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- Dzień 5
- poniedziałek, 12 sierpnia 2024
- 🌬 33 °C
- Wysokość: 10 m
JaponiaHamarikyu Gardens35°39’44” N 139°45’48” E
Odaiba

È il nostro ultimo giorno a Tokyo e ovviamente il dispiacere di lasciare questo universo così vario e affascinante si mischia alla trepidazione di scoprire un Giappone più autentico. Per l’ultima mattinata ci siamo tenuti il sud della città, promettendoci ancora una volta di viverla con tranquillità senza la pressione di dover/voler vedere tutto.
Prendiamo la metro per il giardino di Hama Ryku, sbucando in mezzo ai grattacieli di quello che sembra essere il centro finanziario: monorotaia alta, passaggi pedonali sopraelevati, pulizia dappertutto ma soprattutto poche persone perché è ancora vacanza in Giappone. Senza saperlo, scopriamo una enorme bellissima scultura di Miyazaki a forma di orologio, ispirata al castello errante di Howl.
Scendiamo verso il parco cominciando ad accusare la calura, sono appena le nove e mezza del mattino e il sole batte già forte sulla testa. Entriamo al parco e ci infiliamo subito all’ombra degli alberi. Il posto è veramente splendido: un’isola naturale pacifica circondata dai grattacieli, blu e verde che si fondono al sole. Camminiamo sul punte in legno che divide il laghetto centrale, visitiamo una piccola casetta rurale e usciamo ributtandoci in centro.
Prendiamo la monorotaia per Odaiba assieme ad altre decine di persone, che si riversano fuori al sole assieme a noi una volta arrivati all’isola. Odaiba sembra essere un concentrato di tutto ciò che può attirare un giapponese durante un giorno di festa: centri commerciali e concerti.
Scattiamo l’ immancabile selife sotto il Gundam gigante e ci immergiamo nella folla del centro commerciale alla ricerca di quello che Google maps diceva essere un negozio tematizzato studio Ghibli, ma che si rivela più piccolo di quello che avevamo visto sotto lo Skytree. Decidiamo di fare rifornimento di magliette e mutande da Uniqlo e scappiamo dalla bolgia, riprendendo la monorotaia. Vicino al Teamlab planets Paolo aveva trovato un ramen vegetariano, ma una volta arrivati li scopriamo che lo avrebbero servito all’aperto sotto il sole. Impossibile con quel caldo. Facciamo allora un’altra fermata di monorotaia e ci buttiamo dentro l’ennesimo centro commerciale alla ricerca di un po’ di fresco, dove troviamo posto in un ristorantino a buffet di verdure a “chilometro zero”.
Il caldo di oggi è veramente insopportabile, decidiamo così di rientrare verso l’hotel per riposarci un attimo e preparare le valigie in vista del trasferimento a Kanazawa.
Mentre “sorvoliamo” le isole con la monorotaia per rientrare verso il centro di Tokyo, non ci manca da riflettere su questa parte più nuova e futuristica della città: come i film di fantascienza, Odaiba e le varie isole vicine hanno proprio quel sentore di città iper tecnologiche, dove tra i grattacieli finestrati si aprono a terra spazi verdi rigogliosi e grandi aree pedonali. Le auto quasi non si vedono, e la sensazione è di un posto pulito e rispettoso dell’ambiente. Una contraddizione enorme rispetto al centro città dove ogni due metri c’è un ristorante: forni accessi e aria condizionata a palla, quantità infinite di carne e pesce consumate ogni secondo, distributori di bottigliette in plastica ogni venti metri ma quasi zero cestini e quasi mai differenziati.
Dopo una doccia corroborante e dopo aver fatto entrare tutti i nostri acquisti in valigia, usciamo in cerca di cibo a Shibuya. Il quartiere dalle mille luci ci affascina ancora una volta, con le sue vie piene di giovani, i localini pieni, le sale giochi chiassose.
Seguiamo le indicazioni su Google per un piccolo ristorante vegan che scopriamo essere nel livello sottoterra dello stesso centro commerciale del Nintendo store. Il posto è un po’ spartano e semplice rispetto agli altri ristoranti sicuramente più invitanti ma che servono solo carne, ci ritagliano pure un tavolino e due sgabelli praticamente in cucina ma alla fine mangiamo le polpette di soia più buone della nostra vita, ricoperte di una salsa all’uovo strepitosa.
Usciti dal centro commerciale, visto che la notte è giovane, cerchiamo un posto dove bere qualcosa. Ci va male la prima volta, infilati al secondo piano di un ristorante senza finestre che puzza di fritto, ci va male la seconda volta, quando ci chiudono in faccia un locale bellissimo su un rooftop che dava sullo Shibuya crossing, per cui lo prendiamo come segno del destino e ce ne torniamo in albergo.
L’ultima notte a Tokyo, domani il viaggio continua. Czytaj więcej