Radicofani

Con l'imbrunire che sopraggiunge, la stanchezza e l'arsura, dovuta dal prezzo poco operaio del vino e il mal tempo, iniziano a lanciare avvisaglie, e cosi la tecnologica LC, consultando app e navigatore, intima al povero conducente di procedere verso l'ignoto. Scavalchiamo montagne, attraversiamo vigneti gonfi di frutta e campi di girasole ormai secchi, dalla siccità. Come consueto il lasciarsi trasportare risulta indispensabile, doveroso. Ne traiamo tutto il beneficio dal silenzio, arricchito solo dal poetico fischio del vento e dall'incostante borbottio del cielo. Spezzo il silenzio, perché curioso dalle ripide salite in cui ci stavamo imbattendo improvvisamente, ma vengo rassicurato da LC sulla certezza del percorso. Ok, saliamo.
Saliamo. Saliamo e saliamo ancora.
Il cielo sbuffa, come il nostro ciuco a motore, carico di bagagli e speranze.
Ed eccoci, Radicofani, finalmente.
Aspra vetta, sogno bramato da intere dinastie toscane. Punto di riferimento di ogni sguardo per decine e decine di chilometri e il solo silenzio come compagno di vita.
Dopo aver cercato uno stallo per il ciuco, indosso rampini e picozza, carico di bagagli e blasfemia raggiungo LC.
Mi attende al nostro giaciglio.
Una casetta su due piani, al centro di un sorridente paesino tutto in pietra.
Ci accomodiamo e rinfocilliamo con la piu tradizionale pasta al pomodoro e ci concediamo un giretto pre nanna.
Freddo e nebbia fungevano da colonna sonora ai nostri passi sordi, rimbombati dalle pietre. Negozi e attività serrate ci accompagnano verso la piazza (e l'osteria)principale, unica fiaccola di vita in questa sera fredda. Rientriamo a casa, tra pensieri e progetti, innamorati e sereni pronti ad una nuova avventuraOkumaya devam et