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- Jour 119–120
- 10 août 2025 - 11 août 2025
- 1 nuit
- ☀️ 32 °C
- Altitude: 275 m
ItalieReggio Calabria38°3’53” N 15°41’27” E
Bronzi di giorno, sapori di notte

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Dopo una mattina tranquilla, con un po’ di ginnastica in riva al mare e una colazione senolice, sono tornato in strada. La strada mi ha portato attraverso il grande “nulla” calabrese – distese infinite di aranceti e piantagioni di kiwi – ma sempre con il mare alla mia destra.
Non poteva mancare una breve sosta a Tropea, la città delle celebri cipolle rosse. Il centro storico, arroccato sopra un mare cristallino, è un labirinto di vicoli profumati di salsedine e di cipolla dolce.
Avrei voluto fermarmi anche a Capo Vaticano, ma il mio navigatore e io avevamo opinioni diverse sul percorso. Ho imparato una lezione importante in viaggio: accettare che certe occasioni, una volta passate, non tornano più, godersi quelle che si ha davanti ed essere flessibili.
A Scilla ho ammirato l’acqua trasparente e lo Stretto di Messina, per poi arrivare, dopo qualche pausa sotto l’ombra dei ulivi giganteschi e circa 180 km in sella, a Reggio Calabria. Qui mi aspettava un momento speciale: al Museo Nazionale ho visto i leggendari Bronzi di Riace. Due guerrieri greci di quasi 2.500 anni, scolpiti con una tale precisione che sembra possano respirare. Ogni vena, ogni ricciolo della barba, ogni muscolo è reso con una maestria che lascia senza parole.
Ho montato la tenda poco fuori città, in un agriturismo familiare. All’ombra di ulivi e viti, con vista sull’Etna in lontananza, ho trovato un luogo sereno che invita a fermarsi e respirare.
A cena mi sono fatto incantare da un menu nel agriturismo basato sui prodotti del proprio orto – una vera sinfonia di sapori. Come antipasto: caponata, parmigiana e fragranti frittelle di fiori di zucca. Poi pasta fresca con un ragù profumato, da assaporare lentamente, seguita da una salsiccia saporita e per chiudere, un sorbetto al limone ghiacciato, fresco come una brezza marina dopo una giornata d’estate. Il tutto sotto un cielo trapunto di stelle, illuminato da una luna ancora quasi piena, con il dolce ronfare di gatti curiosi tra i tavoli. Una serata che sazia il corpo e riempie il cuore – impossibile da dimenticare.
Dopo giorni dedicati soprattutto al mare e alla natura, oggi è stata una giornata di cultura e piaceri della tavola. Domani mi aspetta il traghetto per Messina, con una deviazione sull’Etna. A quanto pare, i grandi vulcani italiani mi attraggono come una calamita.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Nach einem entspannten Morgen mit Frühsport am Strand und einem typisch italienischen Frühstück ging es wieder auf die Straße. Die Strecke führte mich durch das weite kalabrische Nichts – endlose Orangen- und Kiwi-Plantagen – und dennoch immer entlang der Küste.
Ein kurzer Abstecher nach Tropea, die Stadt der berühmten roten Zwiebeln, durfte nicht fehlen. Die malerische Altstadt thront hoch über dem glasklaren Meer, und der Duft von Meer und Zwiebeln vermischt sich auf den kleinen Gassen zu einem ganz eigenen Aroma.
Eigentlich wollte ich danach noch bei Capo Vaticano vorbeifahren, aber mein Navi und ich hatten unterschiedliche Vorstellungen von der Route. Also habe ich es diesmal verpasst – und damit eine weitere Lektion dieser Reise bestätigt: Manche Gelegenheiten verschwinden, wenn sie vorbei sind, und das ist auch in Ordnung. Mach das Beste aus denen, die vor dir liegen. Bleib flexibel.
In Scilla habe ich dann das kristallklare Meer bewundert, die schmale Meerenge von Messina überblickt und schließlich nach einigen Pausen im Schatten der gigantischen Olivenbäume und rund 180 Kilometern im Sattel, Reggio Calabria erreicht. Dort erwartete mich ein kulturelles Highlight: Im Museo Nazionale stand ich vor den legendären Bronzen von Riace. Zwei fast 2.500 Jahre alte griechische Kriegerstatuen, deren Gesichter so ausdrucksstark sind, dass man fast erwartet, sie atmen zu sehen. Jede Ader, jede Locke ihres Bartes und jeder Muskel ist so meisterhaft gearbeitet, dass man unweigerlich in Ehrfurcht verharrt.
Später am Abend habe ich den Sonnenuntergang von der Strandpromenade aus genossen, wie er hinter den Bergen Siziliens versank. Ein sanftes Leuchten, das glitzernde Meer zwischen mir und der Insel, und das Wissen: Morgen bin ich dort.
Mein Zelt habe ich etwas außerhalb der Stadt auf einem kleinen, familiären Agriturismo aufgeschlagen. Im Schatten von Olivenbäumen und Weinreben, mit Blick auf den Ätna in der Ferne. Ein friedvoller Ort, der zum Durchatmen und Innehalten einlädt.
Zum Abendessen habe ich mich im Agritourismo mi Produkten aus dem eigenen Anbau verwöhnen lassen – ein wahres Fest für die Sinne. Als Vorspeise wurden Caponata, Parmigiana und frisch gebratene Frittelle di Fior di Zucca serviert. Danach frische Pasta mit einem aromatischen Ragù. Als zweiter Gang eine würzige Salsiccia und zum Abschluss ein eiskaltes Zitronensorbet, das nach einem heißen Sommertag wie eine kleine Wolke aus Frische schmeckte. All das unter dem Sternenhimmel, beleuchtet vom noch fast vollen Mond, begleitet vom leisen Schnurren neugieriger Katzen, die sich zwischen die Stühle schmiegten. Ein Abend, der mich satt, glücklich und tief dankbar zurücklässt – und den ich sicher so schnell nicht vergessen werde.
Nach einigen Tagen, die ganz im Zeichen von Meer und Natur standen, war dies ein Tag voller Kultur und Genuss – eine willkommene Abwechslung. Morgen setze ich nach Messina über, mit einem Abstecher zum Ätna. Große italienische Vulkane scheinen mich wohl magisch anzuziehen.En savoir plus
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- Jour 120–121
- 11 août 2025 - 12 août 2025
- 1 nuit
- ☀️ 32 °C
- Altitude: Niveau de la mer
ItalieCatania37°29’29” N 15°5’35” E
Catania tra fuoco e mare

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Mi sono svegliato con i primi raggi di sole in questo campeggio così tranquillo e sereno, sopra Reggio Calabria. Una breve passeggiata tra l’orto nel caldo della mattina, qualche fico e grappolo d’uva raccolti per la giornata – ormai i fichi selvatici freschi sono quasi diventati un alimento base per me qui.
Smontata la tenda, ho risalito un tratto della costa calabrese fino a Villa San Giovanni, per imbarcarmi sul traghetto verso Messina. La traversata è durata appena mezz’ora, poi in città giusto il tempo per una piccola passeggiata e una granita con panna e brioche.
Ho proseguito poi lungo la costa, tra piccoli paesi e panorami da cartolina. Il momento più scenografico è stato Taormina, con la sua Isola Bella incastonata nel mare. Tra il traffico del lunedì e qualche sosta al mare, all’orizzonte è apparso l’Etna – imponente, maestoso, con le sue vette fumanti.
Per me e la mia piccola Vespa, la salita sull’Etna è stata una sorta di prova generale per l’imminente attraversamento delle Alpi. Siamo arrivati fino a quasi 2.000 metri: prima tra villaggi pittoreschi, poi attraverso fiumi di lava solidificata e castagneti verdi popolati da ghiandaie colorate. Alla fine, il paesaggio si è trasformato in un deserto di sabbia nera, così alieno da sembrare un altro pianeta. La vista da lassù era sconfinata, piena di natura selvaggia e potente – un’atmosfera unica.
Scendendo, mi sono fermata in un piccolo bar di paese. Quando la conversazione è finita sulla mia Vespa e sul mio viaggio, in pochi minuti tutto il locale si è acceso – amo questa apertura e calore tipicamente mediterranei.
La mia tappa di oggi si concludeva a Catania. La discesa dall’Etna, per fortuna, mi ha portato quasi senza consumare benzina fino in città. Avevo pensato che pernottare in un ostello invece che in campeggio fuori città sarebbe stato utile per conoscere meglio la città. Ma la zona dell’ostello non era delle più accoglienti, e così il mio primo impatto con Catania è stato più difficile – un’impressione del tutto personale, influenzata dalle circostanze. So che Catania ha molto da offrire e forse un’altra volta saprò coglierne il fascino. Oggi, però, l’ho percepita come aspra, irrequieta e difficile da leggere – molto diversa da Napoli o Palermo, di cui parlo sempre con entusiasmo. La sera, però, ho fatto pace con la città: prima al tramonto alla Playa, poi in un angolo silenzioso del lungomare, dove ho gustato gli ultimi fichi del viaggio.
Il mare e il sole che calava fermavano il tempo, mi rilassavano e portavano calma a questa giornata. In quel momento Catania aveva, all’improvviso, qualcosa di dolce.
Domani si riparte verso Siracusa – questa volta di nuovo in campeggio. Speriamo che la Vespa mi aspetti paziente lì dov’è stanotte.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Mit den ersten Sonnenstrahlen wachte ich auf diesem herrlich friedvollen Campingplatz oberhalb von Reggio Calabria auf. Noch ein kurzer Spaziergang im warmen Morgenlicht durch den Gemüsegarten, ein paar Feigen und Trauben für den Tag gepflückt – wie in den letzten Tagen sind frische, wilde Feigen für mich hier fast schon ein Grundnahrungsmittel geworden.
Nach dem Zeltabbau ging es ein Stück die kalabrische Küste hoch bis Villa San Giovanni, wo ich mit der Autofähre nach Messina übersetzte. Die Überfahrt dauerte kaum eine halbe Stunde, und natürlich durfte ein kleiner Spaziergang durch Messina nicht fehlen – inklusive einer Granita mit Sahne und Brioche.
Weiter führte mich der Weg entlang der Küste durch kleine Dörfer, vorbei an Postkartenmotiven. Optisches Highlight war Taormina mit seiner malerischen Insel, der Isola Bella. Zwischen den Dörfern, dem montäglichen Verkehr und kleinen Pausen am Meer tauchte irgendwann der Etna am Horizont auf – mächtig, erhaben und mit seinen qualmenden Spitzen ein echter Blickfang.
Für mich und meine kleine Vespa wurde der Aufstieg auf den Etna zu einer kleinen Generalprobe für die bevorstehende Alpenüberquerung. Wir schafften es bis auf knapp 2.000 Meter – erst durch hübsche Dörfer, dann durch beeindruckende Lavaflüsse und saftig grüne Maronenwälder, in denen bunte Eichelhäher hin- und herflogen. Oben verwandelte sich die Landschaft schließlich in eine schwarze Sandwüste, so fremdartig, dass man sich auf einem anderen Planeten wähnte. Die Aussicht von dort oben: grenzenlos und voller wilder, unbändiger Natur – einfach faszinierend.
Beim Abstieg machte ich Halt in einer kleinen Dorfbar. Kaum kam das Gespräch auf meine Vespa und meine Reise, gab es im ganzen Raum kein Halten mehr – diese südländische Offenheit und Begeisterungsfähigkeit liebe ich einfach.
Mein Tagesziel war Catania. Der Aufstieg hatte zwar den Tank fast geleert, doch die Abfahrt brachte mich fast ohne Spritverbrauch bis in die Stadt. Um Catania besser kennenzulernen, entschied ich mich, in einem Hostel statt auf einem Campingplatz zu übernachten. Leider stellte sich das gebuchte Hostel als weniger glücklich gewählt heraus: Es lag in einer Ecke, in der ich mich nicht wirklich wohlfühlte. So war mein erster Eindruck von dieser sicher sehr charmanten Stadt ein etwas getrübter – rein persönlich, und wohl stark von der Umgebung und meiner Tagesstimmung geprägt. Ich weiß, dass Catania viel zu bieten hat, und vielleicht entdecke ich ihren Zauber bei einer anderen Gelegenheit. Heute aber wirkte sie auf mich rau, unruhig und schwer greifbar – ganz anders als das, was ich in Neapel oder Palermo so sehr geliebt habe.
Am Abend habe ich jedoch meinen Frieden mit der Stadt gefunden: erst beim Sonnenuntergang an der Playa und dann an einem stillen Plätzchen am Lungomare, wo ich meine letzten Feigen genossen habe. Das Meer und die untergehende Sonne hielten die Zeit an, ließen mich entspannen und brachten Ruhe in diesen Tag. In diesem Moment hatte Catania plötzlich doch etwas Sanftes
Morgen fahre ich weiter nach Siracusa – und dieses Mal wieder auf einen Campingplatz. Hoffentlich wartet meine Vespa morgen noch brav an ihrem Straßenparkplatz auf mich.En savoir plus

VoyageurIch hoffe du konntest schlafen, und bist nicht dauernd nach draußen gerannt um nach ihr zu schauen 👀weiterhin Gute Fahrt 😘
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- Jour 121–122
- 12 août 2025 - 13 août 2025
- 1 nuit
- ☀️ 31 °C
- Altitude: 71 m
ItaliePachino36°42’54” N 15°5’31” E
Dal Barocco alla Fine della Sicilia

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
La giornata è iniziata presto – non solo per voglia di viaggiare, ma perché i miei compagni di stanza in ostello avevano deciso di regalarmi una colonna sonora notturna. Dormire era impossibile, e così mi tratteneva lì solo il caricabatterie portatile, da recuperare alla “reception” ancora chiusa, visto che la presa accanto al mio letto non funzionava. Un pasticiotto veloce al bar, con una crema più simile a acqua tiepida, ha accorciato l’attesa solo di poco.
Fuori, la mia Vespa era ancora al suo posto, anche se immersa in una pozzanghera dall’odore poco invitante. Catania, ancora una volta, non riusciva a conquistarmi. Casco in testa, via sulla strada: il vento in faccia ha portato via cattivo umore, stanchezza e odori poco piacevoli.
Dopo un’ora di statale, Siracusa mi ha accolto come un abbraccio aperto. Luce brillante, aria di mare, la sensazione di essere in un’altra dimensione. Soprattutto Ortigia, il cuore storico, mi ha incantata: vicoli stretti e tortuosi, facciate chiare in pietra calcarea e marmo, balconi lavorati con riccioli barocchi. Qui si respira lo splendore del XVII e XVIII secolo, quando il barocco siciliano rifiorì dopo il devastante terremoto del 1693. Ma Siracusa è molto più antica: una delle città più potenti dell’antichità, patria di grandi menti come Archimede e per un periodo anche di Aristotele. Oggi, tra gatti sonnolenti, piccole botteghe e profumi salati e dolci delle trattorie, storia e presente camminano mano nella mano.
Da lì ho proseguito verso Avola, terra del vino scuro “Nero d’Avola” e delle mandorle aromatiche. Anche Avola, ricostruita dopo il terremoto, è stata progettata con una pianta esagonale perfetta. Nella piazza centrale, Piazza Umberto I, ho gustato un pranzo siciliano con arancini nella versione orientale, appuntiti – ma il mio cuore resta fedele alla forma rotonda di Palermo.
La tappa successiva è stata Noto, la “perla del barocco siciliano”. Intere strade di pietra dorata brillano al sole, scalinate maestose portano a palazzi imponenti e mascheroni decorano i balconi. Per sfuggire al caldo del mezzogiorno, mi sono rifugiata in una mostra fotografica – e ho sorriso nel vedere uno scatto quasi identico a quello che avevo fatto ieri sull’Etna.
Nel pomeriggio ho proseguito verso sud e mi sono fermata in un piccolo campeggio all’ombra di antichi ulivi. Mentre aspettavo l’apertura della reception, la cantina vicina mi ha offerto un bicchiere di vino – non solo rinfrescante, ma accompagnato da una conversazione calorosa con la famiglia proprietaria. Ho imparato cose interessanti sul carrubo, i cui frutti ora mi accompagneranno come dolce spuntino lungo il viaggio.
Il culmine della giornata è arrivato all’Isola delle Correnti, il punto più a sud della Sicilia. Qui il Mar Ionio e il Mar Mediterraneo si incontrano e si può vedere a occhio nudo come le correnti si mescolano. Ho fatto il bagno nell’acqua trasparente, mi sono lasciata asciugare dal sole, ho mangiato una melone sulla sabbia e ho fatto un pisolino sotto il cielo blu. Il tramonto, laggiù “alla fine” della Sicilia, è stato pura magia – un momento che resta nella pelle e nel cuore.
La sera sono tornata alla cantina per assaporare con calma il vino della famiglia Sultana: intenso, aromatico e pieno di sole – proprio come le persone che lo producono. Come gran finale, mi hanno portato un cannolo la cui cialda era fatta con il loro vino, ripieno di una delicata ricotta di pecora cremosa. Ogni morso era una piccola poesia. È stata una di quelle serate che si infilano silenziosamente nel cuore – e in cui, andando via, si ha la sensazione di lasciare degli amici.
Stanotte dormirò sotto le stelle: le Perseidi dovrebbero riempire il cielo di scie luminose. Domani mi aspetta una lunga attraversata dell’isola, dal punto più a sud fino alla costa nord, a Cefalù. L’entroterra selvaggio della Sicilia mi aspetta – e non vedo l’ora di scoprirlo.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Der Tag begann früh – nicht nur aus Reiselust, sondern weil meine Zimmergenossen im Hostel eine beachtliche Geräuschkulisse lieferten. An Schlaf war nicht mehr zu denken, und so hielt mich nur noch meine Powerbank dort, die ich an der noch geschlossenen „Rezeption“ abholen musste, weil die Steckdose an meinem Bett den Geist aufgegeben hatte. Ein schneller Biss in ein Pasticiotto an der Bar – mit einer Crema, die eher nach lauwarmem Wasser schmeckte – verkürzte die Wartezeit nur minimal.
Draußen stand meine Vespa noch immer an ihrem Platz, wenn auch in einer übel riechenden Pfütze. Catania schaffte es auch an diesem Morgen nicht, mein Herz zu erobern. Also: Helm auf, Fahrtwind ins Gesicht, und all die schlechte Laune, Müdigkeit und unangenehmen Gerüche vom Wind davontragen lassen.
Nach einer Stunde auf der Schnellstraße empfing mich Siracusa wie eine offene Umarmung. Strahlendes Licht, Meeresluft und das Gefühl, in einer anderen Welt angekommen zu sein. Besonders Ortigia, das historische Herz der Stadt, verzauberte mich: enge, verwinkelte Gassen, helle Fassaden aus Kalkstein und Marmor, kunstvolle Balkongeländer mit barocken Schnörkeln. Man spürt den Glanz des 17. und 18. Jahrhunderts, als der sizilianische Barock nach dem verheerenden Erdbeben von 1693 hier eine neue Blüte erlebte. Doch Siracusa ist noch viel älter – einst eine der mächtigsten Städte der Antike, Heimat großer Geister wie Archimedes und zeitweilig sogar Aristoteles. Heute flaniert man zwischen Katzen, kleinen Boutiquen und salzig-süßen Duftwolken aus den Trattorien, während Geschichte und Gegenwart Hand in Hand gehen.
Von dort ging es weiter nach Avola, der Heimat des tiefdunklen Weins „Nero d’Avola“ und aromatischer Mandeln. Auch Avola wurde nach dem Erdbeben im streng symmetrischen Sechseck neu geplant – eine Art barocke „Stadt aus dem Reißbrett“. Am zentralen Piazza Umberto I ließ ich mich zu einem sizilianischen Mittagessen nieder, Arancini inklusive. Hier in der östlichen Version spitz zulaufend – für mich bleibt die runde „Arancina“ aus Palermo trotzdem unschlagbar.
Der nächste Stopp war Noto – das unbestrittene „Juwel des sizilianischen Barocks“. Ganze Straßenzüge aus goldfarbenem Kalkstein leuchten im Sonnenlicht, prunkvolle Treppen führen zu imposanten Palazzi, und kunstvolle Maskarons blicken von den Balkonen herab. Um der Mittagsglut zu entkommen, floh ich in eine Fotoausstellung – und musste lächeln, als ich dort ein Bild sah, das dem, was ich gestern auf dem Ätna fotografiert hatte, verblüffend ähnelte.
Am Nachmittag rollte ich weiter Richtung Süden und ließ mich auf einem kleinen Campingplatz im Schatten alter Olivenbäume nieder. Während ich auf die Öffnung der Rezeption wartete, bot mir die benachbarte Cantina ein Glas Wein an – nicht nur erfrischend, sondern begleitet von einer herzlichen Unterhaltung mit der Besitzerfamilie. Dabei lernte ich Spannendes über den Johannisbrotbaum, dessen Früchte nun als süßer Proviant meine Reise begleiten.
Der Tag fand seinen Höhepunkt am südlichsten Punkt Siziliens – der Isola delle Correnti. Hier, wo sich das Ionische Meer und das Mittelmeer treffen, kann man mit bloßem Auge sehen, wie sich ihre Strömungen verweben. Ich badete im klaren Wasser, ließ mich von der Sonne trocknen, aß eine saftige Melone im warmen Sand und schlief ein paar Minuten unter dem endlosen Blau des Himmels. Der Sonnenuntergang am „Ende“ Siziliens war pure Magie – ein Moment, der sich in Herz und Haut brennt.
Am Abend bin ich dann noch einmal zur Cantina hinübergegangen, um den Wein der Familie Sultana in Ruhe zu genießen. Kräftig, aromatisch und voller Sonne – genau wie die Menschen, die ihn keltern. Zum krönenden Abschluss brachten sie mir ein Cannolo, dessen Schale tatsächlich mit ihrem eigenen Wein hergestellt wurde und das mit einer zarten, cremigen Schafs-Ricotta gefüllt war. Jedee Biss war ein kleines Gedicht – ein wahrer Gaumenschmaus. Es war einer dieser Abende, die sich leise ins Herz schleichen – und bei denen man beim Gehen das Gefühl hat, Freunde zurückzulassen.
Heute Nacht werde ich unter freiem Himmel schlafen, denn die Perseiden sollen den Himmel mit Sternschnuppen füllen. Morgen geht es dann einmal quer über die Insel, vom südlichsten Punkt bis zur Nordküste nach Cefalù. Das wilde, unbekannte Hinterland Siziliens wartet – und ich kann es kaum erwarten, ihm zu begegnen.En savoir plus
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- Jour 122–123
- 13 août 2025 - 14 août 2025
- 1 nuit
- ☀️ 31 °C
- Altitude: 6 m
ItalieCampofelice di Roccella38°0’18” N 13°54’15” E
Un giorno, una Vespa, un’isola

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
A volte, in questo viaggio, mi sento un po’ come Forrest Gump: «E così ho cominciato a correre. Sempre verso sud. E quando non potevo più andare più a sud, mi sono girato e sono andato verso nord.»
Oggi è stata proprio così – un attraversamento completo della Sicilia, dal punto più a sud fino alla costa nord. In linea d’aria, mi trovo ora nel punto più lontano da Bonn di tutto il viaggio di ritorno: quasi 1.700 chilometri.
Prima di partire, la Vespa mi ha ricordato che ama la varietà: il cavalletto si è rotto. Parcheggiare è diventato un piccolo esercizio di ingegno, ma ho trovato un modo per cavarmela lo stesso.
Le prime due ore si sono svolte attraverso una terra quasi disabitata. Nessun paese, poche case, solo campi e piantagioni fino all’orizzonte. Così, invece della colazione programmata al bar, ho fatto colazione sotto un albero di fichi. Ai lati della strada si alternavano fichi, fichi d’India, noci, mandorle, ulivi, cachi, melograni, more e carrubi. Tra una pianta e l’altra, distese bruciate e terreni aridi – qui la mancanza d’acqua e il caldo, aggravati dal cambiamento climatico, si vedono e si sentono chiaramente.
Dopo Caltagirone, il paesaggio si è fatto più vivo: piccoli borghi arroccati sulle colline, intervallati da uliveti argentati e vigneti di un verde brillante. Avvicinandomi a Enna, la vita si faceva più presente, e man mano che raggiungevo il cuore dell’isola, la pianura aperta lasciava il posto a dolci colline dorate, interrotte da formazioni rocciose e piccoli boschi di querce.
Da lì, la strada mi ha portato verso le montagne calcaree del Parco delle Madonie. Gole profonde, pareti rocciose scoscese e aria di montagna fresca e profumata sono state una benedizione dopo la calura soffocante. Attraverso strette serpentine, mi sono arrampicato fino a quasi 2.000 metri – la Vespa ronfava senza sosta, anche se nei tratti più ripidi avanzavo solo a zig-zag e a 15 km/h.
La giornata è stata un mix colorato di piccole avventure: una corsa contro un cane randagio su una strada deserta, lunghe piste sterrate (teoricamente chiuse) percorse per ore in solitaria, e una fuga improvvisata da un temporale in arrivo tra le montagne.
Le pause sono state rare – non solo per via del cavalletto rotto, ma anche perché il caldo senza vento era insopportabile. Appena mi fermavo, sembrava che l’asfalto volesse incollarsi alle gomme. Non «chi si ferma, arrugginisce», ma «chi si ferma, si scioglie». Perfino il vento che soffiava sulle colline era più simile a un asciugacapelli che a una brezza fresca.
Dopo quasi 9 ore di viaggio, 300 chilometri e circa 5.500 metri di dislivello, la mia piccola Vespa mi ha portato puntuale al tramonto sulla costa di Cefalù. Senza pensarci troppo, mi sono tuffato in mare per rinfrescare la testa bollente. Il frutto del carrubo – il mio snack perfetto di oggi – mi ha accompagnato mentre osservavo il cielo infuocato.
Una giornata lunga, calda, selvaggia, emozionante e noiosa allo stesso tempo – e un pezzo di Sicilia che si può capire solo attraversandolo così.
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Manchmal fühle ich mich auf dieser Reise ein bisschen wie Forrest Gump: „Dann bin ich einfach losgefahren. Immer Richtung Süden. Und als ich nicht weiter nach Süden fahren konnte, bin ich umgedreht und nach Norden gefahren.“
Heute war so ein Tag – einmal quer durch Sizilien, vom südlichsten Punkt hoch an die Nordküste. Luftlinie bin ich nun am weitesten von Bonn entfernt auf meiner Rückreise, knapp 1.700 Kilometer.
Vor der Abfahrt machte mir die Vespa gleich klar, dass sie Abwechslung liebt: der Ständer brach. Parken ist jetzt ein kleines Kunststück, aber ich habe einen Weg gefunden, es irgendwie hinzubekommen.
Die ersten zwei Stunden führten durch ein beinahe menschenleeres Land. Kein Dorf, kaum ein Haus, nur Felder und Plantagen bis zum Horizont. So wurde aus dem geplanten Frühstück an der Bar kurzerhand ein Frühstück am Feigenbaum. Rechts und links der Straße reihten sich Feigen, Kaktusfeigen, Walnüsse, Mandeln, Oliven, Kaki, Granatäpfel, Brombeeren und Johannisbrotbäume. Dazwischen verbrannte Flächen und staubtrockene Böden – man sieht und spürt hier deutlich den Wassermangel und die Hitze, die der Klimawandel bringt.
Hinter Caltagirone wurden die Landschaften langsam lebendiger: kleine Dörfer, die auf Hügelkuppen thronen, dazwischen silbrige Olivenhaine und leuchtend grüne Weingärten. Auf dem Weg nach Enna wurde es weiter belebter, und je näher ich der Mitte der Insel kam, desto mehr änderte sich auch die Natur – aus der flachen Weite wurde eine sanfte, goldene Hügellandschaft, unterbrochen von Felsformationen und kleinen Eichenwäldern.
Von dort aus ging es in das Kalksteingebirge des Parco delle Madonie. Tiefe Schluchten, schroffe Felswände und kühle, würzige Bergluft waren eine willkommene Abwechslung zur drückenden Hitze. Über enge Serpentinen schraubte ich mich bis auf fast 2.000 Meter – die Vespa schnurrte tapfer, auch wenn ich an den steilsten Passagen nur im Zickzack mit 15 km/h vorankam.
Der Tag war eine bunte Mischung aus kleinen Abenteuern: ein Wettrennen mit einem streunenden Hund auf einer verlassenen Landstraße, lange Schotterpisten, die eigentlich gesperrt waren und auf denen ich stundenlang mit meiner Vespa alleine war, und eine spontane Flucht vor einem drohenden Gewitter in den Bergen.
Pausen waren rar – nicht nur wegen des kaputten Ständers, sondern auch weil die Hitze ohne Fahrtwind unerträglich war. Sobald ich anhielt, schien der Asphalt unter den Reifen zu schmelzen. Nicht „wer rastet, der rostet“, sondern: „wer rastet, der schmilzt“. Selbst der Wind, der über die Hügel strich, war mehr ein Föhn als eine frische Brise.
Nach knapp 9 Stunden unterwegs, 300 Kilometern und etwa 5.500 Höhenmetern brachte mich meine kleine Vespa pünktlich zum Sonnenuntergang an die Küste bei Cefalù. Ohne lang zu überlegen, sprang ich ins Meer, um meinen weichgekochten Kopf unter Wasser zu tauchen. Die Frucht des Johannisbrotbaums – heute mein perfekter Snack – begleitete mich noch beim Blick auf den glühenden Himmel.
Ein langer, heißer, wilder, aufregender und langweiliger Tag zugleich – und ein Stück Sizilien, das man nur versteht, wenn man es auf diese Weise durchquert hat.En savoir plus
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- Jour 123
- jeudi 14 août 2025
- ☀️ 31 °C
- Altitude: 229 m
ItalieMisilmeri38°2’25” N 13°26’5” E
Sulle colline dietro Palermo

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
La giornata è iniziata con pura magia: i primi raggi del sole sull’acqua cristallina davanti a Cefalù. Il mare, qui sulla costa settentrionale della Sicilia, è unico – nelle luci delicate del mattino brilla di sfumature turchesi e verdi, la sabbia fine si allunga dolcemente per chilometro e, sul fondo sabbioso ondulato a tre metri di profondità, i riflessi del sole creano disegni dorati che ipnotizzano. A piedi nudi nell’acqua, con la brezza fresca sul viso e lo sguardo sulla costa ancora addormentata – un momento di pace e tranquillità. Un po’ di esercizio sulla spiaggia e tra le onde per risvegliare il corpo, prima di ripartire.
Pochi chilometri mi separavano dalla mia prossima tappa – appena 60 – e la Vespa li ha percorsi quasi volando. Sapevo che ad aspettarmi c’erano persone che per me sono come una famiglia. Concetta e Rosario mi hanno accolto con un calore che fa dimenticare ogni fatica del viaggio: appena sceso dalla Vespa, mi hanno messo in mano degli asciugamani per una doccia rinfrescante e mi hanno fatto accomodare a una tavola imbandita, dove il profumo di un ragù di cinghiale cotto per ore e di pasta fresca riempiva l’aria. Abbiamo riso, parlato, mangiato – gustando non solo il cibo, ma soprattutto la compagnia. Dopo pranzo, due ore di sonno per recuperare le notti passate sulla mia materassina rotta. Qui, nella loro casa sulle colline dietro Palermo, tutto sembra leggero e protetto.
Nel pomeriggio siamo andati in centro, per assaporare Palermo. Una passeggiata dalla Porta Nuova ai Quattro Canti fino al Teatro Massimo – con soste obbligatorie: un cannolo fresco gustato al ritmo della musica di strada ai Quattro Canti; una granita cremosa, accompagnata dalle risate contagiose di Concetta e Rosario; e una deviazione alla mia torrefazione preferita, Stagnitta, il cui profumo ormai per me è Palermo quanto le facciate dorate al tramonto.
Quando il sole è sceso, mi hanno portato al nuovo porto turistico. Abbiamo camminato lungo l’acqua, l’aria era dolce e calma, mentre le fontane danzavano in una spettacolare coreografia d’acqua sotto un cielo che sfumava nel rosa e nell’oro.
Mi sono sentito un re – non per il lusso, ma per l’affetto e le attenzioni con cui queste due persone meravigliose mi circondano. Qui non solo è inutile dire grazie, ma è addirittura vietato – per non parlare di apparecchiare la tavola. Per fortuna domani è Ferragosto, e ho già annunciato che questa volta voglio assolutamente aiutare in cucina. Questa volta sarò irremovibile.
Questa breve pausa a Palermo è molto più di una semplice sosta. Negli ultimi giorni, nonostante il mio mezzo non proprio veloce, ho viaggiato forse troppo in fretta – ogni giorno un luogo nuovo, paesaggi diversi, incontri speciali, spiagge e città incantevoli. Ora non vedo l’ora di fermarmi un momento, respirare a fondo e, soprattutto, godermi buon cibo con ottimi amici.
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Der Tag begann mit purer Magie: die ersten Sonnenstrahlen des Morgens auf dem glasklaren Wasser vor Cefalù. Das Meer hier an der Nordküste Siziliens ist einzigartig – im zarten Morgenlicht schimmert es in Türkis- und Grüntönen, der feine Sandstrand zieht sich kilometerweit, und auf dem sandigen, sanft gewellten Meeresgrund tanzen Sonnenreflexe in drei Metern Tiefe wie flüssiges Gold. Barfuß im Wasser, die kühle Brise im Gesicht, der Blick auf die noch verschlafene Küste – ein ruhiger, langsamer Augenblick. Ein bisschen Frühsport am Strand und im Wasser, um den Körper zu wecken, bevor es weiterging.
Nur knapp 60 Kilometer lagen vor mir – ein Katzensprung, den die Vespa fast fliegend zurücklegte. Ich wusste, am Ziel warten Menschen, die für mich wie Familie sind. Und so war es: Concetta und Rosario empfingen mich mit einer Herzlichkeit, die jede Reisebelastung vergessen lässt. Kaum abgestiegen, hielten sie mir Handtücher für eine erfrischende Dusche hin, setzten mich an den gedeckten Tisch, wo der Duft von stundenlang eingekochtem Wildschweinragù und frischer Pasta den Raum erfüllte. Wir lachten, erzählten und genossen – nicht nur das Essen, sondern vor allem die Gesellschaft. Danach gönnte ich mir einen zweistündigen Mittagsschlaf, um den Schlafmangel der letzten Nächte auf meiner kaputten Luftmatratze nachzuholen. Hier, in ihrem Haus in den Hügeln hinter Palermo, fühlt sich alles leicht und geborgen an.
Am Nachmittag fuhren wir ins Zentrum, um Palermo zu spüren. Ein kleiner Spaziergang von der Porta Nuova über die Quattro Canti bis zum Teatro Massimo – und immer wieder Momente zum Innehalten: ein frisches Cannolo, genossen im Takt der Straßenmusik bei den Quattro Canti; eine cremige Granita, begleitet von Concettas und Rosarios ansteckendem Lachen; ein Abstecher zu meiner Lieblingsrösterei Stagnitta, deren Duft für mich inzwischen so sehr zu Palermo gehört wie die goldenen Fassaden im Abendlicht.
Als die Sonne unterging, führten mich die beiden zum neuen Yachthafen. Wir schlenderten am Wasser entlang, die Luft mild, die Stimmung ruhig. Die Fontänen der Springbrunnen tanzten im Rhythmus einer Wassershow, während der Himmel in Pastellfarben überging.
Ich fühlte mich wie ein König – nicht, weil der Tag prunkvoll war, sondern weil mich diese beiden Menschen mit so viel Wärme und Fürsorge umgeben. Hier ist nicht nur danke sagen überflüssig, sondern sogar verboten – geschweige denn, beim Tischdecken zu helfen. Zum Glück ist morgen Ferragosto, und ich habe bereits angekündigt, dass ich diesmal in der Küche helfen werde. Dieses Mal bleibe ich hart.
Diese kleine Pause in Palermo ist für mich mehr als nur ein Zwischenstopp. In den letzten Tagen bin ich, trotz meines nicht gerade schnellen Fortbewegungsmittels, vielleicht zu schnell gereist – jeden Tag ein neuer Ort, neue Landschaften, neue Bekanntschaften, neue Strände und Städtchen. Jetzt freue ich mich darauf, kurz innezuhalten, durchzuatmen und vor allem: gutes Essen mit sehr guten Freunden zu genießen.En savoir plus
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- Jour 123–126
- 14 août 2025 - 17 août 2025
- 3 nuits
- Altitude: 312 m
ItalieMisilmeri38°3’29” N 13°25’48” E
Un Ferragosto che resta nel cuore

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Sono rimasto tre giorni a Gibilrossa per trascorrere il Ferragosto con la famiglia La Rocca, tra le colline dietro Palermo.
La prima mattina è stata già un dono: dopo due settimane in tenda mi sono finalmente svegliato in un vero letto – profondamente riposato, avvolto dal calore silenzioso di una vera casa. La luce del mattino color rosa e blu si posava sulle montagne calcaree dell’entroterra, mentre Rosario era già all’opera: aveva riparato il cavalletto della mia Vespa alla maniera di MacGyver e l’aveva coperta con buste di plastica, per proteggerla da eventuali piogge improvvise.
La mattinata scorreva nella più bella tranquillità. Abbiamo grigliato, chiacchierato e ci siamo goduti il sole. È passato il vicino, portando aglio fresco e qualche storia – qui la comunicazione funziona ancora da collina a collina, gridata ad alta voce, tutta analogica. E quando manca qualcosa, non passa molto che qualcuno arrivi con ciò che serve… e sempre con un po’ di tempo per conversare. Questa lentezza calorosa è contagiosa.
A mezzogiorno sono arrivati Laura e Roberto, e da quel momento la giornata – come spesso accade in Sicilia – è ruotata tutta attorno al cibo. Pasta fresca con un profumatissimo pesto rosa appena fatto, seguita da una montagna di carne alla griglia. Sazi e felici, siamo andati al mare, ci siamo immersi nell’acqua calda e abbiamo trascorso ore tra sole, risate e chiacchiere. Un dono prezioso poter vivere momenti così leggeri e pieni di intimità con Laura e Roberto.
La sera è proseguita senza interruzioni: aperitivo con la sorella di Concetta, e più tardi, dai vicini, fichi d’India, fichi dolci e gelato. Un Ferragosto da manuale – fatto di incontri, sapori, mare e calore umano.
La mattina seguente sono finalmente riuscito a strappare a Concetta una piccola concessione: potevo dare una mano in cucina. Un momento semplice ma speciale – cucinare insieme, con la musica in sottofondo, e quella sottile sensazione di casa.
C’erano poi le ultime commissioni a Belmonte. Dal barbiere mi sono fatto sistemare e ho assistito allo spettacolo del paese intero che passava di lì – tra barbe e capelli aggiustati, ma soprattutto storie raccontate. Poi il piacere del rivedere vecchi amici, che ha chiuso il cerchio in modo perfetto.
A pranzo, ancora una volta, il cibo è stato il protagonista assoluto: per tre giorni di fila Concetta ha messo in tavola tre menù diversi, ognuno ricco, ognuno di una qualità incredibile. Una vera festa.
Per me, però, i momenti più preziosi sono stati quelli più silenziosi al mattino con Rosario. Abbiamo parlato tanto e riso ancora di più. Un uomo sereno, autentico e immensamente generoso.
Quando è arrivato il momento dei saluti, è stato difficile. Con i vestiti appena lavati, un pacco di provviste che basterebbe per una settimana e il cuore pieno, mi sono rimesso in viaggio. Rosario e Concetta mi hanno accompagnato fino al porto, come una piccola scorta d’onore. Questo affetto, questa premura – sono davvero qualcosa di unico.
Con il calore di un ultimo, forte abbraccio nel cuore, sono salpato con il traghetto verso Genova.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Drei Tage bin ich in Gibilrossa geblieben, um Ferragosto mit der Familie La Rocca in den Hügeln hinter Palermo zu verbringen.
Schon der erste Morgen war ein Geschenk: Nach zwei Wochen im Zelt wachte ich endlich wieder in einem richtigen Bett auf – tief ausgeschlafen, umgeben von der stillen Wärme eines echten Hauses. Das Morgenlicht fiel rosa-blau über die Kalksteinberge des Hinterlandes, während Rosario längst aktiv gewesen war. Er hatte meinen Vespa-Ständer alla MacGyver repariert und sie liebevoll in Plastiktüten eingehüllt, damit auch ein plötzlicher Sommerregen ihr nichts anhaben konnte.
Der Vormittag verlief in herrlicher Ruhe. Wir grillten, plauderten und genossen die Sonne. Der Nachbarn kam vorbei und brachte Knoblauch und ein paar Geschichten – hier wird Kommunikation noch über Hügel hinweg gerufen, ganz analog. Wenn etwas fehlt, dauert es nie lange, bis jemand mit genau dem Richtigen vorbeikommt und immer mit ein bisschen Zeit zum Quatschen im Gepäck. Diese langsame, herzliche Lebensweise ist ansteckend.
Am Mittag trafen Laura und Roberto ein, und von da an drehte sich der Tag - wie sollte es anders sein in Sizilien - ums Essen. Frische Pasta mit herrlich duftendem, frischem, rosa Pesto, dazu ein Berg gegrilltes Fleisch. Satt und zufrieden fuhren wir ans Meer, ließen uns ins warme Wasser sinken und verbrachten die Stunden mit Sonne, Gesprächen und Gelächter. Es war ein Geschenk so schöne, leichte Momente, die sich anfühlten wie pure Geborgenheit mit Laura und Roberto verbringen zu dürfen.
Abends ging es nahtlos weiter: Aperitivo mit Concettas Schwester, später bei den Nachbarn Kaktusfeigen, süße Feigen und Eis. Ferragosto, wie es im Buche steht – voller Begegnungen, Genuss, Meer und Wärme.
Am nächsten Morgen gelang es mir endlich, Concetta ein kleines Zugeständnis abzuringen: Ich durfte in der Küche helfen. Ein einfacher, aber verbindender Moment – gemeinsam kochen, dazu Musik, und dieses leise Gefühl von Zuhause.
Ein paar letzte Erledigungen in Belmonte mussten auch sein. Beim Barbier ließ ich mich frisch machen und beobachtete, wie sich das halbe Dorf dort einfand – Haare und Bärte stutzen, aber vor allem: Geschichten erzählen. Dazu kam das Wiedersehen mit alten Freunden, das den Kreis schön schloss.
Mittags spielte wieder das Essen die Hauptrolle: Drei Tage in Folge hat Concetta drei verschiedene Menüs auf den Tisch gezaubert, jedes reichhaltig, jedes in unglaublicher Qualität. Es war ein Fest.
Besonders kostbar waren für mich auch die stilleren Momente am Vormittag mit Rosario. Wir haben viel geredet und noch mehr gelacht. Ein so ruhiger, herzlicher Mensch.
Als der Abschied kam, fiel er mir schwer. Mit frisch gewaschener Wäsche, einem Care-Paket, das locker für eine Woche reicht, und einem vollen Herzen machte ich mich wieder auf den Weg. Rosario und Concetta begleiteten mich noch bis zum Hafen, wie eine kleine Eskorte. Diese Fürsorge, diese Herzlichkeit – sie ist etwas ganz Besonderes.
Mit der Wärme einer letzten, festen Umarmung im Herzen legte ich mit der Fähre Richtung Genua ab.En savoir plus
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- Jour 125–127
- 16 août 2025 - 18 août 2025
- 2 nuits
- ☀️ 32 °C
- Altitude: 207 m
ItalieGenova44°23’20” N 9°1’48” E
Nel blu, dipinto di blu

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
La Vespa, ben sistemata nella pancia della nave, sembrava minuscola accanto ai suoi imponenti compagni di viaggio. Chi mai penserebbe di imbarcare un piccolo scooter?
Dopo una cena abbondante, portata da Gibilrossa e gustata sul ponte, ho cercato il mio posto per dormire. Da una borsa di juta ho improvvisato una mascherina per gli occhi, mentre il sacco a pelo mi faceva da coperta. Certo, non il riposo profondo delle ultime notti a casa di Rosario e Concetta – ma per aver pensato di non riuscire a chiudere occhio, la notte è passata sorprendentemente in fretta.
I pensieri pesanti e le domande irrisolte che nelle ultime settimane avevo legato alla Vespa come un aquilone, lasciandole volare in alto con il vento, qui a bordo sono tornati a posarsi su di me. Sul mare silenzioso e infinito, in mezzo a folle anonime, si sono abbattuti di nuovo sulle mie spalle come piombo. Ma va bene così. Per fortuna il buon cibo e i bei ricordi aiutano. Sono felice e grato per tutto ciò che ho vissuto finora: avventure, luoghi meravigliosi, incontri pieni di calore. Penso soprattutto agli ultimi giorni a Palermo, dove mi sono sentito davvero a casa, e a Napoli, dove sono stato accolto con tanto affetto e premura. Un dono immenso, per cui sono infinitamente grato. E poi ci sono gli amici a Bonn che mi aspettano: non vedo l’ora di tornare a far parte di quel gruppo speciale di persone.
Un momento quasi da film durante lo sbarco: nella zona delle moto del garage tutti si stringevano nelle giacche di pelle e accendevano i loro potenti motori rombanti. Io invece? Partivo con la mia piccola Vespa, in ciabatte e maglietta – piccolo, sì, ma in qualche modo anche grande.
A Genova mi hanno accolto Roberto e il suo caro amico Claudio. Mi avevano persino tenuto da parte un pezzo di mozzarella di bufala che Claudio aveva portato dalla sua terra, Salerno. Un’accoglienza calorosa, una serata piena di belle chiacchiere – e nonostante la stanchezza della notte insonne, ho goduto molto della loro compagnia. Stanotte dormirò sicuramente profondamente.
Dopo tutto quello che ho mangiato negli ultimi giorni, mi sembra quasi di aver fatto scorta per l’inverno – giusto in tempo per l’imminente attraversata delle Alpi. Se nel calcolo ho considerato anche il peso extra che la mia piccola Vespa dovrà sollevare, lo scopriremo presto.
Domani si va prima dal meccanico a cambiare le gomme. A seconda di quanto ci vorrà per avere quelle nuove, continuerò subito verso Milano – oppure mi concederò ancora un giorno a Genova.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Die Vespa sicher im Bauch des Schiffs verstaut – sie wirkte winzig zwischen all den mächtigen Reisegefährten an Bord. Wer kommt schon auf die Idee, einen kleinen Scooter einzuschiffen?
Nach einem üppigen, selbst mitgebrachten Abendessen an Deck suchte ich meinen Schlafsessel auf. Aus einem Jutebeutel wurde kurzerhand eine Schlafmaske, der Schlafsack kam über die Schultern. Natürlich nicht die gleiche Erholung wie in den letzten Nächten im Haus von Rosario und Concetta – aber dafür, dass ich dachte, kaum Schlaf zu finden, verging die Nacht erstaunlich schnell.
Die schweren Gefühle und offenen Fragen, die ich in den letzten Wochen wie einen Drachen an die Vespa gebunden und vom Fahrtwind hoch in die Luft habe steigen lassen, holten mich hier an Bord wieder ein. Auf dem stillen, endlosen Meer und zwischen all den anonymen Menschenmengen senkten sie sich wie Blei auf meine Schultern. Aber auch das ist in Ordnung. Zum Glück helfen gutes Essen und schöne Erinnerungen. Ich bin glücklich und dankbar für all das, was ich bisher erleben durfte: Abenteuer, beeindruckende Orte, Begegnungen voller Wärme. Besonders denke ich an die letzten Tage in Palermo, wo ich mich so zuhause gefühlt habe, und an Neapel, wo man mich mit Liebe und Fürsorge überschüttet hat. Ein riesiges Geschenk, für das ich unendlich dankbar bin. Und dann sind da noch die Freunde in Bonn, die auf mich warten. Ich freue mich darauf, bald wieder Teil dieser wunderbaren Gruppe zu sein.
Ein kleiner, fast filmreifer Moment beim Ausschiffen: In der Motorrad-Ecke des Parkdecks rüsteten sich alle in ihre engen Lederjacken und ließen die schweren Maschinen dröhnen. Und ich? Ich knatterte einfach mit meiner kleinen Vespa in Flip-Flops und T-Shirt los – klein und doch irgendwie groß.
In Genua empfingen mich Roberto und sein guter Freund Claudio. Sie hatten mir sogar noch ein Stück Büffelmozzarella aufgehoben, das Claudio aus seiner Heimat Salerno mitgebracht hatte. Ein herzlicher Empfang, ein Abend voller schöner Gespräche – trotz der Müdigkeit nach der schlaflosen Nacht habe ich die Zeit mit den beiden sehr genossen. Heute Nacht werde ich bestimmt tief schlafen.
So viel und so gut wie in den letzten Tagen gegessen wurde, kommt es mir fast vor, als hätte ich mir Winterspeck angelegt – rechtzeitig für die bevorstehende Alpenüberquerung. Ob ich bei der Kalkulation auch das zusätzliche Gewicht einkalkuliert habe, das meine kleine Vespa nun stemmen muss, wird sich zeigen.
Morgen geht es zuerst zum Mechaniker, um die Reifen zu wechseln. Je nachdem, wie schnell ich neue bekomme, fahre ich direkt weiter nach Mailand – oder gönne mir noch einen Tag in Genua.En savoir plus
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- Jour 127–128
- 18 août 2025 - 19 août 2025
- 1 nuit
- ☀️ 30 °C
- Altitude: 186 m
ItalieNova Milanese45°35’31” N 9°11’52” E
Con le gomme nuove verso il Nord

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Dopo una notte profonda e ristoratrice da Roberto ho quasi rischiato di dormire troppo – e questo nonostante la giornata fosse iniziata presto. La mia Vespa ne aveva davvero bisogno: la gomma posteriore era consumata fino all’ultimo briciolo di battistrada, continuare così sarebbe stato quasi impossibile. Così la mattina mi sono messo subito alla ricerca di un meccanico. Non facile a Genova, dove tante officine erano chiuse per le ferie estive. Alla fine, però, ne ho trovato uno che mi ha cambiato la gomma in un attimo – un vero colpo di fortuna che mi ha permesso di proseguire il viaggio con leggerezza.
Il paesaggio intorno a Genova ricordava ancora un po’ il Sud: mare e monti vicini, pendii ripidi che scivolano nell’acqua. Ma nel dialetto la differenza si faceva sentire – un passaggio fluido dal napoletano al calabrese fino a Palermo, e qui a Genova una melodia del tutto nuova. Perfino un semplice “ciao” suonava improvvisamente strano, diverso.
Con le gomme nuove montate è arrivato il momento del saluto a Roberto. Un momento difficile. Ma la strada chiamava. E così via, fuori città e sopra le montagne, in direzione di Milano.
Prima di salutare definitivamente la costa, mi sono concesso però un ultimo bagno nel Mar Mediterraneo. L’acqua calda, il sole, la sensazione di libertà – un momento silenzioso e prezioso per dire addio al Sud e al mare.
Durante il tragitto mi sono sorpreso a guidare ancora con lo stile napoletano – troppo veloce, troppo diretto, troppo impaziente per le strade del Nord. Non è stato facile riportare indietro il mio temperamento.
Superato il verde crinale dell’Appennino ligure, la campagna si è aperta all’improvviso: la Pianura Padana, piatta ed infinita. Agricoltura a perdita d’occhio, immensi campi di riso che brillavano al sole e sembravano inghiottire l’orizzonte. Sopra i campi si alzavano aironi – guardabuoi, bianchi, cenerini – e in mezzo a loro l’Ibis sacro, arrivato dall’Africa, ormai stabilitosi qui e in competizione con le specie locali. Un’immagine insolita, quasi esotica, nel cuore della Lombardia.
Più mi avvicinavo a Milano, più la campagna lasciava spazio a fabbriche, capannoni e grattacieli. Nel pieno del traffico cittadino mi sono fermato un attimo: un caffè con David Salutt. È stato un bel momento vederlo di nuovo in piedi dopo il grave infortunio alla caviglia – camminare, ridere, pieno di energia. Una persona forte, con un misto di volontà, forza e bontà che mi colpisce sempre. Sono felice e orgoglioso di poterlo chiamare amico.
Il sole stava già tramontando quando sono arrivato a Monza, dove sono stato accolto con calore. Una bella conclusione per una lunga giornata.
Domani mi attende una tappa che aspetto da giorni: l’attraversamento delle Alpi svizzere. Sarà una salita lunga e impegnativa, ma se il tempo regge lo spettacolo sarà incredibile – panorami di laghi e montagne che sembrano dipinti. Il solo pensiero mi riempie già di entusiasmo.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Nach einer tiefen, erholsamen Nacht bei Roberto hätte ich fast verschlafen – und das, obwohl der Tag früh begann. Meine Vespa hatte es dringend nötig: Der Hinterreifen war bis auf den letzten Krümel Gummi abgefahren, weiterfahren wäre kaum möglich gewesen. Also ging es gleich am Morgen auf die Suche nach einem Mechaniker. Gar nicht so einfach in Genua, wo viele Werkstätten wegen der Sommerferien geschlossen hatten. Schließlich fand ich doch jemanden, der mir den Reifen fix wechselte – ein Glücksmoment, der mich erleichtert weitermachen ließ.
Die Landschaft rund um Genua erinnerte mich noch ein wenig an den Süden: Meer und Berge dicht beieinander, steile Hänge, die ins Wasser fallen. Doch im Dialekt wurde der Unterschied spürbar – ein fließender Übergang von Neapolitanisch über Calabrese bis hin zu Palermo, und nun hier in Genua eine ganz neue Melodie. Selbst das schlichte „ciao“ klang plötzlich fremd und anders.
Mit frisch aufgezogenen Reifen hieß es Abschied nehmen von Roberto. Ein schwerer Moment. Aber die Straße rief. Also weiter, hinaus aus der Stadt und über die Berge Richtung Mailand.
Bevor ich mich jedoch endgültig von der Küste verabschiedete, gönnte ich mir noch ein letztes Bad im Mittelmeer. Das warme Wasser, die Sonne, das Gefühl von Freiheit – ein stiller, schöner Moment, um Abschied von Süden und Meer zu nehmen.
Ich musste mich unterwegs dabei ertappen, wie ich den neapolitanischen Fahrstil noch immer nicht ganz abgelegt hatte – zu schnell, zu direkt, zu ungeduldig für die norditalienischen Straßen. Es fiel mir schwer, das Temperament zurückzuschrauben.
Hinter Genua, sobald ich den grünen Rücken des ligurischen Apennins überwunden hatte, öffnete sich die Landschaft plötzlich weit: die Po-Ebene, flach und endlos. Landwirtschaft so weit das Auge reicht, riesige Felder von Reis, die im Sonnenlicht glänzten und den Horizont zu verschlucken schienen. Über den Feldern erhoben sich Reiher – Seidenreiher, Silberreiher, Graureiher – und dazwischen der Heilige Ibis, ursprünglich aus Afrika, hier längst heimisch geworden und in Konkurrenz zu den einheimischen Arten. Ein ungewohntes, fast exotisches Bild mitten in Norditalien.
Je näher ich Mailand kam, desto dichter wurde die Bebauung. Aus der weiten Landschaft wuchs eine Welt aus Industrie, Hochhäusern und geschäftigem Treiben. Mitten im Großstadttrubel legte ich einen kurzen Halt ein: ein Kaffee mit David Salutt. Es war ein richtig schöner Moment, ihn nach seiner schweren Sprunggelenksverletzung wieder auf den Beinen zu sehen – laufend, lachend, voller Energie. Eine starke Persönlichkeit, mit einer Mischung aus Kraft, Wille und Güte, die mich immer wieder beeindruckt. Ich bin froh und stolz, ihn meinen Freund nennen zu dürfen.
Die Sonne stand schon tief, als ich schließlich in Monza ankam, wo ich herzlich empfangen wurde. Ein schöner Abschluss für einen langen Tag.
Morgen wartet eine Etappe, auf die ich mich schon seit Tagen freue: die Überquerung der Schweizer Alpen. Eine lange und bergige Fahrt steht bevor. Wenn das Wetter mitspielt, wird der Blick grandios – Panoramen von Bergen und Seen, die wie gemalt wirken. Der Gedanke daran erfüllt mich jetzt schon mit Vorfreude.En savoir plus
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- Jour 128–129
- 19 août 2025 - 20 août 2025
- 1 nuit
- ⛅ 27 °C
- Altitude: 416 m
SuisseBäch47°12’3” N 8°43’38” E
In ciabatte sulle Alpi

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Rinfrancato e ben riposato, questa mattina sono partito da Milano. Patrizia mi aveva accolto con una calorosa ospitalità traboccante, e non solo ho apprezzato le sue attenzioni, ma anche la sua compagnia e le nostre lunghe conversazioni. Quasi sarei rimasto un giorno in più – tanto era bello. Ma la strada chiamava, e una lunga tappa mi attendeva.
Uscito dalla cintura urbana di Milano, il mio cammino mi ha portato a Saronno, la città del celebre Amaretto, che si vanta di essere il liquore italiano più venduto al mondo. Lì ho incontrato una specie che non vedevo da mesi: ciclisti – senza motore elettrico, senza ruote giganti, semplicemente puri su due ruote. Mi è sembrato quasi un miracolo.
All’orizzonte già si innalzavano le montagne. Ma prima di lasciare l’Italia volevo assaporare ancora fino in fondo il tempo rimasto. Così ho fatto un ultimo giro a Como. Davanti al Duomo la mia Vespa è diventata all’improvviso una piccola star: una famiglia francese voleva fotografarla, i loro bambini hanno posato entusiasti accanto al mio motorino. Orgoglioso, ho consegnato il casco a uno dei ragazzi – per la piena scenografia.
Como, la città di Alessandro Volta, il grande fisico e inventore della pila elettrica. Appropriato, dunque, che proprio lì la mia piccola Vespa ricevesse ancora un po’ di nuova energia e attenzione, prima di ripartire. La strada lungo il lago è stata un vero piacere: stradine strette in cui le grandi auto avanzavano con cautela, mentre io sfrecciavo leggero in slalom. Piccoli borghi direttamente sull’acqua, ponti che collegavano le case, e sempre di nuovo quella vista – sul lago blu profondo, le verdi montagne sullo sfondo e le ville eleganti che ornavano la riva. Un addio meraviglioso all’Italia.
Il confine in sé è stato sobrio, quasi insignificante. Ho risalito le Prealpi luganesi tra tornanti ripidi. Poi, in una gola, mentre la strada scendeva in una forte discesa, all’improvviso ha sventolato davanti a me una bandiera svizzera. Un attimo solo, ed ero fuori – l’Italia e l’UE alle mie spalle.
Durante il percorso ho masticato gli ultimi frutti del carrubo che avevo ricevuto in dono nel sud della Sicilia. Erano passati solo pochi giorni, eppure mi sembrava già un’eternità. Ora soltanto qualche seme caduto sul fondo della mia Vespa mi ricorda il Sud, mentre già mi intrufolavo tra le Alpi.
La strada mi ha portato lungo il Lago di Lugano, dove colonie di cormorani si riposavano. Alcuni erano appollaiati sugli alberi spogli a riva per asciugare il piumaggio al sole, altri si tuffavano in acqua in cerca di pesce. Dopo Lugano il paesaggio è cambiato: valli profonde tra montagne imponenti, poi una lunga discesa fino a Bellinzona. Ma presto le pareti rocciose si sono di nuovo richiuse intorno a me, e la via saliva ancora – verso il Passo del Gottardo.
Attraversare il Gottardo con la mia piccola Vespa, in ciabatte e pantaloncini corti, è stata un’avventura unica. Ho sgasato tra antichi tratti di pavé e carrozze trainate da cavalli, con rilassati 30 km/h. Ad ogni curva la vista si apriva più ampia e mozzafiato, e quasi non potevo credere di essere davvero lì. Una volta in cima, il paesaggio è cambiato all’improvviso: il versante sud, verde e cosparso di prati e mucche, ha ceduto il posto a un nord aspro e roccioso, dove muschi e piccoli laghi punteggiavano la scena.
La discesa è stata un continuo stupore. Catene montuose dorate gettavano lunghe ombre nella valle, e accanto a me scorreva il Gottardo Reuss, un ruscello limpido e gelido che scavava sempre più a fondo nella roccia, fino a trasformarsi in un fiume impetuoso e infine sfociare, come Reuss, nel Lago dei Quattro Cantoni. Quando sono arrivato al lago, giaceva davanti a me come uno specchio scintillante, immerso nell’oro del sole al tramonto.
E il viaggio non era ancora finito: con gli ultimi raggi di sole sono sceso fino al Lago di Zurigo. Lì ho raggiunto puntualmente la mia meta – giusto in tempo, prima che un violento temporale estivo scacciasse gli ultimi bagnanti dalla riva.
Con questo percorso ho lasciato definitivamente alle spalle la lingua italiana. L’ho capito subito in una stazione di servizio: una breve conversazione in svizzero tedesco, in cui ho dovuto chiedere tre volte prima di capire qualcosa. Arrivederci, bella lingua! Spero di riascoltarti presto – mi mancherai.
Alla fine della giornata mi è rimasto solo un desiderio: che il sole fosse rimasto un paio d’ore in più sopra le montagne. Quante volte avrei voluto fermarmi ancora, per lasciar vagare lo sguardo sulle immagini che la natura qui dipinge. Ma anche così questo itinerario di oltre 300 km – quattro laghi, un passo alpino a 2100 metri, prati verdi e alture rocciose, tutto all’asciutto e in ciabatte – rimarrà per sempre nella mia memoria come un giorno di avventura, bellezza e gratitudine.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Gestärkt und gut erholt brach ich heute Morgen aus Mailand auf. Patrizia hatte mich mit überschäumender Gastfreundschaft empfangen, und ich habe nicht nur ihre Fürsorge, sondern auch ihre Gesellschaft und unsere langen Gespräche sehr genossen. Fast wäre ich noch einen Tag länger geblieben, so schön war es. Doch die Straße rief, und eine lange Etappe lag vor mir.
Raus aus dem Speckgürtel Mailands führte mich der Weg zunächst nach Saronno, die Stadt des berühmten Amarettos, der sich rühmt, der weltweit meistverkaufte italienische Likör zu sein. Dort entdeckte ich eine Spezies, die ich seit Monaten nicht mehr gesehen hatte: Fahrradfahrer – ohne Elektromotor, ohne riesige Reifen, einfach puristisch auf zwei Rädern unterwegs. Fast kam es mir wie ein Wunder vor.
Am Horizont türmten sich schon bald die Berge auf. Doch bevor ich Italien verließ, wollte ich noch einmal die Zeit maximal auskosten. So drehte ich eine letzte Runde in Como. Am Dom wurde meine Vespa kurzerhand zum Star: Eine französische Familie wollte Fotos mit ihr machen, ihre Kinder posierten begeistert neben meinem kleinen Roller. Stolz drückte ich einem der Jungen meinen Helm in die Hand – für die volle Inszenierung.
Como, die Stadt von Alessandro Volta, dem großen Physiker und Erfinder der elektrischen Batterie. Passend also, dass meine kleine Vespa dort noch einmal neue Energie und Aufmerksamkeit bekam, bevor es weiterging. Die Fahrt entlang des Sees war ein Genuss: enge Straßen, in denen große Autos vorsichtig balancierten, während ich im Slalom leichtfüßig vorbeiflog. Kleine Dörfer direkt am Wasser, Brücken, die Häuser miteinander verbanden, und immer wieder dieser Blick, auf den tiefblauen See, die grünen Berge im Hintergrund und die prachtvollen Villen am Ufer. Ein herrlicher Abschied aus Italien.
Der Grenzübergang selbst war unscheinbar, fast unspektakulär. Steile Serpentinen schraubten mich die Lugano-Voralpen hinauf. Erst in einer Schlucht, während die Straße sich in einer steilen Abfahrt wand, wehte plötzlich eine Schweizer Flagge vor mir. Ein kurzer Moment, und ich war draußen. Italien und die EU lagen hinter mir.
Unterwegs kaute ich auf den letzten Früchten des Johannesbrotbaums, die ich im Süden Siziliens geschenkt bekommen hatte. Es war erst ein paar Tage her, und doch fühlte es sich an wie eine kleine Ewigkeit. Nun erinnern nur noch ein paar heruntergefallene Kerne im Fußraum meiner Vespa an den Süden, während ich mich schon durch die Alpen schlängelte.
Die Strecke führte mich am Luganersee vorbei, wo Kolonien von Kormoranen rasteten. Einige saßen auf kahlen Bäumen am Ufer und trockneten ihr Gefieder in der Sonne, andere tauchten nach Fischen im See. Hinter Lugano änderte sich die Landschaft: tiefe Täler zwischen mächtigen Bergen, dann eine lange Abfahrt hinunter nach Bellinzona. Doch bald schlossen sich die Felswände wieder um mich, und der Weg führte weiter hinauf – Richtung Gotthardpass.
Mit meiner kleinen Vespa, Sandalen und kurzer Hose über den Gotthard zu fahren, war ein Abenteuer sondergleichen. Ich knatterte zwischen alten Kopfsteinpflaster-Passagen und Pferdekutschen mit entspannten 30 km/h den Berg hinauf. In jeder Kurve wurde der Blick weiter und atemberaubender, und ich konnte kaum fassen, dass ich wirklich hier war. Oben angekommen, schlug die Landschaft plötzlich um: Die grüne, mit Wiesen und Kühen überzogene Südseite wich einer rauen, felsigen Nordseite, wo moosbewachsene Steine und kleine Seen das Bild bestimmten.
Die Abfahrt war ein einziges Staunen. Goldene Bergketten warfen lange Schatten in das Tal, und neben mir plätscherte der Gotthardreuss, ein klarer, eisblauer Bach, der sich tiefer und tiefer ins Gestein schnitt, bis er zum reißenden Fluss wurde und schließlich als Reuss in den Vierwaldstättersee mündete. Als ich den See erreichte, lag er wie ein glitzernder Spiegel vor mir, von der Abendsonne in warmes Gold getaucht.
Doch die Reise war noch nicht zu Ende: Mit den letzten Sonnenstrahlen rollte ich weiter hinab bis an den Zürichsee. Dort erreichte ich pünktlich mein Tagesziel. Gerade noch rechtzeitig, bevor ein mächtiges Sommergewitter aufzog und die letzten Badegäste vom Ufer vertrieb.
Mit dieser Fahrt habe ich die italienische Sprache endgültig hinter mir gelassen. An einer Tankstelle bekam ich es gleich zu spüren: Ein kurzes Gespräch auf Schweizerdeutsch, bei dem ich dreimal nachfragen musste, ehe ich ein Wort verstand. Arrivederci, bella lingua! Ich hoffe, wir hören uns bald wieder – du wirst mir fehlen.
Am Ende des Tages blieb nur ein Wunsch: Dass die Sonne noch ein paar Stunden länger über den Bergen gestanden hätte. So viele Male hätte ich gerne angehalten, um den Blick noch tiefer schweifen zu lassen über die Bilder, die die Natur hier malt. Aber auch so wird mir diese Route von über 300km – vier Seen, ein Alpenpass auf 2100 Metern, grüne Weiden und felsige Höhen, all das im Trockenen und in Sandalen – als ein Tag voller Abenteuer, Schönheit und Dankbarkeit für immer in Erinnerung bleiben.En savoir plus
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- Jour 129
- mercredi 20 août 2025
- ☁️ 26 °C
- Altitude: 215 m
AllemagneStuttgart48°49’26” N 9°13’16” E
Bentornato in Germania

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Un temporale minaccioso sulla Svizzera mi ha spinto a ripartire. In realtà volevo concedermi un giorno di pausa sul Lago di Zurigo, regalare un po’ di riposo alla mia schiena dopo l’attraversamento delle Alpi e le lunghe ore sulla Vespa. Ma se fossi rimasto, la tempesta mi avrebbe intrappolato lì. Non mi rimase altra scelta che rimettermi in viaggio la mattina seguente, anche se i presagi del maltempo erano già nell’aria.
Per la prima volta dopo mesi ho dovuto indossare di nuovo scarpe chiuse, pantaloni lunghi, guanti, sciarpa – tutto ciò che il mio equipaggiamento minimalista poteva opporre al freddo e alla pioggia. Con un certo peso sul cuore sono partito dal Lago di Zurigo sotto una pioggerellina fastidiosa, attraversando il grigio, umido e frenetico traffico della città, tra automobili fin troppo costose, diretto verso il confine.
A Stein am Rhein ho attraversato per la prima volta sulla via del ritorno il Reno – un fiume fiero, già qui di notevole ampiezza. Ho lanciato un fiore nella corrente: chissà chi arriverà prima a Bonn, il fiore o io sulla mia piccola Vespa.
Poco dopo ho varcato il confine. La Germania mi aveva ripreso. L’asfalto era più liscio, meno buche – ma in cambio, sorpassi rischiosi, insofferenza ai semafori rossi e un ritmo del traffico più nervoso, più frenetico. Bentornato.
Il tempo non cambiava: una pioggia grigia e costante. Non abbastanza forte da costringermi a fermarmi, ma insistente al punto da inzupparmi fin nelle ossa. Ogni goccia che il vento mi scagliava sul viso sembrava gridarmi: „Che ci fai qui? Torna indietro! Il tuo posto è al sole!“
E alla fine fu troppo anche per la mia Vespa. Prima qualche singhiozzo sulle strade bagnate, poi – dopo una breve sosta per un tè in una panetteria di un EDEKA (2 € per una tazza di acqua calda, a Napoli per quella cifra avrei avuto una pizza intera) – non volle più ripartire. Troppo bagnata, troppo stanca, forse troppo triste per l’addio all’Italia.
Per fortuna, con un po’ di cure da parte del soccorso stradale – asciugatura dei componenti essenziali – la mia piccola compagna a due ruote tornò a vivere. Nel frattempo avevo riempito giacca e pantaloni antipioggia con i volantini di EDEKA, improvvisato isolamento contro il freddo. Funzionò un po’, ma alla fine arrivai comunque fradicio fino alle ossa, esausto, dopo quasi dieci ore sotto la pioggia, a Stoccarda.
Eppure, il paesaggio che avevo attraversato era senza dubbio bellissimo: ho oltrepassato Reno, Danubio e Neckar, sono passato accanto al Lago di Costanza, attraverso il Linzgau e la Giura Svevo, fino alla conca di Stoccarda. Ma dietro il parabrezza ricoperto di gocce, piegato per difendermi dalle punture della pioggia, tutto appariva solo grigio su grigio.
Tanto più grato ero quindi dell’accoglienza calorosa della famiglia Vasudevan: una doccia bollente, buon cibo, conversazioni che scaldano il cuore. La vita tornava a scorrere nelle mie membra. Domani resterò qui un giorno intero – dopo 800 chilometri in tre giorni e due tappe-marathon di quasi dieci ore ciascuna sulla Vespa, è tempo di fermarsi, respirare e raccogliere forza. Davanti a me restano ancora due tappe fino a Bonn. Che fortuna poter sostare qui ancora un giorno, per riposarmi.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Ein drohendes Unwetter über der Schweiz hat mich weitergetrieben. Eigentlich wollte ich mir am Zürichsee einen Tag Pause gönnen, meinem Rücken eine kleine Erholung schenken nach der Alpenüberquerung und den vielen langen Stunden auf der Vespa. Doch wenn ich geblieben wäre, hätte mich das Unwetter dort gefangen. Also blieb mir nichts anderes übrig, als am nächsten Morgen weiterzufahren, auch wenn die Vorboten des Sturms bereits in der Luft lagen.
Zum ersten Mal seit Monaten zog ich wieder feste Schuhe an, eine lange Hose, Handschuhe, Schal – alles, was meine minimalistische Ausrüstung der Kälte und dem Regen entgegenzusetzen hatte. Mit einem mulmigen Gefühl brach ich im Nieselregen vom Zürichsee auf, fuhr durch das graue, nasse, geschäftige Treiben der Großstadt Zürich, zwischen viel zu teuren Autos hindurch, hinaus Richtung Grenze.
Bei Stein am Rhein überquerte ich zum ersten Mal auf meiner Rückreise den Rhein – ein stolzer Fluss, selbst hier schon von eindrucksvoller Breite. Ich warf eine Blüte in die Strömung. Mal sehen, wer wohl schneller in Bonn ankommt: die Blüte oder ich auf meiner kleinen Vespa.
Wenig später der Grenzübergang. Deutschland hatte mich wieder. Glatterer Asphalt, weniger Schlaglöcher – aber dafür riskante, trotzige Überholmanöver, Ärger an roten Ampeln und ein anderer, hektischer Rhythmus des Verkehrs. Willkommen zurück.
Das Wetter blieb, wie es war: ein gleichmäßiger, grauer Regen. Nicht stark genug, um anzuhalten, aber hartnäckig genug, um mich bis auf die Knochen durchzunässen. Jeder Tropfen, der mir vom Fahrtwind ins Gesicht geschossen wurde, schien mir zuzubrüllen:
„Was machst du hier? Kehr um! Du gehörst in die Sonne!“
Und irgendwann wurde es auch meiner Vespa zu viel. Erst stotterte sie auf den nassen Landstraßen, dann – nach einer kurzen Teepause in einer Bäckerei eines EDEKA-Centers (2 € für eine Tasse heißes Wasser, in Neapel hätte ich dafür noch eine ganze Pizza bekommen) – sprang sie gar nicht mehr an. Zu nass, zu erschöpft, zu traurig vielleicht über den Abschied aus Italien.
Zum Glück half ein wenig Fürsorge durch die Pannenhilfe: die wichtigsten Bauteile wurden getrocknet, und meine kleine Motorfreundin erwachte wieder zum Leben. In der Zwischenzeit hatte ich meine Regenhose und Jacke mit EDEKA-Prospekten ausgestopft, als Füllmaterial gegen die Kälte. Es brachte ein wenig Linderung, aber am Ende kam ich dennoch durchfroren bis auf die Knochen, nach fast zehn Stunden im Regen, in Stuttgart an.
Die Landschaft, die ich durchquerte, war ohne Zweifel wunderschön: ich habe Rhein, Donau und Neckar überquert, bin am Bodensee vorbei, ins Linzgau und durch die Schwäbische Alb runter in die Stuttgarter Bucht. Doch durch die mit Tropfen übersäte Windschutzscheibe, in gekrümmter Haltung gegen die Nadelstiche des Regens, wirkte alles nur grau in grau.
Umso dankbarer war ich für den warmen Empfang bei der Familie Vasudevan: eine heiße Dusche, gutes Essen, herzerwärmende Gespräche. Das Leben kehrte zurück in meine Glieder. Morgen werde ich hier einen Tag Pause machen – nach 800 Kilometern in drei Tagen und zwei Marathon-Etappen mit jeweils fast zehn Stunden auf der Vespa ist es Zeit, innezuhalten, durchzuatmen und Kraft zu sammeln. Die letzten beiden Etappen nach Bonn liegen noch vor mir. Wie schön, dass ich hier einen weiteren Tag verweilen darf.En savoir plus

VoyageurAch du Armer, die nächsten Tage wird es keinen Regen mehr geben. Was für ein Kontrast. Ich wünsche dir eine gute Weiterfahrt 👋🏻😘
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- Jour 130–131
- 21 août 2025 - 22 août 2025
- 1 nuit
- ☁️ 23 °C
- Altitude: 243 m
AllemagneStoccarda48°49’2” N 9°13’16” E
Piccola India, grande ospitalità

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Oggi è stata una giornata di riposo, una giornata per fermarmi e respirare. Ho potuto dormire a lungo, e già questo, il semplice fatto di non essere svegliato dal richiamo della strada, è stato un piccolo dono. A colazione mi aspettava una papaya dolcissima, accompagnata da conversazioni appassionanti con Padmanabhan, che mi hanno fatto viaggiare con la mente fino all’India.
A pranzo sono stato coccolato con riso profumato e fagioli: un piatto semplice, ma così confortante che mi ha trascinato subito in un sonno profondo. Evidentemente il mio corpo aveva proprio bisogno di questo: sonno ed energia nuova.
Nel pomeriggio ho scoperto un gioco da tavolo indiano – il Carrom. E sebbene né io, da principiante, né Srayas avessimo la minima possibilità contro il “grande maestro” Padmanabhan, ci siamo divertiti immensamente, tra risate e curiosità.
Per cena i Vasudevan hanno preparato gli Idli, soffici tortini di riso, accompagnati da un curry di verdure speziato e colorato. Un pasto che non solo saziava lo stomaco, ma scaldava anche il cuore.
Poi, insieme a Srayas, mi sono spinto fino al centro di Stoccarda, dove si svolgeva in quei giorni il Weindorf, la festa del vino. Abbiamo passeggiato tra le vie, osservando il tranquillo andirivieni della gente – ordinato, composto, quasi troppo perfetto. In confronto a Napoli, dove il caos stesso è linfa vitale, qui tutto appariva strutturato e pulito, moderno e ordinato, ma forse un po’ privo di carattere. Il castello brillava alla luce dei lampioni, le fontane zampillavano con precisione impeccabile, sorvegliate da leoni dorati – un’immagine da catalogo. Bella, sì, ma anche un po’ distante.
Tornato a casa Vasudevan, mi attendeva un’ultima sorpresa: l’arrivo di Sanjeevi. Rivederlo dopo tanto tempo e ascoltare le sue novità è stato un dono inatteso che ha completato la giornata nel modo più bello.
Questo soggiorno in una piccola “Little India” nel cuore della Svevia è stato come ricaricare le batterie: colmo di ospitalità, di calore umano e di nuovi orizzonti culturali. Con il corpo rinvigorito, la pancia piena e tante nuove storie sull’India nello zaino, domani riprenderò la strada per la mia penultima tappa.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Heute war ein Tag zum Entspannen, ein Tag zum Innehalten. Ich durfte ausschlafen, und allein dieses Gefühl, einmal nicht vom Drang des Weiterziehens geweckt zu werden, war ein kleines Geschenk. Zum Frühstück wartete eine herrlich süße Papaya auf mich, begleitet von angeregten Gesprächen mit Padmanabhan, die mich gedanklich sofort nach Indien entführten.
Mittags wurde ich verwöhnt mit duftendem Reis und Bohnen. Einfach, aber so wohltuend, dass es mich direkt in einen tiefen Mittagsschlaf fallen ließ. Offenbar hatte mein Körper genau das gebraucht: Schlaf und Erholung.
Am Nachmittag lernte ich dann ein indisches Brettspiel kennen - Carrom. Zwar waren sowohl ich als Neuling, genauso wie Srayas gegen den Großmeister Padmanabhan chancenlos, dennoch war es eine Zeit voller Lachen und Neugier.
Zum Abendessen zauberten die Vasudevans Idli – diese weichen Reisküchlein – begleitet von einem würzigen, farbenfrohen Gemüsecurry. Ein Essen, das nicht nur satt machte, sondern auch das Herz wärmte.
Danach zog es Srayas und mich noch ins Zentrum von Stuttgart, wo gerade das Weindorf stattfand. Wir schlenderten durch die Straßen, beobachteten das ruhige Treiben – geordnet, gesittet, fast schon zu perfekt. Im Vergleich zu Neapel, wo das Chaos zur Lebenskraft gehört, wirkte hier alles strukturiert und sauber, modern und ordentlich, aber eben auch etwas charakterlos. Das Schloss leuchtete im Schein der Laternen, die Springbrunnen sprühten makellos ihre Fontänen, flankiert von goldenen Löwen – ein Bild wie aus einem Katalog. Schön, aber irgendwie distanziert.
Zurück im Haus Vasudevan wartete dann noch eine schöne Überraschung: Sanjeevi kam vorbei. Ihn nach so langer Zeit wiederzusehen und Neuigkeiten aus seinem Leben mitzuerleben, war ein unerwartetes Geschenk, das den Tag wunderbar abrundete.
So fühlte sich dieser Aufenthalt in „Little India“ mitten im Schwabenländle an wie ein wohltuendes Aufladen meiner Akkus: voller Gastfreundschaft, voller Wärme und voller neuer Eindrücke. Mit gestärktem Körper, vollem Bauch und neuen Geschichten über Indien im Gepäck breche ich morgen auf meine vorletzte Etappe auf.En savoir plus
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- Jour 131–132
- 22 août 2025 - 23 août 2025
- 1 nuit
- ☀️ 20 °C
- Altitude: 135 m
AllemagneWiesbaden50°4’47” N 8°14’35” E
Strade dritte, pensieri curvi

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
La mattina sono ripartito, immerso nel freddo e grigio stop-and-go del traffico cittadino di Stoccarda, intrappolato in un mare di semafori rossi e incroci deserti. Già di buon’ora mi aveva colpito il “blues del ritorno in Germania”. La testa pesante, piena di pensieri, e cupa come il cielo nuvoloso sopra di me. Mi sono perso più volte nel labirinto delle strade, finché finalmente ho raggiunto le strade statali infinite, che si stendono come nastri di cemento attraverso il paese.
Per chilometri e chilometri non facevano che andare dritte. Strade costruite quasi come autostrade: guardrail ai lati, barriere antirumore, siepi che separano i villaggi dalla carreggiata. Nessuno spazio per la leggerezza, nessuno sguardo sul paesaggio, nessuna vicinanza con le persone. La concentrazione doveva restare altissima. Le corsie erano trafficate e veloci, e ogni volta che un camion mi sorpassava troppo stretto e troppo in fretta non mi restava che sperare di non essere sbalzato fuori dalla corsia dal suo vento. Avanzavo sì in fretta su queste strade ben costruite, ma in fondo questo viaggio non è mai stato pensato per la velocità.
Continuavo a pensare alle differenze tra qui e l’Italia. Il traffico in Germania è così perfettamente regolato che nessuno ha più bisogno di prendersi cura dell’altro. Tutto segue norme, standard, regole – l’attenzione reciproca diventa superflua, sostituita dall’ordine. In Italia è l’opposto: lì si sopravvive solo facendo attenzione agli altri, perché nessuno rispetta le regole. È paradossale, eppure più umano. Mi è venuto in mente il libro Gemeinschaft und Gesellschaft di Ferdinand Tönnies, che già nell’Ottocento descriveva come la comunità organica e solidale venisse progressivamente sostituita dalla società anonima e funzionale. Oppure, in maniera più accessibile e piena di aneddoti, la Teoria dell’amore e della libertà di Luciano De Crescenzo, che con il suo spirito napoletano raccontava proprio questa tensione tra calore e ordine, tra cuore e burocrazia.
Nel pomeriggio sono diventato più sereno. Alle mie spalle si è aperto qualcosa che in tre giorni di Germania non avevo ancora visto: il cielo azzurro. Raggi di sole che asciugavano i miei pensieri umidi. Anche le strade sono cambiate, più tranquille. La Rheinhessen mi ha accolto con vie meno trafficate, che attraversavano paesini vinicoli e filari di viti. Mi sono concesso piccole soste – all’ombra di un melo, tra le vigne, con il vento estivo che frusciava tra le foglie.
Il percorso verso Wiesbaden mi ha portato prima attraverso la bella Magonza, poi oltre il Reno, in terre più familiari. E finalmente, quella sensazione di casa: le mie zie Heike e Manu, insieme a mia cugina Lisane, mi hanno accolto a braccia aperte. Con torta fresca e caffè fumante ci siamo persi in chiacchiere senza fine – come accade sempre in famiglia. La sera, una pizza e tanti racconti hanno completato la giornata.
Qui, in questo cerchio di affetto, sento calore, familiarità, protezione. È l’ultima tappa perfetta di un lungo viaggio che mi ha portato così lontano. Domani mi aspetta l’ultima tratta: risalire il Reno fino a Bonn. Un addio, e allo stesso tempo un ritorno a casa.
🇩🇪🇩🇪🇩🇪
Am Morgen brach ich auf, im kalten, grauen Stopp-und-Go des Stuttgarter Stadtverkehrs, gefangen in einem Meer aus roten Ampeln und leeren Kreuzungen. Schon früh hatte mich der „Zurück-in-Deutschland-Blues“ gepackt. Mein Kopf war schwer, voller Gedanken, und genauso wolkenverhangen wie der Himmel über mir. Mehrmals verfuhr ich mich im Straßengewirr, bis ich schließlich die endlosen Landstraßen erreichte, die sich wie Betonbänder durchs Land ziehen.
Kilometerlang ging es nur geradeaus. Straßen, gebaut wie Autobahnen: Leitplanken, Schallschutzmauern, Hecken, die die Dörfer von der Straße abschirmen. Kein Platz für Leichtigkeit, kein Blick aufs Umland, keine Nähe zu den Menschen. Die Konzentration musste hoch bleiben. Die Fahrbahn war voll und schnell befahren, und jedes Mal, wenn ein LKW mich viel zu eng und viel zu hastig überholte, musste ich hoffen, nicht vom Windstoß aus der Spur gerissen zu werden.
Zwar kam ich auf diesen gut gebauten Straßen schnell voran, aber eigentlich war diese Reise doch nie für Geschwindigkeit gedacht.
Immer wieder dachte ich an die Unterschiede zwischen hier und Italien. Der Verkehr in Deutschland ist so perfekt geregelt, dass niemand mehr auf den anderen achten muss. Alles folgt Normen, Standards, Regeln – Rücksicht wird überflüssig, weil sie von der Ordnung ersetzt wurde. Ganz anders in Italien: Dort überlebt man nur, wenn man aufeinander achtet, weil sich an Regeln ohnehin keiner hält. Es ist paradox, und doch menschlicher. Es erinnerte mich an das Werk Gemeinschaft und Gesellschaft von Ferdinand Tönnies, der schon im 19. Jahrhundert schrieb, wie das enge, organische Zusammenleben einer Gemeinschaft von der anonymen, funktionalen Gesellschaft abgelöst wird. Oder, zugänglicher und voller Witz, an Luciano De Crescenzos Teoria dell’amore e della libertà, der mit neapolitanischem Charme genau diese Spannung zwischen Wärme und Ordnung, zwischen Herz und Bürokratie, beschreibt.
Am Nachmittag wurde ich genügsamer. In meinem Rücken tat sich etwas auf, das ich in drei Tagen Deutschland zum ersten Mal sah: blauer Himmel. Sonnenstrahlen, die meine nassen Gedanken trockneten. Und auch die Straßen wurden entspannter. Rheinhessen empfing mich mit weniger befahrenen Wegen, die sich durch Weindörfer und Rebenfelder schlängelten. Ich gönnte mir kleine Pausen – im Schatten eines Apfelbaums, zwischen den Rebstöcken, während der Sommerwind durch die Blätter rauschte.
Die Fahrt hinein nach Wiesbaden führte mich zuerst durch das schöne Mainz, über den Rhein, hinein in vertrauteres Terrain. Und dann, endlich, das Gefühl von Heimat: Meine Tanten Heike und Manu sowie meine Cousine Lisane nahmen mich in die Arme. Bei frischem Kuchen und leckerem Kaffee kamen wir aus dem Reden gar nicht mehr heraus – so wie es eben in Familien ist. Abends rundeten Pizza und viele geteilte Geschichten den Tag ab.
Hier, in diesem herzlichen Kreis, spüre ich Wärme, Vertrautheit, Geborgenheit. Es ist der perfekte letzte Halt auf einer langen Reise, die mich so weit getragen hat. Morgen wartet die letzte Etappe: den Rhein hinauf bis Bonn. Ein Abschied und zugleich ein Heimkommen.En savoir plus
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- Jour 132
- samedi 23 août 2025
- ☁️ 19 °C
- Altitude: 58 m
AllemagneBonn50°44’10” N 7°8’3” E
Sono tornato

(Deutsche Version weiter unten im Text)
🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Ben riposato nell’elegante appartamento di Heike, la giornata è iniziata in modo tranquillo: il primo caffè sul balcone, con la città ancora silenziosa ai miei piedi. Poi ho accompagnato Heike al suo programma sportivo del sabato – un piccolo, ma prezioso sguardo nella sua quotidianità. Per la colazione abbondante e deliziosa si sono aggiunti anche Lisane e Christian, e tra chiacchiere e risate il tempo è volato, tanto che sono partito quasi in ritardo. Con un lungo, caloroso abbraccio mi sono congedato da Wiesbaden – avviandomi in una giornata grigia e fredda. Che estate è mai questa? Il sole bisognava davvero andarlo a cercare.
Frustrato dal cielo coperto, si smarrivano anche i miei pensieri, e presto mi sono perso nel traffico cittadino – fino a trovarmi, del tutto involontariamente, in autostrada. Per fortuna subito dopo c’era l’uscita, e non è successo nulla. E come se non bastasse, poco più avanti una strada chiusa. L’inizio della mia ultima tappa non poteva sembrare più incerto e faticoso.
Ma da Bingen in poi, dove comincia il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO della “Valle del Medio Reno Superiore”, tutto è cambiato. Il paesaggio si è aperto – e con esso anche il mio cuore. Che spettacolo: i vigneti aggrappati ai pendii ripidi, le pareti di roccia che si innalzano sopra il fiume, castelli e torri che da secoli vegliano sul Reno come guardiani silenziosi. Conosco bene questa regione – dai viaggi in treno lungo il fiume, da un lungo tour in bicicletta – eppure, ancora una volta, mi ha profondamente colpito. Solo il sole mancava, nascosto con ostinazione dietro la coltre grigia di nuvole.
Dopo Coblenza, però, il ritorno a casa si faceva sempre più tangibile. Le strade mi erano familiari, i paesi risvegliavano ricordi. A Remagen infine è apparso il Drachenfels nel Siebengebirge – una visione così cara, che ho ammirato migliaia di volte attraversando il ponte sul Reno a Bonn. In quel momento ho capito: ci siamo, sono davvero quasi a casa.
Gli ultimi chilometri sono stati come una parata solenne. Case conosciute, l’università, l’Hofgarten, attraverso la Porta di Coblenza, sopra il ponte di Kennedy fino alla riva di Beuel, sul Reno. Lì mi attendeva un’accoglienza che non avrei potuto immaginare più bella: i miei amici avevano preparato un picnic, con torte, stuzzichini, vino e dolci parole di bentornato. Finalmente ho potuto abbracciarli di nuovo. C’erano anche i miei genitori, mia sorella e i suoi bambini, che non stringevo da così tanto tempo.
Così tanto amore, gioia e calore riempivano l’aria, che persino il sole, alla fine della giornata, è riuscito a farsi strada attraverso le nuvole. I suoi ultimi raggi ci hanno avvolti in una luce dorata – una benedizione, una conclusione perfetta.
E così il cerchio si è chiuso: il mio viaggio si è concluso così come era iniziato: con un picnic sulle rive del Reno, con amicizia, affetto e tante risate. Sono infinitamente grato per questi mesi, per gli alti e i bassi, per le avventure e i momenti di quiete, per gli incontri e per tutte le storie. Ma soprattutto, sono grato ai miei amici e alla mia famiglia. Con quanta calda umanità sono stato salutato a Napoli, accompagnato lungo il cammino e accolto a Bonn – questo significa tutto per me.
Grazie a tutti voi che avete fatto parte di questo viaggio, che avete letto, tifato per me e mi avete accompagnato col cuore. Avete dato davvero vita a questa esperienza. Vi voglio bene. ❤️
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Gut ausgeschlafen in Heikes schicker Wohnung begann der Tag ganz gemütlich: der erste Kaffee auf dem Balkon, die Stadt noch still unter mir. Danach durfte ich Heike zu ihrem samstäglichen Sportprogramm begleiten – ein kleiner, aber schöner Einblick in ihren Alltag. Zum ausgiebigen, leckeren Frühstück kamen dann noch Lisane und Christian dazu, und wir haben so viel gequatscht und gelacht, dass ich fast zu spät losgekommen wäre. Mit einer dicken, herzlichen Umarmung verabschiedete ich mich schließlich aus Wiesbaden, hinein in einen grauen, kalten Tag. Was ist nur mit diesem Sommer los? Die Sonne musste man wirklich suchen.
Frustriert vom wolkenverhangenen Himmel verfuhren sich auch meine Gedanken, und so irrte ich bald im Wiesbadener Stadtverkehr umher, bis ich plötzlich, völlig ungewollt, auf der Autobahn landete. Zum Glück kam gleich die nächste Ausfahrt, und nichts ist passiert. Als dann noch eine Straßensperrung dazukam, fühlte sich der Start meiner letzten Etappe holprig und schwer an.
Doch ab Bingen, wo das UNESCO-Weltkulturerbe „Oberes Mittelrheintal“ beginnt, änderte sich die Stimmung. Die Landschaft öffnete sich, und mit ihr auch mein Herz. Welch beeindruckende Kulisse: Weinberge, die sich an die steilen Hänge klammern, Felswände, die hoch über den Fluss ragen, Burgen und Türme, die wie Wächter über die Jahrhunderte hinweg über den Rhein blicken. Ich kenne diese Region gut - von Zugfahrten entlang des Flusses, von einer langen Fahrradtour – und doch hat sie mich wieder einmal tief beeindruckt. Nur die Sonne fehlte, die sich hartnäckig hinter den grauen Wolken versteckte.
Hinter Koblenz aber begann die Heimkehr spürbar zu werden. Die Straßen wurden vertrauter, die Orte weckten Erinnerungen. Bei Remagen tauchte schließlich der Drachenfels im Siebengebirge auf. Dieser vertraute Anblick, den ich schon tausendmal beim Überqueren der Bonner Rheinbrücke bestaunt habe. Und da wusste ich: Jetzt bin ich wirklich fast angekommen.
Die letzten Kilometer waren wie eine feierliche Parade. Vorbei an bekannten Häusern, an der Universität, am Hofgarten, durch das Koblenzer Tor, über die Kennedybrücke, hinüber auf die Beueler Seite, an den Rhein. Dort wartete ein Empfang, der schöner nicht hätte sein können: Meine Freunde hatten sich zu einem Picknick versammelt, mit Kuchen, Snacks, Wein und süßen Willkommensgrüßen. Ich durfte sie alle endlich wieder in die Arme schließen. Sogar meine Eltern, meine Schwester und ihre Kinder, die ich so lange nicht mehr gedrückt hatte.
So viel Liebe, so viel Freude und Wärme lagen in der Luft, dass sogar die Sonne es am Ende des Tages noch schaffte, durch die Wolkendecke zu brechen. Ihre letzten Strahlen tauchten uns in goldenes Licht – ein Segen, ein würdiger Abschluss.
Und damit schloss sich der Kreis. Meine Reise endete so, wie sie begonnen hatte: mit einem Picknick am Rhein, mit Freundschaft, mit Zuneigung und viel Lachen. Ich bin unendlich dankbar für diese Monate, für die Höhen und Tiefen, für Abenteuer und stille Momente, für die Begegnungen und all die Geschichten. Vor allem aber bin ich dankbar für meine Freunde und meine Familie. Mit welcher Wärme ich in Neapel verabschiedet, unterwegs begleitet und in Bonn empfangen wurde – das bedeutet mir alles.
Danke an euch alle, die ihr Teil dieser Reise wart, die mitgelesen, mitgefiebert und mich im Herzen begleitet habt. Ihr habt diese Reise mit Leben gefüllt. Ich hab euch lieb. ❤️En savoir plus

VoyageurLuis mi ha fatto molto piacere seguirti tutto il tempo e stato meraviglioso leggere la tua storia e non ti dico le foto bellissime ben tornato tvb 😘
Voyageur
😅
Voyageur
😍
Voyageur
So schön