EP.9 | Pochi ma buoni e immediati i riferimenti del cibo nella cantica infernale di cui sto scrivendo da quel dì in Kosovo, io vagando con zaino in spalla per l’Old Bazar vidi dell’anime naufragate in quel caos di botteghe carnali in cui solo il fumo sostituiva l’ossigeno respirato.
[Affamato] Più camminavo più mi accorsi che stavo vivendo il sesto cantico dei golosi, ed è proprio quest’ultimi sono infatti coloro che hanno peccato in vita per un eccesso di passione e ingordigia. Così che il cibarsi divenne un peccato quando il godimento è finalizzato al piacere esattamente come i lussuriosi che sottomettono la ragione al talento altrui. Le anime più misere sono ignude e distese per terra, in un’atmosfera puzzolente di cui si cibano anche i numerosissimi piccioni.
Tutto cambió la mia percezione delle cose quando incrociai lo sguardo di un macellaio che mi salutó mentre era alle prese con la sua griglia in quel momento capii che fossi solo un estraneo cacciato giù all’inferno solo per la mia curiosità e per saziare il mio appetito occidentale. L’esperienza è il realismo del vecchio Bazar di Skopje non fu altro che un susseguirsi di cantine a schiera affiancati da venditori di materie d’oro– quello di cui vi parlavo in precedenza raggiunse poi delle vette affascinanti, dove mangiava in due si mangiava persino anche in cinque persone.
Non c’è modo di espiare un tradimento, nemmeno divorando la propria progenie, perciò nel mio personale canto infernale sul cibo, l’assaporare nuovi piatti come una specie di “cannibalismo” divenne “pane” per i denti o come il desiderare costantemente placare la fame di conoscenza di cui ho bisogno; differenza con i più ricchi e ignoranti ridotti sempre a qualcosa con cui appagare continuamente il palato e quindi renderli peccatori classicisti banali fermi alle loro tradizioni e convinzioni.Read more