Italy
Bobbio

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Travelers at this place
    • Day 30

      Ponte Gobbo

      August 13, 2023 in Italy ⋅ ☀️ 26 °C

      Hudičev most, kakor prevod pravi, je največja znamenitost vasi Bobbio (leta 2019 najlepša italijanska vas), ki nama služi za jutranji sprehod in sladek zajtrk 🙂

      Še par besed o mostu: itak so ga najprej zgradili Rimljani, kasneje je doživel nekaj nadgradenj. Ima enajst lokov različnih razponov in je menda bil tudi navdih Leonardu za njegovo Mono Liso (čeprav jaz povezave glih ne vidim)...Read more

    • Day 30

      Zabluzila na polno

      August 13, 2023 in Italy ⋅ ☀️ 18 °C

      Nekako sva si večer meteorski dež predstavljala ob rečici, sama pod milim nebom nekje okoli Bobbia, ki ima nek slikovit most in za pot domov izbrala eno lepo rdečo (SS) cestico... In potem na zemljevidu našla še rumene (krajevne), še bolj zeleno pobarvane (beri: baje še bolj slikovite) in krenila po njih. Itak. Da bo lepa vožnja. In je bila! Prvih 5 km sva vzdihovala nad griči, polni samih trt, naslednjih 30 km pa sva se naveličana razdrapane in klancev polne ceste spraševala, kdaj naju bo izučilo 🙈. Skratka po 5h cjazenja sva pristala na velikem parkplacu, na skoraj 1000 mnv na passotu Penice okoli 22h. Z gledanjem zvezd ni bilo nič... Ni blo lih romantike, pa tut luči sosednjega bara niso pomagale. Greva dalje kar brez kofeta, res ni tu za bit. Dans bova zbirala hitrejše ceste, priseževa!Read more

    • Day 2

      Kaffeepause am Castello

      September 29, 2017 in Italy ⋅ ☀️ 21 °C

      und wieder einen leckeren Espresso aus der Twin, an historischem Gemäuer:

      Die Burg Malaspina-Dal Verme di Bobbio ist ein mächtiges viereckiges Gebäude im Dorf, in einer hohen Lage im oberen Teil des Dorfes.

       Das Befestigungsgebäude, wie wir es heute sehen, ist auf Corradino Malaspina in den frühen 1400er Jahren zurückzuführen.

      Markus wurde sogar drin eingeschlossen und konnte sich unter Eindatz seines Lebens selbst befreien 😜
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    • Day 1

      Dis-connesso

      March 14 in Italy ⋅ ☁️ 17 °C

      Alla fine la pigrizia ha prevalso. Ho continuato a rimandare il momento di scrivere e alla fine eccomi qui, a narrare gli eventi e le sensazioni del 14 ma dopo due giorni. Troppe sensazioni si sono succedute e accavallate, e quel che resta è una confusione totale. Tuttavia cercherò di fare un po’ d’ordine.
      La prima metà del primo giorno è andata bene, anzi benissimo: sono partito con un sole timido che però già prometteva di vincere la sua timidezza durante la giornata. La gamba poi era bella sciolta e così i primi 60-70 km sono volati. Lo so, era anche tutto pianeggiante e soprattutto sapevo dove andare, avendolo già fatto quel pezzo. Inoltre l’attraversamento della città è stato meno complicato che in altre occasioni: in pratica ho tracciato una lunga linea retta in direzione sud-ovest, ho trafitto il centro storico con un fendente trionfante e cosi via, verso l’infinito e oltre. La prima metà è stata però anche la più noiosa: di fatti la conoscenza del tracciato ti velocizza, ma toglie anche quel brivido dell’ignoto che solo le strade battute per la prima volta sanno dare.
      Fatto sta che dopo un sosta per la spesa al Conad sono ripartito fiducioso. Il tempo di attraversare il Trebbia e di superare Rivalta e il suo castello, e già ho avuto i primi sentori che da li in poi non sarebbe stato cosi semplice. Comincio una salita lieve e mi meraviglio di quanto il posto che sto attraversando mi faccia pensare alla Contea. Distratto da questa piacevole suggestione quasi mi perdo una svolta repentina che mi porta sul primo (e forse unico vero) off-road. Non sarebbe un problema se non fosse che le piogge insistenti delle ultime settimane lo hanno trasformato in una trappola di fango: la bici affonda nella melma, le ruote slittano e ad ogni salitella mi impantano e devo portare la bici a mano, con bestemmie annesse. Il tutto non mi impedisce di godere della meraviglia del paesaggio: sono completamente solo, in un boschetto sperduto da qualche parte nella val trebbia. Sono eccitato dall’avventura ma anche preoccupato. Gli smadonnamenti proseguono fino all’uscita dalla “trappola”. La strada torna ad essere praticabile e, dopo una breve salita, mi si apre una vista mozzafiato sulla vallata circostante. È il luogo perfetto per la meritata pausa pranzo.
      Non faccio in tempo a ripartire che arriva quello che poi si è rivelato il momento piuttosto critico del viaggio. Parte una salita, e fin qui ok: granny gear e su a 5/6 km/h. A un certo punto però il Garmin mi fa prendere una deviazione dalla strada principale, e quasi me la perdo perché stavo curando da lontano il ragazzo in bici che mi ha superato quasi ad inizio salita. La inforco ed ecco che la salita diventa una rampa: comincio ad annaspare, la vista tutti i sensi mi si annebbiano; sbando, quasi cado dalla bici e mi devo arrendere e portarla (a fatica) a mano. Mi mancano proprio le forze, mi sento svuotato di ogni energia vitale. Il che mi preoccupa, perché i km che restano sono ancora parecchi e io in questo momento vorrei solo bere e collassare da qualche parte. In qualche modo arrivo in cima alla rampa, dove incontro di nuovo il ragazzo di prima che mi rivela che lui quella salita non la farebbe nemmeno al contrario (cioè in discesa ahah) e che era meglio stare sul tracciato principale. Uno scambio di battute e riprendo il cammino, rincuorato dalle sue parole. Col senno di poi, l’ho fatta fuori dal vaso, e avevo tutte le ragioni per sentirmi a pezzi su una salita del genere. Ciò non mi toglie una fastidiosa apprensione per i rimanenti gpm: ormai sto attento ad ogni variazione di pendenza, il mio corpo è ormai tarato al millimetro. Sulle salite più leggere la mano tende a portare il cambio su rapporti più lunghi, ma poi la mente urla frena gringo dove cazzo vai, sali piano ma sali, ci vuole pazienza.
      Questa è la filosofia che mi accompagna per i km restanti. I gpm arrivano ma li affronto piu serenamente. È un continuo saliscendi, attraverso una valle incantevole, quasi fuori dal tempo, irreale sospesa in un sogno. La luce del sole illumina un paesaggio ondulato dal quale si ergono ogni tanto degli spuntoni di roccia sui quali sono arroccate piccole fortezze e bastioni. Mi sembra di essere nel medioevo e non mi stupirei se da un momento all’altro mi superasse un cavaliere al trotto. Tra tutte le vette ce n’è una in particolare che spicca, il monte Bogo, che sembra volermi sfidare mentre arranco sulle salite che la cingono. È un continuo salire e scendere, scendere e salire, senza mai arrivare in vetta.
      Ogni tanto mi ritrovo sul dorso di una collina e non riesco a trattenere un piccolo urlo di gioia.
      Due considerazioni lungo questo ultimo tratto. Primo, credo di aver sviluppato un feticismo per gli alberi isolati nel paesaggio: l’albero solitario e stoico mi fa impazzire. Secondo, chi l’ha detto che i cimiteri sono luoghi privi di vita. Nei cimiteri si trova l’acqua, e l’acqua oggi è la mia salvezza, la mia linfa vitale!
      Alla fine senza quasi accorgermene, dopo un ultimo tratto prevalentemente in discesa che mi riporta a livello fiume, giungo a Piancasale, la tappa intermedia del viaggio. Sono esausto e un posto comodo, intimo e tranquillo è quello che mi ci vuole per rigenerarmi. L’host del b&b è gentilissimo e disponibile, ha addirittura comprato delle banane apposta per me, sapendo che sto viaggiando in bici. Mi doccio, mangio qualcosa, mi corico e collasso nel letto davanti alla tv. Domani è un altro giorno.
      In tutto questo ho dimenticato di dire una cosa fondamentale: le sensazioni e lo spirito oggi sono stati negativi. Per tutto il giorno non sono riuscito a connettermi con il viaggio, a settarmi sulle frequenze giuste, ero troppo distratto dall’ansia di dover catturare il momento giusto da condividere su quei cazzo di social. Ed il risultato è che metá delle foto che ho fatto mi fanno cagare. Troppo tempo attaccato a quel cellulare, troppo tempo cazzo.
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    Bobbio

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