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  • Day 23

    Aviles and 'The Courage In A Shell'

    June 16, 2022 in Spain ⋅ ☁️ 19 °C

    "Like a song without words
    Like a world without music,
    I wouldn't know what to do
    I'd be lost without you
    Watchin' over me"
    (A Bird Whitout Wings - Celtic Thunder)

    La casa è completamente in silenzio quando mi sveglio.
    Apro gli occhi nel buio della stanza e anche se non riesco a vederlo so per certo che Alessandro dorme come un bambino accanto a me.
    Tappi, maschera e quel sorriso soddisfatto sul volto sono ormai una costante in questo cammino e mi dispiace un po' dover fare il guastafeste e privarlo della beatitudine dei suoi sogni.
    Mi prendo del tempo per realizzare che effettivamente sono ancora vivo e decido finalmente di alzarmi, ma come sempre il corpo non parte: ho bisogno del mio carburante, quel benedetto caffè di cui sono schiavo e completamente dipendente.
    Quindi la morale del discorso è molto semplice: mi alzo dal letto e mi ributto sul divano, quello dove Megan, già sveglia, sta già aggiornando il suo diario.
    Non avendo accesso ad un caffè immediato, non mi resta che finire la vaschetta di gelato rimasta nel freezer, ma ne prendo solo un po' mentre aspetto che i miei compagni si sveglino.
    Facciamo colazione nel bar sotto l'appartamento e successivamente iniziamo a dire addio a Gijon piano piano, raggiungendo prima il lungomare e successivamente la periferia. Non parliamo molto; Matthew e Chris sono ormai una coppia inseparabile e stanno volando davanti, Ale sembra perso nei suoi pensieri e Megan non è di compagnia ma sembra funerea e concentrata in una camminata solitaria.
    Non mi voglio prendere meriti che non ho, ma ormai un po' la conosco e so che quando le cose stanno così, è meglio lasciarla a se stessa nel suo spazio vitale.
    Oggi sembra davvero sofferente quando si appoggia con entrambe le mani al suo bastone.
    Io ormai mi sento sempre come il ranger in più, quello che se c'è o non c'è la differenza non è poi così tanta.
    Le città mi confondono sempre e non riesco a catturare molto con le mie pupille; non faccio in tempo a percepire un odore, un suono o a focalizzarmi su qualche elemento visivo che questi vengono subito sostituiti da altri e altri ancora.
    Le città sono come i grandi supermercati: non sai mai su cosa devi riporre la tua attenzione e alla fine qualche dettaglio lo perdi di sicuro.
    Oggi sono il fanalino di coda e non mi va di andare piu forte, passo la periferia di Gijon, e i boschi di eucalipto successivi ascoltando la musica e ballando come uno stupido.
    Sono completamente da solo, e vedo Megan ed Erika in lontananza andare ad un passo leggermente spedito.
    Non faccio nulla per raggiungerle e mi prendo i miei tempi e i miei spazi dove posso cantare ad alta voce e liberamente.
    Li supero in vicinanza di una fonte di acqua davvero buona e freschissima e mi pento di avere solo una bottiglietta da mezzo litro.
    Dopo la periferia e i boschi e il momento di una lunghissima strada asfaltata che successivamente si tramuta in un sentiero completamente desolato.
    Non ci sono pellegrini, non c'è un posto dove sedersi, non c'è nemmeno l'ombra, insomma non c'è niente di niente ed io sporco, sudato e solo come un cane ferito mi fermo 20 minuti per cercare di capire se oggi è un buon giorno per morire.
    Sono le mesetas 2.0, una versione aggiornata fatta apposta per il cammino del norte, solo con qualche albero sparso qua e là.
    Mi siedo sul mio zaino e bevo l'ultima acqua rimasta e inizio a prendere tempo perché non me la sento proprio di ripartire in fretta. Quando arriva Megan, è come se vedessi un'oasi nel deserto; forse non tanto perché sia lei, ma perché almeno ho adesso qualcuno con cui parlare e distrarre la mia mente dalla strada.
    Mi spiega che il suo malessere è dovuto al ciclo e che sicuramente durante la giornata si sentirà meglio.
    È chiaro che il suo morale non sia alle stelle e non fa nulla per nasconderlo. Io cerco di aiutarla come posso ma con scarsi risultati.
    Arriviamo lungo un orribile autostrada e lasciamo il cammino per pochi metri andando nella direzione contraria; un bar si trova davanti a noi e tutto quello che vogliamo è un aquarius e un po' di ombra.
    Il bar non è la fine del mondo, ma uno di quelli frequentati da quella che Matthew chiama la 'working class' con alcuni uomini discutibili a bere super alcolici già a mezzogiorno.
    Io non ho pregiudizi per questi tipi di posti ma noto che Megan è un po' a disagio ma necessita il bagno e non possiamo fare altrimenti.
    In realtà anche io non ci metto poi tanto ad essere a disagio perché una delle cameriere non ci lascia niente all'immaginazione con la sua maglia senza reggiseno e il jeans ficcato ai bordi del culo.
    Non sono ipocrita sul corpo femminile, che mi piace parecchio, ma tutto questo mi urta e mi fa sentire davvero a disagio e fuori posto.
    Almeno ora mi spiego tutta quella clientela particolare.
    Veniamo raggiunti da Ale e da Axel ma la sosta non dura parecchio, oggi forse non ci stiamo godendo il viaggio ma vogliamo solo concludere la tappa. È uno di quei giorni in cui tutto un completo concatenarsi di cose ci rende il cammino difficile e poco godibile.
    Pensavo di essere messo davvero male ma guardando gli altri, forse solo io sono quello che non ha bisogno di un defibrillatore per tornare in vita.
    L'autostrada è qualcosa di terrificante, sembra senza fine e con l'asfalto infuocato che ci fa sentire come se fossimo all'inferno, e dunque procediamo con cautela. Le macchine ed i camion sono scie veloci che ci passano accanto a pochi metri di distanza in maniera pericolosa.
    Il mio telefono dalla mia tasca mi manda le vibrazioni positive di 'Don't stop beliving' di Journey ed io non so bene in cosa non smettere di credere🤭 magari sul fatto che non verrò falciato da una macchina a caso tra qualche minuto.
    Recuperiamo Matthew e Erika che escono da un bar più avanti e lui sembra già parecchio 'allegro' alle 13 del pomeriggio.
    E grazie a Dio che è così; la mia maledizione di essere una spugna per l'emozioni altrui questa volta è una manna dal cielo e mi nutro completamente dell'energia di Matthew.
    Usa il telefono come cassa e mi fa sentire qualche canzone australiana famosa e iniziamo ad accelerare cantando e ridendo come pazzi. Come è riportato nella guida di Megan, questa è la parte più brutta di tutto il cammino del norte e necessito un altra piccola pausa insieme ad Alessandro mentre tutti gli altri continuano. Parliamo della difficoltà mentale di questa tappa e quando arriviamo in albergue gli altri ci salutano facendo casino.
    Dopo aver preso posto, già si capisce il mood del pomeriggio: risate e tante birre per tutti, alcune offerte da Fabi e Sandra.
    Siamo una bella tavolata di pellegrini che si riposano, scambiando idee e sensazioni in varie lingue diverse.
    Conosco una bellissima ragazza italiana sempre sorridente e con degli occhi stupendi di nome Elena che vive a Modena e decidiamo di condividere una lavatrice. Negli occhi, nella dentatura e nel modo parlare piano piano mi ricorda Daniela, potrebbero essere sorelle.
    Megan regala una concha di Santiago ad Ale e Chris e così tutti hanno una conchiglia tranne me.
    Lei sa che non ho portato la mia perché le ho raccontato che faceva rumore e mi infastidiva all'epoca quando facevo lo zaino. Credo che Ale gli abbia chiesto il motivo del mancato regalo ma a me non importa per niente e sarebbe una cosa in più dentro Ferruccio che già sembra uno zaino poco armonico e troppo sovrappeso sulle mie fragili spalle.
    Tutto bello e tutto giusto questo ragionamento, se non fosse che i ragazzi me ne regalano una per fare in modo che tutta la squadra abbia una concha.
    Vado a riporla nello zaino quando si avvicina Megan e mi dice sottovoce: 'aspetta ho una cosa per te, per questo non ti ho preso la concha di Santiago'.
    Mi mette in mano una piccola conchiglietta di mare con scritto all'interno 'coraggio' ed io sono talmente paralizzato per la sorpresa che non riesco a dire niente.
    L'unica cosa che mi esce dalla bocca è la più stupida che mai mi possa uscire : 'ma l'hai scritto tu?'
    Un genio, davvero. Perché d'altronde sono famose le conchiglie in mare con delle scritte dentro.
    Ora, la situazione mi ricorda quando regalai a Daniela il libro con alcune foto attaccate da me e lei mi disse 'ah io pensavo il libro fosse stampato così"… solo che stavolta sono io lo stupido addormentato che non capisce niente.
    Ringrazio e dico scherzosamente di andare via perché se no potrei iniziare a piangere, quando in realtà vorrei solo abbracciarla e dirle che è la migliore in assoluto.
    Mi avrebbe potuto regalare anche della carta igenica e sarei rimasto felice ugualmente, l'importante non è l'oggetto in sé ma che Megan abbia avuto un pensiero per Marco.
    Aggiorniamo i nostri diari in cucina insieme, l'unico posto al sicuro dal baccano che fa il nostro gruppo fino a quando non è ora di cena.
    Ricevo una chiamata telefonica che perlopiù è un altro regalo: è Ernesto che ha ricevuto la mia cartolina e mi spiega tutta la situazione del suo tumore. Non lo sento da anni e mi chiede un favore: salutare e ringraziare Santiago per lui una volta arrivato in città.
    Mi toccherà dunque andare alla messa del pellegrino ma per una persona come Ernesto questo ed altro.
    Usciamo tutti insieme e ceniamo con un menù del pellegrino in un bar a pochi metri dall'ostello; a noi si uniscono oltre ad Elena, Axel e un altro Lukas dalla Germania con cui la nostra nuova amica ha camminato oggi.
    Non riesco ad inqudrarlo subito, ma sembra una persona molto socievole forse anche troppo.
    Il cibo non è male ma la signora che prende le ordinazioni è un vero personaggio ed è sempre agitata ma in maniera divertente. Neanche a dirlo, i nostri amici bevono tantissimo e al ritorno in albergue Matt fa un casino assurdo, e tutti non possiamo fare a meno di ridere a crepapelle (in particolare Fabi) mentre tutta la camerata di ben 48 persone vuole solo dormire.
    Una di queste è Megan che ci dice: 'se domani lo trovate morto sono stata io'.
    Vado a letto sapendo che non riuscirò mai a finire tutto il diario, ma la giornata è andata abbastanza bene e mi sto riprendendo dai giorni passati più complicati.
    Con il giusto mix di solitudine e compagnia oggi, nonostante tutto, è stata una giornata positiva.

    PS: Matt e Chris si vogliono svegliare alle 5… ma la tappa è solo di 22 km, che senso ha se l'albergue apre alle 14?☀️🤭🤭
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