Guatemala
Departamento de Alta Verapaz

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    • Dag 38

      Rituale indigeno

      28. september 2022, Guatemala ⋅ ⛅ 24 °C

      Mercoledì sveglia alle 4 di mattina e partenza per una comunità un po' dispersa in mezzo alle "montagne". Dovevamo arrivare prima dell'alba, momento in cui sarebbe iniziato un rito indigeno propiziatorio per cercare di usare la nostra energia per non alterare quella della natura che ci ospitava. Dovevamo piantare nuovi alberi ma, in queste comunità, prima di modificare l'ambiente circostante è sempre bene assicurarsi di non stare alterando anche qualche equilibrio energetico. Arriviamo dopo aver percorso stradine sterrate impraticabili senza un pick-up o senza la doppia trazione. Mi accolgono con sguardi di stupore. Non credo si aspettassero un bianco a presenziare la cerimonia ma mi accettano nel cerchio e mi consegnano delle candeline colorate. La guida spirituale inizia il rito spiegando in lingua indigena cosa si farà. La prima tappa è l'accensione del fuoco che resterà poi acceso mentre si susseguono diverse volte riti ripetitivi: versare acqua e cacao nel fuoco, versare alcol, "benedire" gli anziani del villaggio, sputare acqua (letteralmente) addosso ai rappresentanti degli ospiti (tra cui il mio collega), versare semi di sesamo nel fuoco, lanciarci dentro piccoli sassi, e di tanto in tanto imprimere di energia una o più candeline e gettarle a loro volta nel fuoco. Il rito dura circa un'ora o un'ora e mezza e finisce con una tazza di cioccolato caldo per tutti e una bevande super alcolica ottenuta dalla fermentazione di mais e cacao. Non mi fido a bere nessuna delle due viste le recenti intossicazioni, più che altro perché le tazze in cui le servivano sembrava non le lavassero mai. Me ne pento ovviamente ma ho ancora il terrore di stare nuovamente male. La giornata continua con consegna di magliette, discorsi, balli con lo sfondo musicale della marimba ed infine con il momento della consegna degli alberi da piantare. Alcuni li piantiamo subito immergendoci nella foresta che circonda la comunità. Una foresta verde e rigogliosa in cui però si vede l'impronta umana: tra gli alberi spuntano piante di caffè, di mais e di cardamomo. Per non parlare di confezioni di plastica o di alluminio di snack e bevande abbandonate a terra nel corso degli anni. Comunque sia è uno spettacolo per gli occhi. Le persone qui sono state davvero accoglienti, venivano spesso a parlarmi, a chiedermi da dove venissi, a raccontarmi della loro comunità e ad offrirmi dei mandarini. Probabilmente pensavano che fossi il benefattore degli alberi e delle magliette, quando in realtà non centravo nulla, ero un semplice spettatore.
      È stata una mattinata densa di emozioni, di energie forti e di sorrisi. Felice di aver avuto l'occasione di conoscere così da vicino la vita di queste persone.

      Nota a margine. Ogni comunità lungo la strada aveva una chiesa, cattolica o protestante o evangelica o altro di a me sconosciuto. Appena sono arrivato infatti pensavano fossi un sacerdote. Qui a quanto pare è normale che si spingano persone di fede per cercare di portare il loro credo tra queste montagne a scapito della cultura e delle credenze che gli anziani portano avanti, molti dei quali vengono poi perseguitati e alcune guide spirituali anche uccise. Le religioni "occidentali" monoteiste vengono qui portando spesso denaro in cambio proselitismo. Non dico sia un male assoluto ma la globalizzazione, anche spirituale, porterà alla perdita di riti e credenze che spesso hanno come principio di base il rispetto della natura. I popoli indigeni Q'eqchi' credono di essere un tutt'uno con la madre terra e dispregiarla significa mancare di rispetto alle loro stesse anime. Non appena questo verrà soppiantato da altre credenze con l'arrivo degli occidentali, le loro terre verrano quasi inevitabilmente convertire a serbatoi di risorse da usare ed esportare, come è già successo in altre comunità. È un'altra storia di colonialismo mascherato, l'ennesima evidenza che il modello capitalista occidentale ha il potere di imporsi, con la scusa di togliere le persone dalla povertà e dalla "vita barbarica", anche nelle comunità più remote. A volte fortunatamente si sviluppa un certo sincretismo religioso e si vedono persone partecipare a riti indigeni mente portare collane con croci cristiane o borse con scritto "Gesù è il buon cammino". Questo tipo di comunione di fedi è già più sano e auspicabile. Non far perdere l'identità a queste comunità è fondamentale, lo ripeto, perché non perdano il contatto con le loro terre e con la protezione che garantiscono alla natura che le circonda. Sono la prima linea nella lotta alla degradazione ambientale e per la conservazione delle risorse naturali. Non servono aree protette qui, servono più diritti per i popoli indigeni.

      (scusa mamma lo so scrivo sempre tanto ma quando inizio poi non mi fermo più e devo lasciare uscire questi pensieri)
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    • Dag 45

      Distese di Palma da Olio

      5. oktober 2022, Guatemala ⋅ ⛅ 30 °C

      Le foto fatte da un tuk tuk che inciampa su ogni pietra di una stradina sterrata tra le distese di palma da olio non rendono l'idea della vastità di queste monoculture. Oggi sono entrato in una piantagione di palma. Si un po' come quella dello spot della Nutella che dice "olio di palma da piantagioni sostenibili", solo che non siamo in Indonesia ma in Guatemala, precisamente nelle Terre Basse del Nord, a circa due ore e mezza da Cobàn, dove vivo io. Siamo alla ricerca di comunità rurali in cui venire a portare a termine lo studio per la mia tesi. Tesi che dovrebbe anche trattare l'influenza che piantagioni di questo tipo hanno e hanno avuto sulle vite di queste persone indigene. L'impatto è forte. Intere comunità che si identificano con qualche casa/baracca, un campo da calcio, qualche cane e rigorosamente una chiesa, interamente circondate da palme. "Non abbiamo spazio per le nostre terre", mi dicono i capi comunità quando ci accolgono in una capanna idilliaca in mezzo al verde tropicale e all'afa da Pianura Padana in piena estate. "Ci hanno tolto le nostre terre e ci contaminano le fonti d'acqua, ma non vogliamo andarcene, vogliamo lottare" (sto parafrasando). Un po' mi viene da piangere onestamente. Me ne resto lì con la testa bassa. A disagio. Non so come aiutare queste persone e si aspettano chiaramente che il mio studio le possa aiutare. Il mio studio è solo una tesi, una tesi non può salvare queste persone, solo una mobilitazione, una grande disobbedienza civile, una trasformazione della loro storia in documentario Netflix potrebbe forse rendere il caso così pubblico da fare pressione su queste imprese. Imprese multinazionali che esportano soprattutto in Olanda e da lì a tutta Europa. Anche questo olio di palma viene classificato come sostenibile anche se prodotto dal non rispetto dei diritti umani, col solito pretesto di portare lavoro e sviluppo in queste zone. Qui questa gente non l'ha mai chiesto uno sviluppo di questo tipo. Qui vogliono andare a scuola, vogliono che i loro prodotti, i prodotti delle loro terre, possano avere un mercato. Vogliono poter contare sulle lore fonti d'acqua e vogliono che il governo riconosca la loro presenza. Questi sono i luoghi dove durante la guerra civile si sono compiuti genocidi al solo scopo di sottrarre terre eliminandone i proprietari. Lo stato ha cosi avuto via libera per vendere queste terre alle multinazionali dei Paesi che lo finanziavano con l'invio di armi, primi fra tutti Canada e Stati Uniti, le cui aziende estrattiviste continuano a fare man bassa di risorse. Ora arrivano e li circondano, gli promettono lavoro, li intimidano e li costringono a vendere le terre anche con la forza.
      "Non ci considerano come esseri umani"
      Questa frase mi spezza il cuore.
      Quante volte noi privilegiati, bianchi occidentali, non riconosciamo e non abbiamo riconosciuto, chi non ci assomiglia per aspetto, cultura, "rango sociale", come un essere umano?
      Ancora una volta mi ritrovo a pensare come l'intersezionalitá delle oppressioni abbia alla radice dei suoi mali il capitalismo, frutto di politiche liberali colonialiste. Le nostre scelte nei supermercati infatti ricadono anche su queste persone.
      Ma come può un cittadino farsi carico di tutte queste considerazioni? Come può la politica essere così maledettamente bastarda da lasciare al cittadino la responsabilità di scegliere tra prodotti che rispettano ambiente e diritti umani e prodotti che non lo fanno che però si trovano a prezzi più bassi?
      Non ho risposte a queste domande. Ho solo tanta amarezza.
      Torno a casa "felice" di aver avuto l'opportunità di toccare con mano anche questo tipo di oppressione, perché ora vedo ancora più chiaramente cosa non voglio vedere nel mondo, e triste per non avere gli strumenti e la determinazione per poterla eradicare.
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    • Dag 56

      Weekend fuoriporta

      16. oktober 2022, Guatemala ⋅ 🌧 22 °C

      Mi ero ripromesso di fare un viaggetto ogni weekend, tempo permettendo, e così è stato negli ultimi due.

      Oggi con la famiglia di Antonella, che mi invita ogni weekend a cena, siamo andati sulle colline attorno alla città, alla Cooperativa Chicoj, dove una comunità gestisce una piantagione di caffè, offre tour e degustazioni e anche un bel percorso in zipline. La combo natura, sole, zipline, bella compagnia e caffè d'altura hanno reso la giornata memorabile. Sicuramente una delle più belle da quando sono arrivato. Ormai mi considerano loro fratello e stanno programmando ogni weekend per portarmi ad esplorare posti incredibili qui attorno. Mi sento tanto fortunato. Resto a cena e giochiamo a carte con i due nipotini di 9 anni che ormai mi adorano. Mi manca la mia famiglia ma torno a casa felice.

      Domenica scorsa invece sono stato con Denis a San Cristóbal, paesino carino con una laguna che solitamente si può navigare in barca, se non fosse che il "lanchero" quel giorno non si è presentato a lavoro. Siamo saliti allora in cima alla collina, per assaporare la vista dalla Chiesa del Calvario proprio prima della pioggia. Il tempo ci ha costretti a rifugiarci in un locale che detiene la ricetta segreta di cocktail piuttosto forte, la Lemonada, che attira giovani guatemaltechi da tutti i paesi vicini. Ah e ho comprato una piantina per celebrare la bella giornata.
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    • Dag 50

      Guatemala: Semuc Champey

      16. november 2022, Guatemala ⋅ 🌧 25 °C

      Nach mehr als 30 Stunden bin ich endlich in meinem Hostel angekommen...ein Paradies mitten im Dschungel. Hier rauf kommt man nur mit einem Pick Up und jetzt verstehe ich auch, warum ich in der Nacht nicht mehr anreisen konnte. Eine Fahrt auf einer Ladefläche mit 2 Babies, 3 Frauen und 6 Polizisten mit Maschinengewehren erlebt man auch nicht jeden Tag...ach ja, und Bernd und ich :)

      Das Hostel ist traumhaft schön mit einem großen Pool, den man bei dieser Luftfeuchtigkeit auch braucht, und tollem Essen, weit und breit nichts und niemand...

      Da sich meine Anreise hier um einen Tag verzögert hat, ist das Programm recht straff. Mein Abflug verschiebt sich nicht und so bin ich unmittelbar nach Ankunft mit Janneke aus Holland ins Naturschutzgebiet Semuc Champey aufgebrochen. Hier kann man in den atemberaubenden Flüssen schwimmen, entspannen und sich treiben lassen. Zuerst ging es aber am ersten Tag ohne größeren Muslelkater wieder 700m hoch auf den Aussichtspunkt - gegen den Vulkan zwar ein Witz, aber bei schwülen Temperaturen war ich dennoch froh endlich schwimmen zu können.

      Ein weiteres Paradies in einem wunderschönen Land.
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    • Dag 165

      Erfrischende Abenteuer in Semuc Champey

      25. marts 2023, Guatemala ⋅ ☀️ 30 °C

      Begleitet von der aufgehenden Sonne und der damit verbundenen goldigen Spiegelung auf der glatten Seeoberfläche machen wir uns auf den Weg zum nächsten Shuttle. Dieser ist zwar enger als auch schon, aber wenn man einfach sitzen bleiben kann ohne X mal mit dem Gepäck zu hantieren und zügeln, ist schon viel gewonnen. Fast 10 Stunden später stehen wir an einer Tankstelle in Lanquin, noch tiefer im Herzen von Guatemala. Hier holen alle Hostels ihre Gäste ab, da die Tankstelle nicht direkt im Dorf liegt und Sicherheitsbedenken in Guatemala halt doch regelmässige Begleiter sind. Und so cruisen wir im Tuktuk, eingequetscht zwischen all unserem Gepäck, steile und schmale Gässchen hinunter, über Schlaglöcher so gross wie das Tuktuk selbst und um Kurven und über Steigungen, die uns die Haare zu Berge stehen lassen. Hier haben wir eine unserer günstigsten Unterkünfte der ganzen Reise gefunden, und waren sehr positiv überrascht! Angefangen von der Abholung, über einen sehr herzlichen Empfang bis hin zu einer unkomplizierten Buchung für die Tour am nächsten Tag lief alles glatt. Dass unsere Zimmernachbarn notorische (Gras-)Raucher waren und die Wände nur aus undichten Holzlatten bestanden war dann nicht so berauschend (oder doch?😉), aber aushaltbar. Dank des z'Vieris (Vegi-Option im McDonalds: 2 Burgerbrötchen mit geschmolzenem Käse und Tomaten/Bohnenmousse dazwischen) brauchten wir nicht mal mehr ein z'Nacht und konnten schon früh ins Bett huschen.🤩 Denn die Tour am nächsten Tag war auch nicht ganz ohne (vor allem die Begleitung🤪). Zu fünft, mit dem paffendem Pärchen aus dem Nebenzimmer und dem Sohn der Hostelbesitzerin als Guide machten wir uns über holprige Schotterpisten auf den Weg nach Semuc Champey, dem Highlight der Region. Nach fast einer Stunde Wartezeit an der Baustelle (die Strasse war früher noch viel schlimmer und jetzt soll sie besser werden) und etwas weniger an Fahrtzeit waren wir dann da. Erster Stopp: ein Höhlensystem, das wir watend, schwimmend, springend und nur mit einer Kerze bewaffnet auskundschafteten. Sicherheitsmassnahmen o.ä.? Fehlanzeige. Aber es fühlt sich halt schon ein bisschen mehr nach Abenteuer an.😎 Ein paar Seile um sich festzuhalten gabs dann doch. Wir quetschten uns durch wirklich enge Felsspalten, tauchten mehrmals unsere Kerzen unter Wasser, kletterten gwaggelige Leitern hinauf und holten uns einige blaue Flecken und Schürfwunden. Dafür wurden wir mit einer genialen Atmosphäre und ein paar Fledermaussichtungen belohnt.😃
      Der zweite Teil war dann schon etwas gemütlicher: in aufgeblasenen Reifen liessen wir uns den Rio Cahabón hinuntertreiben, der aufgrund des Calciumgehalts eine wunderbar grünblaue Farbe aufwies. Nach einer kleinen Stärkung an einem Buffet (Reis mit Bohnen it is 😎) ging's dann tatsächlich zu Semuc Champey. Quasi eine Ansammlung von diversen Flussbecken mit glasklarem, blaugrünem Wasser, welche wie eine Art Brücke über dem rauschendem Fluss an der Oberfläche trohnen. Den tosenden Fluss sieht man also nur am Ein- und Ausgang, und darüber kann man seelenruhig baden. Da das ganze Spektakel eigentlich fast am schönsten von oben ist, quälen wir unsere inzwischen erholten Beine etliche Stufen und Felsentritte hoch bis zur Aussichtsplattform. Heeeeerrlich!😍 Dann endlich, unten angekommen, erfolgt das erfrischende Bad. Da sich der Guide natürlich am Besten auskennt zeigt er uns, wo man reinspringen oder runterrutschten (zweiteres verläuft gar nicht so smooth wie es klingt 😵‍💫) oder sogar unter die Becken, mit an die Decke gepresstem Gesicht, hindurchschwimmen kann.
      Ein durch und durch gelungener Ausflug in und um Semuc Champey!🥰
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    • Dag 102

      Abenteuer in Lanquin

      24. april 2023, Guatemala ⋅ 🌧 29 °C

      Hallo und herzlich Willkommen liebe Gemeinde👋🏻

      Nach der 10 stündigen Fahrt, sind wir vor 2 Tagen in Lanquin angekommen. Lanquin ist eine kleine Gemeinde mit ca. 2000 Einwohnern. 🛖Das Dorf ist von Armut geprägt. Viele haben kein Wasser und waschen sich in den umliegenden Bächen oder Flüssen. Die meisten Kinder gehen nicht zur Schule. Sie verkaufen den Touristen Getränke auf der Strasse.👧👶😔

      Gestern haben wir Semuc Champey besucht. Ein Junge Namens Dennis hat uns Wasserschuhe vermietet. Er spricht fliessend Englisch und ist ein kleines Verkaufstalent. Wir haben unseren Guide gefragt, weshalb er so gut Englisch spricht. Der Junge wurde von den Eltern früh auf die Strasse mitgenommen und hat das Englisch aufgeschnappt. Zur Schule darf er nicht, denn sein Vater möchte, dass er Geld verdient. Er ist etwa 10 Jahre alt.

      Es war ein Tag voller Abenteuer. Zuerst waren wir eine Stunde in einer Wasserhöhle. Damit wir etwas sehen konnten, bekamen wir eine Kerze. 🕯️Das Wasser war zum Teil ziemlich tief. Wir konnten uns an einem Seil festhalten und uns fortbewegen. Wir mussten Leitern hochklettern in den engen Höhlen und Wasserfälle runterrutschen. Eine sehr coole Erfahrung. 🧗‍♀️
      Danach sind wir mit Gummireifen auf dem Fluss entlang geschwommen. Nach einem leckeren Mittagessen liefen wir in den Nationalpark im Dschungel. 🌳Wir konnten Affen beobachten und sind in den nätürlichen Pools schwimmen gegangen. 🐒

      Wir sind in einem süssen Hostel untergebracht. Ca. 15 Minuten zu Fuss vom Zentrum entfernt. An einem Fluss mit vielen Hühnern, Bibelis, Hunden, Kühen und Katzen. 🐥Der Hahn ist jeden Morgen zuverlässig und weckt uns sanft aus dem Schlaf. Manchmal auch schon um 02.00 Uhr morgens. Was verständlich ist, denn die innere Schweizeruhr kennt er nicht. 🐓Die Besitzerin ist sehr herzlich und bekocht uns jeden Tag mit super Essen.

      Morgen reisen wir weiter mach Flores. Abfahr 08.00 Uhr Fahrtdauer ungewiss.

      Hasta Luego

      Noemi & Alessandra
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    • Dag 173

      Coban, Guatemala

      19. juni 2023, Guatemala ⋅ ☁️ 25 °C

      Die 7-stündige kurvenreiche Fahrt führte mich durch Städte, Dörfer und erstmals auch durch das Hochland Guatemalas. Anders als im Norden des Landes, war ab der Stadt Sayaxche das Leben der Mayas, die 60% der Bevölkerung Guatemalas ausmachen, präsent und es sollte mich noch lange begleiten. In dieser quirligen Stadt musste ich für Q15 (€2) die Autofähre über den Fluss nehmen. Sie sah nicht gerade vertrauenswürdig aus, aber eine andere Wahl hatte ich nicht. In Sayaxche fuhr ich auch erstmals durch ein Zentrum einer größeren guatemaltekischen Stadt und diese Fahrten waren abenteuerlich, da sich permanent Gefahrenquellen auftaten. Es war eng, es liefen überall Fußgänger kreuz und quer, zudem Tiere, mal tot, mal lebendig, dann gab es viele Schlaglöcher, Straßensperren etc.. Das Autofahren in Guatemala ist eine wahrhafte Herausforderung. Auch das Müllproblem hatte auf der Fahrt nach Cobán erheblich zugenommen. Eigentlich gab es kaum noch Landstriche, wo kein Plastik herum lag. Ich fand es erschreckend.

      Nachdem ich den quirligen Markt von Sayaxche endlich hinter mir gelassen hatte, kam ich zum Stadtausgang und fuhr noch ein paar Kilometer weiter bis zu einem Campingplatz im El Rosario Nationalpark, der sich an einer Lagune befindet, in der es mit Sicherheit Krokodile gibt. Ich entschied mich, aufgrund der Hitze nicht dort zu übernachten und setzte meinen Weg in Richtung Cobán fort. Für die 190km zeigte mir Google Maps nochmals etwas mehr als 4h an, d.h. ich zuckelte mit einer Durchschnittsgeschwindigkeit von etwas weniger als 50 km/h durch die Gegend. Ein Geduldsspiel, welches sich im weiteren Reiseverlauf fortsetzen sollte. Das gemütliche Tempo hatte aber auch seine Vorteile. So konnte ich mein neues Reiseland im Vorbeifahren recht entspannt unter die Lupe nehmen und viele interessante Eindrücke gewinnen. Die Landschaft war überwältigend. Ich kam allmählich ins Hochland und die Temperaturen wurden kühler.

      An diesem Montag kam ich um etwa 17 Uhr auf der Kaffeeplantage Chicoj an, deren Grundstein von deutschen Auswanderern im 18. Jahrhundert gelegt wurde. Nachdem ich den Isuzu auf einer großen Wiese neben dem Hauptgebäude abgestellt und mich eingerichtet hatte, bezahlte ich Q20 (€3) Standgebühr für die kommende Nacht und buchte die Kaffeetour mit Verkostung für den nächsten Morgen. Diese kostete Q75, was etwa €10 entspricht. Ich verbrachte einen ruhigen Abend auf dem Platz und durch die wesentlich kühleren Temperaturen hatte ich einen guten Schlaf, seit Monaten mal wieder bei geschlossenen Autotüren. Am nächsten Morgen war es mir fast schon ein bisschen zu kalt, doch zum Joggen war es eine Wohltat. Um 9 Uhr traf ich mich wie vereinbart mit Gladys, die mir viel über die Entstehung der Kaffeeplantage, sowie über den Anbau und die Ernte des Kaffees erzählte. Nach unserem Rundgang ging es zur Verkostung. Es geht wirklich nichts über einen sehr guten Kaffee.

      Nach meiner 2-stündigen Tour machte ich mich noch ins Zentrum von Cobán auf. Da Chicoj etwas außerhalb lag, galt es Möglichkeiten zu finden, in die Stadt zu kommen. Ich hatte Glück, denn Touristen aus den Staaten hatten gerade ihre Kaffeetour beendet und fuhren in Richtung Zentrum. Sie nahmen mich gerne mit und wir hatten eine angeregte Unterhaltung. Ich wurde am Stadtpark abgesetzt und streifte eine Weile durch das laute und lebhafte Zentrum. Eine besondere Sehenswürdigkeit konnte ich nicht entdecken.

      In Cobán leben etwa 90.000 Menschen. Die örtliche Bevölkerung stammt überwiegend von den Maya ab, die ihre traditionelle Sprache Kekchí sprechen. Es gibt in Cobán noch immer viele deutsche Einwanderer bzw. deren Nachkommen. Die Einwanderung von Deutschen begann in und um Cobán im Jahr 1863 mit Rudolf Dieseldorff. Das abgelegene, von der Vegetation und vom Klima her Deutschland ähnliche Hochland zog dann viele weitere deutsche Auswanderer an, die hier beste Bedingungen für den Anbau von Kaffee fanden. Präsident Justo Rufino Barrios Auyón (1873–1885) förderte die Ansiedelung deutscher Bauern und stattete sie mit etlichen Privilegien aus, wobei es auch zu Enteignungen einheimischer Bauern kam, die zwangsläufig in die Dienste ihrer deutschen Herren treten mussten. Bis 1890 befand sich fast die gesamte Kaffeeproduktion der Gegend in deutschen Händen. Die Arbeiter der Fincas wurden mit Geld bezahlt, das ihre deutschen Arbeitgeber selbst in Umlauf brachten und das nur bei den Handelsbetrieben der jeweiligen Fincas selbst oder anderen ausgewählten Läden Gültigkeit besaß. Auf diese Weise wurde Cobán zu einem fast eigenständigen Wirtschaftsgebiet in Guatemala. Wegen der Bedürfnisse der exportorientierten Wirtschaft wurde mit deutschem Kapital und Fachwissen die Infrastruktur der Region verbessert.

      Nachdem ich mir die zahlreichen Strassenstände und auch die Geschäfte in Cobán, die viel Secondhand Ware aus der westlichen Welt anboten, angeschaut hatte, lief ich in Richtung Plaza Magdalena, der mir von Einheimischen als Shoppingparadies empfohlen wurde. Nach der Besichtigung des Zentrums und der Kaffeeplantage wirkte diese Mall irgendwie fehl am Platz. Ich streifte kurz hindurch und lief dann Richtung Diesseldorf Café, als ich plötzlich ausrutschte und heftig auf mein Steißbein fiel. Es waren unsagbare Schmerzen. Sofort hielt ein Auto an und 2 europäisch aussehende Frauen, halfen mir auf und leisteten emotionalen Beistand. Als wir dann näher ins Gespräch kamen, stellte sich heraus, dass sie deutsche Vorfahren, wie auch deutsche Namen hatten. Sie waren so hilfsbereit und einfühlsam und wollten mich gar nicht mehr aus den Augen lassen. Erst einige Tage später habe ich das ganze Ausmaß meines Sturzes in einem größeren Spiegel betrachten können. Mein Allerwertester hatte eine interessante Farbe ;-(.

      Nachdem ich mehr als eine halbe Stunde vergebens auf den öffentlichen Bus gewartet hatte, gönnte ich mir ein Taxi zurück zu Chicoj und blieb noch eine zweite Nacht auf dem Campingplatz. Am Mittwoch, den 21. Juni fuhr ich weiter nach Lanquin. Dort wollte ich die natürlichen Pools von Semuc Champey besuchen. Es waren nur 69km bis dahin und doch zeigte die Navigation 2h Fahrtzeit an. Die Durchschnitsgeschwindigkeit ging nochmals runter auf 35 km/h.
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    • Dag 175

      Lanquin und Semuc Champey

      21. juni 2023, Guatemala ⋅ ☁️ 29 °C

      Die Fahrt in die guatemaltekische Kleinstadt Lanquin dauerte etwas mehr als 2 Stunden. Ich tuckerte gemütlich und doch voll konzentriert durch die Gegend. Trotzdem verfuhr ich mich 1x und passierte dabei das geschäftige Zentrum einer größeren Stadt. Es dauerte eine Weile, bis ich wieder heraus fand. Auf der weiteren Strecke musste ich noch einem toten Hund ausweichen, der irgendwo zwischen Farbahn und Strassenrand lag. Ich kam am frühen Nachmittag in Lanquin an und hatte genügend Zeit, mich nach einem geeigneten Stellplatz umzusehen. Da es hier keinen offiziellen Campingplatz mehr gibt, sollte es der Parkplatz eines Hotels werden und dafür zeigte mir die IOverlander App zahlreiche Optionen an. Ich hatte von Reisebekannten gehört, dass sie im Vinas Hotel, am Ortsausgang und an der Straße nach Semuc Champey übernachtet hatten und entschied mich deshalb, dorthin zu fahren. Die Kommunikation mit dem Personal war eher verwirrend als aufschlussreich. Letztendlich bot man mir den Platz zum Preis des regulären Parkpreises für 24h in Höhe von Q120 (€15) an, was ich total überteuert fand und nochmals besprechen wollte. Ein schöner Ort war es nicht. Es war unruhig und bereits am Morgen um 6 Uhr dröhnte lautstark Wahlpropaganda aus Lautsprechern. Die Wahl eines neuen Präsidenten sollte in Guatemala 4 Tage später stattfinden. Am nächsten Morgen sprach ich mit dem Verwalter des Hotels, der mir den Stellplatz schließlich für Q40 anstatt Q120 pro Nacht zur Verfügung stellte, wenn ich 1x pro Tag im Restaurant etwas konsumierte. Ich willigte ein.

      Am Tag nach meiner Ankunft hielt ich mich in Lanquin auf. In der Stadt leben etwa 2000 Menschen, die zu
      95 Prozent zur Maya-Volksgruppe Kekchí gehören. Zu den Haupteinkommen in der Region zählen Tourismus und Landwirtschaft. Ich verbrachte zuerst etwas Zeit auf dem lebendigen, lokalen Markt, lief weiter durch die Stadt und spazierte bis zum am Río Lanquín gelegenen Hostal Oasis, wo ich ein paar Stunden blieb. Das Baden im Fluss sorgte für eine angenehme Abkühlung. Als ich am Nachmittag zurück zu meinem Stellplatz bei Vinas Hotel lief, waren wieder unzählige streunende Hunde auf den Straßen, allesamt krank, da es in der Gegend schwer war, an Futter zu kommen. Viele von ihnen hatten Reute. Es war ein schrecklicher Anblick. Im Vinas verband ich meinen Kühlschrank mit dem Strom, da jemand den Stecker gezogen hatte und entschied mich aufgrund des einsetzenden Regens tatsächlich für den Besuch des Hotelrestaurants. Nebst der Tatsache, dass ich die ganze Zeit einen hechelnden Straßenhund neben mir sitzen hatte, war das Essen nicht gut. So war ich nicht bereit, am nächsten Tag nochmals etwas zu konsumieren. Da es anhaltend und stark regnete, ging ich früh schlafen.

      Am Morgen war die Wahlpropaganda nicht ganz so laut wie am Vortag und ich konnte etwas länger nächtigen. An diesem Freitag wollte ich zu den natürlichen Pools nach Semuc Champey, welche sich etwa 12km in südlicher Richtung von Lanquin befinden. Ich lief stadteinwärts und stieg für Q25 (€4) auf die Ladefläche eines Collectivos auf. Der Rückweg kostete nochmals das Selbe. Die Fahrt mit dem Collectivo war eine kluge Entscheidung, da die Straßenverhältnisse wirklich abenteuerlich waren und ohne einen 4x4 unmöglich zu bewältigen. Nach etwa 30 Minuten Fahrtzeit kam ich am Eingang von Semuc Champey an und bezahlte Q50 (€6) Eintritt.

      Semuc Champey (deutsch: „dort, wo das Wasser verschwindet/sich versteckt“) ist ein Naturschutzgebiet und wurde 1999 zum guatemaltekischen Naturerbe ernannt. Das beliebte Touristenziel besteht aus vielen türkisgrünen Wasserbecken, die eine Tiefe von einem bis drei Metern haben. Gespeist werden sie vom Fluss Río Cahabón. Der Fluss fließt unter den Becken hindurch und tritt dahinter wieder aus dem Felsen heraus. Wegen der starken Strömung ist der Fluss an diesen Stellen recht gefährlich, in den Becken ist das Baden aber problemlos möglich.

      Ich wollte zuerst den steilen Aufstieg zur Aussichtsplattform, dem sogenannten Mirador in Angriff nehmen, bevor ich mir Abkühlung in den natürlichen Pools verschaffte. Nach meinem Sturz auf das Steißbein in Coban war ich noch immer schmerzgeplagt, aber ich biss die Zähne zusammen. Der anstrengende Aufstieg wurde mit einem fabelhaften Blick auf die Pools von Semuc Champey belohnt. Das Wetter war an diesem Tag traumhaft. Nach dem Abstieg war Baden angesagt. Es tummelten sich viele Touristen in den Becken, aber es war nicht unangenehm. Semuc Champey ist ein wirklich wundervoller Ort. Nach einigen Stunden lief ich gemächlich zum Ausgang und stieg auf das nächste Collectivo auf. Im Vinas Hotel musste ich feststellen, dass der Stecker von meinem Kühlschrank wieder vom Strom genommen wurde. Wegen übel riechenden Toiletten und schmutzigen Duschen, sowie gezogenen Steckern, entschied ich mich die Location zu wechseln. Ich bekam die Q40 für die 3. Nacht zurück und fuhr in Richtung El Retiro Lodge, die sich am anderen Stadtausgang befand. Was für ein Glücksgriff: Q50 (€6) zahlte ich für den Stellplatz, Zugang zum Strom war inklusive und wurde nicht einmal in Frage gestellt und das Restaurant unten am Fluss war ein wahres Juwel in einer Stadt wie Lanquin. Dementsprechend gut besucht war es auch. Außer den vielen Fröschen, die nach Einbruch der Dunkelheit um den Isuzu herumhüpften, störte mich an diesem Ort nichts. Schade, dass ich hierher nur noch für meine letzte Nacht kam.

      Am Samstagmorgen sollte es nach dem Frühstück in die 245km entfernte Stadt Chichicastenango gehen. Google Maps zeigte eine fast 7 stündige Fahrt an, was bedeutete, dass ich mal wieder mit ca. 30 km/h durch die Landschaft schlich. Vor der Abfahrt wurde ich noch von einer überaus netten Familie aus Guatemala City, natürlich deutschstämmig, wegen meiner Reise interviewt. Es war immer wieder ein Erlebnis, solch besonders freundliche Guatemalteken kennenzulernen. Nachdem ich schließlich loskam, stellte der Isuzu nach 5 Minuten mal wieder ab. Ein bekanntes Problem, welches recht lange nicht mehr aufgetreten war. Ich startete ihn neu und fuhr etwa 5 Stunden weiter bis meine Bremsen versagten.
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    • Dag 495

      Semuc Champey

      4. august 2023, Guatemala ⋅ ☀️ 30 °C

      Fast 12 Stunden von Unterkunft zu Unterkunft sind wir unterwegs, diesmal geht es in den Dschungel nach Semuc Champey. Für ein paar Tage quartieren wir uns mitten im Nirgendwo im gemütlichen Greengo Hostel ein. Von hier sind es nur einige wenige Gehminuten zu den natürlichen Wasserbecken. Diese erstrecken sich über 300 Meter und sind eine natürlich entstandene Kalkstein-Brücke über einem unterirdisch verlaufenden, reissenden Fluss. So baden wir im kristallklaren, türkis-blauen Wasser und unter uns rauscht der Rio Cahabon hinweg 🤩. Semuc Champey heisst nicht umsonst auf deutsch "dort wo das Wasser verschwindet / sich versteckt“. Das Bad im erfrischendem Wasserbecken muss man sich aber erst verdienen, der Rundweg führt uns zuerst auf einen Aussichtspunkt hoch über dem Fluss. Auf dem halbstündigem Aufstieg werden wir total nass geschwitzt bei 30 Grad und extrem hoher Luftfeuchtigkeit 🥵, werden aber mit einem tollen Ausblick belohnt 🤩.Læs mere

    • Dag 14–18

      Lasst die Affen aus dem Zoo

      18. september 2023, Guatemala ⋅ ⛅ 25 °C

      Genug von so vielen Menschen zogen wir uns zurück und fuhren nach Lanquín in den Jungle von Semuc Champey - "dort wo sich das Wasser versteckt"
      Dieses Naturschutzgebiet wurde 1999 zum guatemaltekischen Naturerbe ernannt. Es bietet eine wunderschöne Artenvielfalt sowie eindrucksvolle türkiesfarbene Naturpools. Diese werden durch den Fluss Rio Cahabón gespeisst wechler bereits in der Mayakultur von grosser Bedeutung war.
      Leider sahen wir nicht so viele Tiere konnten uns aber umsomehr wie sie verhalten.
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