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  • Day 24

    Nalòn e Albachiara

    June 17, 2022 in Spain ⋅ ⛅ 20 °C

    "Gli unici occhi belli sono quelli che ti guardano con tenerezza"
    (Coco Chanel)

    La luce dei lampioni invade la stanza attraverso la finestra aperta, mentre scrivo queste parole. Fuori un leggero acquazzone estivo ha reso l'aria più fresca e più godibile.
    È sera, sono in un bel letto in un albergue a Muros de Nalon e sto cercando di riordinare le idee per ricordare tutte le cose successe oggi ma mi viene tutto molto complicato.
    Oggi la giornata è letteralmente volata; qui è il Marco del futuro che vi scrive e so che sicuramente mi perderò qualcosa strada facendo.
    Penso per un attimo a una cosa che mi ha detto Elena oggi:' io voglio essere sempre presente, non voglio cercare di trattenere nulla'.
    Trattenere. Trattenere.
    Questa parola ronza nella mia testa e non mi dà pace.
    Penso alla paura che ho di non ricordare, alla paura che tutto questo finisca presto sia nella vita reale che nei meandri più oscuri della mia mente. Penso alle notti insonni per cercare di scrivere il diario, che prima era una sfida e che ora sta diventando quasi un obbligo e mi chiedo se sto vivendo nel mondo giusto.
    Si, per la paura che i miei ricordi prima o poi possano svanire io inizio a trattenere troppo. Troppe foto, troppe parole, troppe preoccupazioni.
    'Be Water ' diceva Bruce Lee, ma io non riesco ad essere fluido, limpido e scorrevole come l'acqua ma sembro più un essere melmoso, fangoso che cerca di trattenere tutte le cose possibili.
    Sono una spugna come dico sempre; ma anche una spugna dopo un po' ha bisogno di una bella strizzata per liberarsi dell'acqua in eccesso.
    Non mi muovo leggiadro, ma arranco col peso dei pensieri di ciò che è stato e di ciò che sarà.
    Con il wormhole spazio temporale che c'è dentro il cervello di ogni uomo, oggi mi guardo indietro e sono sicuro che il mio racconto sarà solo parziale e frammentario.
    E per la prima volta va bene così.
    Pronti, partenza, via... iperspazio.
    Apro gli occhi nello stramaledetto albergue di Aviles, tanto brutto quanto la periferia industriale della città in cui si trova, e mi chiedo come sia possibile che siano già le 6.20.
    Non mi fraintendete non ho avuto un sonno continuo e senza risvegli, ma una delle peggiori notti di questo cammino del nord. D'altronde per la parte più brutta ci voleva la dormita più brutta, talmente palese e scontato da fare schifo.
    Roncadores ovunque tra le 48 persone nella camerata, prima caldo e poi freddo, Chris e Matthew che si svegliano presto e fanno rumore: è un incubo in piena regola senza aver sognato.
    Punzecchio Ale e vado a prepararmi, ormai che ci sono l'unica cosa che voglio è partite e salutare anche Aviles per sempre.
    Scusami tanto Aviles ma a furia di frequentare Alessandro anche per me la prima impressione sta diventando importante, e l'unica cosa che ho da dirti è 'ti odio, mi hai fatto sputare sangue'.
    I preparativi di rito sono sempre quelli e finiamo a fare colazione nello stesso bar in cui ieri abbiamo cenato.
    A noi si è aggiunta Elena ed è con lei che faccio la prima parte del cammino di oggi.
    Il paesaggio sarà sempre lo stesso per tutta la tappa e si divide tra strade asfaltate e boschi ombrosi di eucalipto che costituiscono la dicotomia di base su cui si fonda questo stramaledetto ma bellissimo cammino.
    Elena mi racconta alcune cose dei suoi viaggi e della sua vita e a me piace molto ascoltarla perché ha un atteggiamento molto positivo e una voce molto calma e dolce.
    È molto contenta della sua vita ed è sempre sorridente e pronta alla risata, ma è anche molto sicura di sé senza però essere prevaricante verso le altre persone.
    Fa questo viaggio da sola ed è contenta che sia così ma dovrebbe essere raggiunta dal fidanzato tra qualche giorno.
    Le faccio anche confidenze sul mio cammino e per quanto io sappia che non gliene frega veramente, sono contento di avere qualcun altro con cui parlare.
    La lascio per fare una sosta caffè dopo 6 km e lei non si ferma perché ha una vescica che le fa molto male e che si fa sentire di più ogni volta che si ferma.
    Inizio a camminare un po' con Ale che oggi, per fortuna, si sente meglio e lui inizia ad attaccare bottone con tre raggazzette finlandesi che erano nell'albergue di stanotte.
    Non ho difficoltà a capire il loro inglese e me ne rallegro, ogni volta che incontro un non-madrelingua mi trovo molto bene e mi dà speranza che io riesca a capire e farmi capire nonostante le mie mancanze. Alla domanda di Ale' perché state in Finlandia se ci sono 6 mesi di buio e cattivo tempo?'
    Loro rispondono che hanno il sole dentro. È ovviamente una battuta ma denota un forte spirito indomito e una voglia di andare oltre le difficoltà. D'altronde sono qua da sole a migliaia di km di distanza da casa.
    Perdo tempo per una pausa al bagno e successivamente passo un po' di tempo con Ale e poi con Megan fino a quando non arriviamo in un bar per il nostro pranzo, dove incontriamo Axel e Valdemar. Oggi lei è di buon umore e parliamo un po' di tutto ed in particolare su una cosa che le ha detto Chris sul fatto che è una donna forte e che potrebbe avere paura ad uscire con lei. Ho la sensazione che questa cosa le piaccia e che forse nessuno le abbia mai detto che sarebbe spaventoso uscire con lei.
    Io le dico che non è spaventosa affatto, e che uscire con una donna come lei sarebbe uno stimolo piu che un deterrente, ma non penso abbia capito il senso della mia affermazione.
    È stata una tappa easy peasy come dicono tutti, e arriviamo all'albergue di Nalòn alle 14 circa, gestito da un austriaco di nome Raphael che avrà fatto 4 o 5 cammini più un pellegrinaggio a San Pietro.
    Denoto tutto questo dalle Compostela attaccate ai muri, e deve essere una persona molto devota al cammino o molto spirituale.
    Ha aperto l'albergue quest'anno e si vede l'energia e la passione che ci mette.
    I letti sono solo 12 ed io e Ale siamo al piano di sopra mentre Megan sceglie un letto al piano di sotto e si addormenta subito. Tutta la sua forza sparisce, e quando dorme così raggomitolata sembra una bambina indifesa che ha bisogno di cure e protezione.
    I ragazzi restano in albergue mentre io, Ale, Fabi, Sandra e Elena andiamo a bere una bibita e dopo al supermercato.
    Gli altri rimasti all'ostello mangeranno la cena cucinata da Raphael mentre noi mangeremo nel giardino dell'albergue le cose che abbiamo comprato, parlando di differenze culturali tra Spagna e Italia. E meno male, se dovessi mangiare la Fabada Asturiana la mia serata e il mio stomaco prenderebbero una brutta piega. Voglio sdebitarmi con Fabian per le birre che ha comprato per tutti e lui dice :' Marco ascolta se faccio così è perché posso non perché voglio qualcosa in cambio'.
    Certo, il mio discorso era un altro ma alzo il mio bicchiere e brindo a Fabian e Sandra e al loro buon cuore.
    Successivamente ci riuniamo tutti, ed Erika prima e Ale poi, ci fanno cantare suonando la chitarra.
    Ale ruba la scena a tutti nonostante non suoni da 6 anni.
    E così finiamo a cantare un misto di canzoni italiane e inglesi tra cui 'Hanno ucciso l'uomo ragno', Albachiara, 'Let It be' e molte altre.
    E anche Megan canta piano piano ma si lascia andare per una volta nel suo cammino.
    Scrivo una dedica a Raphael e me ne vado a letto e sono sicuro che per una volta dormirò davvero bene.

    PS: Non mi dispiace la vita dell'hospitalero.
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