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  • Day 2

    Just a "small hike"!

    December 28, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 3 °C

    Arriviamo all'hotel Klaustur per cena, stupendoci di come qui le case siano fatte tutte di compensato e lamierino... sono tutti prefabbricati, eppure all'interno fa sempre molto (troppo?) caldo!

    La cena secondo Matt si può riassumere in "poco ma buono", tanto che lui e Pietro hanno seriamente meditato di chiedere come dessert il mega hamburger con patatine che hanno preso i ragazzi latinoamericani seduti vicino a noi... la cosa è stata impedita da un pronto intervento mio e di Sara perchè dai, insomma, non ci sembrava proprio il caso!!!

    Dopo la cena Pietyr ci ha proposto una "small hike". ll cielo sarebbe stato coperto, quindi la possibilità di vedere aurore borali era proprio lo 0%, però poteva essere un'occasione per fare due passi fino a un laghetto ghiacciato lì vicino.
    Cogliamo l'occasione, sia perchè stiamo veramente troppo tempo seduti in pullman sia perchè io ho voglia di un po' di avventura. Ci copriamo bene e raggiungiamo Pietyr nella hall, che dà a tutti una luce da fronte e un paio di ramponi... perchè "non si sa mai".
    Iniziamo la passeggiata che ha davvero il sapore di una piccola avventura: se già nel 90% delle strade Islandesi non c'è illuminazine, figurarsi su un sentiero sperso nel nulla... le luci da fronte sono indispensabili, anche per evitare di scivolare sui torrenti di fango e acqua che ricoprono il sentiero. La strada non è lunga, ma è ripida e scivolosa, si arrampica sul fianco dell'altura fino a un laghetto che, alla fioca luce della torcia, è fatto di lastroni di spesso ghiaccio. Pietyr ci racconta che, prima che iniziasse la persecuzione dei cattolici, qui c'era un convento di suore, che venivano a fare il bagno in questo lago, da cui ha preso il nome. Arriviamo al prato che fiancheggia il lago, da cui si ha una bella vista del piccolo agglomerato di case sotto di noi, e siccome il cielo è davvero tutto coperto Pietyr ci intrattiene con una storia di paura islandese, con tanto di morti annegati in fiumi ghiacciati, scheletri a cavallo e tombe sigillate da massi per tenerci i fantasmi dentro.
    Prima di rientrare, Pietyr ci propone una piccola allungatoia fino alla "grotta che canta", un luogo dove si racconta che le suore e i frati del chiostro vicino si incontrassero per cantare gli inni. Il sentiero si fa ancora più stretto e scivoloso del precedente, tanto che Pietyr invita tutti a infilare i ramponi. La maggior parte della gente decide quindi di rientrare, tranne me, Matt e una coppia di latinoamericani. Il sentiero è ghiacciato solo in piccoli tratti e diventa più largo e pianeggiante verso la fine, quando arriviamo a una grotta piccola con un'acustica eccezionale, nascosta talmente bene sotto uno sperone di roccia da essere invisibile a chi non la conosce.
    Scendendo dalla passeggiata superiamo "l'albero più alto d'Islanda", un larice di 16 metri. Questo giustifica il detto che 'se in Islanda ti perdi nel bosco, basta che ti alzi in piedi'...

    Rientrati in albergo, un po' stanchi ma decisamente soddisfatti di questa passeggiata avventurosa, riflettiamo sul fatto che gli Islandesi non si fanno fermare da nulla: ghiaccio, freddo, ora tarda, buio... se si vuole andare a fare la passeggiata si prende, ci si attrezza e si va!
    Nella hall troviamo una piccola, gradevole sopresa: un enorme thermos di ottima cioccolata calda, perfetta per terminare la serata prima di una buona dormita!
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