Annapurna, Nepal

April - May 2023
Viaggio di tre amici lungo l'Annapurna Trail, con visita a Pokara e Kathmandu. Read more
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    Avocado Cafe, Kathmandu

    May 5, 2023 in Nepal ⋅ ☀️ 23 °C

    È l'ultimo giorno.
    Per un difetto congenito dell'autore, questa nota non viene scritta nel momento in cui viene vissuta la giornata, e neanche qualche ora dopo, bensì 10 giorni dopo - oggi è il giorno 15 maggio dell'anno domini 2023 - nonostante le lunghe ore di relax e le lunghissime ore passate in viaggio fino a casa. Ma si sa, se uno nasce tondo non muore quadrato.

    Passiamo la mattinata a fare quello che fanno le persone in partenza: fare i bagagli e conservarli in qualche luogo oscuro messo a disposizione dall'hotel/ostello di turno, di solito in mezzo alle scope.

    Poi le solite attività del pre-partenza, che si dividono immancabilmente in queste categorie:
    - comprare souvenir
    - comprare snack per il viaggio
    - bighellonare attendendo l'orario della partenza
    È sempre il solito schema; nonostante al momento dell'acquisto del volo di ritorno ci si senta sempre molto intelligenti a comprare una partenza il più tardi possibile così "c'è quasi un giorno in più" in realtà questa possibilità è solo virtuale. Tendenzialmente non si desidera imbarcarsi in grosse avventure e non ci si vuole allontanare per la paura di contrattempi. È un limite mentale, prima che logistico.

    Quindi potete immaginarci alle prese con gli ultimi souvenir: c'è ancora qualche bandierina tibetana da comprare, qualche nipote o amico di cui ci si era scordati, qualche ultimo sfizio personale. C'è da far fondo alla valuta senza contemporaneamente restare al verde: che ci vuoi fare, noi turisti siamo fatti così.

    E poi tutti e tre al solito posto, l'Avocado Café and Restaurant, proprio sotto l'alloggio di Lorenzo, luogo che ci ha quasi adottato tanto è il tempo (e il denaro) che vi abbiamo speso. Ma è così che funziona, si ritorna sempre dove si è stati bene; ad ogni modo alcuni vantaggi offerti dal locale sono indiscutibili:
    - succhi di frutta davvero esotici (tipo un pappone ananas-avocado che quasi non passava dalla cannuccia)
    - tettoia al coperto in caso di pioggia (ma ehi, è l'ultimo giorno e c'è il sole)
    - c'è l'avocado
    Cosa di non ultima importanza, il gestore scherza con noi e ci fa sentire i clienti più interessanti che ha avuto nell'ultimo anno.

    Attendiamo con un senso di pace interiore, mangiando i nostri toast all'avocado, ciucciando i nostri succhi di frutta speciali all'avocado e attendendo l'ora in cui il tassista verrà a prenderci.

    Mentre facciamo il bilancio del viaggio, le responsabilità cominciano a infiltrarsi nelle nostre conversazioni: ci attendono questo e quello... ma scacciamo via i pensieri riflettendo sul privilegio di avere questo tempo miracolosamente sospeso a disposizione, per dilungarci, in un paese straniero a semplicemente far nulla.

    L'ora è giunta: ci tuffiamo nell'ultima corsa densa di clacson, veicoli, volti, edifici scrostati e cavi telefonici attorcigliati ai pali, in una città che, beffardamente, ci appare bella come non ci è mai sembrata.

    Raggiungiamo l'aereoporto. Il viaggio lo passaiamo: Paolo dormendo per ricaricarsi in vista dei suoi impegni pomeridiani; io indugiando molto su alcuni horror; Lorenzo giocando a Monopoly contro il computer dell'aereo. A Doha siamo in coma, cerchiamo conforto su scomode sedie di cuoio. Lorenzo riesce a sdraiarsi in una posizione improbabile, io invece mi addormento sul pavimento. Mangiamo tutto quello che ci viene offerto, compresa una buffa frittata alle verdure per colazione.

    Arriviamo la mattina del 6 maggio a Malpensa. Ha piovuto abbondantemente, tutto è verde e rigoglioso.

    (Seguiranno delle puntate extra.)
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  • Day 15

    Bhaktapur e Pashupatinath

    May 4, 2023 in Nepal ⋅ 🌧 17 °C

    Visitiamo Bhaktapur in una giornata piovosa, dopo un'ora di taxi. La visita sarà gradevole ma umida. Senza alcuna fantasia anche qui il sito si trova in Piazza Durbar...
    Io e Paolo ci facciamo accompagnare da una guida, per tentare di comprendere qualcosa del luogo. Giriamo tra i diversi stupa e le architetture religiose, i palazzi con i suoi cortili interni, le fontane. Prendo contatto con questo immaginario di divinità tanto potenti, benevolenti e feroci al tempo stesso. Per l'immaginario cattolico, dove Gesù è la manifestazione del bene, della pace, e di tutti i valori positivi con i quali piace rappresentarci (fedeli o meno), è curioso che si possa adorare un dio che può avere manifestazioni duali, anche terribili e paurose. Non sono mai stato un buon cattolico ma non ricordo di aver mai temuto Dio (forse è anche per questo che non sono mai stato un buon cattolico...).

    Ad ogni modo adoro le liturgie buddiste, l'utilizzo dei fiori e dei pigmenti rossi che lasciano tratti visibili del passaggio dei fedeli, l'odore di incenso e la sua cenere ai piedi delle statue.

    Giriamo per Bhaktapur scoprendo un paese reale, vissuto, che ci restituisce quella impressione di quotidianità che turisti come noi ricercano disperatamente nei luoghi.

    Pashupatinath è il tempio induista più importante del Nepal, paragonato alla Mecca o al Vaticano. Vi si celebrano i funerali induisti, in cui i corpi avvolti in tele arancioni vengono bruciati su pire, e i resti gettati nel fiume Bagmati che scorre accanto. È un luogo molto misterioso.
    Vediamo una salma, poggiata a terra, ma non si intuiscono corpi tra le fiamme, crediamo che i fuochi siano ormai solo simbolici. Ci viene spiegato che la cremazione deve avvenire il giorno stesso della morte, pena l'impossibilità di essere reincarnato.
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  • Day 14

    Swayambhunath, piazza Durbar, Patai

    May 3, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 21 °C

    Il secondo giorno lo abbiamo dedicato ad alcune visite d'obbligo in città. Ci rechiamo a Swayambhunath, il famoso "tempio delle scimmie". Sarà una visita gradevole, nonostante la pioggia. Gli animaletti ti accompagnano lungo l'ascesa, cercando di raggranellare qualcosa di commestibile. Ho camminato con un sacchetto di ceci tostati in tasca, nascosti dal poncho, cercando di non far veder loro l'intero gruzzolo onde evitare spiacevoli attacchi degni di Paperissima. Le scimmiette avevano tutte indistintamente uno sguardo preoccupato.

    In cima c'è una piazza che ospita un enorme stupa bianco con gli occhi di Buddha, una coppia per ogni facciata, a osservare benevolente la città. Bandierine partono dalla cima; poi piccoli stupa in numero considerevole, statue e altri oggetti votivi. Turisti, negozietti di souvenir.

    Continuiamo per piazza Durbar nel quartiere Patai, uno dei luoghi più antichi di Kathmandu. È un sito Unesco in territorio urbano, che comprende edifici sia religiosi sia secolari. Paghiamo l'ingresso. Abbiamo bighellonato lungamente per il quartiere, entrando ed uscendo dagli edifici. Purtroppo la pioggia ha reso l'esperienza molto umida e disagevole, in una giornata di sole sarebbe stata un'esperienza fantastica.
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  • Day 13

    Kathmandu, primo contatto

    May 2, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 18 °C

    Non so quanto scriverò riguardo alla nostra permanenza in città, che durerà fino al 5 maggio. Evitando di trasformare queste brevi note in una guida turistica (peraltro male informata), parlerò solo del nostro rapporto con questa strana città, sulle nostre sensazioni e sui maggiori avvenimenti.

    Una volta giunti a Thamel abbiamo utilizzato parte delle nostre energie per visitare numerosi alberghi, dalle bettole alle boutique hotel, prima di sceglierne uno con il rapporto qualità-prezzo adeguato, dato che dobbiamo passare 4 notti. Lorenzo lo cambierà il giorno successivo per disagi dati da insetti in bagno, rumore e altri problemi. La cosa mi darà inizialmente fastidio, perché spezza ulteriormente la coesione del gruppo (il mio chiodo fisso) ma poi ci passo sopra mettendomi nei suoi panni, anche grazie alle riflessioni portate da Chiara, cui confidavo le mie perplessità. Sul lato dei rapporti interpersonali non posso nascondere che ci siano stati alti e bassi, mediazioni, compromessi e qualche frizione, ma credo che sia normale. È curioso osservare come la città (almeno dal mio punto di vista) abbia reso i rapporti tra di noi differenti.

    La prima giornata è stata piuttosto insoddisfacente: impedendoci di dormire, io e Lorenzo abbiamo fatto un'esplorazione della città, restandone sconcertati. Caos, traffico, pioggia, smog, gente e mezzi dappertutto, sporcizia. Il tutto corroborato dalla stanchezza della notte precendente, che ha contribuito a creare un'immagine della città piuttosto sconfortante. Paolo invece, decidendo di riposare e uscire solo a sera, conserverà una verginità nei riguardi della città, priva dei nostri pregiudizi iniziali.

    Rispetto alla nostra permanenza nell'Annapurna, pura, silenziosa, sana e contemplativa dell'ordine e della bellezza della natura, la città al confronto mostra tutto il suo caos, il frastuono, ed è uno schiaffo in faccia.
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  • Day 12

    Tre uomini in pullman

    May 1, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 21 °C

    Ci aspetta un goloso e confortevole viaggio in pullman. Facciamo scorta di generi di conforto per la nottata e ci avviamo pieni di vita alla stazione degli autobus turistici.

    Una volta arrivati l'amara sorpresa: "there's a problem" ci dicono seri. Un grosso "landslide" ha impattato su un ponte, interrompendo il collegamento con Kathmandu. Ci mostrano le notizie su un sito internet. Tutti i bus sono fermi, e quelli già partiti sono bloccati in strada.
    C'è tensione nell'aria, c'è gente che rischia di perdere voli, suonano telefoni, capannelli si uniscono e si disperdono.
    Guardiamo tristi il bus con le comode poltrone, preparandoci ad una nottata di merda. Prendiamo la cosa con senso di avventura: "Siamo giovani (...), pieni di energie" - ci diciamo - "partiamo comunque e in qualche modo prenderemo un nuovo mezzo una volta superato a piedi il tratto interdetto". Il piano era semplice quanto idiota, perché a parte la vicinanza del tratto interessato da Kathmandu (circa 30km), non avevamo dati sulle altre variabili, come si vedrà.

    Perciò convinciamo il boss a organizzare una partenza e ci allestiscono un van da 10 posti; che condivideremo con un trio di israeliani intraprendenti quanto antipatici, guidato da un autista grosso modo fresco. Per ore e ore viaggiamo nella notte in direzione est su strade di merda, poco asfalto e tanto fango, deviazioni, buche come voragini. Adocchiamo dal finestrino un Nepal sveglio in piena notte, la filiera del trasporto su gomma attiva e pronta a sfornare Dal Bhat fumante per i viaggiatori notturni.

    Facciamo pausa in una specie di autogrill, dove pullman riversano viaggiatori assonnati, con le vesciche gonfie e l'appetito di mezzanotte. Mangio anche io spaghetti fritti, sono euforico.

    Tra un dosso e un microsonno giungiamo vicini all'origine dei problemi. Un primo posto di blocco ci permette di procedere oltre, dopo l'intermediazione efficace ma assai pretenziosa di una ragazza israeliana. Procediamo superando pullman e camion in numero infinito, tutti fermi in piena notte, in attesa dello svolgersi degli eventi. È una scena surreale. L'autista non vuole procedere oltre, ma viene convinto dopo una ventina di minuti di contrattazione con la solita tipa. Qualche km dopo il nuovo blocco sarà definitivo: il poliziotto non fa procedere, è irremovibile. Ci troviamo in un paesino minuscolo, all'una di notte, con davanti una strada bloccata senza alcuna previsione di risoluzione, e in aggiunta il nostro autista vorrebbe tornare indietro, lasciandoci in mezzo ad una strada.

    Una svolta: ci sarebbe un'altra strada: un lungo bypass di stradine di montagna che gira attorno al blocco a nord di Kathmandu. Un pullman, in attesa delle ultime adesioni, è pronto ad intraprenderlo. Ci accordiamo per 500 rupie per un posto a bordo. L'intera operazione ci puzza, i tizi ci sembrano inaffidabili, ma non abbiamo molta scelta, prendere o lasciare, e ci preannunciano che sarà una strada pessima.

    Prendiamo posto e ci avviamo per un nuovo viaggio della speranza, con un bus guidato da un pazzo, che amore del vero sapeva il fatto suo. Ho avuto paura per tutto il tempo, non riuscendo a chiudere occhio. Alla mia sinistra un ragazzo islamico con la barba lunga premeva le ginocchia contro le mie poiché schiacciato da quello davanti; alla mia destra una ragazzina nepalese, poco più che bambina, in viaggio con la sorella, mi dormirà sulla spalla per lungo tempo perché crollava dal sonno, poverina.

    Prendo la faccenda con passività e attendo che il viaggio termini e che il mio corpo venga deambulato a destinazione.

    All'alba il ragazzo alla mia sinistra accende la bussola dello smartphone per individuare La Mecca; impossibilitato a fare le abluzioni con l'acqua utilizzerà un po' di polvere raccolta dal finestrino: si strofina le mani, le braccia, il capo. Prega silenziosamente, ed è un momento che aggiunge ulteriore stranezza al tutto.

    Una pausa nelle campagne a nord della città, poi qualche altra decina di chilometri e giungiamo in città, oltremodo stanchi, immersi nel traffico e nella polvere della città. E così termina una delle nottate più strane della mia vita.

    Ci avviamo a piedi al quartiere Thamel per cercare un alloggio.
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  • Day 11

    Pokhara, la Rimini del Gandaki Pradesh

    April 30, 2023 in Nepal ⋅ 🌧 21 °C

    Pokhara è la seconda città più popolosa del Nepal, affacciata sul lago Phewa. La mia prima impressione è stata molto buona. Scendendo verso Lakeside (senza molta fantasia, il quartiere sul lago) il traffico è abbastanza gentile, e c'è persino qualche pista ciclabile. Entriamo nel quartiere, sfacciatamente turistico, allegro e pieno di vitalità.

    Soggiorniamo all'hotel Balcony, uno dei 1000 in città (ce n'è uno per ogni numero civico). Dopo i disagi del viaggio è stata una coccola: pulito, silenzioso, con una gestione scrupolosa e affettuosa.

    Il centro vitale del quartiere è Lakeside Road, dove i turisti fanno lo struscio, decidono con indolenza dove cenare o dove fare l'aperitivo. E noi ci uniamo al flusso, sposando appieno l'aria rilassata di questo posto sospeso nel tempo, un po' lago di Pusiano, un po' riviera romagnola.

    Ceniamo al Boomerang, consigliato dalla nostra guida per gli spettacoli culturali: balli e musiche nepalesi, in abiti tradizionali. Paghiamo troppo.

    Il giorno successivo abbiamo visitato un tempio e bighellonato un po'; la pioggia costante ha impedito una visita in barca alla world peace pagoda. Un ottimo pranzo in un locale suggerito da mia sorella e una passeggiata sul lago hanno completato la giornata. Ci sono molti hippie in città, sospettiamo siano un'intera comunità stabile.

    Abbiamo deciso di fare un trasferimento notturno per Kathmandu, a bordo di un lussuoso pullman con poltrone regolabili. Ma le cose non andranno come previsto.
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  • Day 11

    Long way to Pokhara

    April 30, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 15 °C

    Partiamo in una mattina piovosa, dopo aver riposto i nostri zaini nel baule del bus. Il mezzo non è di primo pelo, e l'interno già brulica della solita umanità variegata, a cui si aggiungeranno un cane, poi un altro, poi un gallo vivo in un sacchetto, proprio di fianco a me. Ho dovuto salvarlo dallo schiacciamento varie volte.

    Il bus parte lentissimo e procede come una lumaca. Effettua una specie di servizio pubblico fermandosi anche ogni 500mt. Per un lungo periodo sembra di non essere mai veramente partiti. Un ragazzo, mezzo affacciato dalle porte perennemente aperte, ricopre una figura intermedia e mitologica tra: il manovratore, lo specchietto vivente, il controllore, il faccendiere. Tira su quello, lo fa scendere 4 km dopo; carica una merce e la consegna alla città successiva, urla, chiama, stiva, briga, organizza, accatasta, ritira, consegna. Mentre l'autista è un'entità invisibile dietro la paratia, lui è l'anima del bus.

    Nel corridoio si sovrappongono vari strati di merce: scatole, sacchetti, sacchi di iuta; la gente li scavalca per prendere posto, spesso salendoci con i piedi, o usandoli come seduta se i posti sono finiti. Scherziamo sul fatto che parte della nostra cena deriva da sacchi così.

    Passiamo ore rimbalzando sui sedili, lottando per ogni centimetro di spazio, da difendere. Io e Paolo siamo affiancati, Lorenzo ha alla sua destra una ragazza madre e sua figlia. È giovane e carina, ma odora di fumo di camino in modo insopportabile. Chiassosa e irrequieta, avrà da consegnare merci a molte persone lungo il percorso.

    Rimaniamo fermi un'ora e mezza a osservare un mezzo cingolato rimuovere il materiale, rocce e terra, di una slavina che ha interrotto entrambi i sensi di marcia. La coda in entrambe le direzioni è infinita.

    Giungiamo a Pokhara ore dopo, sfatti. Quando ritiriamo gli zaini dal portabagagli l'amara sorpresa: sono sporchi, quello di Lorenzo è il messo peggio, è bagnato anche all'interno, probabilmente di acqua di pozzanghera infiltratasi nei lamierati. Le nostre lamentele si scontrano contro un muro di gomma. Arrabbiati scendiamo verso il lago e la zona degli hotel.
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  • Day 10

    Jomsom, dimenticabile

    April 29, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 8 °C

    Jomsom costituisce il termine dell'Annapurna Trekking per molti, perché è un centro piuttosto grande, ha collegamenti via bus e un piccolo aeroporto. Anche noi terminiamo qui il nostro giro, e salutiamo definitivamente Raje all'ultimo checkpoint.

    Purtroppo Jomsom è anche una cittadina piuttosto squallida. Non c'è molto da dire sulla nostra permanenza qui. Ci siamo riorganizzati in una caffetteria, che poi ci ha preparato un pranzo leggero, e infine è diventato il nostro pernottamento, grazie all'ospitalità splendida delle padrone di casa. Abbiamo tentato di prelevare contante dai numerosi Atm,bighellonato per la città scortati da un cane giallo,osservato le aquile, comprato frutta, birre patatine col sacchetto gonfio.

    Il maltempo ha impedito una visita alla vicina Marpha, piccolo centro di coltivazione e trasformazione della mela, celebrata lungamente a sera grazie ad una bottiglia di brandy tratta dai suoi ottimi frutti.
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  • Day 9

    Kagbeni, la bella

    April 28, 2023 in Nepal ⋅ ⛅ 9 °C

    Una passeggiata defaticante di 22 km ci porterà a Jomsom, il termine del trekking.

    Il territorio è meraviglioso, ocra e arido, sembra l'Arizona. In strada solo rari bus o jeep. Il resto è silenzio e sole, fortissimo, ne avverto i dardi sulla pelle delle mani. Poi comincia a tirare il vento, fortissimo, tanto da appiccicarti i calzoni alle gambe.

    La nostra destinazione cambia per merito di Lorenzo, che si accorge di una "scorciatoia" della guida che ci avrebbe fatto saltare una meta intermedia: Kagbeni, circondata da campi coltivati molto ordinati e annunciata dal suo nome in cima alla collina sovrastante. Arrabbiati correggiamo la rotta ed entriamo in questa meravigliosa, perfetta cittadina nepalese.

    In realtà non è perfetta, perché sono in corso lavori in molte vie del centro, ma il potenziale e il fascino si avvertono tutti.
    Passiamo sotto un curioso stupa a tunnel, riccamente affrescato. Visitiamo una scuola di monaci bambini, in quel momento in pausa pranzo in cortile, e dal cui tetto vengono suonate trombe che si sentono in tutto il paese, come per le nostre campane. Ci perdiamo per viottoli medievali, al cui ingresso ci sorprende la statua di un uomo, spada al cielo e pene eretto.

    Ci fermiamo ad una bakery del centro, in posizione privilegiata, assolata. Assaggiamo un ottimo formaggio locale; diventerà il nostro alloggio quando decideremo di far tappa qui.

    Con Lorenzo ci avventuriamo in un villaggio vicino, Tiri, e ci arrampichiamo su per una collina per visitare un "gumpa", purtroppo chiuso e abbandonato, come quasi tutto il villaggio.

    Il mattino successivo partecipiamo da osservatori alle preghiere dei fedeli buddisti in riva al fiume che scorre accanto alla città. Un uomo fa addirittura il bagno.

    Lasciamo Kagbeni il mattino successivo, con l'auspicio di rivederla tra qualche anno, ancora più bella.
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  • Day 8

    Discesona fino a Muktinath

    April 27, 2023 in Nepal ⋅ ☁️ 2 °C

    Pensavi che fosse finita qui? Dopo 1000mt di ascesa, comincia la lunghissima discesa fino a Muktinath. Lasciamo il passo verso le 9:30, e arriveremo circa 5 ore dopo. Si tratta di 1600mt, lunghissima. Non finiva mai. Oltretutto il paesaggio è diventato assai monotono.

    Indossiamo i ramponcini e li teniamo per un paio d'ore, per lasciare il passo alla ghiaia e al fango.

    Spesso si sottovaluta la discesa considerandola meno faticosa, ma insistere su ginocchia e schiena per così tanto, soprattutto con lo zaino addosso è deleterio. Solo che lo senti il giorno (o i giorni) dopo.

    Attraversiamo montagne che sembrano fatte di brecciolino, i castelli di sabbia di un dio bambino.
    Siamo nel distretto del Mustang.

    Raggiungiamo faticosamente (camminiamo da 9 ore)2 Muktinath, con la consapevolezza che la parte più selvaggia del trekking sia terminato. Ci dispiace, è durato due giorni in meno del previsto.

    Si tratta di un villaggio molto povero ma molto importante per le religioni buddista e induista, meta di pellegrinaggi e sede di numerosi edifici religiosi. Per il resto pochi negozi, una scuola sgangherata, una larga strada di terra. Raggiungiamo un hotel sfigatissimo scelto dalla guida, che farà arrabbiare tutti, per motivi di "cresta".

    Facciamo una strana cena a base di bruschetta, similpizza e birra locale nel simpatico Bob Marley Restaurant, che ci avrebbe dato le camere gratis solo per il fatto di aver mangiato lì. A saperlo prima!
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