• San Cristobal de las Casas

    October 15 in Mexico ⋅ 🌧 18 °C

    Come prevedevamo, la notte è passata tutt’altro che liscia. Dormire in un pullman, per quanto comodi possano essere i sedili, non é proprio semplice. Soprattutto se l’autista interpreta le curve come drift forsennati, la strada non è proprio una tavola liscia e per un paio di volte ti prende il terrore che aprano il gavone per rubarti tutto o peggio.
    Fatto sta che all’ennesima volta che apro gli occhi non è più buio pesto, non stiamo più attraversando il nulla delle tenebre messicane. Siamo nella giungla. Mi sembra di essere nelle montagne dell’India o a Sa Pa in Vietnam, foreste infinite di alberi e conifere che inondano tutto, a volte perdendosi tra le nuvole basse che inghiottiscono le alte colline.
    Il sole delle sette del mattino fa capolino tra l’umidità, mentre il nostro ADO GL sfreccia accanto a boschi e campi coltivati di pannocchie arrampicati ovunque.
    Da programma dovevamo arrivare a San Cristobal de las Casas alle 5:30 del mattino, già quando siamo partiti l’autista ha annunciato che ci avremmo messo 10 ore (per cui già sforando il preventivato) ma alle otto e mezza abbondanti eravamo ancora in viaggio. I boschi si fanno da parte quando entriamo a Tuxtla Gutierrez, molliamo alcuni passeggeri e ripartiamo.
    Lo scenario attorno a noi é incredibile: sembra di essere veramente in montagna… ma non con la vegetazione che siamo abituati a vedere in montagna.

    Arriviamo alle 9:15 in centro a San Cristobal de las Casas. Quasi quattro ore più tardi del preventivato. Poco male: l’albergo ci aveva già avvisato che la camera non era pronta fino a dopo pranzo e che alla peggio avremmo potuto riposare nella hall. Così ce la prendiamo con calma e, prima comunque di appoggiare gli zaini, facciamo tappa colazione in uno dei tantissimi cafe che notiamo subito esserci in città. Mangiamo due fette di torta al cioccolato mega caloriche e beviamo cioccolata calda “tradizionale” con residui del frutto del cacao (che Paolino non gradisce).

    Portiamo gli zaini in albergo: un boutique hotel ricavato da quella che doveva essere una vecchia casa, con la corte interna formata da un giardino grazioso e le camere attorno.
    Il gentilissimo ragazzo alla reception ci parla in spagnolo lento per farci comprendere tutto e, pazientemente, ci lascia appoggiare gli zaini nella piccola saletta di attesa nel mentre che la camera veniva sistemata.
    Ne approfittiamo per cambiarci, lavarci i denti, radunare tutti i vestiti sporchi e portarli a lavare in una lavanderia proprio dietro l’angolo. 440 pesos per quasi otto chili di roba, consegnati in giornata. Perfetto.

    Usciamo dalla lavanderia e facciamo una passeggiata in centro.

    Notiamo subito la differenza di San Cristobal con Oaxaca: non ci sono più le case con mura colorate, o meglio, non così tante. Le case di san cristobal sembrano più coloniche, sempre ad un piano affacciandosi alla strada, ma con il tetto spiovente in tegole (forse perché qui ci sono periodi dove piove tanto). Le strade sono strette, più di Oaxaca e i marciapiedi molto alti, proprio come a delineare uno stacco tra pedoni e macchine.
    La luce poi è strana: a parte le nuvole che corrono, in generale non dà l’idea di essere un paese che si scalda sotto il sole; al contrario ha l’aria di un tranquillo paesino di montagna (a maggior ragione perché ci troviamo a 2100 metri sul livello del mare).
    La piazza principale ci si presenta calma, senza urla o schiamazzi anche se modestamente piena. Uccelli che cinguettano, musica che si sente da lontano, probabilmente da qualche negozio.
    San Cristobal sembra veramente un posto fuori dal mondo.

    Paolino non sta bene, ha mal di pancia e necessità di andare in bagno. Dopo un Imodium riparatore camminiamo senza meta per le strade del centro, scoprendo una strada più “commerciale” che porta ad un piccolo mercato coperto da tende. Anche qui la differenza si percepisce notando gli oggetti che vengono venduti: non si vedono più Alebrijes, giocattoli in legno o i soliti teschi colorati, ma tessuti, vestiti, camice, ponchi fatti a mano, fili di palline di lana colorate, cappelli e accessori in pelle e tutta una serie di monili in ambra. Arrivando in autobus avevo letto che qui è una tradizione artigianale il lavoro dell’ambra ed effettivamente qualsiasi bancarella ne è provvista.

    Non sono appesi quasi da nessuna parte i festoni in carta del dia de muertos, e si vedono molte più donne girare in abiti tradizionali. Di nuovo, san cristobal sembra essere una cittadina meno turistica e più ferma nel tempo.

    Saliamo la lunga scalinata che porta ad una delle piccole chiesette che svetta sulla città dalle colline circostanti, scoprendo alla fine che era chiusa e la vista sulla valle in parte coperta dagli alberi. Poco male, abbiamo fatto un po di fame.

    Sempre santo google, troviamo piacevolmente tutta una serie di ristoranti vegani e ci infiliamo nel primo più vicino. Mangiamo tacos vegetariani e wrap e ritroviamo una coppia di italiani che casualmente sedeva dietro di noi nel pullman da Oaxaca. Scopriamo che stanno facendo praticamente lo stesso nostro percorso e ci ripromettiamo di ritrovarci, se non stasera a bere qualcosa, probabilmente domani nel canyon del sumidero.

    Nel mentre l’hotel ci avvisa che la stanza é pronta: una camera piccola ma coccola con un letto generoso e la porta finestra che dà direttamente sul giardino.
    Ci laviamo e prendiamo sonno subito.
    Mi risveglio alle cinque e vado a prendere i vestiti pronti in lavanderia, scoprendo che nel frattempo ha iniziato a piovere.
    Ora di andare e tornare che sono inzuppato.. sistemiamo i vestiti e ci mettiamo sotto le coperte a guardare un po di tv, aspettando che spiova un po. Voglia di andare in giro non ce n’è con questo tempo e, come sempre, nessuno ci corre dietro per vedere ogni centimetro di questo posto seppur me ne sia già innamorato.

    Il mal di pancia di Paolino continua a dargli pena. Buscopan e dormire sono la soluzione migliore. Io sistemo foto e guardo wrestling in tv. Fuori la pioggia è cessata, ma uscire a questo punto non conviene.
    Meglio riposare che domani sarà una giornata lunga.
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