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- Day 12
- Monday, October 20, 2025 at 11:29 PM
- 🌙 24 °C
- Altitude: 15 m
MexicoValladolid20°41’38” N 88°12’7” W
Valladolid
October 20 in Mexico ⋅ 🌙 24 °C
Ci svegliamo a Mérida con tutta calma. Colazione in albergo, prepariamo gli zaini e improvvisiamo una camminata in centro, giusto per dare il contentino ad una città che non ci ha lasciato moltissimo.
Ma dopo un po il peso sulla schiena si sente, così ci dirigiamo alla stazione ADO, la stessa dove eravamo arrivati due giorni fa.
Il bus è alle 9:50 del mattino, ormai siamo dei pro nel prenderlo. Ficchiamo gli zaini nei sacchi antipioggia e li carichiamo in stiva.
Il bus parte ma l’aria condizionata non sembra funzionare, ci saranno 29/30 gradi fuori e sicuramente dentro quel coso la situazione non era ottimale, ma tanto sarebbe stato per un paio d’ore.
Ma non per l’autista che, appena usciti sul raccordo fuori città, decide di fare retro front e tornare alla stazione dei bus, con l’obiettivo di farsi cambiare il mezzo con uno con l’aria condizionata.
Morale della favola, perdiamo più di un’ora in tutto questo. Ma più che imprecare non possiamo fare molto. Fortunatamente non c’è nulla o nessuno che ci aspetta a Valladolid e non avevamo programmi precisi per cui la prendiamo con filosofia, cambiamo bus e ripartiamo con uno decisamente più fresco.
Il viaggio è monotono, con la vista fuori al 99% del tempo sulla distesa di alberi tropicali , facendoci sentire per l’ennesima volta molto piccoli.
Arriviamo a Valladolid che é già l’una del pomeriggio. Ci facciamo dieci minuti di camminata con gli zaini sotto il sole caldo verso l’albergo, una bellissima struttura piena di piante.
Purtroppo la camera non è ancora pronta, così molliamo gli zaini in reception e facciamo una passeggiata nel centro città.
Un po anonimo, sembra la copia di Mérida: strade strette piene di traffico, motorini, costeggiate da negozietti di vestiti a poco prezzo, souvenir, “cinesate”. Il sòcalo principale molto simile a tanti che abbiamo visto, la chiesa senza lodi.
Mangiamo un ottimo panino al pesto e uno con l’humus in un piccolo cafe consigliato dalla mia amica Alice e riprendiamo la nostra camminata in giro per Valladolid. Troviamo una via pedonale lastricata che sembra essere messa meglio del resto del paese, con ristorantini eleganti e negozietti di artigianato più ricercato.
Ma é vuota. E nel frattempo il cielo si è anche annuvolato.
Percorriamo la vietta fino al Convento di San Bernardino da Siena, circondato da un giardino enorme, anche questo vuoto.
Si alza il vento e presto arrivano le prime gocce. Ripercorriamo la strada di negozi sotto la pioggia tropicale, trovando riparo in alcuni negozi di vestiti a poco prezzo dove Paolino si compra le mutande per sopravvivere fino al ritorno.
C’è poco da fare in realtà, così decidiamo di tornare in albergo dove nel frattempo la nostra stanza veniva preparata.
Ci laviamo e riusciamo che il temporale è passato, lasciando l’aria decisamente più fresca e respirabile e il centro con le prime luci che si accendono per la sera.
A pranzo abbiamo discusso di come avremmo potuto visitare il parco di Chichen Itza domani ma soprattutto di come raggiungerlo senza aggiungersi a gruppi lenti di turisti. E abbiamo deciso di noleggiare uno scooter per muoverci in autonomia. Andiamo così in un ufficio di noleggio e ci accordiamo per prenderne uno per domani a 550 pesos. Siamo stati oltretutto graziati perché nessuno dei due ha la patente fisica qui: l’abbiamo lasciata in Italia per sicurezza, e chi pensava che avremmo voluto noleggiare qualcosa. Ma il tipo del noleggio è stato super tranquillo e gli sono bastate le foto che avevamo su drive.
Quindi soddisfatti della pensata ci avviciniamo al centro per cena. Abbastanza deserto.
Andiamo sulla vietta turistica pensando di trovare più gente. Nessuno.
È presto per cenare, così decidiamo di fare aperitivo sulla terrazza di uno dei bar che proponeva l’happy hour e come sempre ci facciamo infinocchiare sul fatto che prendi due cocktail al prezzo di uno, non che uno dei due non paga il suo.
E quindi ci sorbiamo un daiquiri al limone decente e una cosa al mango con talmente tanto ghiaccio che Paolino torna ad avere i crampi alla pancia.
Paghiamo e ci avviamo al caffè biologico per cenare, da soli, con tacos vegani alla bieta e torta di patate.
Anche se la giornata non è stata particolarmente entusiasmante, la stanchezza si fa sentire lo stesso. Decidiamo di bere l’ultimo in albergo: un cocktail molto buono offerto come benvenuto e che sicuramente proverò a riproporlo a casa.Read more








