Guatemala
Municipio de Chisec

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Travelers at this place
    • Day 127

      The rolling Gringo

      January 12, 2020 in Guatemala ⋅ ⛅ 25 °C

      5am - wake up call by hundreds of birds in the trees next to our hotel. But as we had a long day ahead of us, this was a good reason to get up early. We left Sayaxche, passed some rainforest where we could hear monkeys again and had a first stop in Las Pozas, a busy little market town, to have some bread. The route had been VERY hilly, right from the beginning, so we had burned our breakfast calories already. Afterwards, there was a long straight stretch of 30km with no curve - still rolling up and down though.
      When passing the villages, the kids all called us "gringo". It was funny at the beginning but kind of annoying after the 100th times. It must also be the first words kids learn as even 2-year-olds screamed "gringo" as soon as they saw us. We felt a little bit like in a zoo, because once one kid saw us, they called everyone else in the house and neighborhood to come out and see us. I fear it will be like this for another 11 months or so...
      Once the straight part ended, the scenery was stunning, turning mountainous again. The road was still rolling: 50m climb, then down, then up again. At some stage, we needed a break and were happy to find a guy who sold melons. Even though we paid a tourist price, we still very much enjoyed the fresh fruit!
      We arrived early in Chisec where we wanted to stay for the night. Hotel options weren't too good. In the end, we decided to stay in a run-down, but very cheap one. Thus, we could better spent the money on food. I think we also looked quite hungry: at the bakery, the guy put more bread in our bag as we ordered (no extra charge) and in the restaurant they gave us bananas for breakfast on the way. The people here somehow know what we need 😉
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    • Day 45

      Distese di Palma da Olio

      October 5, 2022 in Guatemala ⋅ ⛅ 30 °C

      Le foto fatte da un tuk tuk che inciampa su ogni pietra di una stradina sterrata tra le distese di palma da olio non rendono l'idea della vastità di queste monoculture. Oggi sono entrato in una piantagione di palma. Si un po' come quella dello spot della Nutella che dice "olio di palma da piantagioni sostenibili", solo che non siamo in Indonesia ma in Guatemala, precisamente nelle Terre Basse del Nord, a circa due ore e mezza da Cobàn, dove vivo io. Siamo alla ricerca di comunità rurali in cui venire a portare a termine lo studio per la mia tesi. Tesi che dovrebbe anche trattare l'influenza che piantagioni di questo tipo hanno e hanno avuto sulle vite di queste persone indigene. L'impatto è forte. Intere comunità che si identificano con qualche casa/baracca, un campo da calcio, qualche cane e rigorosamente una chiesa, interamente circondate da palme. "Non abbiamo spazio per le nostre terre", mi dicono i capi comunità quando ci accolgono in una capanna idilliaca in mezzo al verde tropicale e all'afa da Pianura Padana in piena estate. "Ci hanno tolto le nostre terre e ci contaminano le fonti d'acqua, ma non vogliamo andarcene, vogliamo lottare" (sto parafrasando). Un po' mi viene da piangere onestamente. Me ne resto lì con la testa bassa. A disagio. Non so come aiutare queste persone e si aspettano chiaramente che il mio studio le possa aiutare. Il mio studio è solo una tesi, una tesi non può salvare queste persone, solo una mobilitazione, una grande disobbedienza civile, una trasformazione della loro storia in documentario Netflix potrebbe forse rendere il caso così pubblico da fare pressione su queste imprese. Imprese multinazionali che esportano soprattutto in Olanda e da lì a tutta Europa. Anche questo olio di palma viene classificato come sostenibile anche se prodotto dal non rispetto dei diritti umani, col solito pretesto di portare lavoro e sviluppo in queste zone. Qui questa gente non l'ha mai chiesto uno sviluppo di questo tipo. Qui vogliono andare a scuola, vogliono che i loro prodotti, i prodotti delle loro terre, possano avere un mercato. Vogliono poter contare sulle lore fonti d'acqua e vogliono che il governo riconosca la loro presenza. Questi sono i luoghi dove durante la guerra civile si sono compiuti genocidi al solo scopo di sottrarre terre eliminandone i proprietari. Lo stato ha cosi avuto via libera per vendere queste terre alle multinazionali dei Paesi che lo finanziavano con l'invio di armi, primi fra tutti Canada e Stati Uniti, le cui aziende estrattiviste continuano a fare man bassa di risorse. Ora arrivano e li circondano, gli promettono lavoro, li intimidano e li costringono a vendere le terre anche con la forza.
      "Non ci considerano come esseri umani"
      Questa frase mi spezza il cuore.
      Quante volte noi privilegiati, bianchi occidentali, non riconosciamo e non abbiamo riconosciuto, chi non ci assomiglia per aspetto, cultura, "rango sociale", come un essere umano?
      Ancora una volta mi ritrovo a pensare come l'intersezionalitá delle oppressioni abbia alla radice dei suoi mali il capitalismo, frutto di politiche liberali colonialiste. Le nostre scelte nei supermercati infatti ricadono anche su queste persone.
      Ma come può un cittadino farsi carico di tutte queste considerazioni? Come può la politica essere così maledettamente bastarda da lasciare al cittadino la responsabilità di scegliere tra prodotti che rispettano ambiente e diritti umani e prodotti che non lo fanno che però si trovano a prezzi più bassi?
      Non ho risposte a queste domande. Ho solo tanta amarezza.
      Torno a casa "felice" di aver avuto l'opportunità di toccare con mano anche questo tipo di oppressione, perché ora vedo ancora più chiaramente cosa non voglio vedere nel mondo, e triste per non avere gli strumenti e la determinazione per poterla eradicare.
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    • Day 328

      Von Flores über El Rosario nach Cobán

      May 29, 2023 in Guatemala ⋅ ⛅ 33 °C

      Auf unserem Weg zum Nationalpark El Rosario kamen wir an einem Fluss vorbei, den man nur mit einer kleinen Autofähre überqueren konnte. Es war fast schon gruselig zu sehen, wie riesige LKWs auf diesem Wege auf die andere Seite gebracht wurden - Dagegen war Püppi ein Fliegengewicht! 😄 Es gab auch eine extra Fähre für Passagiere und eine für Motorräder. Spannend! 😄

      Der Nationalpark El Rosario war mitten im Dschungel an einem kleinen See. Peter hatte sich zum Glück von unserer letzten Dschungeltour erholt und erkundete noch am späten Nachmittag den 20 minütigen Dschungel-Loop mit mir. 😅🙌

      In der Nacht hörten wir wieder ein paar Brüllaffen und am Morgen die vielen Papageien. Und dann ging es auch schon weiter ins 4 Stunden entfernte Cobán. Da Cobán in den Bergen liegt sollte es dort endlich etwas kühler sein und darauf freuten wir uns schon sehr!! 🥵

      Auf dem Weg dorthin bemerkten wir, wie die Architektur und die Verzierungen sich langsam veränderten (auch wenn es mir schwer fällt diese zu beschreiben 😅). Außerdem trugen die meisten Frauen bunte Blusen und lange, bunte Röcke und einige trugen Körbe auf dem Kopf. Viele Kinder waren in schicken Schuluniformen unterwegs. Wir sahen einige Holzwerke in denen Betten und Schränke gefertigt wurden. Wir sahen wie Frauen am Fluss ihre Wäsche wuschen oder über offenem Feuer Essen kochten. Uns fiel auf, dass die Toten auf Friedhöfen nicht unter der Erde, sondern darüber in "Betonkästen" begraben werden - vielleicht erfahren wir irgendwann noch warum... 🤔 Aber eines haben die Leute aus Guatemala mit den Mexikanern auf jeden Fall gemeinsam: Ständig wird Müll aus dem Fenster geschmissen, daher liegt auch hier am Straßenrand immer wieder bergeweise Müll...

      Auch wenn es in Guatemala in Städten recht entspannt ist Auto zu fahren, so erhöhte die Fahrt über die geschlängelten Bergpässe doch enorm das Stresslevel!! Nicht nur einmal schnitten voll beladene LKWs die steilen Kurven und wichen in letzter Sekunde auf ihre eigene Spur aus. 🫣 Dafür war der Mix aus Berglandschaft und Dschungel aber schön anzusehen... 😅
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    • Day 31

      Rest day - Santa Cruz Verapaz

      December 3, 2023 in Guatemala ⋅ ☀️ 29 °C

      We are staying at an odd gated resort just on the outskirts of a pretty uninspiring town. There are quite large grounds - pictures taken by somebody else as John and me take the rest day literally and do nothing much at all other than eat and drink! We can be using as much as 4,000 calories a day and it’s just not possible to get enough food onboard to replenish what we are using - particularly as we are somewhat bored of the scrambled eggs, tortillas and black beans that are served at breakfast! We have a good coffee for once and then I have a pizza at lunch - first time I have felt like eating much in the last couple of days - no idea why. It takes an hour to arrive and I have to ask for it 3 times ! Everyone else has finished by the time I get mine. I clean my bike and don’t do an awful lot. I hadn’t slept well the night before as someone had been beeping their horn for about an hour from 1-2am - initially beep beep beep and then moving to a continual beep as they sat on their horn. I am assuming they were locked out of the complex and were trying to get someone to open up !Read more

    • Day 383

      Höhlenmenschen #2

      April 29, 2023 in Guatemala ⋅ ☁️ 37 °C

      Nach etwa einer Stunde verlassen wir die Höhle wieder und machen uns auf zur nächsten, die sich weitere 15 Min entfernt befindet. Dort erwartet uns eine riesige Einbuchtung in der Bergwand. Schwalben ziehen über unsere Köpfe hinweg und verleihen dem Anblick immense Tiefe. Abelino erklärt uns, dass diese Höhle mit der letzten verbunden sei und ein winziger Eingang in das Höhlensystem führt. Man könne da schon rein, so richtig motiviert scheint Abelino aber nicht zu sein. Wir fragen ob wir dennoch rein dürften und er willigt ein. Unsere Stirnlampe legen wir in die Innenseite des hüftgrossen Lochs und machen uns bereit uns hindurch zu zwängen. Abelino lässt uns vor. Durch den Engpass schaffen wir es nur
      indem wir einen Arm zuerst in die winzige Öffnung stecken und uns dann in Wurmmanier hindurchziehen. Auf der Innenseite erwarten uns bereits weisse Tausendfüssler und schöne Tropfsteine. Wir rufen Abelino zu, dass er sonst gerne auch draussen auf uns warten könne, während wir die Höhle für ein paar wenige Minuten selber erkunden. Abelino wirkt sehr
      erleichtert und freut sich sein Kleidung nicht schmutzig machen zu müssen. Zu zweit dringen wir ein paar Meter tiefer in den Berg hinein und
      verlassen die Dunkelheit durch den selben Flaschenhals, durch den wir sie betreten haben.
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    • Day 383

      Höhlenmenschen #1

      April 29, 2023 in Guatemala ⋅ ☁️ 36 °C

      Fabienne schafft es irgendwie irgendwo irgendeine private Höhlentour zu organisieren und mit einer Stunde Verspätung trifft auch unser Guide Abelino am verabredeten Treffpunkt ein. Zu dritt machen wir uns auf den Weg ins guatemaltekische Hinterland. Die Hitze begleitet uns auf Schritt und Tritt durch Wälder und Maisfelder bis wir nach etwa 40 Min beim Eingang einer Höhle eintreffen, aus der kühle Luft in den Wald hinauf steigt. Etwas später befinden wir uns in einem imposanten Höhlensystem,
      das mit den bekannten Höhlenformationen und Lichtspielen prahlt. Abelino führt uns vorbei an verschiedensten Tropfsteinen. Manche glitzern, einige wachsen in die Horizontale und wieder andere sind innen hohl und erzeugen schöne Klänge wenn man auf sie klopft. Letzteres sollte man wahrscheinlich nicht tun, aber Abelino hat Freude daran...
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    • Day 382

      Höhlentubing

      April 28, 2023 in Guatemala ⋅ ⛅ 37 °C

      Bereits in Belize hätte man durch Höhlen „tuben" können - aber nicht zu dem Preis. Hier in Guatemala kostet das Abenteuer etwa sechs achtel weniger, hat aber, wie sich später herausstellen sollte, einen Haken. Angeboten wird der Spass von einer Maya Community, die in den Wäldern des nördlichen Guatemalas lebt. Die Strasse dahin gleicht einer Sinuskurve, die wiederum die umliegende hügelige Landschaft widerspiegelt. Wenige hundert Meter vor unserem Ziel stossen wir auf einen Einheimischen, der sich mit seinem Gepäck bei knapp 40°C einen der Hügel hoch kämpft und dabei Bäche schwitzt. Fabienne fragt ihn auf Spanisch ob wir ihn ein Stück mitnehmen sollen, er nickt, deutet nach vorne, sagt „vamos" und läuft weiter. Simon fragt noch einmal nach mit dem selben Ergebnis. Unser mexikanisches Spanisch scheint hier nicht zu funktionieren, denken wir. Doch etwas später sollten wir feststellen, dass eine Vielzahl der Mayas hier lustigerweise kaum oder kein Spanisch sprechen.

      Nun denn, im Maya Dorf angekommen werden wir von zwei Mayas empfangen, die Spanisch sprechen. Nicht viel später stehen wir ausgerüstet mit einem Lastwagenreifenschlauch und einer Taschenlampe, an der zur Befestigung an unseren Köpfen ein Gummiband hängt, vor einem ebenfalls stehenden Fluss, der uns nun durch eine noch nicht ersichtliche Höhle treiben soll. Wir begeben uns ins Wasser, setzen uns in den Ring und unser Guide erklärt uns, dass wir jetzt zuerst ein Stück mit den Armen paddeln müssten. Wir paddeln also. Um uns herum treibt hie und da auch ein bisschen Plastikabfall mit. Wir paddeln weiter. Irgendwann kommen wir an einen Strand an dem Frauen und Kinder der Maya Community baden und Kleider waschen. Die Kinder rufen laut „¡hola!“ und tauchen um uns herum auf und ab. Wir paddeln weiter. Jetzt liegt da schon ziemlich viel Müll neben uns im Fluss. Eigentlich zu viel. Unser Guide meint, dass das Abfallproblem in seiner Community bereits angesprochen aber offensichtlich nicht als Problem wahrgenommen wurde. Die Leute hier scheint es kaum zu stören. Wir verstehen es nicht. Und der Fluss fliesst noch immer nicht. Mittlerweile sehen wir aber die Höhlenöffnung. Etwas später sind wir dann in der Höhle und treiben ein kleines Stück bis wir wieder paddeln müssen. Die Höhle ist atemberaubend und dunkel genug, dass man den Abfall nicht mehr sieht. Tatsächlich ist es da drin wunder, wunderschön. Und dennoch beenden wir die Tour mit einem ziemlich bitteren Beigeschmack. Wir übernachten dennoch ebenfalls hier und Fabienne versteckt sich ein paar Stunden im Gebüsch, um das Coverbild unseres Mittelamerikareiseführers nachzustellen (guatemaltekische Frauen die über eine Brücke laufen).
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    • Day 32

      Day 23 - Santa Cruz Verapaz to Chisec

      December 4, 2023 in Guatemala ⋅ 🌧 27 °C

      A relatively short day on the bike and the first wet day. We were soaked within about 30 minutes ! It was a shame we had to concentrate so hard on the roads because the scenery would have been amazing. It dried up as we arrived at lunch - early. The afternoon was through village after village - houses built into the hillside or alongside the road. Very basic - most of them just wooden structures with a few rooms and concrete floors. Coffee plantations on the sides of the hills and lots of rainforest. There were a few areas of cleared rainforest but not on a massive scale. John and I stopped for an ice cream at a tiny store - there were about 4 kids there watching so we offered them an ice cream too - they were incredibly shy at first but then one by one accepted - I had to tell them to get on and eat them as they were just holding them in their wrappers and would have melted. We then felt guilty and offered all the ladies there one as well - they were all part of an extended family. The toddler grimaced when he first tasted his and then decided he quite liked it!
      We arrived at the hotel about 1 - big bed that pretty much fills the room - pretty basic with 2 large Alsatians outside ! It started chucking it down about 3pm and has not stopped so the washing we have done will probably not dry ! It’s humid but pleasant sitting outside the room in the covered hallway listening to the rain !
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    • Day 69

      Tikal II

      March 11 in Guatemala ⋅ ⛅ 30 °C

      Tikal ist eine antike Stadt der Maya in den Regenwäldern des Petén im nördlichen Guatemala mit bemerkenswerten Stufentempeln. Sie war eine der bedeutendsten Städte der klassischen Maya-Periode (3. bis 9. Jahrhundert) und ist eine der am besten erforschten Maya-Städte. Die ersten Siedlungsspuren reichen ins frühe 1. Jahrtausend v. Chr. zurück. Im 2. Jahrhundert begann die eigentliche städtische Entwicklung mit der Errichtung von Tempeln, Stelen und Palast-Tempel-Komplexen. Ein erster Höhepunkt wurde im 5. Jahrhundert erreicht, als eine mächtige Herrscherdynastie einen Kleinstaat nach dem anderen in der Nachbarschaft unterwarf und zu Vasallenkönigreichen machte, woraus ein langjähriger Konflikt mit dem mächtigen Nachbarstaat Calakmul entstand. Einen zweiten Höhepunkt erlebte Tikal im 8. Jahrhundert, nachdem Calakmul als Rivale besiegt worden war. Im frühen 9. Jahrhundert schwand die Macht von Tikal, die Bautätigkeit hörte auf. Spätestens im 10. Jahrhundert war die Stadt vollständig verlassen.
      Tikal erstreckt sich über ein Gebiet von etwa 65 Quadratkilometern, wovon der zentrale Bereich rund 16 Quadratkilometer einnimmt und über dreitausend Bauten aufweist. Schätzungsweise an die 10.000 Gebäude, insbesondere in den Außenbereichen, sind noch nicht ausgegraben und erforscht worden. Man schätzt, dass die Einwohnerzahl des Stadtzentrums auf dem Höhepunkt der Macht in der klassischen Periode (8. Jahrhundert) mindestens 50.000[1] Menschen betrug und die unmittelbare Agglomeration der Metropole sogar eine Einwohnerzahl von bis zu 200.000[2] erreicht habe. Seit 2018 gehen Forscher davon aus, dass die Umgebung von Tikal mindestens eine Million Menschen zählte.
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    • Day 82

      Fase 1 completata

      November 11, 2022 in Guatemala ⋅ ☀️ 31 °C

      Ricordo che è da quando sono arrivato che aspettavo il momento in cui avessi finalmente finito di progettare la raccolta dati, fossi andato per comunità e avessi terminato la missione per cui sono partito.
      Quel momento è oggi. Quel momento è arrivato, e io sono al settimo cielo.
      La settimana scorsa mi stavo facendo prendere dall'ansia, un sacco di programmi stavano cambiando, gli imprevisti erano quasi all'ordine del giorno e il mio nervosismo cresceva. Anche in quel caso una buona dose di meditazione e di lavoro mentale sono stati necessari per entrare nello spirito giusto: non puoi controllare tutto, non ti affannare per ciò che è fuori dal tuo controllo.

      Lunedì ero un'altra persona. Pronto per ogni avversità. Così la vita ha pensato bene che per testare questo equilibrio instabile era necessaria un'ulteriore prova. Appena partiti lunedì scopriamo che 3 delle 6 persone assunte per aiutarci nella raccolta dati hanno dato buca. Non sarebbero venuti, né quel giorno né nessuno dei successivi. Me l'avessero detto la settimana scorsa sarei esploso, ma lunedì no, lunedì sono solo scoppiato a ridere, una risata genuina, liberatoria quasi, un'opportunità per riaffermare la mia ritrovata indipendenza dagli imprevisti che per tutta la settimana non sono stati in grado, neanche una volta, di influire sul mio umore.
      Altre sono invece state le sfide vere e ben più pesanti. Sfide che ho già raccontato, in parte, nella storia precendente e su cui è meglio non tornare per non far tornare a galla emozioni che ho momentaneamente superato. Perché è così che ci si mantiene sani, riponendo a terra i pesi che ci portiamo sulle spalle e su cui non abbiamo il controllo. Così i pesi raccolti questa settimana li ho presi tra le braccia, li ho stretti forte, li ho sentiti, loro hanno sentito me, ci siamo riconosciuti, e poi ci siamo lasciati andare, loro hanno cambiato me e io ho accettato la sfida di provare a cambiare loro, con quel poco, pochissimo, potere che ho: la mia voce.

      Certo, queste non sono esperienze che si possono più di tanto raccontare. Si possono mostrare le foto, raccontare delle storie, ma non si possono condividere le consapevolezze acquisite ne le connessioni create, e chi mi conosce bene sa quanto io creda che non si possono cambiare le cose a cui non si è connessi. Io mi sono connesso a questa realtà, ed ora ne condivido i problemi e posso sempre provare a far connettere anche altre persone. Molto probabilmente non ci riuscirò, nessuna persona di un paese sviluppato ama fermarsi a pensare ai problemi dell'umanità, soprattutto di un'umanità che vive oltreoceano in comunità sperdute di cui non saprebbe neanche pronunciare il nome. Tuttavia, tentar non nuoce. Non sono bravo a comunicare le battaglie che mi stanno a cuore, a cui sono connesso, c'è chi direbbe che divento indisponente o addirittura arrogante, e ne sono consapevole. La rabbia non entra spesso nelle mie giornate ma quando una persona non capisce il mio punto di vista allora inizia a farsi sentire e non riesco più a gestire la comunicazione in modo costruttivo. Forse è proprio da qui che dovrei partire, lavorare su una comunicazione più costruttiva, aperta, non giudicante e che punti a far davvero capire cosa ha fatto scattare in me la connessione a ciò che mi sta a cuore, senza però pretendere che anche nel mio interlocutore scattino le stesse connessioni. Del resto siamo tutti diversi, e io lo sono bene, molto bene.

      Concludo ringraziando la vita e ringraziando me stesso, sì me stesso, perché ho avuto il coraggio di spingermi dove avevo paura di spingermi, di essere uscito di nuovo dalla mia zona di confort creando un'opportunità di crescita e di riflessione che sta dando i suoi frutti. Ho sofferto, ho pianto ed ora raccolgo i primi frutti di quelle lacrime, frutti di maggior consapevolezza, frutti che donano carica e voglia di cambiare le cose, frutti che ti danno la spinta a non fermarti e a lasciar spazio a tutto ciò che di bello può ancora succedere nel mondo. Ed è per questo che domani riparto alla scoperta di questo paese per prendermi del tempo per riflettere meglio su quanto ho visto ed ascoltato ed anche per rilassare la mente dopo questi giorni così intensi.

      NB. Aneddoto interessante. Durante il terzo giorno in cui andavamo di casa in casa a raccogliere dati con il questionario da me creato, si è sparsa la voce nella comunità che c'erano giovani che giravano facendo domande scomode. Ad un mio collega è capitato di essere accolto da una vecchietta con un bastone pronta a colpirlo e ad un'altra collega hanno impedito di uscire dalla casa e minacciato di chiamare la polizia. Fortunatamente nessuna conseguenza se non un po' di paura. Giusto per far capire quanto parlare di alcune problematiche diventi scomodo e le comunità sono estremamente divise tra chi vede il problema e chi invece lo nega. Le aziende di palma fanno anche questo, rompono gli equilibri comunitari.
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    You might also know this place by the following names:

    Municipio de Chisec, Chisec

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