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- Day 12
- Monday, October 20, 2025 at 8:59 AM
- ⛅ 26 °C
- Altitude: 20 m
MexicoIzamal20°55’58” N 89°1’9” W
La città gialla
October 20 in Mexico ⋅ ⛅ 26 °C
Non avevamo un programma preciso per il tempo che avremmo trascorso a Mérida.
Sapevamo che, in base a come ci saremmo sentiti, avremmo scelto se visitare Uxmal, un altro sito archeologico Maya oppure Izamal, una piccola cittadina colonica molto apprezzata sulle guide e ancora poco affollata dal turismo di massa.
Non si é mai stufi di vedere rovine, ma dopo l’esperienza di Palenque abbiamo bisogno di rifarci un po gli occhi con qualcosa che ci ricordasse il Messico classico che avevamo adorato a Oaxaca e San Cris, così optiamo per Izamal.
Ora: il problema è come raggiungerla, visto che si trova a più di un’ora e mezza di strada dal centro.
C’erano vari tour guidati da Mérida su get you guide, ma tutti comprendevano altre tappe portando via tutta la giornata, e sinceramente volevamo scoprire le cose con i nostri tempi.
Così, rovistando tra i blog online, scopriamo che esistono anche i bus a “medio raggio”, i cosiddetti Colectivos.
Così ci informiamo sulla stazione di partenza, ci svegliamo di buon ora e attraversiamo il centro di Mérida per raggiungerla. Passiamo la piazza principale, ancora più lenta del solito perché è domenica e attraversiamo la zona dei mercati più poveri della città. Certo, fa sempre un certo che camminare nelle zone più sporche e disagiate, viene quasi naturale ormai controllarsi le tasche ogni dieci metri, ma dopo dieci giorni in Messico ti accorgi che le persone ormai sono abituate ai gringos, c’è polizia ovunque e se rivolgi un sorriso ti sorridono di ricambio. La preoccupazione sulla sicurezza giorno dopo giorno sta svanendo. Non significa andarsele a cercare, ma sicuramente giriamo un po più sereni anche nelle zone non prettamente turistiche.
Raggiungiamo la stazione dei colectivos, paghiamo 40 pesos a testa la corsa e aspettiamo per qualche minuto il bus per Izamal assieme ai, come odio definirli, locals.
Il viaggio é piacevole e veloce, gran parte in autostrada. Attraversiamo qualche villaggio giusto per un paio di fermate intermedie e già si ha la sensazione di essere tornati alle situazioni coloniche da film western, solamente che invece che esserci deserto attorno, c’è una foresta pluviale bassa e a perdita d’occhio.
Arriviamo a metà mattina a Izamal e già ci strabiliamo della bellissima luce attorno a noi… e al caldo. Ci sono 32 gradi ma umidi e possono solo che crescere.
Decidiamo di raffrescarci con un frappé freddo al cioccolato e caramello in un piccolo bar, per poi addentrarci nella città gialla.
Ogni muro, scopriamo leggendo su Internet, é stato per legge dipinto di giallo o bianco per un editto del sindaco negli anni 60, per rendere la cittadina più turistica.
Il centro di Izamal é a cento metri dalla fermata del bus: piccolo ma già ce ne innamoriamo. Le persone sono vestite di bianco per la domenica, bandierine per il dia des muertos appese che svolazzano alla brezza, danzando con le nuvole bianche che coprono sempre a pois il cielo azzurro.
Una cittadina ferma nel tempo, con il vecchio mercato pieno di odori e suoni, cavalli in carrozza per i pochi turisti del mattino, una musica mariachi nell’aria.
Visitiamo il convento di San Antonio da Padova, enorme e giallo, mentre nella chiesa principale c’è una funzione piena di fiori.
Leggiamo che il convento e tante delle costruzioni del paese sono state realizzate utilizzando le pietre del villaggio Maya su cui sorge, infatti non lontano troviamo una piccola piramide.
Entrata gratis, si può scalare. Saliamo i gradini in pietra sotto il sole che picchia, meravigliandoci ancora una volta della vista a 360 gradi di pura foresta tropicale che si perde fino all’orizzonte.
Scendiamo e rientriamo nel piccolo centro.
Non c’è più tanto da vedere, ma al tempo stesso potremmo rimanere a fare foto all’infinito.
Avremmo dovuto riprendere il pullman all’una per tornare a Mérida per poterci concedere qualche ora per visitarla a dovere, ma non vogliamo fare le cose di fretta anzi, questo posto quasi ti costringe a rallentare i ritmi e goderti la vita.
Decidiamo allora di andare a pranzo e prendere eventualmente il bus successivo.
Troviamo posto in una caffetteria, dentro una piccola corte con una fontana piena di carpe colorate. Mangiamo club sandwich e quesadillas vegetariane, godendoci il fresco dei ventilatori a palla.
Quando arriva però il momento di riprendere il bus ci accorgiamo che la stazione è strapiena di gente in partenza per Mérida.
Ci mettiamo in coda, speranzosi che la situazione fosse normale e che di domenica fossero previste più corse… ma no. Il bus delle due e mezza pieno come un uovo parte senza di noi. Rimaniamo così mezz’ora in coda, fermi in piedi, al caldo in mezzo al vero pueblo messicano.
Fortunatamente alle tre arriva un nuovo bus ma le persone davanti a noi sono sufficienti per riempire tutti i posti a sedere. Ci si presenta una scelta: aspettare di nuovo in coda il bus delle cinque o stare in piedi.
Ci ficchiamo così nel corridoio del pullman e trascorriamo la successiva ora e mezza a sopportare il caldo, i pianti dei bambini, la musica trap messicana a tutto volume dai tamarri dietro di noi e la puzza di patatine fritte al chili mangiate dalla vecchia accanto.
Siamo talmente storditi e stressati che ad una certa inforco le cuffiette e cominciamo ad ascoltarci Giorgia, pur di isolarci da tutto quel rumore molesto.
Arriviamo finalmente a Mérida che ormai é il tramonto.
Vorrei fare un giro del centro, giusto per togliermi lo sfizio di averla visitata anche di giorno, ma siamo stufi, stanchi e sudati.
Torniamo in albergo. Doccia, ci cambiamo e riusciamo.
Mangiamo burger e tacos veg bevendo kombucha in un posticino che Paolo aveva trovato già la sera prima ma era chiuso.
Gironzoliamo per la piazza di Mérida, convincendoci a provare una marquesita: una sorta di crêpes croccante arrotolata con ripieno alla Nutella.
Torniamo infine nel bar di ieri, giusto per bere un cocktail (all’agave, cattivo) ed assistere ad una rappresentazione di balli regionali messicani, per poi trascinarci presto a nanna e chiudere una bella giornata, al netto dell’esperienza “local”.Read more















