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- Day 4
- Monday, October 13, 2025
- ☀️ 24 °C
- Altitude: 2,243 m
MexicoMexico City19°25’37” N 99°10’3” W
Biciclette
October 12 in Mexico ⋅ ☀️ 24 °C
Paolino rientra in camera alle due di notte, dopo aver ballato raggaeton con sua cugina e gli altri.
Apro gli occhi alle sei e mezza stavolta, ma non lo sveglio e intanto sistemo foto.
Alle otto e mezza saliamo in ristorante per far colazione con calma. Non c’è Cesar che ci aspetta giù questa mattina, é domenica. L’obiettivo era gironzolare un po in autonomia, magari vedere qualche negozio ma senza una vera meta. Dopo due giorni di camminate, musei e piatti tipici avevamo voglia di rallentare un po i ritmi, ma proprio mentre ci godiamo lo yogurt con semini e ananas dolcissimo, ci accorgiamo che sotto di noi, fuori sulla Reforma - la strada principale che attraversa il centro città - non ci sono macchine, solo persone in bicicletta.
Dopo esserci lavati e preparato lo zaino per partire, decidiamo di buttarci anche noi nella mischia: noleggiamo un paio di biciclette proprio sotto l’hotel e ci mettiamo in strada assieme a centinaia di messicani. C’è chi pedala in tranquillità, chi corre, chi si fa trascinare dai cani in bici o chi va sui pattini con musica raggaeton a tutto volume. É uno scenario surreale: la strada che fino a ieri era piena di macchine che si muovevano a meno di passo d’uomo, ora é un fiume di biciclette e persone che si godono una domenica di sole facendo attività fisica e probabilmente buttando giù tutto lo zucchero di cui si strafogano durante la settimana.
Percorriamo tutta la Reforma, arrivando al parco di Chapultepec e tornando indietro. Ad ogni semaforo ci sono volontari che fermano i corridori con uno striscione e intrattengono parlando al megafono mentre passano le macchine sulle vie traverse. Siamo leggeri e felici. Finalmente riusciamo a stare in maglietta corta e pantaloncini dopo due giorni di freddo.
Prima di riportare le bici al noleggio, passiamo dieci minuti nella Ciudadela del centro storico: un quartiere circondato da mura che racchiude un piccolo mercato coperto dove si vendono principalmente souvenir ai turisti e oggetti artigianali. Ci compriamo così una coppia di Alebrijes: piccole statue raffiguranti animali strani pieni di colori sgargianti che, si dice, fungano da spiriti guida per i defunti nel dia de los muertos, proprio come Dante, il cane nel film Pixar Coco.
Riconsegnamo le biciclette e ci spostiamo pochi metri distante dall’albergo in uno dei posti segnati da Paolino: una taqueria vegana sulla strada. Mangiamo tacos con carne vegana pazzeschi. Finalmente.
Finora le esperienze culinarie che abbiamo avuto non erano mai state totalmente soddisfacenti: il Messico ha una cucina prevalentemente di carne e toglierla dai tamales o burritos o tacos significa togliere una grossa sostanza. Per quanto puoi aggiungere queso o verdure si perde il gusto forte purtroppo per cui, quando finalmente riusciamo a mettere i denti su qualcosa di sostanzioso ma che segue la nostra dieta, siamo veramente soddisfatti.
Facciamo al volo una piccola spesa di patatine e acqua e raggiungiamo Cesar che ci aspetta fuori dall’albergo con il suo inseparabile taxi giallo.
Carichiamo gli zaini e sfrecciamo sulle strade parallele alla Reforma, che continua ad essere percorsa da ciclisti e pedoni tranquilli.
Passiamo per Tequito, una zona con mercati e bancarelle ad entrambi i lati della strada, frequentato da centinaia di persone. Cesar ci racconta che però è una zona estremamente pericolosa per i gringos. Molte bancarelle vendono merce rubata, se ci si addentra nei vicoli é comunissimo trovare armi e droga e la polizia si tiene ben alla larga.
Per fortuna noi siamo in macchina nel traffico centrale e osserviamo solamente increduli questi mercato che si estende per oltre un chilometro.
Arriviamo alle due alla stazione Tapo, dove partirà il nostro autobus in direzione Oaxaca. Salutiamo e ringraziamo Cesar, che ci ha gentilmente accompagnati fino al gate e ci ha regalato due bottiglie di bibite tipiche messicane (ovviamente extra dolci).
L’ADO Platinum ci accoglie con sedili morbidissimi e recrinabili, televisione e caricatori.
Lasciamo Città del Messico nel traffico e imbocchiamo l’autostrada in direzione sud, estremamente grati per i giorni intensi e le tante cose viste, ancora più curiosi di scoprire un Messico ancora più autentico a Oaxaca e nelle prossime tappe.
Attraversiamo boschi e montagne, colline e cactus, mentre il sole scende sotto nuvole bellissime ad ovest ed un cielo terso ad est.
Mi risveglio che ormai é notte e il bus viaggia su strade semi asfaltate nel buio completo. Tentiamo di riprenderci un attimo prima di arrivare ad Oaxaca, mentre qualche luce di case e lampioni affiora dalle montagne. Ben presto le luci diventano una marea che si arrampicano per le colline, come a Città del Messico.
Gli ultimi chilometri fino a Oaxaca sono di emozione misto preoccupazione per ciò che troveremo: se sarà il paese colorato che speriamo o un posto desolato e pericoloso.
Arriviamo in stazione, ci mettiamo gli zaini in spalla e decidiamo di farci a piedi i venti minuti di strada che ci separano dall’albergo. Da prima le strade sono deserte, con qualche motorino che scorre, ma dopo un centinaio di metri si apre un parco pieno di persone, famiglie e coppie che mangiano ai baracchini di tacos, giocano a pallone, parlano. L’ansia scompare e cominciamo veramente a guardarci in giro: Oaxaca sembra proprio un paesino messicano dove il tempo si é fermato, con case basse e muri colorati, murales e statue di Alebrijes. Raggiungiamo l’albergo e subito ci innamoriamo della sua struttura di vecchia casita messicana. L’unica cosa che ci fa strano é la receptionist che ci parla inglese, così come i camerieri del bar dove ceniamo dieci minuti dopo. Forse non é il paesino messicano che credevamo, forse é più meta turistica di quanto credessimo? Lo scopriremo domani.
Intanto doccia e letto.Read more









