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  • Day 2

    Passo Teglia - Rifugio la Terza - F

    July 3, 2020 in Italy ⋅ ⛅ 18 °C

    Per scrivere di questo secondo giorno, come dei successivi, ho lasciato trascorrere alcuni mesi, ricevendo giustamente insulti, promemoria e imprecazioni da parte di Albe cui avevo promesso che avrei scritto alcune righe. Il rammarico più grande però non è tanto aver procrastinato la stesura di questo diario bensì che in quest'anno maledetto di giorni felici come quei quattro ce ne sono stati davvero pochi, anzi, probabilmente nessuno.
    Il secondo giorno è iniziato in anticipo dopo una breve e faticosa dormita a Passo Teglia. La grigliata della sera precedente si è rivelata pesante e a qualcuno si è pure riproposta. Di buon ora ci siamo messi in marcia con le gambe pesanti, le spalle a pezzi e l'animo quieto e fiducioso di chi sa di poter arrivare alla meta senza troppe tribolazioni. La spada di Damocle di giornata è rappresentata dall'allerta meteo, ma il cielo delle sei è mite e per qualche ora sembra poter reggere.
    Dopo mezz'oretta di cammino siamo nella Ciotta di San Lorenzo, una radura circondata da due lati dal bosco e dagli altri due, longitudinalmente, da scarpate rocciose. Luogo ideale per cercare rifugio e organizzare imboscate ai tempi della Resistenza. Poi arriva Passo della Mezzaluna, rigoglioso e fiorito balcone posto a cavallo tra la Valle Arroscia e la Valle Argentina.
    Il nostro passo però è stanco, segnato dalla dura scalata di Monte Grande e quando si presenta l'occasione per arrivare in cima al Monte Monega in tre desistiamo e il solo Albe conquista la vetta.
    Al Colle del Garezzo siamo stanchi ma più rodati e in meno di un'ora siamo seduti ai piedi della Madonna del Frontè. Giusto il tempo di una mela e di un paio di foto ed ecco che l'allerta meteo inizia a palesarsi con qualche tuono e con la classica nebbia del Frontè. In realtà il meteo ci da tregua e di lì a poco raggiungiamo la nostra destinazione stanchi ma felici ( specie Dario che alla vista del Rifugio si mette correre, manco fosse Grosso contro la Germania).
    Per tutto il successivo pomeriggio i temi di conversazione sono quattro. Dario e le sue imprecazioni contro l'agenzia interinale, Albe e la sua malattia per il drone, la cameriera e la vexata quaestio:” Dormiamo in tenda oppure in rifugio?”. Neanche a dirlo e mi vedo esautorato dalla mia misera autorità di Gran Mogol e vengo battuto 3-1 nel referendum sul pernottamento.
    Acqua quantificata in 15 litri, luce abbondante e vicini chiassosi caratterizzano il nostro chalet.
    Né le birre, né il genepì hanno il potere di farmi addormentare una volta giunto in stanza, dopo qualche ora trascorsa a perlustrare il rifugio per trovare alternative valide al mio scomodo giaciglio decido di ingegnarmi per tappare i vasistas da cui entra da una parte la luce della luna (piena!) e dall'altra la luce di un fanale. Al resto ci pensa Albe che con qualche bestemmia ben assestata riesce ad ammutolire i vicini regalandomi qualche ora di sonno.
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