Annapurna, Nepal

Nisan - Mayıs 2023
Viaggio di tre amici lungo l'Annapurna Trail, con visita a Pokara e Kathmandu. Okumaya devam et
  • 33ayak izleri
  • 3ülkeler
  • 17günler
  • 155fotoğraflar
  • 12videolar
  • 8,4kkilometre
  • 7,7kkilometre
  • 208kilometre
  • 84kilometre
  • 28kilometre
  • 16kilometre
  • Gün 8

    La grande traversata, pt. 1

    27 Nisan 2023, Nepal ⋅ ☁️ -10 °C

    2:50: mi sveglio con lo stomaco in subbuglio. Routine del mattino. Nella stanza comune sono tutti in attesa di partire per "la grande traversata".

    L'impresa non è una passeggiata di salute: si passa da 4000 di Thorung Pedi a 4400 di High Camp, poi altri 600 fino al passo. Per concludere una ghiotta discesa di 1600 metri fino a Muktinath.

    3:30: salto la colazione precedentemente ordinata (uova fritte e toast), non potrei mangiare neanche un chicco di riso senza vomitare. In sala popolazione mista di gente in attesa di partire. C'è frenesia: facce assonnate, colazioni in preparazione, termos di acqua calda, the, portatori e guide in preparazione.

    4:00: partiamo, torcia in testa, in fila come i sette nani. Nevica. Io e Paolo per primi, Lorenzo che è più prestante parte con un handicap di qualche minuto, ma ci raggiunge subito. La salita fino ad High Camp è un muro che non molla mai, 400mt in poco più di 1km, che sulla carta potrebbe essere una tappa a sé, ma che per noi costituisce solo l'aperitivo.

    5:00: arriviamo all'High Camp per una sosta. Beviamo tazze di acqua calda, ne riempiamo le bottiglie. C'è gente che arriva, gente che riparte, cavalli per il servizio navetta (unico mezzo a poter attraversare questo tratto), portatori che trascinano mountain bike di danarosi ciclisti che faranno solo la discesa.
    Ci fermiamo un po' prima di ripartire.
    Okumaya devam et

  • Gün 8

    La grande traversata, pt.2

    27 Nisan 2023, Nepal ⋅ ☁️ -12 °C

    5:30 circa: ripartiamo. Il sentiero è innevato ma farinoso, non scivoloso.

    Si tratta di 600mt di dislivello, con una geometria solo a volte complessa, che non sarebbe problematico sulle nostre Prealpi. A queste altitudini tutto diventa più difficile, a livello fisico e, passatemi la banalità, anche mentale.

    Si passa da circa 4800 ai 5400 del punto più alto della sella, da fare in poco più di due ore. A causa del meteo dobbiamo cercare di arrivare prima delle 10, e la preoccupazione di fare tardi sarà un assillo costante.

    Ad ogni modo il tempo non è dei migliori, diventerà limpido solo successivamente. Bianco sotto i piedi, bianco tutt'attorno, silenzio, è quasi mistico.

    Lorenzo mette la quinta e parte, lo rivedremo solo in cima. Io, Paolo, la guida e il portatore resteremo in gruppo.
    Okumaya devam et

  • Gün 8

    La grande traversata, pt.3

    27 Nisan 2023, Nepal ⋅ ☁️ -7 °C

    Mano a mano che si sale avvertiamo la mancanza di ossigeno, le prestazioni diminuiscono rapidamente e camminare diventa sofferenza. Pochi passi sono sufficienti per provocare il fiatone.

    Ho riconosciuto una simile urgenza di ossigeno solo nei pesci, quando li tiri fuori dal loro elemento (non si riflette mai sul fatto che solitamente muoiono per asfissia). Anche allargare i polmoni e respirare a fondo non sortisce effetto: occorre fermarsi, e le soste si fanno sempre più ridicole, anche ogni 20 metri nei punti peggiori. Boccheggio.

    Dobbiamo continuamente controllare la cadenza, rallentarla per non fermarci nuovamente, fino a procedere come anziani. Ci controlliamo il passo a vicenda, per lunghi minuti procedo come in trans osservando i piedi di quello davanti, concentrandomi sul singolo passo, evitando di guardare troppo oltre per non scoraggiarmi. Oltre allo zaino sento il peso dello stomaco in subbuglio; digerisco strada facendo il cibo della sera prima.

    Durante le soste ci assale il sonno; ci viene spiegato che è a causa della mancanza di ossigeno. Guida e portatore, con il sangue allenato a queste altitudini, avranno una pazienza infinita per supportarci e rassicurarci.

    Infine vediamo le bandiere sventolare, verso le 9.
    Okumaya devam et

  • Gün 8

    Discesona fino a Muktinath

    27 Nisan 2023, Nepal ⋅ ☁️ 2 °C

    Pensavi che fosse finita qui? Dopo 1000mt di ascesa, comincia la lunghissima discesa fino a Muktinath. Lasciamo il passo verso le 9:30, e arriveremo circa 5 ore dopo. Si tratta di 1600mt, lunghissima. Non finiva mai. Oltretutto il paesaggio è diventato assai monotono.

    Indossiamo i ramponcini e li teniamo per un paio d'ore, per lasciare il passo alla ghiaia e al fango.

    Spesso si sottovaluta la discesa considerandola meno faticosa, ma insistere su ginocchia e schiena per così tanto, soprattutto con lo zaino addosso è deleterio. Solo che lo senti il giorno (o i giorni) dopo.

    Attraversiamo montagne che sembrano fatte di brecciolino, i castelli di sabbia di un dio bambino.
    Siamo nel distretto del Mustang.

    Raggiungiamo faticosamente (camminiamo da 9 ore)2 Muktinath, con la consapevolezza che la parte più selvaggia del trekking sia terminato. Ci dispiace, è durato due giorni in meno del previsto.

    Si tratta di un villaggio molto povero ma molto importante per le religioni buddista e induista, meta di pellegrinaggi e sede di numerosi edifici religiosi. Per il resto pochi negozi, una scuola sgangherata, una larga strada di terra. Raggiungiamo un hotel sfigatissimo scelto dalla guida, che farà arrabbiare tutti, per motivi di "cresta".

    Facciamo una strana cena a base di bruschetta, similpizza e birra locale nel simpatico Bob Marley Restaurant, che ci avrebbe dato le camere gratis solo per il fatto di aver mangiato lì. A saperlo prima!
    Okumaya devam et

  • Gün 9

    Kagbeni, la bella

    28 Nisan 2023, Nepal ⋅ ⛅ 9 °C

    Una passeggiata defaticante di 22 km ci porterà a Jomsom, il termine del trekking.

    Il territorio è meraviglioso, ocra e arido, sembra l'Arizona. In strada solo rari bus o jeep. Il resto è silenzio e sole, fortissimo, ne avverto i dardi sulla pelle delle mani. Poi comincia a tirare il vento, fortissimo, tanto da appiccicarti i calzoni alle gambe.

    La nostra destinazione cambia per merito di Lorenzo, che si accorge di una "scorciatoia" della guida che ci avrebbe fatto saltare una meta intermedia: Kagbeni, circondata da campi coltivati molto ordinati e annunciata dal suo nome in cima alla collina sovrastante. Arrabbiati correggiamo la rotta ed entriamo in questa meravigliosa, perfetta cittadina nepalese.

    In realtà non è perfetta, perché sono in corso lavori in molte vie del centro, ma il potenziale e il fascino si avvertono tutti.
    Passiamo sotto un curioso stupa a tunnel, riccamente affrescato. Visitiamo una scuola di monaci bambini, in quel momento in pausa pranzo in cortile, e dal cui tetto vengono suonate trombe che si sentono in tutto il paese, come per le nostre campane. Ci perdiamo per viottoli medievali, al cui ingresso ci sorprende la statua di un uomo, spada al cielo e pene eretto.

    Ci fermiamo ad una bakery del centro, in posizione privilegiata, assolata. Assaggiamo un ottimo formaggio locale; diventerà il nostro alloggio quando decideremo di far tappa qui.

    Con Lorenzo ci avventuriamo in un villaggio vicino, Tiri, e ci arrampichiamo su per una collina per visitare un "gumpa", purtroppo chiuso e abbandonato, come quasi tutto il villaggio.

    Il mattino successivo partecipiamo da osservatori alle preghiere dei fedeli buddisti in riva al fiume che scorre accanto alla città. Un uomo fa addirittura il bagno.

    Lasciamo Kagbeni il mattino successivo, con l'auspicio di rivederla tra qualche anno, ancora più bella.
    Okumaya devam et

  • Gün 10

    Jomsom, dimenticabile

    29 Nisan 2023, Nepal ⋅ ☁️ 8 °C

    Jomsom costituisce il termine dell'Annapurna Trekking per molti, perché è un centro piuttosto grande, ha collegamenti via bus e un piccolo aeroporto. Anche noi terminiamo qui il nostro giro, e salutiamo definitivamente Raje all'ultimo checkpoint.

    Purtroppo Jomsom è anche una cittadina piuttosto squallida. Non c'è molto da dire sulla nostra permanenza qui. Ci siamo riorganizzati in una caffetteria, che poi ci ha preparato un pranzo leggero, e infine è diventato il nostro pernottamento, grazie all'ospitalità splendida delle padrone di casa. Abbiamo tentato di prelevare contante dai numerosi Atm,bighellonato per la città scortati da un cane giallo,osservato le aquile, comprato frutta, birre patatine col sacchetto gonfio.

    Il maltempo ha impedito una visita alla vicina Marpha, piccolo centro di coltivazione e trasformazione della mela, celebrata lungamente a sera grazie ad una bottiglia di brandy tratta dai suoi ottimi frutti.
    Okumaya devam et

  • Gün 11

    Long way to Pokhara

    30 Nisan 2023, Nepal ⋅ ☁️ 15 °C

    Partiamo in una mattina piovosa, dopo aver riposto i nostri zaini nel baule del bus. Il mezzo non è di primo pelo, e l'interno già brulica della solita umanità variegata, a cui si aggiungeranno un cane, poi un altro, poi un gallo vivo in un sacchetto, proprio di fianco a me. Ho dovuto salvarlo dallo schiacciamento varie volte.

    Il bus parte lentissimo e procede come una lumaca. Effettua una specie di servizio pubblico fermandosi anche ogni 500mt. Per un lungo periodo sembra di non essere mai veramente partiti. Un ragazzo, mezzo affacciato dalle porte perennemente aperte, ricopre una figura intermedia e mitologica tra: il manovratore, lo specchietto vivente, il controllore, il faccendiere. Tira su quello, lo fa scendere 4 km dopo; carica una merce e la consegna alla città successiva, urla, chiama, stiva, briga, organizza, accatasta, ritira, consegna. Mentre l'autista è un'entità invisibile dietro la paratia, lui è l'anima del bus.

    Nel corridoio si sovrappongono vari strati di merce: scatole, sacchetti, sacchi di iuta; la gente li scavalca per prendere posto, spesso salendoci con i piedi, o usandoli come seduta se i posti sono finiti. Scherziamo sul fatto che parte della nostra cena deriva da sacchi così.

    Passiamo ore rimbalzando sui sedili, lottando per ogni centimetro di spazio, da difendere. Io e Paolo siamo affiancati, Lorenzo ha alla sua destra una ragazza madre e sua figlia. È giovane e carina, ma odora di fumo di camino in modo insopportabile. Chiassosa e irrequieta, avrà da consegnare merci a molte persone lungo il percorso.

    Rimaniamo fermi un'ora e mezza a osservare un mezzo cingolato rimuovere il materiale, rocce e terra, di una slavina che ha interrotto entrambi i sensi di marcia. La coda in entrambe le direzioni è infinita.

    Giungiamo a Pokhara ore dopo, sfatti. Quando ritiriamo gli zaini dal portabagagli l'amara sorpresa: sono sporchi, quello di Lorenzo è il messo peggio, è bagnato anche all'interno, probabilmente di acqua di pozzanghera infiltratasi nei lamierati. Le nostre lamentele si scontrano contro un muro di gomma. Arrabbiati scendiamo verso il lago e la zona degli hotel.
    Okumaya devam et

  • Gün 11

    Pokhara, la Rimini del Gandaki Pradesh

    30 Nisan 2023, Nepal ⋅ 🌧 21 °C

    Pokhara è la seconda città più popolosa del Nepal, affacciata sul lago Phewa. La mia prima impressione è stata molto buona. Scendendo verso Lakeside (senza molta fantasia, il quartiere sul lago) il traffico è abbastanza gentile, e c'è persino qualche pista ciclabile. Entriamo nel quartiere, sfacciatamente turistico, allegro e pieno di vitalità.

    Soggiorniamo all'hotel Balcony, uno dei 1000 in città (ce n'è uno per ogni numero civico). Dopo i disagi del viaggio è stata una coccola: pulito, silenzioso, con una gestione scrupolosa e affettuosa.

    Il centro vitale del quartiere è Lakeside Road, dove i turisti fanno lo struscio, decidono con indolenza dove cenare o dove fare l'aperitivo. E noi ci uniamo al flusso, sposando appieno l'aria rilassata di questo posto sospeso nel tempo, un po' lago di Pusiano, un po' riviera romagnola.

    Ceniamo al Boomerang, consigliato dalla nostra guida per gli spettacoli culturali: balli e musiche nepalesi, in abiti tradizionali. Paghiamo troppo.

    Il giorno successivo abbiamo visitato un tempio e bighellonato un po'; la pioggia costante ha impedito una visita in barca alla world peace pagoda. Un ottimo pranzo in un locale suggerito da mia sorella e una passeggiata sul lago hanno completato la giornata. Ci sono molti hippie in città, sospettiamo siano un'intera comunità stabile.

    Abbiamo deciso di fare un trasferimento notturno per Kathmandu, a bordo di un lussuoso pullman con poltrone regolabili. Ma le cose non andranno come previsto.
    Okumaya devam et

  • Gün 12

    Tre uomini in pullman

    1 Mayıs 2023, Nepal ⋅ ☁️ 21 °C

    Ci aspetta un goloso e confortevole viaggio in pullman. Facciamo scorta di generi di conforto per la nottata e ci avviamo pieni di vita alla stazione degli autobus turistici.

    Una volta arrivati l'amara sorpresa: "there's a problem" ci dicono seri. Un grosso "landslide" ha impattato su un ponte, interrompendo il collegamento con Kathmandu. Ci mostrano le notizie su un sito internet. Tutti i bus sono fermi, e quelli già partiti sono bloccati in strada.
    C'è tensione nell'aria, c'è gente che rischia di perdere voli, suonano telefoni, capannelli si uniscono e si disperdono.
    Guardiamo tristi il bus con le comode poltrone, preparandoci ad una nottata di merda. Prendiamo la cosa con senso di avventura: "Siamo giovani (...), pieni di energie" - ci diciamo - "partiamo comunque e in qualche modo prenderemo un nuovo mezzo una volta superato a piedi il tratto interdetto". Il piano era semplice quanto idiota, perché a parte la vicinanza del tratto interessato da Kathmandu (circa 30km), non avevamo dati sulle altre variabili, come si vedrà.

    Perciò convinciamo il boss a organizzare una partenza e ci allestiscono un van da 10 posti; che condivideremo con un trio di israeliani intraprendenti quanto antipatici, guidato da un autista grosso modo fresco. Per ore e ore viaggiamo nella notte in direzione est su strade di merda, poco asfalto e tanto fango, deviazioni, buche come voragini. Adocchiamo dal finestrino un Nepal sveglio in piena notte, la filiera del trasporto su gomma attiva e pronta a sfornare Dal Bhat fumante per i viaggiatori notturni.

    Facciamo pausa in una specie di autogrill, dove pullman riversano viaggiatori assonnati, con le vesciche gonfie e l'appetito di mezzanotte. Mangio anche io spaghetti fritti, sono euforico.

    Tra un dosso e un microsonno giungiamo vicini all'origine dei problemi. Un primo posto di blocco ci permette di procedere oltre, dopo l'intermediazione efficace ma assai pretenziosa di una ragazza israeliana. Procediamo superando pullman e camion in numero infinito, tutti fermi in piena notte, in attesa dello svolgersi degli eventi. È una scena surreale. L'autista non vuole procedere oltre, ma viene convinto dopo una ventina di minuti di contrattazione con la solita tipa. Qualche km dopo il nuovo blocco sarà definitivo: il poliziotto non fa procedere, è irremovibile. Ci troviamo in un paesino minuscolo, all'una di notte, con davanti una strada bloccata senza alcuna previsione di risoluzione, e in aggiunta il nostro autista vorrebbe tornare indietro, lasciandoci in mezzo ad una strada.

    Una svolta: ci sarebbe un'altra strada: un lungo bypass di stradine di montagna che gira attorno al blocco a nord di Kathmandu. Un pullman, in attesa delle ultime adesioni, è pronto ad intraprenderlo. Ci accordiamo per 500 rupie per un posto a bordo. L'intera operazione ci puzza, i tizi ci sembrano inaffidabili, ma non abbiamo molta scelta, prendere o lasciare, e ci preannunciano che sarà una strada pessima.

    Prendiamo posto e ci avviamo per un nuovo viaggio della speranza, con un bus guidato da un pazzo, che amore del vero sapeva il fatto suo. Ho avuto paura per tutto il tempo, non riuscendo a chiudere occhio. Alla mia sinistra un ragazzo islamico con la barba lunga premeva le ginocchia contro le mie poiché schiacciato da quello davanti; alla mia destra una ragazzina nepalese, poco più che bambina, in viaggio con la sorella, mi dormirà sulla spalla per lungo tempo perché crollava dal sonno, poverina.

    Prendo la faccenda con passività e attendo che il viaggio termini e che il mio corpo venga deambulato a destinazione.

    All'alba il ragazzo alla mia sinistra accende la bussola dello smartphone per individuare La Mecca; impossibilitato a fare le abluzioni con l'acqua utilizzerà un po' di polvere raccolta dal finestrino: si strofina le mani, le braccia, il capo. Prega silenziosamente, ed è un momento che aggiunge ulteriore stranezza al tutto.

    Una pausa nelle campagne a nord della città, poi qualche altra decina di chilometri e giungiamo in città, oltremodo stanchi, immersi nel traffico e nella polvere della città. E così termina una delle nottate più strane della mia vita.

    Ci avviamo a piedi al quartiere Thamel per cercare un alloggio.
    Okumaya devam et

  • Gün 13

    Kathmandu, primo contatto

    2 Mayıs 2023, Nepal ⋅ ☁️ 18 °C

    Non so quanto scriverò riguardo alla nostra permanenza in città, che durerà fino al 5 maggio. Evitando di trasformare queste brevi note in una guida turistica (peraltro male informata), parlerò solo del nostro rapporto con questa strana città, sulle nostre sensazioni e sui maggiori avvenimenti.

    Una volta giunti a Thamel abbiamo utilizzato parte delle nostre energie per visitare numerosi alberghi, dalle bettole alle boutique hotel, prima di sceglierne uno con il rapporto qualità-prezzo adeguato, dato che dobbiamo passare 4 notti. Lorenzo lo cambierà il giorno successivo per disagi dati da insetti in bagno, rumore e altri problemi. La cosa mi darà inizialmente fastidio, perché spezza ulteriormente la coesione del gruppo (il mio chiodo fisso) ma poi ci passo sopra mettendomi nei suoi panni, anche grazie alle riflessioni portate da Chiara, cui confidavo le mie perplessità. Sul lato dei rapporti interpersonali non posso nascondere che ci siano stati alti e bassi, mediazioni, compromessi e qualche frizione, ma credo che sia normale. È curioso osservare come la città (almeno dal mio punto di vista) abbia reso i rapporti tra di noi differenti.

    La prima giornata è stata piuttosto insoddisfacente: impedendoci di dormire, io e Lorenzo abbiamo fatto un'esplorazione della città, restandone sconcertati. Caos, traffico, pioggia, smog, gente e mezzi dappertutto, sporcizia. Il tutto corroborato dalla stanchezza della notte precendente, che ha contribuito a creare un'immagine della città piuttosto sconfortante. Paolo invece, decidendo di riposare e uscire solo a sera, conserverà una verginità nei riguardi della città, priva dei nostri pregiudizi iniziali.

    Rispetto alla nostra permanenza nell'Annapurna, pura, silenziosa, sana e contemplativa dell'ordine e della bellezza della natura, la città al confronto mostra tutto il suo caos, il frastuono, ed è uno schiaffo in faccia.
    Okumaya devam et