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  • Day 31

    Pensieri pesantiii

    September 21, 2022 in Guatemala ⋅ 🌧 19 °C

    Oggi sono stato invitato a prendere parte a una conferenza per sole donne indigene di etnia Q'eqchi'. Questa etnia è la più diffusa in questa zona del Guatemala e come la maggior parte delle varie etnie presenti in questo paese (più di 20 differenti), è anch'essa direttamente discendente degli antichi Maya. Questi popoli stanno lottando per poter formare una nazione Q'eqchi' e riprendere possesso delle loro terre che molto spesso il governo vende a compagnie internazionali per farne coltivazioni di palma da olio, o di canna da zucchero, o miniere di metalli preziosi. Non possiamo capire noi occidentali il tipo di rapporto che queste persone hanno con la terra, con la natura. Per loro è parte stessa dell'umanità e del loro corpo, un'estensione della loro anima. È facile quindi capire la disperazione quando la polizia o l'esercito arriva nelle loro case fatte di legno e lamiera e gli dice che se ne devono andare e che se non lo fanno allora useranno la violenza. E la usano, a costo di uccidere. Il governo dice che è per il bene comune, per il progresso del paese, per la crescita del PIL, ma c'è davvero qualche valido motivo che possa giustificare un tale abuso di potere e la sottrazione forzata di terre? Io non credo. Palma da olio, canna da zucchero, metalli preziosi, tutte risorse che non servono a questo popolo ma che servono a noi per farne prodotti da vendere al supermercato o pannelli solari e batterie per continuare in una transizione ecologica pericolosamente in bilico tra sostenibilità vera e sostenibilità di facciata. E lo sto dicendo io che sostengo una rapida transizione lontano da fonti fossili. Ma mi chiedo, c'è qualche soluzione che sia veramente sostenibile al 100%? è possibile sostenere la domanda globale di energia facendo affidamento a batterie e metalli la cui estrazione richieda un sopruso dal punto di vista dei diritti umani? qual è l'alternativa? andare inesorabilmente incontro all'aggravamento dell'emergenza climatica?
    Io sono stato invitato per spiegare a queste donne, in poche semplici parole, cos'è il cambiamento climatico e cosa si sta facendo in Italia per contrastarlo. Come glielo spiego che il cambiamento climatico l'abbiamo creato noi con il nostro stile di vita che sempre ricerca più benessere, più prodotti, più consumi, più energia, più viaggi, più e più e più e più? come glielo dico che le inondazioni, gli uragani anomali dell'anno scorso, gli incendi, le siccità e le pandemie sono direttamente correlate al nostro stile di vita capitalista? con che coraggio io dico loro che per vivere sostenibile devono fare la raccolta differenziata e non bruciare i rifiuti? con che coraggio spiego loro che le aziende che gli rubano la terra sono le stesse che gli daranno lavoro ma condannandoli a dipendere dai supermercati e quindi dal capitalismo e quindi ad entrare nello stesso sistema di produzione che gli sta portando via le case? come spiego loro che il miglior modo per essere sostenibile è accontentarsi di quello che hanno e non cercare di vivere con i comfort occidentali?
    Mi sono sentito molto a disagio perché l'unica soluzione che avevo da offrire alle loro sofferenze era: ci dovremmo pensare noi a voi. Ci dovremmo pensare noi a lottare perché i prodotti che acquistiamo rispettino i vostri diritti e le vostre terre. Ci dovremmo pensare noi a richiedere che il nostro sistema sociale non gravi sulle vostre spalle. Ci dovremmo pensare noi a darvi il sostegno economico per rimediare ai danni di alluvioni, cicloni, incendi e pandemie. Ci dovremmo pensare noi ad insegnarvi come riciclare. O forse ci dovreste insegnare voi come vivere in modo frugale, in modo rispettoso della natura, in modo rispettoso dei diritti altrui, in un modo che sia davvero sostenibile perché diciamolo, essere sostenibili in una società primo mondista è quasi impossibile. Essere rispettosi della natura e delle persone è un tentativo nobile che scade in un'ipocrisia ineluttabile, nascosta nella cultura e nei costumi di un mondo che non vuole rinunciare a nulla ma solo avere sempre di più.
    Cresciamo, e parlo per noi occidentali, con la consapevolezza che tutto è alla nostre portata, che non ci sono conseguenze alle nostre scelte d'acquisto, alle nostre scelte alimentari, alle nostre abitudini quotidiane, semplicemente perché quelle conseguenze sono troppo lontane da noi per essere notate e troppo dure per essere davvero concepite dalla nostra mente. A nessuno piace sentirsi il cattivo della situazione. A nessuno piace sentirsi ipocrita. A nessuno piace pensare che il suo stile di vita causi sofferenza. Eppure, io credo sia molto coraggioso prendere coscienza che non c'è sostenibilità senza la volontà di mettersi completamente in discussione. Non c'è sostenibilità senza andare oltre alle barriere culturali, ai confini nazionali, ai presunti principi morali, alle convinzioni personali, al "ma si è sempre fatto così", al "ma tanto se lo faccio solo io non cambia nulla". Svegliarsi dal grande sonno indotto dalla comodità e dalla cultura consumistica penso sia una delle sfide più difficili che l'umanità dovrà affrontare per salvarsi.
    Non c'è crescita economica che regga. Non c'è transizione ecologica che giustifichi questo stile di vita. Non ci sono aiuti internazionali che pongano rimedio all'egoismo di volere sempre di più.
    Cos'è quindi il cambiamento climatico? è la conseguenza ultima della necessità umana di massimizzare la sua ricchezza. È conseguenza diretta della ricerca della felicità in un'ottica consumistica. È l'effetto collaterale dell'aver abbandonato la ricerca di un equilibrio interiore a favore di un equilibrio esteriore, di apparenze, di cose. Ed è colpa nostra. Dei colonizzatori europei e di chi ha abbracciato la filosofia del "conquista e sfrutta". Perché questo facciamo. E lo facciamo indirettamente anche con queste donne Q'eqchi' a cui, dall'alto della mia formazione ottenuta in un paese del G8, spiego cosa significhi vivere in maniera sostenibile. Dovrebbe essere l'inverso. Dovrebbero loro spiegarci come vivere. In generale. Come vivere essendo appagati, felici, soddisfatti di avere il necessario per vivere e di avere il supporto di una comunità unita su cui poter sempre contare.
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