Turkey
Keşan

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Travelers at this place
    • Day 15

      Die Türkei habe ich erreicht

      April 14, 2022 in Turkey ⋅ ☀️ 17 °C

      Gestern habe ich die Tagesetappe noch etwas gekürzt. Heute geht es in die Türkei.

      Zunächst fahre ich eine Landstraße entlang. Es ist ein ruhiges fahren. Irgendwann sind mir allerdings die Ortsdurchfahrten zuviel und ich biege auf die Autobahn ab. Autobahn fahren ist in Griechenland eine Erholung. Alles leer, hervorragender Asphalt und eine schöne Aussicht. Zurück auf der Landstraße fahre ich über mehrere Brücken, bei denen immer steht, daß sie bei hohem Wasserstand nicht passierbar sind. Die letzte Brücke ist gerade im Bau. Ich muß durch das Wasser fahren.

      Hier so ca. 50 km vor der türkischen Grenze hat jetzt jedes Dorf und jede Stadt eine Moschee.

      Als ich in die Berge abbiege, erwische ich wieder ein wunderschönes Tal mit steilen Ufern. Unten im Tal ist alles grün. Die Straße holt sich gerade die Natur zurück. Auf beiden Seiten ragen Büsche und Bäume auf die Straße. Da es sich zu einem großen Teil um Dornenbüsche handelt, ist das Fahren etwas anspruchsvoller.

      Als ich um eine Kurve biege, sehen mich ca. 50 Augenpaare mit großen Augen an. Eine Horde Kühe versperrt die gesamte Straße. Ich fahre vorsichtig durch. Bei den jüngeren Kühen ist jedoch eine gewisse Panik zu erkennen. Es passiert aber nichts. Der Weg windet sich langsam weiter den Berg hoch. Irgendwann übersehe ich ein Schlagloch. Die GS schluckt das aber relativ gut weg.

      Hier oben hat Griechenland seine Stromproduktion konzentriert. Jede Menge Windmühlen stehen hier. Menschen gibt es keine. Als ich an einem wunderschönen Rastplatz halt mache, kommt die ganze Zeit niemand vorbei. Leider ist es auch hier So, daß die Leute auf der einen Seite Rast machen und auf der anderen Seite ihren Müll den Hang runterwerfen. An der Grenze gibt es erstmal kilometerlange LKW Schlangen. Ich darf zum Glück daran vorbei fahren. Auf der türkischen Seite sehe ich zum ersten Mal einen anderen Motorradreisenden und der kommt aus Bremen.

      Nach einer Kontrolle der Papiere ohne jegliche Corona Kontrollen bin ich in der Türkei. Mein Hotel ist nicht mehr weit. Als ich an der vom Navi angegebenen Stelle ankomme, sehe ich mein Hotel nicht. Ich fahre ein Stück weiter und drehe um. Ich sehe es immer noch nicht und halte an. Bestürzt stelle ich fest, daß ich mich darauf verlassen habe, daß das Handy eine Datenverbindung hat. Meine beiden Simmkarten wollen aber keine aufbauen. Irgendwann sehe ich nach oben und stelle fest, daß ich direkt vor dem Hotel stehe.

      An der Rezeption werde ich mit: "Hello Harry" begrüßt. Scheinbar bin ich der einzige gebuchte Gast heute. Ich bin natürlich neugierig, was ich für 20 Euro bekomme. Erstaunt sehe ich im Zimmer rin tadelloses Bad und ein relativ geräumiges Zimmer.

      Jetzt noch schnell ein paar Lira geholt und eine SIM Karte. Der Automat spuckt maximal 1000 Lira aus. Ich hätte eigentlich gerne mehr gehabt bei einem Kurs von 1:16.

      Um den Tag noch abzuschließen hat gerade der Muezin lautstark zum Gebet gerufen.
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    • Day 52

      Kesan

      December 21, 2019 in Turkey ⋅ ⛅ 17 °C

      È strano pensare che una linea immaginaria, innaturale possa far cambiare così tante cose. Cultura, religione, tratti somatici sono solo alcune piccole cose che varcando questo importante confine sono cambiate radicalmente. Non abbiamo ancora foto per mostrare il paesaggio e i paesi che ci circondano perché a volte una foto rende un'idea troppo visiva mentre il racconto fa sì che il lettore si immagini a suo piacimento ciò che poi è la realtà. Il passaggio al confine ci ha tenuti fermi per circa un'ora mezzo con in testa la consapevolezza che stavamo entrando in un "nuovo mondo" . Dopo due controlli nella parte europea ci accingiamo a raggiungere la linea di confine la quale ricalca perfettamente il letto di un fiume dove al di sopra però vi è un ponte. Un ponte che divide due società molto diverse tra loro, divide idealmente un continente facendoci entrare nel continente asiatico. Varcato il ponte dove alle due estremità sventolano le bandiere dei due paesi confinanti, dove coppie di militari armati controllano il lento scorrere delle macchine e camion, arriviamo al confine turco. Varcato il primo check-point entriamo nell' area antistante l'uscita del confine e guardando davanti a noi ci chiediamo quanti confini in queste poche centinaia di metri abbiamo superato poiché tutto ciò che ci circonda ha già un aria completamente diversa. Cambiano le auto, cambiano le sfumature della pelle, gli odori, i suoni. Nel frastuono delle tante persone in attesa, un camionista ci dice che per i pedoni vi è un ufficio a sé e che quindi dobbiamo passare avanti a tutti per raggiungerlo. Zig-zagando tra le numerose auto e persone arriviamo al nostro sportello dove senza molte spiegazioni ci viene fatto il timbro di entrata in Turchia, ma per il momento non riusciamo a capire quanto tempo abbiamo per restarci poiché la barriera linguistica che già ci ha obbligato ad un linguaggio a gesti più volte, non aiuta con il caotico via vai della dogana. Superati altrettanti controlli entriamo ufficialmente in Turchia, una enorme strada, simile alle nostre autostrade ci fa da apripista a questa nuova nazione. Intorno a noi campi, spazi verdi a perdita d'occhio, pochi alberi dove si scorgono da lontano greggi di pecore. Continuiamo a pedalare, i numerosi sali e scendi non fanno spaziare il nostro sguardo nei paesaggi vicini. Come una barca in un mare impetuoso saliamo e scendiamo colline su colline, la mente è divisa in tre parti: una controlla la forza di pedalata, una le energie rimanenti e l'ultima dà spazio ai pensieri... Quanto è meditativa la bicicletta... Decidiamo di fare un pò di km dopo confine raggiungendo la prima città disponibile per poter cambiare i soldi e comprare la nostra prima scheda sim locale. Arriviamo quasi a destinazione con un vento che con sé ha portato via anche tutte le nostre forze. Il paese è in salita e il vento è contro per questo gli ultimi km per raggiungere il centro sono i più lunghi della giornata. Con ciò che ci rimane delle nostre ultime forze raggiungiamo il centro che ci catapulta nel caotico traffico cittadino. I suoni si amplificano, gli odori si espandono è sabato e tutte le persone sono in strada. L'atmosfera mi stordisce, complice anche la stanchezza. Decidiamo di mangiare qualcosa il corpo deve riposare, la mente elaborare. Come la cultura anche il cibo cambia, le spezie si fanno spazio nelle abitudini culinarie e la curiosità di provare nuovi sapori ci fa rifocillare non poco. Si fa buio dovremmo scendere dalla città e trovare un posto dove mettere la tenda ma la stanchezza sia fisica che mentale non ci permette di riservare altre forze per scegliere il posto dove piazzare la tenda. Per stanotte stiamo al coperto anche per la pioggia che sta per essere imminente. Trovato l'alloggio completiamo il giro del centro città per cercare di immergerci il più possibile nel "nuovo mondo". Rientriamo in camera distrutti, la giornata è stata intensa e domani ci aspetta un nuovo giorno.Read more

    You might also know this place by the following names:

    Keşan, Kesan, Кешан

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