Morti, ma vivi

July 2020
A short but fine adventure by Luca Read more
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  • Day 1

    Premessa

    July 2, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 21 °C

    Nasce da me, dalla mia voglia sempre crescente di provare esperienze nuove in questo anno balordo, da una proposta un po’ folle a Fra, sparata per gioco durante la camminata sul pietravecchia il 2 Giugno, quella che si rivelerà un’esperienza indimenticabile.
    Acquisisce credibilità ed importanza in riva al mare, sorseggiando una birra sulla spiaggia della galeazza. Ancora quella sera però ognuno di noi credeva poco alla possibilità di partire, tutti insieme, come scherzosamente ci stavamo promettendo.
    Trovarci al parco urbano, giovedì 2 Luglio alle 7 del mattino, esattamente un mese dopo la nascita di quella proposta, è stata la vera soddisfazione.. la prima nostra vittoria!
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  • Day 1

    Dal mare a Passo Teglia - L

    July 2, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 21 °C

    La sveglia sarebbe dovuta suonare alle 6, ma l’adrenalina anticipa l’inizio della mia giornata. Sono carico di aspettative.
    La nostra avventura inizia al parco urbano, tra foto, abbracci saluti e zaini immediatamente rotti... ma nulla ci può fermare ora, nemmeno un imprevisto, siamo tutti pronti!
    Percorro il primo tratto senza neanche rendermene conto, disquisendo del più e del meno, ironizzando su di noi e su quello che stavamo facendo. La mattinata sembra passare in un attimo, me ne accorgo al monte Acquarone dove Fra ci raggiunge intorno alle 11... cazzo sono già le 11.
    Da quel momento cambia l’umore del gruppo, poco alla volta percepisco stanchezza, maggiori difficoltà nel camminare e nel sorreggere gli zaini... cristo quanto erano pesanti.
    Saliamo poco alla volta fino a colle d’oggia... la strada di per se insignificante è resa ancor più noiosa dalla nebbia.
    Ansia, abbiamo appena scoperto che per il giorno seguente è stata prevista allerta meteo... dobbiamo cambiare i nostri piani, arrivare più avanti del previsto oggi in modo da non correre rischi eccessivi l’indomani.
    Ansia, non dormendo a San Bernardo non avremo acqua. Ansia.
    L’umore del gruppo cambia ancora, sembra di esser partiti da una vita, ci siamo già lasciati alle spalle la grinta dei giorni precedenti e della stessa mattina. La decisione di Lore, arrivati a colle d’oggia, e’ il boccone più amaro da mandare giù... ma non possiamo fermarci ora, dopo tanta attesa, dopo tanta voglia.
    Proseguiamo in 4 verso il monte Grande.. la più dura delle sfide, mentali e fisiche. Dario e Matte accusano il colpo, ma non mollano, siamo in vetta, nel bianco della nebbia.
    Il primo sorriso torna qua, esattamente nel momento in cui scriviamo i nostri soprannomi sul diario ai piedi della croce... u mugugnu ci sta aiutando, sorrisi sul volto e bottiglie d’acqua in arrivo.
    Arrivo al Passo Teglia stanco, vedo alcuni di noi veramente esausti, ma qui la natura ripaga tutto, dal primo all’ultimo dei nostri passi. Il tramonto è romantico, il fuoco scalda la nostra carne, le tende sono stabili nel prato, al riparo di un albero... mi godo il momento, sono la’ con i miei amici, sono felice.
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  • Day 1

    Dal mare a Passo Teglia - D

    July 2, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 23 °C

    La mattina della partenza mi alzo febbrile. Sono agitato e ho dormito solo qualche ora. Dopo una rapida colazione e un veloce saluto esco verso il parco urbano. Mi ricongiungo al resto del gruppo per la foto in riva al mare. All'alba della partenza il mio zaino si rompe ma un provvidenziale Matteo lo ripara con quel nastro americano che rientra di diritto tra i “pesi essenziali”.
    Dopo l'arrivederci dello Zio ci avviamo per la nostra strada. Lo zaino pesa e il sole picchia forte, ma con Alberti a fare l'andatura e a tenerci sulla via i chilometri passano tranquilli. La giornata sembra buona anche se umida, beviamo spesso, io capirò dopo che forse è stato tropo spesso.
    Siamo sulla strada per il monte Acquarone quando le nuvole inziano a farci compagnia. Per il momento benediciamo questa tregua dal caldo anche se ci priva del panorama. Quando siamo in vista della nostra prima cima inizano a intravedersi i primi segni di cedimento. Matteo e Lube decidono di evitare la vetta, io e Alberti andiamo a tributarle una visita. Sbaglio per la seconda volta della giornata. Lo zaino rattoppato distribuisce male il peso, ma io decido di forzare il passo.
    Raggiunta la cima Alberti è raggiante nonostante le nubi, dall'alto intravediamo Matteo e Lube avvicinarsi al santuario. Nel tempo che scendiamo scopriamo che lo Zio sta per raggiungere la nostra spedizione. Lo aspettiamo cercando di recuperare il recuperabile. L'arrivo del nostro ultimo compagno di viaggio viene salutato con la sua e la nostra felicità anche se ci porta dell'altro peso da caricare negli zaini. Poco male. Siamo contenti di essere finalmente completi.
    Ripartiamo verso la strada che ci porterà al Colle d'Oggia. Purtroppo il panorama per un po' sarà solo un ricordo. Andiamo avanti negli arbusti fino a sbucare in uno stradone dove ci rifocilliamo e ripartiamo. Lube aveva già dato segni di insofferenza verso lo zaino, ma nello stradone asfaltato e invaso sempre più dalla nebbia ha inizio il mio personalissimo inferno. Per chilometri mi trovo a cammianare in fondo al gruppo cercando di non perderli di vista in mezzo alla foschia. É un'impresa. Le gambe sono molli e il fiato corto. La troppa acqua bevuta la mattina si fa sentire, non digerisco nemmeno il pranzo. Anche i miei compagni sono stanchi, ma raffrontati a me sembrano volare. Ci fermiamo spesso ma la situazione non cambia. Ogni tanto si attardano ad aspettarmi ma il mio passo è davvero troppo lento. Lube mi invita a pensare se lasciar perdere. Un pensiero che non nego essermi passato per la testa ma che scaccio con un cenno del capo. Indietro non si torna. Il tempo ci rema contro. Non sappiamo se avremo modo di prendere dell'acqua e la mia andatura ci sta facendo ritardare molto sulla tabella di marcia. Arriviamo al Colle d'Oggia con le nostre spade di Damocle ancora pendenti. Non sappiamo se qualcuno dovrà tornare a San Bernardo di Conio a prendere l'acqua e la scarsa visibilità non aiuta. Siamo preoccupati. Nel frattempo la notizia dell'allerta meteo per il giorno successivo ci impone di arrivare al Passo Teglia in questa giornata. Non c'è altro da fare, dobbiamo andare avanti.
    Al Colle d'Oggia il nostro film decide di regalarci un colpo di scena: Lube ci abbandona. Nonostante fosse sembrato molto più in forma di me decide di lasciare la spedizione. Un po' per la stanchezza, un po' per l'ansia, un po' per motivi che sul momento non capiamo. Fatto sta che decide di farsi venire a prendere. Abbiamo già perso un pezzo e non era nemmeno quello messo peggio. La situazione non ci conede il lusso di un addio ben fatto, salutiamo Lube e ripartiamo con una parte di noi che rimane indietro.
    Lo Zio trova dell'acqua sperando in una lieta sorpresa. È marcia, la lasciamo lì dov'è. Io chiedo agli altri di non lasciarmi troppo indietro, combattere con la stanchezza è abbastanza da solo, spero non ci si metta la psicologia.
    Arriviamo alla partenza della salita per il monte Grande. Superata quella vetta si scende al passo Teglia, o almeno così ci diciamo. La nebbia ormai ci ha completamente avvolti. Ci muoviamo in un mondo grigio, umido e inospitale. Vogliamo solo arrivare.
    Se prima pensavo di essere in crisi dovrò ricredermi, sul monte Grande si consuma una tragedia. Dopo i primi 20 metri in salita nel bagnato e su un sentiero di cui solo le mucche presenti conservano un ricordo, le gambe decidono di averne avuto abbastanza. Semplicemente non riesco più ad andare avanti. Matteo ,che fino a quel momento era sembrato in forma, cede di schianto. Siamo due cadaveri ambulanti. Nel frattempo Albe e lo Zio non sembrano riuscire a trovare il sentiero. Decidiamo di cercare di stare in cresta per arrivare in cima. La salita è una pura tortura, a un certo punto i due escursionisti meglio messi ci aiutano a portare gli zaini. Arriviamo alla cima del monte in qualche modo. Abbiamo anche la forza di concederci un momento di tranquillità scrivendo nel libretto sulla cima. Recuperiamo un po' di forze. In lontananza sentiamo dei tuoni, dobbiamo riprendere a camminare.
    Nel frattempo una notizia ci rincuora. Grazie a un'idea di Matteo, Lube ci lascerà dell'acqua al passo Teglia. Un problema in meno. Ora non ci resta che arrivare.
    I chilometri che ci separano dal punto di arrivo mi sembrano non finire mai. Regredisco di una ventina d'anni, mi ritrovo continuamente a chiedere se siamo arrivati. Il tempo non migliora, ma almeno non piove. Per tutta la strada la nebbia ci fa da scorta. Sembrano le nove di sera ma è pomeriggio. Dopo un tempo che sembra interminabile arriviamo finalmente in un bosco che crediamo presagisca l'arrivo. É così, ma la strada è ancora lunga. Nel tragitto lo Zio mi aiuta di nuovo con lo zaino. Andiamo avanti con Alberti che ci precede, ha troppa voglia di arrivare a destinazione. Quando finalmente lo vedo togliersi lo zaino in lontananza penso a un allucinazione. Non la è. Siamo arrivati.
    La radura del Teglia ci premia scacciando via la nebbia e regalandoci un panorama che non avremmo mai creduto possibile. L'arrivo inizia a ridarci le forze, piano piano ci riprendiamo e ci prepariamo per la cena. La grigliata che ci concediamo ha il sapore della vittoria e della fine delle avversità. Abbiamo anche l'acqua che ci ha lasciato Lube, un regalo estremamente gradito dal nostro sfortunato compare. Lungamente guardiamo prima lo spettacolo delle nubi sotto di noi, poi assaporiamo il tramonto e infine ci godiamo il cielo stellato. Le fatiche del giorno sono state degnamente ripagate.
    Andiamo a dormire rincuorati. Ma forse abbiamo mangiato troppo.
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  • Day 1

    Dal mare a Passo Teglia - F

    July 2, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 21 °C

    Era molto tempo che desideravo affrontare questa avventura e onestamente quando l'ho proposta non pensavo che assumesse queste dimensioni. La preparazione è stata fin troppo discussa e travagliata per una escursione in realtà non così ardua. Per questo motivo sono partito timoroso del fatto che quello che sarebbe dovuto essere un trekking di quattro giorni sarebbe diventato un campeggio itinerante. I miei timori hanno preso vita quando ho finalmente raggiunto il resto della truppa alla Cappella del Monte Acquarone. “ Sono solo le 11 e gli altri sono già kappao, ahia” - ho pensato – vedendo lo stato catatonico nel quale si sono presentati i miei compagni di avventura.
    Da lì in avanti ho cercato di celare il mio stato d'animo e non imbastire troppo gli altri, anche se, come al solito, non sono riuscito a contenermi più di tanto. Il lungo tratto di strada ancora da percorrere, la loro stanchezza e la preoccupazione che da un momento all'altro potesse scoppiare un temporale continuavano a occuparmi la mente.
    Ora siamo qui a Passo Teglia e sono tranquillo perché so che possiamo andare lontano. Come prima giornata è stata molto dura, ma da domani le cose non potranno che migliorare sia per la coesione del gruppo che per le minori difficoltà della strada. Ho capito che in realtà il mio timore sul rapporto trekking/campeggio è infondato perché non stiamo facendo nessuna delle due cose. Questa è una semplice camminata tra amici che vogliono stare insieme e che affrontano con il dovuto rispetto le asperità del percorso.
    Guardo le facce degli altri e vedo che sono stravolte: sarà una serata che ricorderemo molto a lungo.
    Purtroppo tra noi non c'è più Lube, lui si è fermato a Colla d' Oggia. Però sono contento che anche lui ci sia stato, che anche lui sia partito e abbia superato i suoi limiti. In merito al suo abbandono penso che la meta sia sempre il percorso, per questo la sua, seppur breve, scampagnata è già di per sé una vittoria e non una sconfitta. Mi dispiace perché si sta perdendo una serata bellissima.
    Qua a Passo Teglia il tramonto è un abbraccio tra il Sole e la Luna che insieme irradiano la coltre di nuvole bianche e rosa che avvolgono la Valle Argentina.
    Questo tramonto ripaga da ogni fatica.
    Devo ringraziare ogni singola persona che ha partecipato direttamente o indirettamente a questa gita. Senza di loro non avrei visto questo splendido tramonto.
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  • Day 1

    Dal mare a Passo Teglia - M

    July 2, 2020 in Italy ⋅ ☁️ 20 °C

    "Un sorriso fa fare il doppio della strada di un brontolio" ... é con una frase di Sir Baden-Powell che voglio iniziare il racconto di questa 4 giorni. A dire il vero ho brontolato molto e sorriso poco perchè non ricordavo quanto fosse arduo camminare per sentieri di montagna con uno zaino di 20 kg sulle spalle; eh già, l'ultima volta nel 2006, non avevo sicuramente bisogno di integratori salini ne tantomeno di antinfiammatori per portare a termire le giornate. sono però bastati quattro amici con la A maiuscola ed una buona dose di follia per intraprendere una delle esperienze più belle mai vissute.
    Questa è la storia della Brigata Belini Molli.

    Ore 7.30, pronti per la foto di rito alla partenza sulla ridente spiaggia del Parco Urbano di Imperia. si inizia subito tapullando con del nastro americano lo zaino di Dario (operazione poi dimostratasi fallimentare, compromettendo la spalla di quest'ultimo). La prima salita che da Baitè porta ai Bardellini è un chiaro esempio di cosa ci dobbiamo aspettare da quella giornata. Nonostante il gran caldo e le innumerevoli pisciate del sottoscritto arriviamo, intorno alle ore 11.00, presso la cappelletta del Monte Acquarone già visibilmente acciaccati e provati. L'arrivo dello Zio porta una spalla in più su cui piangere e innumerevoli kilogrammi aggiuntivi all'interno degli zaini. Il pomeriggio è stato a dir poco massacrante; i visi dei miei compagni sono tesi, deformati dalla fatica. Il mio stato d'animo passa facilmente da "dai che ce la facciamo"a "ma chi cazzo ce l'ha fatto fare". Colle D'Oggia putroppo ha visto l'abbandono di Lube che personalmente è stato un colpo pesantissimo, perchè oltre al dispiacere di non averlo più con noi ho temuto seriamente che la spedizione fosse arrivata al capolinea anche per il resto del gruppo. Abbiamo avuto la forza di andare avanti trascinandoci a fatica verso la cima del Montegrande. Potrei descrivere ogni minuti dell'ascesa di questo funesto monte. Lo Zio ed Albe, più allenati e messi meglio, incoraggiano ed aiutano Dario ed il sottoscritto. I messi peggio. La nebbia fitta, lo sguardo assassino delle vacche e la puzza di busa fresca annebbiano la mia mente mentre il mio corpo è oppresso dal peso dello zaino. più volte cerco lo sguardo del buon Dario per trarne forza ma più lo guardo e più mi assale la voglia di lasciarmi morire lì, sul verde pendio. finalmente, dal banco di nebbia si intravede la croce posta in prossimità della cima. sì, finalmente ho raggiunto il mio Golgota. I pochi Km che ci separano da Passo Teglia sono più dolci ma ormai le mie gambe non rispondono più. Alle 17.40, a dieci ore dalla partenza, raggiungiamo la meta. Un senso di orgoglio mi pervade, orgoglioso di me stesso, orgoglioso di questo gruppo! Il panorama magnifico, il buon cibo e l'ottima compagnia annullano completamente il dolore agli arti inferiori. Nulla è più bello della sera del 2 luglio 2020 a Passo Teglia.
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  • Day 2

    Passo Teglia - Rifugio la Terza - L

    July 3, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 15 °C

    Non riesco più a stare nella tenda, ho caldo, sto sudando.... esco e appena fuori mi trovo a rimettere, appeso ad un albero, partiamo benissimo... sarà difficile!
    Il malessere dura in realtà molto poco, alle 5 siamo tutti svegli, alle 6 in marcia. La strada oggi si arrampica meno, intorno a noi si susseguono luoghi stupendi... questa giornata sarà decisamente più facile.
    Raggiunto il monte Monega non resisto alla tentazione di salirlo, anche se da solo. Proseguiamo direzione monte Fronte’ che questa volta scaliamo tutti.
    L’allerta per ora non si vede, il sole risplende nel cielo e fa decisamente caldo... intorno a noi monti e mare, splendido. Tempo di godere della vista che le nuvole si avvicinano ributtandoci nel nebbione del giorno precedente, niente panico però, il rifugio è a poca distanza.
    Meno di un’ora e sto sorseggiando una Moretti rossa, niente di meglio. E’ il momento di decidere cosa fare per la notte... so già cosa pensa Fra “tenda tenda tenda”, mi gioco tutto su Dario e matte, per me nessun dubbio, notte in rifugio.
    La maggioranza, grazie al cielo, e’ dalla mia!! sempre bella la democrazia quando sei dalla parte vincente! Esausto prendo sonno immediatamente dopo la pasta... buonanotte ragazzi, grazie!
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  • Day 2

    Passo Teglia - Rifugio la Terza - D

    July 3, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 17 °C

    La notte non è stata serena. L'assenza di Lube, la stanchezza, la cena pesante. Tutto questo ha funestato il nostro riposo. Alberti durante la notte ha vomitato la cena.
    Sentendoci svegli lo Zio ci propone di alzarci. Nessuno obbietta, dopotutto non ci addormenteremo più. Mentre ci prepariamo i nostri movimenti sono rallentati, come fossimo smaltendo l'effetto delle scorie del giorno prima. Il caffè che beviamo ci rimette in qualche modo in sensto.
    Il monte Frontè ha vegliato su di noi per tutta la notte. La sua cima è il nostro obiettivo odierno, dobbiamo raggungerla prima che il fronte temporalesco che sta salendo dal mare arrivi a noi. Anche oggi ci toccherà camminare.
    Il percorso ci offre qualche chilometro al riparo degli alberi e senza troppe salite, ottimo per risvegliare le gambe. Nella strada verso il passo della Mezzaluna passiamo nel posto di San Lorenzo. In tempi in cui le passeggiate in montagna non entravano nella classifica dei pensieri all'ordine del giorno, questo era un accampamento dei partigiani. Solo a pensarci respiro un'aria diversa. Continuiamo a camminare.
    Usciti dal bosco il passo della Mezzaluna ci regala un panorama mozzafiato, ci vuole dare energie mentali per la salita che ci aspetta? Chissà, nel dubbio apprezziamo questo dono gradito.
    Le scorie del giorno precedente si fanno sentire per tutti appena inizia la nostra ascesa. Non è una salita impegnativa ma il primo giorno ci ha lasciato intontiti. Specialmente io e Matteo non teniamo il passo di Luca e dello Zio. Rimaniamo un po' indietro ma sento che le mie gambe stanno rispondendo meglio.
    La giornata di oggi è l'opposto della precedente. Pur tenendo d'occhio le nubi che arrivano dal mare non possiamo che ammirare ad ogni passo il panorama che si staglia intorno a noi. La salita ci permette a ogni passo di vedere qualcosa di più. I picchi delle Alpi liguri fanno capolino insieme alle vette della vicina Francia e con un solo movimento della testa siamo già sul mare. Sentiamo che ogni singola goccia di sudore è stata ben spesa.
    La salita procede costante, io mi attardo un po' perchè non ho ancora un buon passo e un po' per stare vicino a Matteo. Fra tutti è stato probabilmente il più coraggioso, o il più incosciente. É il meno allenato di noi ma sale su al suo ritmo, inesorabile. D'altro canto oramai, di tornare indietro non se ne parla.
    Attraversiamo mandrie di mucche fantasticando su bicchieri di latte fresco finchè non riusciamo a scollinare. Di fianco a noi vediamo la cima del monte Monega. Potremmo raggiungerla ma l'unico che se la sente di salire è Luca. Lascia lo zaino giù e noi lo aspettiamo. Non vogliamo dilapidare le nostre energie, teniamo fissi gli occhi sul Frontè che ora vediamo molto più vicino di prima.
    Le nubi per ora si tengono a distanza, quando Luca torna ripartiamo.
    Il tragitto ci offre un po' di tregua, camminiamo in piano in mezzo agli alberi. Ci riempiamo i polmoni di aria e di bellezza, ieri sembra solo un brutto ricordo. Arriviamo all'inizio della salita per il Frontè. L'ascesa non ci lascerà tregua, conviene salire al nostro passo e vedere come va. Gli zaini sembrano pesare sempre di più, le spalle bruciano. Il sole adesso picchia anche troppo e ci ritroviamo a misurare ogni passo. Andiamo avanti, Lo Zio e Luca in testa e io e Matteo poco dietro.
    Per continuare a camminare ci diamo obiettivi di breve termine, prima quel sasso, poi quel ramo, poi quel buco. Piano piano saliamo. Intorno a noi la cornice delle Alpi Liguri ci da sostegno e conforto. Abbiamo fatto un sacco di strada ma siamo sempre a casa, e a casa siamo al sicuro.
    Faticosamente arriviamo all'ultima salita, ma ormai la cima e troppo vicina per farcela sfuggire.
    La Madonna del Frontè ci accoglie a braccia aperte e nessuno di noi va troppo per il sottile sull'orientamento religioso. Normalmente saremmo un branco di senza dio, con forse qualche eccezione, lì in cima non sono questioni da porsi.
    Riusciamo a mangiare qualcosa godendo di un panorama insolito per il monte, normalmente avvolto dalle nubi e inospitale. La soddisfazione e il panorama durano poco, in men che non si dica siamo avvolti dalle nubi. In fretta e furia decidiamo di ripartire. Meglio arrivare al rifugio prima che scenda addosso della pioggia. Il parafulmini caduto ci rammenta che è meglio non rimanere qui vicino quando il tempo diventa duro.
    Le salite dure sono alle spalle per oggi, abbiamo voglia di arrivare al rifugio per concederci una meritata birra. Ma dobbiamo comunque arrivare.
    Il pranzo ha avuto un effetto miracoloso sulle mie gambe, o forse è la voglia di qualcosa di fresco. Fatto sta che cammino come non ho mai fatto fino ad adesso. Il passo è lo stesso dello Zio e di Luca. Mi sento finalmente bene. Lanciò un'ultima occhiata alla Madonna, chissà che non c'entri qualcosa.
    Con le nubi che ci rincorrono arriviamo al rifugio. Quando il maltempo arriva abbiamo già messo i piedi sotto al tavolo e stringiamo i bicchieri ben saldi. Facciamo passare il pomeriggio provando a sdraiarci sull'erba e a goderci il panorama. Il tempo ballerino è di diversa opinione.
    Il freddo e il caldo si alternano in una diabolica danza, così come le nubi e il sereno. Siamo in dubbio su dove dormire la sera, se rischiare la pioggia in tenda o se ripararci nel rifugio. Alla fine le ore di sonno perse ieri ci fanno optare per la seconda opzione. Lo Zio non è soddisfatto, se stasera non pioverà sarà di pessimo umore. Fortunatamente qualche goccia scende e nel pomeriggio riposiamo qualche ora, non è stata una brutta scelta.
    Dopo cena scendiamo e riusciamo a goderci un meraviglioso tramonto montano. Il Saccarello si staglia in penombra, domani sarà la nostra prima cima. Salutiamo il cristo Redentore vicino a noi, tra qualche ora lo passeremo a salutare per partire alla volta del Marguareis. Trovi una religione molto più convincente in montagna che non nelle chiese, dovrebbe far pensare.
    Ci ritiriamo in camera sperando di riposare, un grupppo di ragazzi la pensa diversamente, si vede che domani faranno solo una camminata goliardica e quindi si vogliono godere la serata, anche questa notte si dormirà poco.
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  • Day 2

    Passo Teglia - Rifugio la Terza - F

    July 3, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 18 °C

    Per scrivere di questo secondo giorno, come dei successivi, ho lasciato trascorrere alcuni mesi, ricevendo giustamente insulti, promemoria e imprecazioni da parte di Albe cui avevo promesso che avrei scritto alcune righe. Il rammarico più grande però non è tanto aver procrastinato la stesura di questo diario bensì che in quest'anno maledetto di giorni felici come quei quattro ce ne sono stati davvero pochi, anzi, probabilmente nessuno.
    Il secondo giorno è iniziato in anticipo dopo una breve e faticosa dormita a Passo Teglia. La grigliata della sera precedente si è rivelata pesante e a qualcuno si è pure riproposta. Di buon ora ci siamo messi in marcia con le gambe pesanti, le spalle a pezzi e l'animo quieto e fiducioso di chi sa di poter arrivare alla meta senza troppe tribolazioni. La spada di Damocle di giornata è rappresentata dall'allerta meteo, ma il cielo delle sei è mite e per qualche ora sembra poter reggere.
    Dopo mezz'oretta di cammino siamo nella Ciotta di San Lorenzo, una radura circondata da due lati dal bosco e dagli altri due, longitudinalmente, da scarpate rocciose. Luogo ideale per cercare rifugio e organizzare imboscate ai tempi della Resistenza. Poi arriva Passo della Mezzaluna, rigoglioso e fiorito balcone posto a cavallo tra la Valle Arroscia e la Valle Argentina.
    Il nostro passo però è stanco, segnato dalla dura scalata di Monte Grande e quando si presenta l'occasione per arrivare in cima al Monte Monega in tre desistiamo e il solo Albe conquista la vetta.
    Al Colle del Garezzo siamo stanchi ma più rodati e in meno di un'ora siamo seduti ai piedi della Madonna del Frontè. Giusto il tempo di una mela e di un paio di foto ed ecco che l'allerta meteo inizia a palesarsi con qualche tuono e con la classica nebbia del Frontè. In realtà il meteo ci da tregua e di lì a poco raggiungiamo la nostra destinazione stanchi ma felici ( specie Dario che alla vista del Rifugio si mette correre, manco fosse Grosso contro la Germania).
    Per tutto il successivo pomeriggio i temi di conversazione sono quattro. Dario e le sue imprecazioni contro l'agenzia interinale, Albe e la sua malattia per il drone, la cameriera e la vexata quaestio:” Dormiamo in tenda oppure in rifugio?”. Neanche a dirlo e mi vedo esautorato dalla mia misera autorità di Gran Mogol e vengo battuto 3-1 nel referendum sul pernottamento.
    Acqua quantificata in 15 litri, luce abbondante e vicini chiassosi caratterizzano il nostro chalet.
    Né le birre, né il genepì hanno il potere di farmi addormentare una volta giunto in stanza, dopo qualche ora trascorsa a perlustrare il rifugio per trovare alternative valide al mio scomodo giaciglio decido di ingegnarmi per tappare i vasistas da cui entra da una parte la luce della luna (piena!) e dall'altra la luce di un fanale. Al resto ci pensa Albe che con qualche bestemmia ben assestata riesce ad ammutolire i vicini regalandomi qualche ora di sonno.
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  • Day 2

    Passo Teglia - Rifugio la Terza - M

    July 3, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 14 °C

    Il riposo notturno non è stato ristoratore, complice probabilmente la cena pesante della sera prima. Ci alziamo molto presto, facciamo colazione, smontiamo le tende e subito ci mettiamo in cammino per la seconda tappa. Il primo tratto, molto semplice, ci conduce in poco più di un ora presso il Passo della Mezzaluna. Terrazza naturale panoramica, luogo romantico ai piedi del monte Monega. Il morale è altissimo ma la stachezza accumulata il giorno prima presto si fa sentire. La strada che conduce verso la cima del Monega si rivela faticosa tant'è che solo Albe conquista la vetta mentre il resto del gruppo lo attende 200 metri sotto. Dopo una breve pausa si riprende a camminare galvanizzati dal sentiero che finalmente pianeggiante ci porta nel giro di una buona mezz'ora presso il Colle del Garezzo, valico alpino posto ai piedi del Frontè caratterizzato dalla presenza di una galleria militare che collega la valle Arroscia alla valle Argentina. Stanchi ma finalmente rodati raggiungiamo entro le 12.00 la cima del Frontè ai piedi della Madonnina che incredibilmnete dopo tante invocazioni finalmente si palesa d'innanzi a noi. Pausa pranzo veloce e via, minacciati dal temporale che incombe, ci rimettiamo in marcia alla volta del Saccarello. Basta appena un' oretta di cammino ed eccoci davanti ad una bionda nel dehor del rifugio La Terza felici e pronti per il pernottamento. La leggenda narra di storie riguardanti dell'acqua bollita e rumori molesti provenienti da vicini avvinazzati e poco rispettosi.Read more

  • Day 3

    Rifugio La Terza - Colle dei Signori - L

    July 4, 2020 in France ⋅ ☀️ 11 °C

    Mi sveglio alle 6, sono rigenerato, nel corpo e nella mente. Sono passate 48 ore dalla partenza... mi sembra una vita.
    Amo non avere orario, non avere telefono, non avere regole, le scuregge di gruppo senza pudore, quello che mi circonda, il silenzio rotto solo dai passi durante il cammino. Amo la libertà di quelle giornate.
    Non vedo l’ora di rimettermi in marcia.
    L’aria oggi è fredda ma il cielo è terso e intorno a noi la vista è splendida: camosci, redentore, saccarello, piaggia, monesi, mare, oddio quella è Albenga?
    E lui chi è?! Lo scopriamo presto, un personaggio... si presenta senza neanche lasciarci il tempo di chiedere: è l’uomo delle croci, un tedesco di ranzo... un po’ lo invidio, vorrei essere indipendente e agile come lui tra qualche anno.
    Stiamo andando nella stessa direzione, con obbiettivi diversi, ma quello cambia poco. Raggiungiamo cima Missoun con lui, foto insieme obbligatoria.
    Il nemico di oggi e’ il Monte Bertrand con i suoi 2484 metri. Non abbiamo timore di lui nonostante la schiena e le gambe stanche... io per lo meno non lo temo, sono costantemente rapito da quel che mi circonda, cime lontane, prati fioriti, ancora camosci, aquile, pace.
    Oggi mi son reso conto che ormai arriveremo tutti e 4 a Limone, non per la poca distanza, non perché la strada sia più facile... semplicemente perché in tutti noi cresce costantemente la voglia di salire un costone per vedere oltre, perché non vogliamo smettere di farci sorprendere.
    E’ una giornata meravigliosa, penso la più bella, tutto è al posto giusto, noi sul sentiero, la pentola con la pasta sul fornello, il Don Barbera ai piedi del Marguareis, la luna piena pronta a sorgere dietro i monti, il sole pronto a tramontare colorando di arancio il cielo.
    E’ il momento ideale per essere folli, lo siamo, è aggiudicato, domani alba sul monte marguareis.
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