverne uscire fuori al caldo.
    Per ricaricarci, ci convinciamo così a provare l’acqua di cocco al bar sotto la pagoda. Tutti tranne Poli, perché comincia ad accusare qualche problema allo stomaco. Pensiamo lì per lì che sia solo un po’ di congestione dovuta al caldo e all’afa, ma tornati in albergo le fitte alla pancia si fanno sempre più forti, costringendolo ad andare di continuo al bagno, mentre noi pranziamo velocemente per non far aspettare il taxi.

    Le due ore e mezza di viaggio verso l’aeroporto di Hanoi diventano infinite per Poli, che si contorce ad ogni minimo sobbalzo della jeep.
    Non sapevamo cosa fare: ci eravamo portati dietro qualsiasi medicinale possibile contro la diarrea, ma non per i crampi all’intestino (si esatto, niente Buscopan).

    Come in ogni avventura che si rispetti poi, le sfighe non arrivano mai da sole. Scendiamo in aeroporto e scopriamo allegramente che il nostro volo per Hoi An è stato cancellato senza che nessuno ci dicesse nulla.
    Mentre Poli supportato da Veronica fa la spola tra il bagno e le seggiole dell’aeroporto, compro i biglietti per un altro volo di qualche ora più tardi, ma presto capiamo che la situazione non è assolutamente gestibile: Poli continua a contorcersi dalle fitte, mentre continua ad arrancare avanti e indietro per il bagno.
    Di sicuro non era in grado di prendere un aereo. Rimango con lui mentre Paolino e Veronica prendono un taxi in cerca di una farmacia in città, ma il Buscopan sembra essere introvabile.
    Visibilmente Poli è uno straccio, continua a dire che non vuole andare in ospedale, che gli basta dormire per riprendersi. Così decidiamo di far spostare il nostro volo alla mattina successiva, rinunciare ad una notte ad Hoi An e prendere un albergo vicino all’aeroporto (22€ a camera).

    Con un Grab ci trasciniamo in hotel: Veronica e Poli si infilano in camera, mentre io e Paolino decidiamo di raggiungere il centro di Hanoi in cerca di cibo. Il Vegan Castle che troviamo su Google ci si presenta come un ristorante un po’ alla buona ma geniale, con menu a buffet vegano all you can eat a 90.000 Dong (neanche 4€ a testa) e tavolate in condivisione con altra gente. Facciamo così la conoscenza di una coppia svedese, in viaggio da non so quanti mesi per il sud est asiatico zaino in spalla.
    Non posso fare a meno di invidiare la spontaneità e soddisfazione che trapela dai loro racconti di villaggi in giro per la Thailandia e la Cambogia. Ci spiegano che però il viaggio totalmente senza programmi a volte può risultare molto stressante: lei soprattutto è andata in crisi un paio di volte perché la troppa libertà ti costringe, volente o nolente, a prendere in continuazione decisioni su cosa fare e dove andare.
    È un racconto meraviglioso, che mi riempie di domande sulla capacità che avremmo io e Paolino di provare un’esperienza del genere, i costi, gli imprevisti.
    Penso però che, in fondo, siamo appena “sopravvissuti” ad un cambio di programma sostanziale del nostro viaggio, ovviamente stressante ma abbiamo saputo valutare lucidamente la situazione e preso le decisioni che servivano.

    Prima di tornare in albergo troviamo il famoso Buscopan in una farmacia ancora aperta e passeggiamo un po’ per le vie del centro di Hanoi. Questa terza visita non voluta della capitale ci ha mostrato però un nuovo lato della città: quello notturno, non turistico, fatto di negozi di pochi metri quadri che vendono di tutto, di persone che lavano le pentole sporche in una tinozza piena d’acqua per strada, ragazzi che bivaccano sdraiati sui motorini, la sporcizia e la noncuranza di un quartiere palesemente lontano dal turistico centro storico. Riprendiamo il Grab di fronte un ristorante di pesce con vasche di granchi e crostacei vivi e torniamo in albergo per lavarci e andare a letto, cullati dal rumore del traffico fuori l’aeroporto.
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