• Da Cetraro a Vibo Valentia

    July 12, 2020 in Italy ⋅ ☁️ 27 °C

    Un ottimo ristorante, una notizia non proprio rassicurante e nuove rinunce gastronomiche

    Prima di farvi il resoconto della giornata di oggi, mi sembra doveroso aggiornarvi sulla serata di ieri, visto che da raccontare ce n’è…
    A cominciare dagli usi e costumi del Marina di Cetraro, porto che ci ha accolto assai bene ma dove, nonostante il personale sia assolutamente in esubero (almeno ora che i diportisti, se escludiamo i locali, sono notevolmente diminuiti…) i tempi di attesa all’ufficio sono lunghissimi!
    Ricordavamo questo particolare della coda per registrarsi già gli anni scorsi…ufficio che apre non prima delle 18…dove lavora una sola persona, molto lentamente, e si può entrare uno per volta (non solo oggi, per il coronavirus…da sempre!). Può succedere che arrivi qualcuno che ti passa avanti perché “accompagnato” (deve sbrigare pratica urgente e farà prestissimo…ci domandiamo cosa ci sia di più veloce del nostro consegnare i documenti e pagare, comunque siamo in vacanza, perché arrabbiarsi?). Mentre uno fa la coda (il comandante), l’altra (la sottoscritta) ne vorrebbe approfittare per gettare il pattume, scoprendo che non si può, se prima non si possiede la chiave, che viene consegnata al ritiro documenti e relativo pagamento (è un gatto che si morde la coda, come si dice…non il nostro, in questo caso!). Attendiamo fiduciosi… Dopo un tre quarti d’ora buoni (avevamo una sola persona davanti, ed un’altra accompagnata ci è passata avanti…)
    riusciamo ad espletare la pratica, velocemente, grazie al fatto che eravamo già registrati. Poco importa se la precedente registrazione aveva bandiera differente (due anni fa con la stessa barca battevamo bandiera belga…), ”facciamo lo stesso”, dicono… Se va bene a loro…perché preoccuparsi? Otteniamo la famosa chiave! Ci rechiamo diligentemente al luogo della raccolta differenziata, scoprendo che i cassonetti prevedono una antica chiave manuale, mentre a noi ne è stata consegnata una modernissima elettronica (che serve anche per i bagni, ci hanno detto…). 
    Vicino ai cassonetti una montagna di sacchetti accatastati ci fanno capire che…qui usa così…
    ci arrendiamo all’evidenza e poggiamo i nostri due sopra la montagnola giusta (”indifferenziato” dice il cartello). A questo punto, visto che non usiamo bagni e doccia del marina ma utilizziamo i servizi in barca, rendiamo la chiave, prima di perderla (già in questo piccolo tragitto più volte Antonio l’ha cercata nelle varie tasche e taschine dei suoi bermuda, faticando a trovarla…). 
    Passiamo di fronte al ristorante ”Il faro”: quello consigliatoci dal marinaio, quello nuovo, appena aperto, proprio all’interno del porto, non recensito né citato da nessuno ma, come scopriremo, veramente ottimo! Prenotiamo per le 20.00.
    Rientrando in barca ci colpisce un cartello sul molo che pubblicizza ”Frittura al metro”… peccato che il chiosco sia chiuso, sarebbe stato interessante capire come viene calcolata la quantità di frittura, visto che non trattasi di pizza.
    A proposito della cena, che dire? Menù assolutamente di qualità, prezzo adeguato, gestione familiare (così sembra) ma servizio da buon ristorante. Ci intratteniamo con il titolare a parlare di neonata. Visto che dopo i nostri apprezzamenti su uno degli antipasti (frittelle di neonata di pesce azzurro), ci fa assaggiare anche delle bruschette piccantelle, preparate appunto con il medesimo ingrediente.
    Pensavamo ne fosse vietata la pesca, dato che un tempo veniva fatta a strascico con conseguenze devastanti sul fondale marino. Ci dice invece che ora usano reti sottili ma che non toccano il fondo e che la pesca è ristretta ad un periodo dell’anno e limitata nella quantità. 
    Ci auguriamo sia vero. Gustare questa prelibatezza è una vera soddisfazione del palato ma non vorremmo sentirci responsabili di rovine ambientali! Abbiamo anche assaggiato la parmigiana di pesce spada, un’insalata di mare e gli scialatelli (spaghettoni quadrati fatti a mano) ai gamberi rossi. 
    Ci alziamo da tavola con la soddisfazione di aver mangiato bene e ben lieti di avere contribuito al guadagno di questo locale, al quale auguriamo la fortuna che merita.
    Venendo alla giornata di oggi: ci muoviamo, come è nostro costume, di prima mattina: ore 6.40. Dobbiamo percorrere circa 50 miglia per raggiungere Vibo Valentia. 
    Alle nostre spalle, sulle montagne, i consueti nuvoloni; lungo il mare invece sole e poche nuvolette sparse, di quelle con le quali puoi divertirti a giocare interpretandone il significato delle forme…
    Un po’ di onda, ma nemmeno molta; diversi pesci che saltano e molti gabbbiani in caccia ci convincono a mettere la lenza in acqua…per ore…invano… La ritiriamo quando scorgiamo galleggiare qualcosa: un parabordo perduto che tentiamo di recuperare senza successo. 
    E’ nuovo ma rotondo e senza cimino attaccato; tento di agganciarlo col mezzo marinaio ma rotola e sfugge; Antonio mi impedisce di recuperarlo a mano da poppa (non si fida del mio equilibrio e teme che io finisca in acqua, uomo di poca fede…). Spiacenti, lo abbandoniamo al suo destino.
    Proseguiamo la navigazione a vela, riuscendo a viaggiare per un paio d’ore alla media di poco più di 4 nodi. Osserviamo che, finora, siamo sempre riusciti a veleggiare almeno per un quarto del percorso; considerando che la nostra è una vacanza/trasferimento non è poi così male!
    Leggendo le ultime notizie, apprendiamo che a Rocella Ionica sono stati fatti sbarcare immigrati pakistani, di cui 28 positivi al coronavirus…fra due giorni dovremmo attraccare proprio lì e ci domandiamo che fare…Non vediamo la possibilità di porti alternativi per le nostre tappe intermedie; allungare una tratta e viaggiare la notte, vista la situazione, è sconsigliabile: rischieremmo di incocciare i barconi sulla nostra rotta con imprevedibili conseguenze…
    Ci riserviamo di prendere ulteriori informazioni prima di decidere ma non è certo una notizia piacevole! Nemmeno per questi paesi che stiamo attraversando, già abbastanza provati economicamente dalla pandemia e da tutte le conseguenze che ne sono derivate…
    Arriviamo a Vibo Valentia poco prima delle 15, in tempo per fare rifornimento di carburante. Fortunatamente il benzinaio ci serve prima di un grosso barcone che aveva prenotato…
    Quindi ormeggiamo al molo di Marina Azzurra, dove il personale si dimostra di una gentilezza e disponibilità squisita. Sono le 15.30, splende il sole, dopo un breve riposo ne approfittiamo per fare un paio di lavatrici e stendere il bucato. Relax fino a quando il caldo ci darà tregua consentendoci due passi sul lungomare.
    Su Bolina Blu, a proposito di Vibo Valentia, consigliavano un’ottima gastronomia con prodotti locali di qualità (mozzarelle, provole, ricotta, nduja…) ma è domenica…era aperta solo il mattino!
    Il marinaio ci dice che, a saperlo, avrebbe potuto provvedere all’ordinazione …che comunque domani apre alle 7.30….ma noi intendiamo partire prima…dobbiamo purtroppo rinunciare! 
    Ci concediamo una passeggiata sul lungomare dove gustiamo un ottimo gelato, anche se non riusciamo ad identificare la gelateria consigliata dagli esperti (sempre Bolina blu) per assaggiare i  gusti locali: tartufo di pizzo e nocciola imbottita. Non sapremo mai cosa ci siamo persi…
    Vibo Marina ci appare abbastanza desolata: considerando che è domenica, i turisti sono pochissimi, gran parte dei negozi sono chiusi, anche il personale in marina ci conferma che la situazione economica conseguente la pandemia rischia di far chiudere gran parte delle attività commerciali che si sentono abbandonate dallo Stato. Ci spiace molto, soprattutto per chi lavora bene, come questi. Ci auguriamo che possano risollevarsi dalla crisi.
    Scende la sera. Cena in barca e riposo. Domani si va a Reggio Calabria, dove abbiamo ottenuto un grosso sconto sull’ormeggio effettuando la prenotazione telefonica anziché on line. 
    Valuteremo se trattenerci un giorno in più per poter visitare il Museo Archeologico (lunedi chiuso!) anche in relazione alle condizioni meteo.
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