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  • Day 1

    Dal mare a Passo Teglia - D

    July 2, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 23 °C

    La mattina della partenza mi alzo febbrile. Sono agitato e ho dormito solo qualche ora. Dopo una rapida colazione e un veloce saluto esco verso il parco urbano. Mi ricongiungo al resto del gruppo per la foto in riva al mare. All'alba della partenza il mio zaino si rompe ma un provvidenziale Matteo lo ripara con quel nastro americano che rientra di diritto tra i “pesi essenziali”.
    Dopo l'arrivederci dello Zio ci avviamo per la nostra strada. Lo zaino pesa e il sole picchia forte, ma con Alberti a fare l'andatura e a tenerci sulla via i chilometri passano tranquilli. La giornata sembra buona anche se umida, beviamo spesso, io capirò dopo che forse è stato tropo spesso.
    Siamo sulla strada per il monte Acquarone quando le nuvole inziano a farci compagnia. Per il momento benediciamo questa tregua dal caldo anche se ci priva del panorama. Quando siamo in vista della nostra prima cima inizano a intravedersi i primi segni di cedimento. Matteo e Lube decidono di evitare la vetta, io e Alberti andiamo a tributarle una visita. Sbaglio per la seconda volta della giornata. Lo zaino rattoppato distribuisce male il peso, ma io decido di forzare il passo.
    Raggiunta la cima Alberti è raggiante nonostante le nubi, dall'alto intravediamo Matteo e Lube avvicinarsi al santuario. Nel tempo che scendiamo scopriamo che lo Zio sta per raggiungere la nostra spedizione. Lo aspettiamo cercando di recuperare il recuperabile. L'arrivo del nostro ultimo compagno di viaggio viene salutato con la sua e la nostra felicità anche se ci porta dell'altro peso da caricare negli zaini. Poco male. Siamo contenti di essere finalmente completi.
    Ripartiamo verso la strada che ci porterà al Colle d'Oggia. Purtroppo il panorama per un po' sarà solo un ricordo. Andiamo avanti negli arbusti fino a sbucare in uno stradone dove ci rifocilliamo e ripartiamo. Lube aveva già dato segni di insofferenza verso lo zaino, ma nello stradone asfaltato e invaso sempre più dalla nebbia ha inizio il mio personalissimo inferno. Per chilometri mi trovo a cammianare in fondo al gruppo cercando di non perderli di vista in mezzo alla foschia. É un'impresa. Le gambe sono molli e il fiato corto. La troppa acqua bevuta la mattina si fa sentire, non digerisco nemmeno il pranzo. Anche i miei compagni sono stanchi, ma raffrontati a me sembrano volare. Ci fermiamo spesso ma la situazione non cambia. Ogni tanto si attardano ad aspettarmi ma il mio passo è davvero troppo lento. Lube mi invita a pensare se lasciar perdere. Un pensiero che non nego essermi passato per la testa ma che scaccio con un cenno del capo. Indietro non si torna. Il tempo ci rema contro. Non sappiamo se avremo modo di prendere dell'acqua e la mia andatura ci sta facendo ritardare molto sulla tabella di marcia. Arriviamo al Colle d'Oggia con le nostre spade di Damocle ancora pendenti. Non sappiamo se qualcuno dovrà tornare a San Bernardo di Conio a prendere l'acqua e la scarsa visibilità non aiuta. Siamo preoccupati. Nel frattempo la notizia dell'allerta meteo per il giorno successivo ci impone di arrivare al Passo Teglia in questa giornata. Non c'è altro da fare, dobbiamo andare avanti.
    Al Colle d'Oggia il nostro film decide di regalarci un colpo di scena: Lube ci abbandona. Nonostante fosse sembrato molto più in forma di me decide di lasciare la spedizione. Un po' per la stanchezza, un po' per l'ansia, un po' per motivi che sul momento non capiamo. Fatto sta che decide di farsi venire a prendere. Abbiamo già perso un pezzo e non era nemmeno quello messo peggio. La situazione non ci conede il lusso di un addio ben fatto, salutiamo Lube e ripartiamo con una parte di noi che rimane indietro.
    Lo Zio trova dell'acqua sperando in una lieta sorpresa. È marcia, la lasciamo lì dov'è. Io chiedo agli altri di non lasciarmi troppo indietro, combattere con la stanchezza è abbastanza da solo, spero non ci si metta la psicologia.
    Arriviamo alla partenza della salita per il monte Grande. Superata quella vetta si scende al passo Teglia, o almeno così ci diciamo. La nebbia ormai ci ha completamente avvolti. Ci muoviamo in un mondo grigio, umido e inospitale. Vogliamo solo arrivare.
    Se prima pensavo di essere in crisi dovrò ricredermi, sul monte Grande si consuma una tragedia. Dopo i primi 20 metri in salita nel bagnato e su un sentiero di cui solo le mucche presenti conservano un ricordo, le gambe decidono di averne avuto abbastanza. Semplicemente non riesco più ad andare avanti. Matteo ,che fino a quel momento era sembrato in forma, cede di schianto. Siamo due cadaveri ambulanti. Nel frattempo Albe e lo Zio non sembrano riuscire a trovare il sentiero. Decidiamo di cercare di stare in cresta per arrivare in cima. La salita è una pura tortura, a un certo punto i due escursionisti meglio messi ci aiutano a portare gli zaini. Arriviamo alla cima del monte in qualche modo. Abbiamo anche la forza di concederci un momento di tranquillità scrivendo nel libretto sulla cima. Recuperiamo un po' di forze. In lontananza sentiamo dei tuoni, dobbiamo riprendere a camminare.
    Nel frattempo una notizia ci rincuora. Grazie a un'idea di Matteo, Lube ci lascerà dell'acqua al passo Teglia. Un problema in meno. Ora non ci resta che arrivare.
    I chilometri che ci separano dal punto di arrivo mi sembrano non finire mai. Regredisco di una ventina d'anni, mi ritrovo continuamente a chiedere se siamo arrivati. Il tempo non migliora, ma almeno non piove. Per tutta la strada la nebbia ci fa da scorta. Sembrano le nove di sera ma è pomeriggio. Dopo un tempo che sembra interminabile arriviamo finalmente in un bosco che crediamo presagisca l'arrivo. É così, ma la strada è ancora lunga. Nel tragitto lo Zio mi aiuta di nuovo con lo zaino. Andiamo avanti con Alberti che ci precede, ha troppa voglia di arrivare a destinazione. Quando finalmente lo vedo togliersi lo zaino in lontananza penso a un allucinazione. Non la è. Siamo arrivati.
    La radura del Teglia ci premia scacciando via la nebbia e regalandoci un panorama che non avremmo mai creduto possibile. L'arrivo inizia a ridarci le forze, piano piano ci riprendiamo e ci prepariamo per la cena. La grigliata che ci concediamo ha il sapore della vittoria e della fine delle avversità. Abbiamo anche l'acqua che ci ha lasciato Lube, un regalo estremamente gradito dal nostro sfortunato compare. Lungamente guardiamo prima lo spettacolo delle nubi sotto di noi, poi assaporiamo il tramonto e infine ci godiamo il cielo stellato. Le fatiche del giorno sono state degnamente ripagate.
    Andiamo a dormire rincuorati. Ma forse abbiamo mangiato troppo.
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