• Ancora un giorno ad Otranto

    23 juli 2020, Italië ⋅ 🌙 31 °C

    …felici di esserci fermati!

    Nel post di ieri, scritto la sera tardi, abbiamo solo accennato alle bellezze di Otranto… eravamo un po’ stufi di quel viaggio a cavallo delle onde e abbiamo dedicato il tardo pomeriggio alla visita alla città, quando il sole ci ha dato tregua; un bicchiere in più di quell’ottimo vino bianco che ha accompagnato la nostra cena ha fatto il resto…
    Oggi siamo ancora qui, visto che le condizioni meteo non erano delle migliori, e dunque ne abbiamo approfittato per vivere la città dal di dentro: non da turisti, camminando per le strade della Otranto storica…e leggendo qualche ulteriore informazione su quanto visitato e su altro che non possiamo vedere direttamente…
    Otranto, fin dall’antichità testa di ponte verso l’Oriente, ti accoglie con le sue mura fortificate, più volte ristrutturate e rimodernate dalle dominazioni che si sono avvicendate.
    Ripetutamente assediata e saccheggiata: nel 1067, poi ricostruita per volere di Roberto il Guiscardo; successivamente rimessa a nuovo da Federico II di Svevia nel 1288.
    Dopo il Sacco di Otranto ad opera dei Turchi (1480) il castello fu integralmente ricostruito da Alfonso d’Aragona, duca di Calabria. Alla fine del secolo, quando fu data in pegno ai Veneziani, la fortificazione della città fu ulteriormente irrobustita dalla Serenissima. 
    Nel 1500 i Vicerè spagnoli ne fecero un vero e proprio capolavoro di architettura militare…
    La fortezza porta i segni di questi interventi sovrappostisi nel tempo ed è così singolare  da avere ispirato il primo romanzo gotico della storia: ”Il castello di Otranto” (Horace Walpole-1764) ed un libretto di un’opera buffa ”Le Baron d’Otrante” di Voltaire (1769).
    Durante la nostra visita non abbiamo purtroppo potuto accedere ai sotterranei del castello (in tempi di Covid accessibili solo con la guida, ad orari precisi ed in numero ridotto…); abbiamo invece apprezzato il museo archeologico ”I luoghi della preistoria. Porto Badisco e la Grotta dei Cervi” che espone gli eccezionali reperti rinvenuti nel febbraio 1970.
    La grotta è preclusa alle visite per il pregio e la delicatezza di alcune fonti: pittogrammi realizzati 6000 anni fa (visibili nella ricostruzione in 3D del museo…oggi non in 3D, sempre causa covid…); nel museo sono esposti invece diversi oggetti di uso comune, anch’essi antichissimi e di notevole fattura…è sempre emozionante pensare che stiamo osservando ”la vita” dei nostri progenitori…e che questi utensili sono sopravvissuti per diverse migliaia di anni… Cosa che sicuramente non accadrà ai nostri super tecnologici strumenti informatici…
    Molte sale del castello sono dedicate anche a mostre contemporanee: quadri, foto in bianco e nero,… e dalle poltroncine che occupano i locali si comprende che vengono utilizzate anche per conferenze ed eventi… Questo toglie un po’ di anima alla struttura, a nostro avviso; così occupata da oggetti moderni, non si riesce a coglierne gli spazi e nemmeno ad apprezzarne le singolari forme (ad esempio quella della ”sala triangolare”…); è anche vero però che in questo modo il castello continua a vivere, e quindi è giusto che venga usato anche così!  Diciamo comunque che, fra i numerosi castelli da noi visitati, questo (se pur bello) non ci è parso così eccezionale… 
    La visita alla Cattedrale di Santa Maria Annunziata, invece, ci ha tolto il fiato!
    L’aspetto positivo del Covid (esiste sempre il mezzo bicchiere pieno…) è che si trovano veramente pochi turisti in giro…il che non giova alla ripresa economica ma è per noi un vantaggio quando ci troviamo a vedere luoghi di grande interesse. 
    Il mosaico che ricopre il pavimento delle tre navate della chiesa, eseguito dal monaco Pantaleone, su commissione del Vescovo di Otranto, fra il 1163 e il 1165, è di una bellezza indescrivibile ed è conservato perfettamente, nella quasi totalità delle sue parti.
    L’opera (il mosaico più grande d’Europa) ha come figura centrale l’albero della vita, lungo il quale si dipanano le principali rappresentazioni. Elementi della tradizione cristiana (al vertice dell’albero il peccato originale con la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden) si mescolano con figure umane ed animali allegorici, non sempre di chiara interpretazione e spesso fantastici: un asino che suona la lira, un Leviatano che inghiotte una lepre e viene a sua volta assalito da un leone…la Regina di Saba, il Re Salomone, sirene e unicorni…
    L’aspetto interessante è che il racconto si dipana verso il basso, discendendo il tronco, come se l’albero, crescendo, avesse portato verso l’alto gli eventi accaduti al momento della sua nascita e del suo primo sviluppo… 
    Sembra incredibile che il monaco ci abbia messo soltanto tre anni a realizzare tutto questo…ma ancora più stupefacente è che l’opera si sia (fortunatamente ) così ben conservata nel tempo! 
    Ieri, arrivando in porto da Sud, ci è capitato di osservare sulla costa il resto di una torre e ci siamo chiesti di quale origine fosse (se antica o recente, visto che ci appariva costituita da calcinacci…); abbiamo poi scoperto che è chiamata Torre della Serpe, che è un simbolo di Otranto visto che compare nello stemma della città e su di essa aleggia una leggenda. 
    La Serpe era un grosso serpente nero che si nutriva dell’olio con cui veniva alimentata la lanterna del faro; durante un attacco dei Turchi, la Serpe salvò Otranto lasciando la costa al buio e non permettendo così ai nemici di approdare…
    Nel pomeriggio di oggi abbiamo voluto dedicare ancora qualche ora alla città storica.
    Dopo un giro nei vicoli, a vetrine e negozietti…fra artigianato locale (ceramiche, tessuti di lino, gastronomia…) e souvenir da turisti, ci siamo imbattuti nella basilica di San Pietro, chiesetta di piccole dimensioni ma di importanza religiosa ed artistica notevole. Al suo interno affreschi bizantini molto ben conservati e recentemente restaurati ed una ragazza giovanissima che (gratuitamente!) offre spiegazioni a chi è curioso di conoscere…
    Fra tutti gli affreschi, notevole ”L’ultima cena”: con Gesù a capotavola (come vuole la tradizione orientale), gli apostoli seduti dopo di lui in ordine di importanza, Giuda sotto la tavola (come un animale) molto più piccolo e senza aureola…
    Ci sentiamo di offrire una mancia, del tutto meritata, alla ragazza che non si limita a fare da custode a questo piccolo gioiello ma lo fa apprezzare ai più con passione.
    La passeggiata ci porta poi al lungomare, con una terrazza panoramica sul Golfo ed all’accesso alla porta orientale, dalla quale ripercorriamo la città circondati per un po’ da un garrire intensissimo di rondini… 
    E’ quasi l’imbrunire e, quando ritorniamo alla nostra imbarcazione, siamo felici di avere vissuto un’altra esperienza appagante…
    Nota di colore che ci rallegra la serata: mentre sorseggiamo il nostro aperitivo, arriva una barca a motore; scende una signora che chiede all’ormeggiatore dove può trovare un negozio di ”Calzedonia” o che venda intimo femminile… Il giovane, visibilmente stanco dopo una giornata di lavoro sotto il sole, simpaticamente risponde: ”Non lo so, signora, ultimamente la mia compagna preferisce i diamanti…”
    Domattina, prestissimo, sciogliamo gli ormeggi e proseguiamo la nostra risalita vero nord. Brindisi o forse addirittura Monopoli…se il mare ce lo consente… Vi faremo sapere!
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