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  • Day 4

    Luci a nord

    December 30, 2019 in Iceland ⋅ 🌙 2 °C

    Dopo la cena (ugualmente buona e fortunatamente più abbonante di ieri sera, ndMatt), Pietyr ci invita a un'altra "small hike", stavolta per sperare di vedere un'aurora boreale.

    Ci vestiamo a quadruplo strato, con tutto ciò che disponiamo di più caldo, e ci incamminiamo con lui verso un'altura fuori Vik. Lungo la strada a piedi possiamo apprezzare l'architettura di questo minuscolo paese (318 abitanti appena) e ci colpisce come le case siano tutte piccoli prefabbricati senza balconi e con finestre immense: passeggiando non incontriamo nessuno, ma al di là dei vetri vediamo gli islandesi vivere le loro vite del tutto incuranti della gente che li può vedere dal di fuori. Probabilmente le grandi vetrate servono per far entrare tutta la luce possibile, soprattutto d'inverno, quando - e ce ne siamo ampiamente accorti anche noi - di luce ce n'è davvero poca.

    La passeggiata prosegue fuori dalla città, lungo una mulattiera che sale in un falso piano (mortale ndMatt) su di un'altura. Le luci da fronte sono ancora una volta preziosissime, perchè anche se la strada è ampia e non pericolosa, è talmente buia che con la luce spenta non si vede a un palmo dal naso!
    Continuiamo a salire fino alla cima, faticando per la salita e soprattutto per combattere il vento forte, che si alza sempre più spavaldo via via che ci avviciniamo alla sommità della collina. Se ci si guarda alle spalle, sotto di noi si stendono le poche, sparse luci di Vik e più in là, così rumoroso e potente che si vede e si sente perfino da quiì, si vede l'Oceano.
    Solo un gruppetto di avventurieri riesce ad arrivare con noi alla cima della collina, dove c'è una piccola casa e un ripetitore. Il vento era così forte che se mi azzardavo a voler camminare controvento ogni volta che alzavo un piede rischiavo di finire spinta per terra e ho dovuto aggraparmi a Matt perchè mi facesse da zavorra! 😆

    Quando ci fermiamo, sulla cima della collina, ci rendiamo conto che il vento contro cui abbiamo combattuto fino a quel momento ci ha preparato uno degli spettacoli più meravigliosi di cui si possa godere al mondo: una stellata così limpida e nitida e fitta e luminosa da non sembrare neanche vera. La via lattea sembra disegnata, una marea di stelle si allarga in ogni direzione e sono così tante e così fitte che pur conoscendo qualche costellazione è praticamente impossibile individuarle in un cielo così colmo di stelle che non penso ne rivedrò mai uno uguale.

    Ad un certo punto Pietyr ci invita a guardare a nord, oltre una catena montuosa che si disegna in lontananza. Nonostante il cielo sia nero e cupo, i picchi delle montagne si vedono disegnati contro un chiarore alle loro spalle. Sembra che stia per sorgere la luna dietro le montagne, ma quello è il nord, ed è impossibile.
    Credo che il nome "aurora" sia perfetto per questo fenomeno, perchè in effetti è l'unico tipo di alba che questo punto cardinale può avere. Come previsto non è luminosa e colorata, vista ad occhio nudo, sembra più una nuvola chiara sul cielo scuro, ma Matt riesce (con l'ausilio di un gradino nella costruzione accanto al ripetitore) a immortalarne le sfumature di verde con la macchina fotografica!

    Un po' delusa dall'aurora boreale - che Pietyr ci invita a tornare a rivedere quando il sole deciderà di mettersi un po' più in moto, tra circa cinque anni - ho deciso che la cosa veramente indimenticabile della serata sarà la stellata, che come tutte le cose veramente belle è molto più bella e visibile ad occhio nudo che con qualsiasi obiettivo!
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  • Day 3

    On the Hringvegur

    December 29, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 4 °C

    Risaliamo in autobus cercando un posto dove far sgocciolare e asciugare le nostre povere giacche da sci, provate dall'acqua oltre le loro possibilità.
    La strada per Vik non è breve, ma per qualche minuto ancora ci permette di vedere, nella luce grigiastra e lattiginosa del maltempo islandese, la strada attorno a noi. Durante il viaggio, e soprattutto quando la notte artica scende e non possiamo vedere nulla, Pietyr ci racconta aneddoti e curiosità dell'Islanda:
    - per lungo tempo la birra è stata vietata perchè ricordava loro il periodo di dominazione danese e solo ora inizia ad essere diffusa
    - le case che vediamo nella campagna islandese sono tutte ad un piano perchè in realtà sono "condomini orizzontali", nel senso che ogni volta che un figlio si sposa la famiglia crea la sua casa attaccata alla propria, arrivando a creare case di 16 metri di lunghezza
    - la cultura e la lingua islandese sono minacciate dalla fuga dei giovani e dalla dominazione della lingua inglese, sempre più presente: non esistono doppiatori islandesi, quindi a parte le produzioni locali tutta la televisione è in inglese, i ragazzi studiano l'inglese come seconda lingua a scuola e la maggior parte di loro sogna di andarsene. Per questo motivo ogni volta che un nuovo termine viene introdotto in Islanda, si crea una parola in islandese per descriverlo (drone, telefonino, computer hanno parole create ad hoc) in modo da cercare di non far sparire questa lingua
    - in tutta la nazione sono solo 350.000 persone, per cui quando due ragazzi si incontrano c'è un alto rischio... che siano parenti! Per questo motivo il DNA di tutti gli islandesi è registrato in una app e quindi si può cercare la persona di cui si è interessati per capire se in effetti c'è la possibilità di avere una storia. Pietyr ha controllato dall'app e ha scoperto che lui ed Anna, la nostra autista, che si sono conosciuti per il tour, sono cugini di quinto grado!
    - le spese per l'energia in Islanda sono bassissime: l'acqua calda è gratuita grazie al geotermico, l'elettricità deriva dal sistema idroelettrico e per questo ha un costo bassissimo e nell'insieme il 99% dell'energia utilizzata dagli Islandesi deriva da fonti rinnovabili. Mi inquieta riflettere sul fatto che sono il popolo più "green" del pianeta ma stanno subendo per primi gli effetti del cambiamento climatico causato da tutti gli altri...
    - vista la poca gente che circola su queste strade, ci siamo accorti che Anna si ferma ogni volta che vede qualcuno accostato (in effetti, non può sapere quanto tempo passerà prima della prossima auto dopo di noi...)
    - i tantissimi ponti su tutti i corsi d'acqua, piccoli e grandi, lungo la via, sono sempre a una corsia sola a senso alternato; questo non causa grandi disagi visto che per la maggior parte del tempo viaggiamo senza altre auto sia in un senso che nell'altro, ma probabilmente sono fatti così perchè siano più resistenti alla corrente dell'acqua, che può essere veramente devastante al disgelo...

    Durante il tragitto Pietyr ci fa fermare in un punto panoramico da cui di giorno, con la luce del sole, si può ammirare una colata lavica di un'eruzione antichissima dalla forma a cuscinetti davvero particolare. Con gli ultimi raggi di sole si riescono a scorgere le onde e le colline create dalla lava, ma quando diventa troppo buio (alle quattro appena) la cosa più bella da vedere è il rosso intenso del tramonto islandese.
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  • Day 3

    C'era una volta un ghiacciaio...

    December 29, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 4 °C

    Dopo la fermata alla Glacial Lagoon e alla Diamond Beach, la giornata prosegue sulla linea del "se ancora non l'avete capito il riscaldamento climatico è una realtà". All'interno del parco nazionale di Skaftafell c'è il ghiacciaio più grande d'Europa, il Vatnajokull: nel nostro tour era prevista una visita a questo enorme blocco di ghiaccio... che ovviamente si sta sciogliendo a una velocità impressionante, 50 metri in meno ogni anno.
    Per arrivare alle pendici del ghiacciaio bisogna fare un buon tratto di strada in mezzo a rocce e sabbia nera, tra torrentelli, laghetti e piccole lagune create dall'acqua proveniente dal ghiacciaio. Ci fermiamo a osservare il fronte del ghiacciaio da una piccola altura, divisi dalle sue pendici da un torrente di acqua torbida e fangosa, sotto un'acquazzone tra i più violenti che abbiamo sperimentato durante questa vacanza. Il cielo grigio, la pioggia, il torrente fangoso, la distanza enorme tra le due lingue del ghiacciaio che prima (ai tempi del nonno di Pietyr, non in un'era geologica passata) costituivano una sola entità... l'insieme era così triste e doloroso e impietoso che devo ammettere io non sono riuscita davvero a godermi il posto. Continuavo solo a pensare che di questo passo non ci resterà molto da guardare, in Islanda.

    Bellezze naturalistiche a parte, il cambiamento climatico mette a rischio la nazione stessa: la sua acqua - erogata gratis in qualsiasi posto dove si mangi e decisamente la più buona e pura al mondo - è un bene prezioso non solo per le centrali idroelettriche, ma anche per le poche coltivazioni e le (poche) persone che vivono qui. Pensare che tra qualche anno tutta questa ricchezza, visiva e non, si potrebbe perdere è una cosa su cui non riesco proprio a passare sopra...
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  • Day 3

    Diamanti di ghiaccio

    December 29, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 3 °C

    Facciamo una piccola sosta alla "diamond beach", un altro must per i turisti in Islanda. Questa spiaggia è impressionante per il bianco e nero naturale dato dal contrasto tra enormi blocchi di ghiaccio trasparente, luminoso e lucido come diamante, e la sabbia nerissima.
    I blocchi di ghiaccio sono enormi, ma ciononostante sono così cristallini che sembrano fatti di vetro: basta un minimo raggio luminoso per creare riflessi e rifrazioni degni del più costoso dei diamanti!
    In più il vento e la sabbia li modellano come sculture di arte moderna, così l'intera spiaggia sembra un museo a cielo aperto: è divertente cercare di immaginare a cosa somiglino, arrampicarsi o intrufolarsi tra i loro angoli e le loro crepe per fare foto originali e divertenti, oppure semplicemente per coglierne l'astratta e surreale bellezza.

    Vorrei immortalare il fatto che in mezzo a cotanta bellezza, tra una foto artistica e l'altra, Matt ad un certo punto è riuscito ad alzare la testa, a guardarsi intorno e poi a guardarmi commentando "quanto mojito sprecato!"... 😅
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  • Day 3

    Addio ghiacci...

    December 29, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 2 °C

    La prima cosa che vediamo, appena scesi dall'autobus alla laguna glaciale di Jokulsarlon, è un mezzo di trasporto dall'aspetto decisamente inusuale, tanto che Matt si è subito fermato a guardarlo e a fotografarlo (ricordiamo i servizi fotografici fatti ai mezzi della polizia di NYC...). Pietyr così si è fermato a spiegargli un sistema tipico che hanno i fuoristrada islandesi: attraverso un sistema di cavi collegati alle ruote il pilota può gonfiare o sgonfiare ogni singolo pneumatico direttamente dall'abitacolo. Questo aiuta gli islandesi a gestire i cambiamenti di terreno ed evita di rimanere impantanati! ll meccanismo è molto utile viste le distanze assurde tra un posto abitato e l'altro, e con questa desolazione rimanere bloccati può voler dire non sapere quando si potrà ricevere aiuto...

    Il posto turistico dove ci siamo fermati è una immensa laguna su cui galleggiano, pigri e malinconici, enormi iceberg che veleggiano lentamente verso il mare. I blocchi di ghiaccio sono meravigliosi, di zaffiro, diamante e cristallo, talmente puri e perfetti che sembrano brillare dall'interno, con questi azzurri incredibili, luminosi e luccicanti... e pensare che sta piovendo forte, quindi non è questione di riflessi o di raggi di sole. Gli iceberg sembrano illuminati dall'interno, non c'è altro modo per descriverli.

    Questo spettacolo meraviglioso però cela un però: questo luogo era un ghiacciaio... che non c'è più. A causa del cambiamento climatico si sta lascando alle spalle questi iceberg isolati, che sembrano una processione di persone tristi che vanno a morire in mare. Forse è un paragone un po' forte, ma sinceramente la consapevolezza che tra qualche anno qui non ci sarà più niente, unita alla pioggia battente che rendeva tutto ancora più drammatico, mi ha fatto proprio prendere male male...
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  • Day 2

    Just a "small hike"!

    December 28, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 3 °C

    Arriviamo all'hotel Klaustur per cena, stupendoci di come qui le case siano fatte tutte di compensato e lamierino... sono tutti prefabbricati, eppure all'interno fa sempre molto (troppo?) caldo!

    La cena secondo Matt si può riassumere in "poco ma buono", tanto che lui e Pietro hanno seriamente meditato di chiedere come dessert il mega hamburger con patatine che hanno preso i ragazzi latinoamericani seduti vicino a noi... la cosa è stata impedita da un pronto intervento mio e di Sara perchè dai, insomma, non ci sembrava proprio il caso!!!

    Dopo la cena Pietyr ci ha proposto una "small hike". ll cielo sarebbe stato coperto, quindi la possibilità di vedere aurore borali era proprio lo 0%, però poteva essere un'occasione per fare due passi fino a un laghetto ghiacciato lì vicino.
    Cogliamo l'occasione, sia perchè stiamo veramente troppo tempo seduti in pullman sia perchè io ho voglia di un po' di avventura. Ci copriamo bene e raggiungiamo Pietyr nella hall, che dà a tutti una luce da fronte e un paio di ramponi... perchè "non si sa mai".
    Iniziamo la passeggiata che ha davvero il sapore di una piccola avventura: se già nel 90% delle strade Islandesi non c'è illuminazine, figurarsi su un sentiero sperso nel nulla... le luci da fronte sono indispensabili, anche per evitare di scivolare sui torrenti di fango e acqua che ricoprono il sentiero. La strada non è lunga, ma è ripida e scivolosa, si arrampica sul fianco dell'altura fino a un laghetto che, alla fioca luce della torcia, è fatto di lastroni di spesso ghiaccio. Pietyr ci racconta che, prima che iniziasse la persecuzione dei cattolici, qui c'era un convento di suore, che venivano a fare il bagno in questo lago, da cui ha preso il nome. Arriviamo al prato che fiancheggia il lago, da cui si ha una bella vista del piccolo agglomerato di case sotto di noi, e siccome il cielo è davvero tutto coperto Pietyr ci intrattiene con una storia di paura islandese, con tanto di morti annegati in fiumi ghiacciati, scheletri a cavallo e tombe sigillate da massi per tenerci i fantasmi dentro.
    Prima di rientrare, Pietyr ci propone una piccola allungatoia fino alla "grotta che canta", un luogo dove si racconta che le suore e i frati del chiostro vicino si incontrassero per cantare gli inni. Il sentiero si fa ancora più stretto e scivoloso del precedente, tanto che Pietyr invita tutti a infilare i ramponi. La maggior parte della gente decide quindi di rientrare, tranne me, Matt e una coppia di latinoamericani. Il sentiero è ghiacciato solo in piccoli tratti e diventa più largo e pianeggiante verso la fine, quando arriviamo a una grotta piccola con un'acustica eccezionale, nascosta talmente bene sotto uno sperone di roccia da essere invisibile a chi non la conosce.
    Scendendo dalla passeggiata superiamo "l'albero più alto d'Islanda", un larice di 16 metri. Questo giustifica il detto che 'se in Islanda ti perdi nel bosco, basta che ti alzi in piedi'...

    Rientrati in albergo, un po' stanchi ma decisamente soddisfatti di questa passeggiata avventurosa, riflettiamo sul fatto che gli Islandesi non si fanno fermare da nulla: ghiaccio, freddo, ora tarda, buio... se si vuole andare a fare la passeggiata si prende, ci si attrezza e si va!
    Nella hall troviamo una piccola, gradevole sopresa: un enorme thermos di ottima cioccolata calda, perfetta per terminare la serata prima di una buona dormita!
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  • Day 2

    Sabbia, onde e rocce

    December 28, 2019 in Iceland ⋅ ⛅ 5 °C

    Questa è stata la prima tappa naturalistica degna di un tour in Islanda, accidenti!

    Il sole è già sceso sotto l'orizzonte, il cielo è tornato scuro e coperto, ma Pietyr non si è formalizzato e ci ha portato alla spiaggia di Reynisfjara, famosa per la sua sabbia nera e le sue onde altissime. Qui si alza anche una scogliera di basalto a strapiombo sul mare, dove - prima che il riscaldamento climatico le spingesse più a nord - venivano a nidificare i Puffin, le "pulcinelle di mare", uno dei simboli di questa isola.

    Dopo un breve tratto in salita, affondando nella sabbia spessa e scura, arriviamo a una lunga lingua di sabbia nera. Le onde in lontananza, anche nella penombra del crepuscolo, sono alte, rabbiose e schiumeggianti. La guida e i cartelli ci hanno avvisato più volte di non avvicinarsi troppo alla riva, perchè anche se le onde sembrano lontane - la battigia era lunga almeno dieci metri - non si può mai sapere quando arriverà l'onda anomala che ti potrebbe portare via!
    Qui in effetti si inizia ad assaporare quanto selvaggia e indomabile sia la natura di questa terra: il rumore delle onde, la loro altezza al largo, la forza con cui investono la sabbia, la lunghezza di questa spiaggia nera... Forse questo viaggio inizia a stupirmi!
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  • Day 2

    Cascata #2

    December 28, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 4 °C

    Seconda tappa naturalistica, seconda cascata: la Skogafoss.
    Inizialmente mi sembrava il bis della cascata precedente: scarna e pallida in mezzo alla steppa e al fango. In realtà questa cascata aveva dei dettagli in più: innanzitutto era possibile salire in quota fino al livello del salto dell'acqua, con una scalinata decisamente ripida che mi ha fatto arrivare in cima senza fiato (più per la fatica che per la meraviglia). La vista dall'alto non era davvero niente male, però, soprattutto perchè dalle prime alture l'isola è così piana e desertica che si può arrivare lontanissimo con lo sguardo. Da questa scalinata ho scoperto che d'estate si può partire per uno dei trekking più belli della nazione, chiuso d'inverno per la pericolosità di alcuni passaggi.

    Ridiscesi ai piedi della cascata per qualche foto da sotto, riusciamo a fare qualche scatto cogliendo la riva del fiume ghiacciata, che dà un tocco un po' più "nordico" a questa sosta, almeno rispetto alla precedente.
    Per mia curiosità mi sono avvicinata per allungare le mani nell'acqua e nonostante fossimo all 66° parallelo nord e il fiume scorresse dai ghiacciai dell'entroterra lungo una banchina ghiacciata... l'acqua della Val di Mello era decisamente più fredda! 😅
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  • Day 2

    Cascata #1

    December 28, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 4 °C

    La prima fermata naturalistica del tour è alla Seljalandsfoss, una delle molte cascate di questa terra. La cosa più particolare dell'Islanda è infatti che ha una zona montuosa all'interno, creata soprattutto dalle eruzioni vulcaniche, che si arresta all'improvviso per lasciare posto alla terra emersa dal mare. Questo gradino fa sì che i molti ghiacciai e corsi d'acqua che partono dalle montagne arrivino al mare facendo salti spettacolari.

    Dunque, per dire tutta la verità la sottoscritta si aspettava di vedere questi salti spettacolari incorniciati da roccia nera, stalattiti scintillanti di ghiaccio e distese di neve in cui l'acqua cristallina scavava fiumi gelati. Ritrovarsi davanti a questa cascata, sì alta, okay, ma miserevole, con un contorno di rocce nude e fango è stata una delusione. In più il sole sta già tramontando e i colori stanno virando rapidamente al grigio... il che di certo non aiuta! Ho avuto anche l'infelice idea di paragonarla alla cascata che il Lambro fa di fronte alla stazione di Canzo, dicendo che non occorre fare tutta questa strada per vedere una cascata. Matt diciamo che ha espresso il suo disappunto a questa mia opinione...
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  • Day 2

    Sosta al Lava Center

    December 28, 2019 in Iceland ⋅ 🌧 2 °C

    Siccome il nostro tour si chiama "Hidden Powers & Northern Lights", dopo la fermata al centro dell'aurora boreale ci fermiamo al Lava Center, museo interattivo su vulcani, terremoti ed attività geotermica. Anche qui il centro è molto piccolo, e come accennavo nel footprint precedente... sorge nel nulla più assoluto!

    Durante la visita al Centro - piccolo ma davvero molto bello e interessante! - abbiamo visto delle impressionanti immagini sulle eruzioni dei vulcani islandesi, soprattutto dell'ultima, quella dell'impronunciabile Eyjafjallajökull che nel 2010 ha paralizzato il traffico aereo di mezza europa. Nelle altre sale ci sono schermi interattivi che mostrano le diverse dinamiche eruttive: sotto il ghiacciaio, esplosiva, con lava viscosa, con lava più o meno fredda... davvero molto istruttivo e interessante! Ci sono stanze in cui si possono conoscere tutti i vulcani e i rilievi più importanti della nazione, un corridoio in cui si vedono le pozze ribollenti dei geyser, un passaggio dove sperimentare un terremoto (anche no!!!)... In una enorme sala si può vedere una riproduzione dell'hotspot localizzato sotto l'isola: l'Islanda infatti è uno dei punti in cui la crosta terrestre è più sottile al mondo, ed è per questo che è una terra così inquieta! Una delle sale più interessanti è quella in cui, girando un corrimano che scorre attorno allo schermo inserito nel pavimento, si può vedere la formazione dell'Islanda nel tempo: è la terra emersa più giovane del pianeta!

    Al termine della visita Matt ha avuto modo di sperimentare una delle specialità locali: lo Skyr. Con la consistenza e il sapore di uno yogurt greco, è in realtà un formaggio vero e proprio, ricco di proteine e con pochissimi grassi. È uno dei cibi più tipici e amati dagli Islandesi, e in effetti ha un suo perchè!
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