• Ballata d’acqua e vento, a Nerezine

    28 juillet, Croatie ⋅ ☁️ 22 °C

    Alle cinque e trenta,
    il vento ci sveglia con mani di tamburo.
    È forte, ma pare giocare:
    un gigante stanco che sbuffa e ride.
    Siamo agli ormeggi,
    ancora storditi da una serata che odorava di festa,
    ma il mio primo pensiero —
    come sempre — corre ai nodi,
    agli ormeggi che ho stretto io,
    quello sopravento,
    il più fragile e il più mio.

    All’improvviso —
    un grande scroscio come un’applauso di cielo.
    L’acqua entra da Amos,
    non come un ladro,
    ma come un vecchio amico rumoroso
    che conosce tutte le fessure della nostra barca.
    Secchi, bacinelle, mani,
    una piccola orchestra per salvare
    ciò che è ancora asciutto.
    E tra un lampo e un tuono,
    ecco Ilaria, Eleonora, il comandante:
    danzano fuori,
    silhouettes leggere sotto il cielo in guerra,
    seguo i loro passi come si seguono i versi di una poesia
    che non si capisce ma si ama.

    La pioggia batte,
    instancabile, come chi ha molto da dire.
    I nostri piani?
    Volati via col primo refolo.
    Il ponte resta chiuso,
    il Quarnaro ci dice “aspettate”.
    E noi restiamo.
    Ma qui, a Nerezine,
    l’attesa non è dolore,
    è un piccolo dono che sa di riparo.

    Si spalanca la cabina,
    il profumo del caffè,
    le risate che schivano le gocce,
    una colazione che sa di tregua.
    La prossima finestra sarà mercoledì.
    Nel frattempo,
    viviamo il lunedì come poeti naufraghi,
    tra tazze rosa, giacche fradice,
    e l’infinita bellezza
    di chi resta insieme
    quando il mare parla più forte.
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