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  • Day 5

    Deba e la discesa della morte

    May 29, 2022 in Spain ⋅ ⛅ 14 °C

    "La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza"
    (Christopher McCandless)

    Oggi sarò più breve, non ho voglia di scrivere e l'ispirazione non mi arriva; meglio così, non posso ogni giorno occuparmi del diario fino a tarda notte.
    Stamattina non riuscivamo a svegliarci, la partenza sarebbe dovuta essere alle 7.30 ma anche le sveglie hanno deciso di scioperare. Quindi ci ritroviamo alle 8.15 ancora seduti a casa di Gotzon che ci bacchetta bonariamente con 'voi non siete veri pllegrini'. In fin dei conti gli dobbiamo molto, è stato molto gentile e molto disponibile nei nostri confronti.
    Quindi iniziamo a camminare passate le 8.30 e forse non siamo pronti a quello che la strada ha da offrire.
    E volete sapere cosa ci aspetta? Salite.
    Ripide, pietrose o asfaltate, maledette salite.
    È chiaro fin da subito che sarà una giornata molto impegnativa e le soste diventano frequenti.
    La più importante di queste la facciamo a Zumaia dove in riva al canale ci concediamo la nostra seconda colazione mangiando quello che da queste parti chiamano napolitano.
    Per questa ragione le salite sono tantissime; il cammino si divide tra la costa e le montagne adiacenti quindi i dislivelli sono molteplici.
    Per Matt questa sarà la tappa paesaggisticamente più bella; adora le colline che stiamo attraversando. Io non ho una gran opinione in merito, mi piace tutto quello che riesco a vedere senza distinzioni. Ogni scorcio è una nuova scoperta da custodire gelosamente.
    Il nostro problema, ormai è un classico, è quello di trovare posto per dormire: a Deba l'unico municipale ha posti limitati e temiamo di non trovare posto.
    Il che è molto probabile data la situazione ostelli nella zona.
    Incontriamo Jo e Pola, una coppia dell'Arizona che per la stessa paura ha preferito prenotare in Zarautz e rifare il tragitto al contrario in taxi. È semplicemente una follia.
    Com'è che si dice? Si dà il pane a chi non ha i denti.
    Dopo fatica fisica, stanchezza mentale e colpi al mio cuore con tutte le bellezze in giro sul cammino per il trekking (oggi è domenica) siamo vicini a Deba, ma non prima di aver fatto i conti con la discesa della morte, quella che Alessandro chiama l'ammazzacani. Io la chiamerei più la scassaginocchia ma il succo del discorso non cambia.
    È un cammino impegnativo e queste fasi ne sono la prova; la strada per Santiago è per tutti ma può anche spezzare tutti.
    Alla fine la nostra paura è infondata e all'ostello riusciamo a trovare posto molto facilmente; in più è un municipale e pagare 5€ è un toccasana per le mie risorse colpite e braccate da questi giorni di spese pazze ma necessarie.
    L'unico problama è un disguido con i numeri dei letti che mi allontana dai miei compagni ma va bene così, non ha senso creare problemi inutili.
    Ma oggi, come del resto sempre, la cosa più importante non sono i soldi, il panorama, gli albergue e i dolori maturati sulla via, ma sono le persone e gli incontri che facciamo.
    Ricordo che una volta Johanna mi ha detto 'tutto questo riguarda le persone, è sempre stato così e così sempre sarà'.
    Prima di entrare incontriamo una ragazza canadese,Christina, e sembra molto carina e gentile.
    Ma si sono messe tutte d'accordo per venire nello stesso momento in Spagna e farmi sentire male? Voglio tornare a Messina e diventare prete. Scherzi a parte il feeling non nasce. Io sono un incapace nato e lei sta sulle sue( come è giusto che sia). Se Ale leggesse queste parole sarei pieno di lividi prima di arrivare a Santiago.
    Sono quasi tutti qua i pellegrini che son partiti con noi da Irun giorno 27. Ci sono gli amici canadesi, la famiglia americana a cui vogliamo già molto bene, i due signori francesi che troviamo sempre sulla strada, Dario il polacco, la francese senza sale che è più antipatica di un unghia incarnita, e la francesina di Annecy con cui Ale impratichisce il francese imparato a scuola. In più c'è John, un neozelandese tanto simpatico quanto rumoroso.
    Se fossimo in una canzone: non manca piu nessuno, solo i due liocorni🤭🤭🤭.
    Come dico sempre un giorno sul cammino è come un microcosmo, come un viaggio nel tempo in cui se stai fermo un giorno o se accelleri il passo cambia tutto. È come una storia comune, un filo invisibile che ci lega tutti nel tempo e nello spazio percorso. I pellegrini partiti dopo di noi o prima di noi, fanno parte di un'altra storia, vivono in un'altra epoca e gioiscono o soffrono in momenti diversi.
    Ad ogni modo, dopo aver lavato i miei vestiti, prendiamo una birra al volo nel bar vicino all'ostello e successivamente andiamo in spiaggia a vedere il mare o nel mio caso al mare a vedere la spiaggia. Qui potrei iniziare tutta una discussione sulle ragazze in topless che mi mettono a disagio ma preferisco evitare ulteriori commenti.
    Quindi raccatto quel pazzo (ma in senso buono) di Matt che ogni tanto si perde in giro (o nel suo mondo?) e parlando un po' delle nostre famiglie torniamo verso l'albergue per dirigerci a cenare.
    Alla cena si uniscono anche Drew e Luke. E mentre sul telefono metto la vittoria di Nadal al Roland Garros per il mio appassionato amico americano, la cena diventa un po' confusionaria e non me la godo appieno per la stanchezza fisica e mentale di dover cercare sempre di essere focalizzato sull'inglese. Matt invece riesce a godersela appieno, basta un po' di birra e inizia a ridere molto di più e a essere più partecipe. Anzi, è proprio l'anima della festa.
    Preferisco lasciare i miei compagni alle loro cose e per la stanchezza mi dirigo all'albergue dove nei letti adiacenti al mio trovo Memo(Guillermo) e Dina dallo Utah che parlano a voce un po' più alta del normale mentre io cerco di scrivere queste righe. Sembrano brave e interessanti persone. Chiunque qui nel cammino ha così tanto da raccontare che mi sento un po' fuori posto.
    Tutti hanno visto, viaggiato, conosciuto e amato più di me.
    Tutti hanno vissuto più di me.
    C'è solo da imparare credo, ma forse mi sento un po' indietro.
    Ma si sa, si dice sempre: il meglio deve ancora venire.

    PS: mi chiedono perché lo fai?
    Non ho una risposta.
    Forse dovrei risponde semplicemente 'perché no!?'
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