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- Day 6
- Wednesday, October 15, 2025
- ☀️ 25 °C
- Altitude: 1,559 m
MexicoOaxaca City17°3’50” N 96°43’28” W
Monte Albán
October 14 in Mexico ⋅ ☀️ 25 °C
Ci svegliamo alle sette. Ispirati da un blog di viaggio letto in Internet, ieri abbiamo prenotato una navetta per raggiungere il Monte Alban, appena fuori città. Facciamo colazione, finiamo di preparare gli zaini e alle otto e dieci siamo fuori dall’hotel, lasciando i bagagli in reception.
Facciamo un po fatica a trovare l’ufficio dell’agenzia viaggi, nascosta tra le tende dei venditori ambulanti ancora chiuse, ma con un po di pazienza e chiedendo in giro riusciamo a farci portare dal punto di pick-up della navetta. Dopo pochi minuti arriva un furgone grigio tutto ammaccato, saliamo e ci immettiamo nel traffico del centro di Oaxaca. Senza cinture, con una mano sul volante e l’altra al telefono, l’autista è una vera macchietta: strombazza ai taxi, saluta dal finestrino gli amici agli angoli della strada, manda vocali strani, mentre il furgoncino esce dal centro e comincia a inerpicarsi sulle colline attorno alla città. La differenza con il centro si percepisce immediatamente: passiamo quasi subito da case, per quanto antiche, colorate e tenute bene a vere e proprie baracche di cemento, strutture claudicanti, tuk tuk e sporcizia per strada. A tratti mi sembra di essere stato catapultato in India o nel nord del Vietnam. In venti minuti arriviamo alla cima della collina, superando addirittura un posto di blocco della guardia nazionale con tanto di trincea e soldati armati e parcheggiamo sotto il sito archeologico del monte Alban.
Superiamo tre o quattro guide che si propongono per accompagnarci, prendiamo i biglietti (100 pesos a testa) ed entriamo nel sito.
Di nuovo, l’aver raggiunto questo posto al mattino presto ci permette di goderci il parco archeologico praticamente da soli. C’è una bellissima luce che illumina le rovine del monte Alban: un parco precolombiano con una piazza gigantesca e diversi templi ai lati. Ascoltiamo di sfuggita la guida che intanto accompagna un gruppo di francesi per scoprire che, per portare la testimonianza avanti, gran parte del sito è stato ricostruito: delle rovine di più di 2000 anni che vediamo di fronte a noi c’è una piccola percentuale. Ma pazienza, è uno spettacolo impressionante comunque.
Di nuovo, le nuvole messicane dipingono il cielo macchiando il parco di luci e ombre, mentre ci perdiamo nella vista a 360 gradi della regione di Oaxaca. Il blog online parlava del fatto che il sito si sarebbe potuto visitare tranquillamente anche senza guida, che tutto si sarebbe potuto leggere nei cartelli. Abbiamo notato però che, non si sa perché, molti cartelli erano stati rimossi. Forse perché così i turisti erano costretti ad assumere una guida? Può darsi, sta di fatto che sicuramente avere un racconto più ampio sarebbe stato di gran lunga più interessante. Annotato per le prossime visite.
Rientriamo alle undici in centro, sempre a bordo del furgoncino grigio scassato e del suo autista pazzo, che nel frattempo aveva consegnato del pane ad amici accostando a bordo strada e caricato su due persone per guadagnarsi venti pesos in più sfruttando il viaggio che tanto avrebbe dovuto fare lo stesso.
È quasi ora di pranzo. Quasi però.
Decidiamo di ributtarci dentro i mercati coperti per cercare qualche pastina: rimediamo un pan de cazuela, una pagnotta con cioccolato che però Paolino non gradisce del tutto.
Ci perdiamo per un po tra le bancarelle di Alebrijes, vestiti e mezcal fino a che non decidiamo che era ora di pranzo.
Camminiamo un po verso ovest, lasciandoci qualche quartiere alle spalle e arriviamo in un ristorantino vegetariano, sempre trovato su Google.
Mangiamo hamburger di soia con fughi e chimichurri, decisamente più buoni del pane al cioccolato.
Non c’è molto piu da fare a Oaxaca, e dovevamo impiegare il tempo fino a sera, per poi prendere il bus e lasciare la città.
Facciamo così due passi verso la zona est del centro. Dapprima un po preoccupato perché di nuovo le condizioni delle case e strade peggioravano di metro in metro, mi sono subito ricreduto appena entrati nel quartiere di Jalatlaco.
Incrociamo turisti americani alla mano e beviamo un cappuccino in un bar in stile californiano, dopodiché gironzoliamo per vari vicoli pieni di murales meravigliosi e festoni del dia de muertos colorati che svolazzano al vento.
Torniamo in albergo e ci rilassiamo un po sulle sedie del ristorante nella corte interna fino a tardo pomeriggio, quando ci imponiamo di fare l’ultima vasca per le strade del centro storico in modo da poterci far venire uno straccio di fame.
Ceniamo in un ristorantino dall’aria tedesca non lontano dall’albergo, per poi definitivamente metterci in spalla gli zaini e rifarci a piedi la strada per la stazione ADO.
L’autobus parte in orario e ci vuole poco perché entri di nuovo nel buio sconfinato delle strade interne messicane, mentre ci rilassiamo sui sedili reclinabili in attesa di prender sonno e svegliarci domani mattina a San Cristobal de Las Casas.Read more














Traveler
Buona fortuna 👍