I challenged myself to visit almost one new country per year. Not sure I will visit them all in one lifetime but you know... life happens. Les mer Treviso, Italy
  • Dag 4

    Aspettando lo sleeping bus

    18. mars 2023, Vietnam ⋅ ☁️ 22 °C

    Ci svegliamo prestissimo, prima che il sole spunti dalle colline piene di nuvole e illumini la valle di Sa Pa.
    Le foto con il drone di ieri al tramonto sono venute pazzesche, tanto da spingerci a volerne scattare ancora prima di lasciare le risaie. Così tutti e quattro di buon ora ci rimettiamo in strada.

    Troviamo un piccolo spiazzo che si affaccia direttamente sulle risaie e, sotto gli occhi curiosi di qualche bambina del villaggio, facciamo volare di nuovo i droni.
    È un momento bellissimo: scattiamo delle foto pazzesche e Poli si diverte come un matto a far ronzare l'FPV tra le terrazze e i bufali. Momento che purtroppo si infrange poco dopo quando le bambine che, avvicinatesi incuriosite dai droni, da carine e simpatiche, hanno cominciato a tirare fuori dalle tasche borsette e braccialetti fatti a mano, intonando la litania “shopping”.

    Delusi dalla sottigliezza con cui gli abitanti dei villaggi addestrano i bambini fin da piccoli per adescare i turisti, torniamo di corsa alla Eco House. Facciamo colazione provando il caffè vietnamita con vista (sempre magnifica) sulle risaie e ci facciamo chiamare dalla reception un taxi per tornare nel centro di Sa Pa.

    Se le bambine che abbiamo incontrato prima avranno avuto dieci anni, quelle sulle strade del centro di Sa Pa non ne avevano più di sei, alcune addirittura con il fratello neonato sulla schiena chiedendo la carità o vendendo oggetti.
    Scene che ci fanno veramente male al cuore.
    Non c'è dubbio che la valle sia un gioiello di storia e bellezza naturalistica, ma purtroppo non possiamo non notare come il turismo di massa lo stia rovinando irreparabilmente. Sporcizia dappertutto, decine di cantieri per nuovi alberghi, file di pullman che scaricano centinaia di persone ogni ora, una popolazione locale totalmente trasformata in venditori ambulanti.
    È un pensiero triste quello che mi assale camminando tra i negozi e i ristoranti, di un luogo artificialmente creato ed in costante espansione sopra una meraviglia naturale. Una meraviglia che forse varrebbe la pena tutelare di più.

    Gironzoliamo per il centro di Sa Pa, scattando "foto sponsor" agli zaini. Pranziamo in un bellissimo e minuscolo ristorante vegano con spaghetti alla zucca e involtini alle verdure con tofu.

    Facciamo una piccola spesa di cibo e saliamo questa volta su di uno "sleeping bus": dove i posti non sono a sedere come i nostri pullman, ma vere e proprie cuccette dove stendersi e riposare. Il viaggio di ritorno ad Hanoi dura sei ore: le passiamo sistemando foto, guardando serie tv e sonnecchiando mentre fuori ha cominciato a piovere tra le risaie.

    Il sole cala in fretta ed entriamo ad Hanoi che ormai è buio. Anche se per un giorno solo, ci eravamo abituati così bene alla natura della valle che è stato un pò un trauma ritornare ad immergerci nella città bagnata dalla pioggia.
    Contrattiamo un taxi per l’albergo che avevamo prenotato e per strada, circondati dalle decine di motorini, discutiamo sulla scelta del ristorante per la sera. Benché spaparanzati in autobus per ore, il viaggio ci ha provato abbastanza, tanto da convincerci a lasciare gli zaini in stanza e uscire subito a cena.

    Troviamo il centro storico di Hanoi come lo avevamo lasciato: ingolfato di persone, pieno di ristorantini improvvisati sui marciapiedi con sgabelli da bambini, bancarelle di street food che vendono zampe e code fritte, negozietti sulla strada colmi di zaini e vestiti taroccati.

    Dopo essere stati rimbalzati da una pizzeria piena di clienti, ripieghiamo di nuovo sui piatti tipici Vietnamiti, mangiando tantissimo e spendendo ben 8€ a testa. Soddisfatti, ci rintaniamo subito in albergo, doccia e nanna. Domani sveglia (come al solito) molto presto.
    Les mer

  • Dag 3

    Le risaie di Sa Pa

    17. mars 2023, Vietnam ⋅ ⛅ 23 °C

    La notte in treno in qualche modo passa. Ci svegliamo mille volte dai sobbalzi, dall’aria condizionata gelata, dalla scomodità delle cuccette, che sembravano non avere proprio un materasso. Ma ogni fastidio si è dissolto non appena abbiamo aperto le tende.
    Svegliarsi, guardare fuori dal finestrino e trovarsi non più circondati da palazzi, ma completamente in mezzo alla giungla, è incredibile.
    Terrorizzati dal perdere la nostra fermata, ci prepariamo in tutta fretta e scendiamo alla meglio dal treno.

    Lao Cai si presenta umida, fresca, nuvolosa. Il sole sta sorgendo sulla valle ma non si vede ancora. C’è un taxi mandato dall’hotel ad aspettarci.
    Viaggiamo per più di un’ora in salita, passando in mezzo a foreste di banani e un paio di villaggetti, con bancarelle a bordo strada che vendevano carne fresca sfoggiando la testa del bufalo appena abbattuto.

    Già prima di Sa Pa intravediamo le prime terrazze. Questa è l’attrazione principale per cui Sa Pa è famosa in tutto il mondo: risaie a perdita d’occhio, arrampicate sulle colline della valle.

    Ci rendiamo conto subito della fama di questo posto non appena attraversiamo il centro di Sa Pa: un misto tra Las Vegas e Cortina. Passiamo davanti a ristoranti e baracchini, luci, insegne, lanterne. Una vera e propria città costruita per il turismo.

    Fortunatamente prima di partire, quando è stato il momento di prenotare i vari alberghi del viaggio, le guide ci avevano consigliato di evitare il centro e cercare qualcosa più nella valle. Mai scelta è stata più azzeccata.

    Appena usciti dal centro città, ecco stagliarsi di fronte a noi la valle piena di terrazze. Uno spettacolo incredibile di villaggi arroccati sulle colline, con il sole che finalmente fa capolino tra l’umidità illuminando le risaie. La strada che ci porta al Comlam Eco House è dissestata e trafficata da motorini, con baracchini sui lati gestiti da locali che vendono verdure e patatine in busta.
    Notiamo subito anche una quantità esagerata di immondizia sui bordi della strada, nei torrenti, accatastata alle case. Uno spettacolo non diverso da quello che vedevo in India. Continuiamo per tutto il tragitto a ripeterci che è quasi un peccato vedere un paradiso del genere purtroppo contaminato dalla spazzatura, dalle costruzioni dalla dubbia tenuta, da motorini e camion che passano in continuazione.

    Ci rinsaviamo non appena arrivati alla Comlam Eco House: un ristorantino aperto con vista su un campo di fiori gialli, con un ponticello di legno immerso nella luce del mattino di Sa Pa. Un paradiso. Ci sono anche tre cagnetti pelosi che ci corrono attorno e Paolino non vuole più andarsene.

    Sono ancora le otto del mattino, le camere non sono ancora pronte.
    Così lasciamo gli zaini nella guest house e facciamo colazione ammirando il paesaggio.
    Al momento della prenotazione avevamo aggiunto anche la possibilità di partecipare ad un tour guidato delle risaie. Ci incamminiamo quindi risalendo la collina, assieme ad un gruppo di ragazzi tedeschi e due francesi.

    Mentre passiamo per un paio di villaggi, al nostro gruppo si accodano alcune donne locali vestite con i colori tradizionali, con un cesto sulle spalle, parlando fastidiosamente tra di loro a voce alta.
    Il giro prosegue tra le foreste di bamboo, scalando sentieri infangati e costeggiando le risaie. Il sole ora è alto e, pur non avendo un cielo completamente terso, cominciamo ad avvertire la sensazione di colli e braccia abbrustolite.

    Facciamo due chiacchiere con i ragazzi tedeschi del gruppo, che stanno facendo lo stesso nostro viaggio zaino in spalla, ma senza aver programmato nulla e girando il Vietnam per più di un mese.
    Il primo pensiero è stato sicuramente invidia per il grado di libertà che comporta il viaggiare così a caso, ma mi rendo conto che avendo così tanto tempo a disposizione è anche più affrontabile un’idea di viaggio in cui decidi di volta in volta dove andare.
    I due francesi invece si dimostrano essere una palla al piede impressionante: vestiti come se dovessero andare in spiaggia, tracannano birre in continuazione e prendono in giro il gruppo pensando che nessuno capisca quello che dicono.

    Pranziamo a base di noodle e riso fritto con vista sulle risaie. La giornata è stupenda e camminare con questa vista è rilassante e meraviglioso, tanto da farci dimenticare il poco piacevole siparietto delle donne dei villaggi (quelle che si erano accodate al gruppo) che ad un certo momento hanno fermato tutti tirando fuori dai loro zaini sciarpe e borsette fatte a mano, insistendo per farcele comprare come per ripagarle del fatto che ci hanno “accompagnato” nel viaggio.

    Torniamo a metà pomeriggio alla Eco House, dove finalmente veniamo accompagnati alle camere: due bellissime casette in bamboo con vetrata e terrazza sulle risaie. Ci sediamo a riprendere fiato sulle sedie di vimini della terrazza, ammirando il paesaggio: un vero e proprio paradiso di quiete.
    Provati ancora dalle poche ore di sonno in treno, Paolino e Veronica collassano a letto, mentre io e Poli ci rimettiamo subito in cammino: risaliamo di nuovo le colline sopra il villaggi e facciamo finalmente volare i droni sulle risaie, bagnate dalla luce pazzesca del tramonto.

    Birretta e cena tranquilla, nel fresco della Eco House e finalmente a letto (un letto vero) alle dieci di sera.
    Les mer

  • Dag 2

    Hanoi, gli zaini e la spa

    16. mars 2023, Vietnam ⋅ ☁️ 27 °C

    Atterriamo in Vietnam che sono le sette del mattino.
    Un po’ rincoglioniti, sporchi dopo 15 ore di volo, contrattiamo per farci portare in taxi fino alla stazione dei treni, dove sappiamo esserci un luggage storage automatico. L’idea è posare subito gli zaini pesanti e girare un po’ solamente con quelli leggeri in spalla.
    Dall’Italia avevamo pianificato di non fermarci in città per la notte, ma prendere subito un treno con cuccette per Sa Pa ottimizzando così i tempi. Il treno sarebbe partito alle dieci di sera, così avremmo avuto tutta la giornata a disposizione per visitare Hanoi con tranquillità.

    Arriviamo in stazione: chiediamo del locker e la ragazza del desk a gesti ci fa intendere che è fuori servizio, così ci porta in uno stanzino a caso dicendoci che potevamo lasciarli lì e non li avrebbe toccati nessuno.
    Non vogliamo avere sorprese giusto il primo giorno, così decliniamo l’offerta e decidiamo di girare la città con gli zaini grandi sulle spalle.

    Non facciamo neanche 300 metri dalla stazione che la stanchezza del volo, le poche ore di sonno e gli zaini decisamente pesanti ci fanno desiderare ardentemente del caffè. Ci rifugiamo a riposare in un bar con terrazza e prendiamo atto che, con quei bestioni sulle spalle, non saremmo andati tanto lontano.
    Andiamo così alla ricerca di un altro locker passando per la famosa train street: un vicolo del centro attraversato dalle rotaie del treno (famosissimo su Instagram). Solo che non sembrano passarci più i treni, peccato.

    Scopriamo che il locker più vicino alla stazione dei treni è in realtà una vera spa per massaggi, ma le commesse si dimostrano super gentili e ci tengono gli zaini in un stanzino (sicuramente con meno accessi di quello della stazione) a meno di 4€ a

    Alleggeriti, ci dirigiamo finalmente nel centro della città.
    Ci innamoriamo subito di una piccola pagoda in mezzo ad un laghetto, passiamo accanto ad un paio di monumenti ma ci rendiamo presto conto che, benché sempre provati dal caldo e dalla stanchezza, Hanoi ha veramente poco di visivamente apprezzabile da offrire.

    Passiamo di fronte a mille baracchini, con vecchietti che cucinano pietanze improbabili e persone che mangiano in continuazione, sedute su sgabelli da bambini.

    Ci rintaniamo in cerca di fresco dentro un ristorante di fronte ad uno dei laghetti artificiali della città, a mangiare lasagne vietnamite e patatine all’aglio per poi arrancare per un’altra ora in giro senza meta.

    Siamo annoiati e stanchi, proviamo a trascinarci con un Grab (l'Uber locale) nella città vecchia e cerchiamo un posto dove riposare attorno ad un altro laghetto artificiale, ma troviamo ogni panchina piena di locali spaparanzati a non far nulla o vecchiette che si allenano a suon di musica.
    Così ci viene in mente che Starbucks ha i divanetti. Ci trasciniamo in quello più vicino e di fronte ad un tchai latte bivacchiamo per un’altra ora.

    Cominciamo a convincerci che prendere il treno la stessa sera dell’arrivo ad Hanoi non è stata una decisione così furba, soprattutto quando hai una manciata di ore di sonno accumulate, l'ultima doccia che hai fatto è stata due giorni prima in Italia, hai camminato dieci chilometri in una città calda e umida e ti addormenti ad ogni angolo su cui ti siedi.

    Decidiamo quindi di tornare in stazione ed attendere direttamente lì il treno, non prima però di aver fatto un po’ di spesa per il viaggio in un supermercato imbucato nel traffico della capitale.

    Rientriamo alla spa e sfruttiamo un’altra volta la gentilezza delle ragazze al banco chiedendo di farci una doccia.
    Il momento più bello della giornata.

    Raggiungiamo la stazione completamente rinati e veniamo accompagnati in quello che sarebbe stato il nostro treno notturno per Sa Pa.
    La cabina è super lusso, con quattro cuccette con coperte, spazio per gli zaini, frutta, acqua e una lampada da tavolo che fa molto atmosfera orient express.
    Manca solo una cosa per rendere il tutto perfetto: una birra. Con Paolino faccio così una volata al baracchino appena fuori dalla stazione per prendere la birra Hanoi (ovviamente del posto) e patatine, per poi risalire sul treno due minuti prima che si chiudessero le porte.
    Stare distesi era già di per sè la conquista della giornata, ma bersi una birra in compagnia, con il treno che parte e percorre la train street (esatto, quella che al mattino avevamo trovato vuota e pensato non passassero più i treni) è stato qualcosa di eccitante e bellissimo.

    Sveniamo praticamente subito, cullati dalla carrozza che piano piano, si allontana dal centro caotico di Hanoi.
    Les mer

  • Dag 1

    L'aeroporto di Doha e le cuffiette

    15. mars 2023, Qatar ⋅ 🌙 26 °C

    All’arrivo in Qatar, Paolino si accorge di non avere più con se le AirPods e, per motivi di sicurezza dell’aeroporto, non ci è permesso rientrare in aereo a cercarle, benché per un nano secondo il localizzatore dell’iPhone le avesse viste ancora dentro.

    Ci dicono di aspettare che finiscano le pulizie. Così passa un’ora e poi un’altra ancora. Mangiamo nel frattempo in un ristorante libanese dell’aeroporto, facendoci già le prime pare sul mangiare verdure non cotte. Torniamo al banco informazioni ma non sembrano esserci notizie.
    Quindi con parecchia delusione rinunciamo alle cuffie e ci imbarchiamo per Hanoi.

    Anche il secondo volo passa relativamente in fretta, atterriamo in Vietnam che sono le sette del mattino.
    Les mer

  • Dag 1

    Un nuovo cammino

    15. mars 2023, Italia ⋅ 🌬 10 °C

    4:15 del mattino.

    Partiamo da Bassano in direzione Malpensa.
    Mentre guido cercando di rimanere sveglio, comincio già a pensare all’inizio di questo nuovo racconto.

    Siamo ancora io e Paolo, in un nuovo viaggio per festeggiare i nostri compleanni, cercando di aggiungere un nuovo stato alla lista.

    Quest anno sono 35.
    Ed è un periodo particolare, perché a fine gennaio ho dato ufficialmente le dimissioni da BigRock, dopo più di dieci anni di storia insieme. Non è stato semplice, come non lo è stato il mese e mezzo successivo, ma non è il posto giusto dove parlarne.
    So solo questo: il viaggio in Vietnam è arrivato in un momento importante quanto delicato della mia vita e negli ultimi giorni prima di partire contavo le ore che mi mancavano prima di potermi lasciare tutto alle spalle.
    Non siamo soli neanche questa volta. Assieme a noi ci sono Lorenzo, mio ex collega di BigRock e grande amico, con la fidanzata Veronica.
    L’idea di questo viaggio è stata loro. Avevo proposto a Poli (Lorenzo) di andare insieme in Islanda perché avevo trovato un volo scontato, ma ci hanno riproposto qualcosa di più caldo… e a Paolino non è sembrato vero.

    Negli scorsi mesi ci siamo trovati per tre volte a pianificare il viaggio che, dapprima pensato come un’avventura zaino in spalla, è diventato un itinerario preciso e prenotato.
    D’altronde, con solo due settimane a disposizione, non potevamo permetterci di andare al completo sbando con il rischio di perdersi qualche metà importante. Oltretutto, quando poi ci siamo accorti che prenotare un albergo incredibile costa 15€ a testa, ci è presa la compulsione e abbiamo cominciato a programmare ogni singola tappa.

    Così partiamo alle 4 del mattino da Bassano. Abbiamo “dormito” qualche a casa di Lorenzo per guadagnare un’ora di sonno in più.

    Arriviamo a Milano alle sette del mattino, in una giornata bellissima anche se fredda.

    Facciamo colazione in aeroporto e prendiamo il volo.
    Le prime sei ore di aereo passano abbastanza in fretta: dormicchiamo, guardiamo film… solite cose che ho fatto per anni nei miei viaggi in America.
    Les mer

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