Primo viaggio al nord …. in sostituzione della Scandinavia … non si è rivelato un ripiego ma una piacevole scoperta Read more
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  • Day 3

    Ripartiti! Calais & Dover

    June 16 in England ⋅ 🌬 16 °C

    Ben ritrovati a tutti dall’equipaggio di Woostook: Antonio, Patrizia, Snoopy e Susy!
    Finalmente ripartiti con una nuova meta, desiderosi di ricominciare al più presto le nostre vacanze, ci siamo sciroppati quasi 1500 km in due giorni per arrivare a Calais, da dove abbiamo traghettato per Dover.
    Una sola sosta durante il percorso, nella quale il nostro cucciolone ha avuto modo di rincontrare i “cani francesi super addestrati” con relativi padroni, da noi soprannominati “puzza sotto il naso”, per gli sguardi scandalizzati che avevano nei nostri confronti, notando l’esuberanza di Snoopy. Inconcepibile per loro che noi lo facessimo giocare con la palla e che lui non fosse proprio prontissimo nell’obbedire ai richiami…che dire? I loro animali avevano proprio un’aria triste mentre il nostro (come sempre) sprizzava felicita’ da tutti i pori!
    Durante la seconda notte, a Calais, diluvio universale! Di prima mattina sentiamo un fagiano cantare…forse per questo Snoopy ci sveglia già alle 6.30…con nostro disappunto ma (scopriremo poi) per fortuna: nel controllare orario partenza traghetto Antonio si accorge che abbiamo il posto su quello delle 9 mentre lui la sera prima pensava di avere prenotato per le 11! Dovendo essere all’imbarco due ore prima, concludiamo velocemente la colazione e ci rimettiamo in marcia. Non abbiamo quindi il tempo per una visita al centro di Calais, che ci ripromettiamo di vedere eventualmente al ritorno.
    Imbarco ben organizzato e traversata tranquilla nonostante vento ed onde. Ridiamo su una nota letta fra i diari di viaggio di altri turisti come noi: uno che utilizza sempre il tunnel sotto la Manica perché terrorizzato dal traghetto…noi saremmo dell’opinione opposta riguardo la pericolosità dei due percorsi! Anche se determinante nella scelta per noi e’ stato il costo del biglietto (traghetto meno della meta’ del tunnel!)
    Arriviamo a Dover verso le 10 (durata della traversata un’ora e mezza ma cambio di fuso orario).
    Raggiungiamo il parcheggio dove troviamo macchinetta per pagare fuori uso e siamo quindi nostro malgrado “costretti a fare i portoghesi” sostando gratuitamente.
    Nuove esperienze di guida a sinistra per Antonio, ma con un mezzo più ingombrante dell’auto usata anni fa: diciamo che se la cava egregiamente con la sottoscritta che completa il navigatore.
    Gli inglesi ci sembrano anche molto comprensivi e gentili nel lasciarci il passo.
    Ci dirigiamo verso il castello e, dopo una breve camminata, scopriamo che non e’ possibile nemmeno avvicinarlo senza pagare il biglietto per la visita, che ammonta ben a 35 £ a testa!!! Desistiamo ritenendo di non voler investire già nel primo giorno di vacanza 100€ per vedere uno dei tanti castelli del XII secolo (con tutto il rispetto che merita questo…).
    Ci dirigiamo quindi verso il centro città che ci sembra alquanto fatiscente: sensazione di abbandono e di crisi economica…dopo qualche foto preferiamo dirigerci verso la costa, alla ricerca di un pub dove poter mangiare qualcosa. Percorriamo una strada che si restringe sempre di più facendoci temere di non trovare una piazzola dove girare il mezzo per il ritorno… ma fortunatamente non sara’ cosi’: giungiamo in un ampio parcheggio dove troviamo il Coastguard Pub. Fish and chips e birra ci fanno sentire proprio in Inghilterra ed apprezziamo la bellissima vista sul mare e sulle bianche scogliere, visto che e’ anche rispuntato il sole!
    Potremmo sostare qui per la notte, visto che questo Pub fa parte di una catena che offre parcheggio gratuito ai clienti del ristorante, ma preferiamo guadagnare qualche chilometro raggiungendo Canterbury che prevediamo di visitare domani.
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  • Day 4

    Canterbury

    June 17 in England ⋅ ⛅ 20 °C

    Notte trascorsa serenamente nell’area sosta di Canterbury, che a poco prezzo ci ha offerto la possibilità di carico e scarico acqua e servizi, oltre che la navetta gratuita per raggiungere il centro. Ieri sera, durante la passeggiata, Snoopy ha avuto incontri ravvicinati con un coniglio! Il che ci ha poi garantito stamani la sveglia all’alba!
    Alle 5.30 il peloso era già sulla porta pronto ad uscire a “caccia”…
    Di conseguenza abbiamo visitato la città di prima mattina, passeggiando fra le vie del centro, dove abbiamo fatto la seconda colazione in attesa che la Cattedrale aprisse. Sorseggiando un caffè e degustando un croissant, ci siamo accorti di essere seduti accanto alla statua di Geoffrey Chaucer, autore delle famosissime “Canterbury Tales” (classico della letteratura inglese del 1300, composto da una serie di racconti strutturati come Il Decamerone di Boccaccio). Poco oltre i bellissimi Wastgate Garden, ora verdissimi e fioriti, dove Snoopy ha apprezzato particolarmente i cigni e i germani reali…noi anche un albero secolare e le graziose costruzioni. Usciti dai giardini, ci siamo ritrovati di fronte al Royal Museum and Free Library, edificio dalla facciata in stile Tudor. Numerose anche qui, come in Francia, le case a graticcio; particolari quelle che si affacciano sui canali dello Stour, come le Hold Weaver Houses, costruite nel 1500 per ospitare i tessitori ugonotti in fuga dalla Francia e oggi trasformate in esercizi commerciali.
    Giunte le 9, abbiamo visitato la Cattedrale. Maestosa e tristemente famosa per l’assassinio di Thomas Becket avvenuto nel 1170.
    Thomas Becket fu eletto arcivescovo di Canterbury da Re Enrico II, con il quale aveva un ottimo rapporto, avendolo servito per molti anni.
    A seguito della sua nomina però, Thomas Becket iniziò a fare gli interessi del clero invece di quelli del Re, rifiutandosi di firmare le costituzioni di Claredon, che volevano la chiesa britannica sottomessa ai voleri del Re. Il Re per ripicca fece incoronare il figlio dall’arcivescovo di York, quando l’incoronazione sarebbe stata prerogativa del primate di Canterbury.
    In tutta risposta, Becket scomunicò l’arcivescovo di York, facendo infuriare il Re che, pare, avrebbe esclamato “Ma nessuno è capace di liberarmi da questi preti turbolenti?”.
    Quattro cavalieri interpretarono questa frase in maniera letterale e si recarono a Canterbury il 29 dicembre 1170.
    Mentre Thomas stava recitando i vespri della sera, i quattro lo aggredirono e lo assassinarono brutalmente.
    A nulla valsero gli sforzi degli altri monaci per sottrarlo alla furia omicida.
    Il clamore che suscitò l’assassinio nella Cattedrale fu tale, che Papa Alessandro III canonizzò Becket pochi anni dopo, scomunicando però immediatamente il Re e gli arcivescovi che avevano partecipato alla ribellione contro il primate di Canterbury.
    Enrico II fu costretto a chiedere pubblicamente scusa per l’assassinio, ma da quel momento, dall’Italia fino alla Svezia, iniziò il culto di San Tommaso da Canterbury.

    CURIOSITÀ SU CANTERBURY
    1) A Canterbury ha sede il collegio più antico al mondo, il King’s School. È una scuola per bambini che vanno dai 13 ai 18 anni e la sua fondazione risale addirittura al 597 d.C. quando Sant’Agostino arrivò per evangelizzare l’Inghilterra. La retta di ammissione è di circa 13.000 sterline l’anno.
    2) La Via Francigena, che attraversa tutta l’Europa e porta fino a Roma, inizia proprio qui, a Canterbury.
    3) Dalla città di Canterbury prende il nome un tipo di galoppo, che chi fa equitazione conosce molto bene, chiamato “canter”. È un passo – abbastanza lento e ritmato che i cavalli riuscivano a tenere per tutto il tragitto, pianeggiante, che portava il cavaliere da Londra a Canterbury.
    4) Sotto il pavimento della chiesa di St. Dunstan fu sepolta la testa di Thomas More, lo scrittore e umanista cattolico che Enrico VIII fece decapitare. Una volta Cancelliere del Re, si rifiutò di prestare giuramento in cui ripudiava l’autorità papale e riconosceva Enrico VIII come capo della Chiesa Anglicana. Per questo fu imprigionato nella Torre di Londra e qui decapitato.
    La testa venne mostrata sul London Bridge per un mese di fila e poi consegnata alla figlia Margareth, dopo il pagamento di un riscatto. Il corpo fu invece sepolto nella Chiesa di San Pietro ad Vincula, proprio accanto alla Torre di Londra.

    Conclusa la visita alla città, siamo ripartiti subito sperando di trovare meno traffico… Abbiamo invece percorso coraggiosamente l’M 25 (circonvallazione che circonda Londra un po’ come il raccordo anulare di Roma) mentre era come sempre congestionata, tra un cantiere e l’altro, da auto e camion che, a velocità sicuramente superiore ai limiti imposti, ci sorpassavano impunemente da destra e da sinistra stressando non poco il nostro autista…
    Con non poche difficoltà, compresa quella delle indicazioni contrastanti dei due navigatori che utilizziamo, abbiamo finalmente raggiunto una vera e propria oasi di pace: un’area sosta nei pressi di Bredford, all’interno di una fattoria, quindi immersa nella natura, che ci ha garantito un pomeriggio di riposo e relax sotto il sole (particolare non sempre scontato da queste parti!)
    Snoopy ha trovato amici pelosi con i quali correre in libertà e anche Susy ha potuto godersi una passeggiata nell’erba.
    Domani si vorrebbe ripartire con meta Alnwich (il suo castello è Hogwarts, la scuola di Harry Potter!).
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  • Day 5

    Alnwich : Hogwarts & Harry Potter

    June 18 in England ⋅ ⛅ 14 °C

    Questa mattina sveglia alle 6: Snoopy guaiva insistentemente…ed aveva le sue buone ragioni, visto che eravamo circondati da conigli selvatici! Saltellavano tranquillamente sul prato verde, scavando buche per costruirsi le tane… Appena sceso dal camper, Snoopy ha sfoggiato una ferma da manuale! Difficile perfino fargli fare pipì… Ci siamo rassegnati ed abbiamo fatto colazione.
    Poi ci siamo rimessi in marcia, questa volta verso Alnwich.
    Il nostro programma prevedeva la visita al Castello ed una sosta alla Barter Books.
    Dopo qualche ora di traffico intenso, siamo giunti alla cittadina, trovando il parcheggio prossimo al centro completamente pieno. Abbiamo optato pertanto per un’altra area sosta, presso i campi da rugby, dove abbiamo trovato le istruzioni per lasciare la nostra quota sosta in una “honesty box” ( una cassetta delle lettere dove autonomamente si inseriscono i soldi richiesti per usufruire del servizio). Dopo un pranzo veloce, con una mezzoretta di passeggiata, abbiamo raggiunto il Castello.
    Originariamente costruito come difesa normanna nell'XI secolo, l'imponente castello di Alnwick è stato ampliato frammentariamente nel corso degli anni e comprende elementi medievali, gotici e neoclassici. Il castello, a circa 85 miglia (137 chilometri) da Edimburgo, ha attirato l'attenzione degli esploratori di location, che lo hanno scelto per servire come Hogwarts nei film di Harry Potter e Brancaster Castle a Downton Abbey .
    Entrare nel castello è come sentirsi parte della Saga di Harry Potter e si ha la sensazione che Hogwarts esista davvero…
    Dove finisce la fantasia inizia però la realtà perché questo castello è realmente abitato e ci risiede una famiglia “babbana”; certo non una qualsiasi, per abitare in un castello bisogna garantire almeno un briciolo di nobiltà, si tratta infatti della famiglia Percy, quella del duca e della duchessa di Northumberland.
    Ad Alnwick vale sicuramente la pena di visitare anche la Barter Books, una delle più grandi librerie di libri usati d’Europa. A rendere questa libreria una meta interessante sono diversi aspetti. Innanzi tutto la location. La libreria si trova infatti all’interno di una vecchia stazione ferroviaria di epoca vittoriana. Il fascino è unico. Volendo si può sorseggiare un caffè o pranzare all’interno del ristorante della stazione. Si rimane affascinati dai trenini elettrici che passano continuamente in alto tra gli scaffali. Un modo per ricordare la funzione originaria della libreria, un omaggio alle sue origini.
    La Barter Books è conosciuta anche come il luogo in cui si è riscoperto il manifesto “Keep Calm and Carry On”. Sono stati infatti Stuart e Mary Manley, i fondatori della libreria, a ritrovare per caso questo manifesto in una vecchia scatola. Lo slogan lo conosciamo tutti: grafica bianca su sfondo colorato con la scritta in maiuscolo e una corona stilizzata. Scritta che ha spopolato qualche anno fa grazie ai social e alle diverse parodie.
    Il manifesto risale al 1939, quando il governo britannico pensò che fosse necessario fare una propaganda per tenere alto il morale dei cittadini, visto che la seconda guerra era appena iniziata e si sapeva che i bombardamenti su Londra e sull’Inghilterra non sarebbero tardati ad arrivare. Tra i manifesti stampati, ci fu anche questo. Keep Calm and Carry On voleva essere un invito a non lasciarsi abbattere dal momento particolarmente difficile. Con la corona a simboleggiare che il messaggio arrivava direttamente dalla casa reale, da Giorgio VI, padre della Regina Elisabetta. Finita la guerra, il manifesto fu dimenticato.
    Mary nel 2000, dopo averne ritrovato una copia, decise di incorniciarla e appenderla in libreria. Da quel momento molti clienti chiesero se il manifesto fosse in vendita. Essendo passati 50 anni ed essendo scaduto il diritto d’autore, i proprietari della libreria decisero di riprodurre la scritta.
    Una passeggiata nel piccolo centro della cittadina ci ha offerto l’occasione di gustare un caffè ed una fetta di torta ai tavolini dell’Origam Cafè. Conclusa la merenda, siamo rientrati in camper dove abbiamo goduto di una splendida doccia ristoratrice presso i bagni della Club House.
    Giornata positiva, considerando che anche oggi il meteo ci ha graziato: tempo piovigginoso durante il percorso in auto, nuvoloso successivamente, fino alla comparsa di un pallido sole. Domani vorremmo varcare il confine per raggiungere la Scozia.
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  • Day 6

    Jedburgh - Melrose - Rosslyn

    June 19 in Scotland ⋅ ☁️ 18 °C

    Dall’Inghilterra alla Scozia: una giornata fra Abbazie e leggende…

    Anche oggi sveglia all’alba…questa volta per insistenti miagolii di Susy che svegliano anche Snoopy…
    Partiamo verso le 7.30 e ci dirigiamo verso il confine scozzese che raggiungiamo intorno alle 9.
    Scattate le foto di rito a cartelli e menhir che segnalano il passaggio, ci dirigiamo alla prima delle tre mete di oggi: Jedburg. Il nostro programma prevede infatti di visitare in mattinata le rovine di due Abbazie, nel pomeriggio la Cappella del Codice da Vinci.

    Come le altre abbazie che si trovano negli Scottish Borders (ricordiamo quella di Melrose, che abbiamo visto subito dopo) anche quella di Jedburgh – che si pronuncia “Gedbra”- fu costruita durante il regno del devoto David I, attorno al 1138, sul luogo in cui sorgeva un precedente santuario. Costruendo l’imponente cattedrale a soli 20km dal confine con l’Inghilterra David intendeva dimostrare ai rivali inglesi la grandiosità di cui erano capaci gli scozzesi: purtroppo, come sappiamo, la storia tra la Scozia e l’Inghilterra non fu sempre rose e fiori, anzi. Molte volte nel corso del secoli Jedburgh e le altre abbazie vennero assaltate, distrutte, date alle fiamme. L’abbazia venne definitivamente abbandonata solo nel 1875 quando fu costruita una nuova chiesa dall’altra parte del fiume.
    I resti che si vedono oggi, accanto al fiume Jed Water, fanno immediatamente capire quanto deve essere stato enorme e grandioso il complesso dell’abbazia di Jedburgh: oltre alla cattedrale si notano infatti le fondamenta degli altri edifici quali alloggi, cucine, sale da pranzo che componevano il centro religioso.
    Purtroppo abbiamo potuto visitare il complesso soltanto dall’esterno, in quanto l’edificio è pericolante e sta per essere ristrutturato.
    Oltrepassato il ponte di ferro si ammira la chiesa in tutto il suo splendore.
    Due passi nel centro di Jedburg, non particolarmente degno di nota, e di nuovo in camper per raggiungere la tappa successiva: Melrose, dove abbiamo visitato le rovine di un’altra Abbazia, anche questa visibile solo dall’esterno perché in ristrutturazione.
    Di qualche anno più antica della precedente (1136), edificata anche questa per volere di Re David I di Scozia, Re molto devoto e credente, che invitò un gruppo di monaci ad istituire la prima Abbazia Cistercense di Scozia. La vecchia Mailors Abbey, costruita nel 650 e distrutta nell’839 venne così rimpiazzata, alcuni chilometri più ad ovest, dalla nuova Melrose Abbey. Con il tempo l’abbazia diventò una delle più ricche e potenti di Scozia, caratteristiche ben lontane dai valori di umiltà e di povertà che caratterizzavano l’ordine dei Cistercensi. Tale ricchezza derivava in parte dalle offerte dei fedeli più benestanti (che con il denaro si assicuravano un “trattamento d’onore” nell’aldilà) ma in particolar modo dal commercio della lana: nel XIV secolo i monaci di Melrose possedevano ben 15.000 pecore!
    Come successe nelle altre abbazie, anche Melrose dovette nel corso dei secoli affrontare e subire numerosi attacchi da parte degli inglesi data la vicinanza al confine. In particolare nel 1296 con Edward I e nel 1322 con Edward II quando l’abbazia fu saccheggiata e quasi rasa al suolo: in quell’occasione fu grazie al generoso contributo di Robert the Bruce che Melrose venne ricostruita. E proprio quel famoso Re Robert I è indissolubilmente legato all’abbazia: il suo cuore, imbalsamato e chiuso in uno scrigno di piombo fu tumulato a Melrose nel 1329 mentre il resto del corpo si trova a Dunfermline: il luogo di sepoltura è oggi segnalato da una scultura all’esterno dell’Abbazia.
    Dopo i pesanti danneggiamenti del 1540 non si intrapresero grandi sforzi per ricostruire l’abbazia che venne abbandonata dai monaci nel 1560 in seguito alla Riforma Protestante:  l’ultimo monaco di Melrose morì nel 1590. Quello che si vede oggi è molto meno rispetto a come era strutturata l’abbazia al tempo in cui ci vivevano i monaci.

    La nostra tappa successiva ci ha portato allla Rosslyn Chapel, nota per la simbologia legata al Codice da Vinci che ha dato spunto al film con Tom Hanks (Codice da Vinci del 2006) con adattamento dell’omonimo e popolare romanzo di Dan Brown.
    La Cappella fu fondata nel 1446 da William Sinclair, conte di Caithness, il quale sperava, con questa costruzione, di guadagnarsi un posto in paradiso. Con l’avvento della Riforma Protestante, la Rosslyn Chapel venne gradualmente abbandonata  e, a poco a poco, questo luogo sacro iniziò a cadere nell’oblio.
Fu solo verso la metà del XIX secolo che la Rosslyn Chapel tornò a riacquistare importanza, dopo una visita nel 1842 della regina Vittoria, che non voleva che un posto tanto bello cadesse in rovina per sempre.
    Oggi la Cappella di Rosslyn, che appartiene ancora alla famiglia Sinclair, è una delle attrazioni turistiche più visitate di Edimburgo e dintorni. Spesso al suo interno si tengono eventi e si celebrano ancora  battesimi e matrimoni.
    Durante la nostra visita siamo rimasti colpiti dai numerosi particolari che vanno ricercati con spirito di osservazione nei bassorilievi che decorano l’interno. Vi vogliamo raccontare una leggenda legata alle due colonne: quella dello scalpellino e quella dell’apprendista.
    
Si trovano una di fronte all’altra ma, osservandole bene da vicino, si nota immediatamente che una delle due presenta meno decorazioni. 
La più semplice è la “colonna dello scalpellino“, mentre l’altro pilastro, molto più ornato e bello, è detto “colonna dell’apprendista“.
    La leggenda narra che il maestro scalpellino lavorò alla costruzione della colonna più semplice, ma non ne era mai del tutto soddisfatto. Per questo avrebbe deciso di partire e recarsi in terre lontane in cerca di ispirazione. Durante la sua assenza, il suo apprendista avrebbe fatto un sogno in cui gli apparve l’immagine di una colonna particolarmente bella e decorata. Pensava fosse un segno e che il suo maestro ne sarebbe stato felice.
Cominciò, quindi, a scolpire la seconda colonna ottenendo un risultato finale eccezionale. 
Fin troppo eccezionale!!! Perché quando il maestro scalpellino fece ritorno e vide la colonna ultimata, l’invidia lo pervase e, preso dalla rabbia, afferrò un martello e uccise l’apprendista che lo aveva indubbiamente superato in bravura.
    La leggenda peraltro non finirebbe qui. Si racconta, infatti, che per punizione i volti dell’apprendista e dello scalpellino sarebbero stati  scolpiti nell’angolo del Pilastro opposto, in modo tale che lo sguardo del maestro cadesse, per l’eternità, sul lavoro del proprio allievo.
    Un’altra leggenda è legata a questa Cappella, in particolar modo alla sua cripta che si dice celi la camera nascosta dei Templari. Nessuno sa esattamente dove sia e cosa ci sia dietro. Sigillata per centinaia di anni, è del tutto inaccessibile, circostanza che ha indubbiamente contribuito a farla avvolgere dal mistero.
    La leggenda vuole che l’ingresso sigillato conduca ad una volta più grande contenente il Santo Graal, i tesori dei Cavalieri Templari e, persino, la testa mummificata di Gesù Cristo.
Ciò nondimeno nessun altro ingresso alla Cripta è mai stato trovato.

    Chi di voi abbia visto il film, ricorderà le scene girate proprio in questa cripta…
    Un’ultima curiosità riguardante la Rosslyn Chapel è quella che racconta la storia del gatto William: vissuto dal 2024 al 2021, frequentò regolarmente la Cappella instaurando rapporti amichevoli con i suoi visitatori e per questo fu soprannominato The Chapel Cat. All’entrata vicino alle biglietterie, prima di accedere al luogo sacro, troneggia un suo ritratto.
    Concluse le visite, abbiamo raggiunto la nostra area sosta per questa sera: parcheggio gentilmente offerto da un B&B nella campagna scozzese, a condizione che si consumi qualcosa. Non ci siamo tirati indietro: beer and chips circondati dalle pecore!
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  • Day 7

    Edimburgo

    June 20 in Scotland ⋅ ☁️ 15 °C

    La nostra giornata di oggi è stata dedicata alla capitale della Scozia: Edimburgo.

    Raggiunto nella prima mattinata il Campeggio nel quale trascorreremo la notte, abbiamo scoperto che consentiva il check-in non prima delle 14. Di conseguenza ci siamo parcheggiati fuori ed abbiamo acquistato i biglietti per il bus che ci avrebbe portato ad Edimburgo.
    Il Castello di Edimburgo, che veglia su entrambe le Old e New Town dalla cima della sua collina, è stato costruito su una roccia di origine vulcanica, per questo lo si scorge da qualunque punto della città. Avremmo voluto visitarlo, ma era tutto esaurito fino a domani pomeriggio, pertanto abbiamo rinunciato. Vi trasmettiamo comunque una curiositá. Una tradizione antichissima e conservata fino ai giorni nostri è la One o'Clock Gun: ogni giorno alle ore 13:00 (tranne la domenica) un colpo di cannone viene sparato dal castello per consentire agli abitanti di Edimburgo di regolare gli orologi. Ovviamente ai giorni nostri non è più necessario, ma a partire dalla metà del 1800 era molto utile ai marinai che riuscivano a sentire il colpo di cannone dal porto. Non lontana dal Castello, la Grassmarket, una lunga piazza dove un tempo si teneva il mercato, ma conosciuta anche come il luogo delle impiccagioni a Edimburgo.
    A proposito di ciò vi vogliamo raccontare una storia molto famosa, quella di "half-hangit Maggie", la donna che sopravvisse all'impiccagione.
Margaret Dickson era una giovane pescivendola vissuta nel 1700 il cui marito fu costretto ad arruolarsi alla Royal Navy. Maggie, dovendosi sostenere da sola, andò a lavorare come domestica in un Inn, dove rimase incinta del figlio del proprietario. Ora la storia si divide, c'è chi dice che questo bambino morì pochi giorni dopo la nascita perché prematuro, c'è chi dice che Maggie non lo voleva e lo buttò nel fiume Tweed, fatto sta che il corpo di questo bimbo venne ritrovato e Maggie accusata di omicidio e di aver tenuto nascosta una gravidanza illegittima.
Maggie venne impiccata a Grassmarket il 2 Settembre 1724 e dichiarata morta da un medico presente all'esecuzione. Trasferita in una grossolana bara di legno, Maggie venne trasportata al cimitero della sua parrocchia ma durante il viaggio, complice l'aria che entrava nella bara e gli urti dovuti al carretto che procedeva sulle strade acciottolate, si svegliò! Immaginate l'orrore della famiglia!
Poiché, secondo la legge scozzese, la sua punizione era stata eseguita, Maggie non poteva essere giustiziata una seconda volta per lo stesso crimine (solo in seguito le parole "fino alla morte" furono aggiunte alla sentenza di impiccagione). Inoltre la sua "resurrezione" venne vista come un intervento divino, quindi le vennero perdonati i crimini commessi e fu rilasciata.
Maggie si ricongiunse al marito, ebbe altri figli legittimi e visse altri 40 anni, rinominata dalla gente di Edimburgo "half-hangit Maggie", ossia Maggie metà impiccata.
    La nostra visita è proseguita lungo la Victoria Street che, con le sue facciate colorate e i negozi particolari ospitati da edifici risalenti al 1600-1700, poi ricostruiti e sviluppati successivamente, è in genere stracolma di fan di Harry Potter, essendo stata ispirazione per J.K.Rowling nella creazione della sua Diagon Alley. Venne costruita a partire dal 1829 come parte di una serie di cambiamenti per lo sviluppo della old town.
    Nella Victoria Street siamo entrati nell’Elephant House, locale dove la Rowling scrisse gran parte della storia di Harry Potter, e ci siamo concessi una pausa caffè (con degustazione di ottime torte) in uno dei numerosi bar della via.
    Un’altra caratteristica della Old Town sono i “close”
    I close, termine scozzese per vicolo, ma anche court o wynd, sono dei vicoli stretti e piccoli cortili che ancora oggi danno accesso al Royal Mile da nord a sud, creando un motivo a spina di pesce quando si guarda questa zona su una mappa. A questi close veniva dato il nome di un personaggio importante che abitava uno degli appartamenti, o del mestiere svolto da uno o più residenti. Ad oggi, Wikipedia conta 83 closes sul Royal Mile. Permettono di scoprire alcuni angoli della città singolari e nascosti.
    Successivamente abbiamo visto la Cattedrale di Sant’Egidio
    Probabilmente fondata nel 12° secolo e dedicata a Saint Giles (Sant'Egidio), la chiesa subì diversi cambiamenti nel corso dei secoli: nel 1559 divenne chiesa protestante con John Knox come suo ministro, la figura più importante della Riforma scozzese. Dopo la Riforma, St Giles è servita per scopi laici, come prigione e come luogo di incontro per il Parlamento scozzese. Nel 1633, infine, il re Carlo I la rese cattedrale.

    Il Cimitero di Greyfriars è un altro dei luoghi di interesse a Edimburgo, essendo pieno di storie curiose, fantastiche e commoventi.
    Il cimitero è anche un luogo di pellegrinaggio per i fan di Harry Potter, dopo che JK Rowling ha rivelato che alcune lapidi le sono state d'ispirazione per i nomi di alcuni dei suoi personaggi. La tomba di Thomas Riddell ha ispirato il personaggio di Tom Riddle (Lord Voldemort) e quella di William McGonagall, uno dei peggiori poeti scozzesi, ha ispirato il nome della professoressa di Hogwarts Minerva McGonagall, il capo di Grifondoro.
    Un altro motivo per cui il Greyfrairs Kirkyard è meta di pellegrinaggio risiede nella commovente storia del cagnolino Bobby, la cui lapide si trova proprio in questo cimitero.
    Bobby era un cagnolino accudito da una guardia notturna della Polizia di Edimburgo che morì quando Bobby aveva solo due anni. Dopo la morte del padrone, Bobby avrebbe custodito la sua tomba per quattordici anni, catturando il cuore del sindaco William Chambers e degli abitanti di Edimburgo, che gli portarono cibo e se ne presero cura.
    Bobby morì a 16 anni e fu sepolto appena fuori dal cimitero, vicino al punto in cui oggi si trova la sua famosa statua.
    
Una bella camminata lungo la Royal Street ci ha permesso di raggiungere il Palazzo Reale che abbiamo visitato. Non si potevano scattare foto all’interno che presenta una fotografia della storia britannica attraverso la residenza dei suoi sovrani. Il palazzo è ancora utilizzato come dimora della famiglia reale quando si trova in Scozia.
    Il rientro al campeggio ci ha permesso di vedere esemplari di Highlander, tipici bovini scozzesi con enormi corna , e di incrociare diversi scoiattoli.
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  • Day 8

    Highland !!!

    June 21 in Scotland ⋅ ☁️ 15 °C

    La nostra meta di oggi avrebbe dovuto essere Kingussie, piccola cittadina nell’Highland dove prevedevamo di visitare un “museo della cultura popolare”. Le guide, che abbiamo consultato nel preparare il viaggio, indicavano infatti come luogo d’interesse l’Highland Folk Museum, un museo di storia vivente all’aperto, inspirato ad un insediamento agricolo del 1700, con viottoli che si snodano tra cottage con il tetto di paglia e strutture vecchio stile fra cui una segheria ad acqua, un capanno per i pastori, un laboratorio di orologiaio ed una scuola. Avremmo potuto ascoltare recital con strumenti tradizionali delle Highlands ed assistere a dimostrazioni di cottura in un forno a torba e di filatura della lana…. Non lontano dal Museo doveva (in teoria…) esserci un parco-natura, da percorrere in auto, con animali in libertà… Possiamo affermare di non aver trovato niente di tutto questo, a cominciare dall’area sosta, dove contavamo di fermare il mezzo e trascorrere la notte, che si è invece rivelata un deposito di rottami con una scuderia di cavalli semi abbandonata e nessuno a cui chiedere informazioni! Attraversando il paese non abbiamo notato nulla di particolarmente attraente che ci inspirasse una visita ed il famoso “museo” ci è sembrato dall’esterno niente di più di una comune fattoria… Il parco-natura si è rivelato un comunissimo zoo!
    Abbiamo allora cambiato destinazione e, nel cercare una possibile area sosta, ci siamo imbattuti nel Loch Insh, piccolo lago che è parte dell’Insh National Park, zona naturale molto bella che ci ha offerto la possibilità di rilassanti passeggiate.
    Una camminata di qualche chilometro intorno al lago, fra conigli e germani reali, ci ha regalato quella pace che permette di sentire i rumori della natura, considerando anche la temperatura gradevolissima ed il cielo nuvoloso che anche oggi ci ha risparmiato la pioggia…
    Snoopy, molto interessato anche se un po’ risentito di non poter correre liberamente dietro alle anatre, si sarebbe gettato nel laghetto per un bagno. Si è comunque divertito a giocare in riva al lago, con legni e pigne, visto che ci siamo dotati di una cinghia molto lunga che gli permette di correre ed allontanarsi un po’ pur rimanendo legato al guinzaglio…
    Nel complesso possiamo ritenerci soddisfatti: abbiamo trascorso una bella giornata rilassante, immersi nel verde, osservando ragazzini impegnati nelle varie attività (vela, canoa…) e contiamo di passare qui anche la notte per dirigerci poi domani alla nostra prossima tappa: il lago di Loch Ness.
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  • Day 9

    Lock Ness

    June 22 in Scotland ⋅ ☁️ 16 °C

    Il nostro itinerario di oggi ci ha portato a Drumnadrochit, cittadina dal nome impronunciabile dove si trova il Loch Ness Centre. Abbiamo deciso di non visitarlo perché a nostro parere eccessivamente costoso (ci eravamo già documentati sulle origini del lago e sulla storia di Nessie…) Abbiamo preferito quindi concederci una seconda colazione veramente gustosa e procedere poi con la visita al lago ed al castello.
    Loch Ness è il lago con il più grande volume d’acqua di tutto il Regno Unito. Si estende per 37 km lungo una falda geologica (Great Glen) da Fort Augustus fino quasi alla città di Inverness. Questo lago, così come altri a cui è collegato, ha origine da un antico ghiacciaio. Come tutti sappiamo divenne famoso nel mondo intero negli anni ’30, grazie alle apparizioni di un plesiosauro che forse è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Noi non abbiamo avuto la fortuna di avvistarlo, forse anche a causa di un forte vento che oggi increspava le acque del lago… Abbiamo ammirato il lago da diverse angolazioni: dalla strada durante il nostro arrivo in camper, durante la passeggiata che porta al castello e dal castello stesso.
    Il Castello di Urquhart si trova sulla riva occidentale e custodisce il lago dal XIII secolo. Tuttavia, il primo riferimento storico riguardante l’occupazione risale al VI secolo. Si pensa che coloro che costruirono il castello fossero membri della famiglia Durward fin dal 1229. Da quel momento in poi, numerosi proprietari si sarebbero succeduti, poiché sarebbe stato assediato, catturato, perso e recuperato in innumerevoli occasioni. Fu distrutto nel 1692 dalle truppe inglesi per impedire ai giacobiti di prenderne il controllo.
    Ora è in rovina, ma è stato ristrutturato nel 2001, formando un complesso architettonico che grazie alla sua posizione esclusiva, affacciato sul lago, lo rende un luogo molto piacevole da visitare.
    All’interno del parco che lo circonda non sono ammessi i cani, perciò ci siamo alternati nella visita, conclusa la quale siamo rientrati in camper. L’area sosta da noi scelta per oggi non era proprio vicinissima, così fra un giro e l’altro abbiamo percorso più di 10 km a piedi. Inizialmente avevamo pensato di servirci dell’autobus, ma poi gli orari non erano favorevoli, visto che è sabato. Il tempo, prima nuvoloso e poi soleggiato, ci ha convinti alla lunga passeggiata.
    Singolare in questa area sosta l’ufficio reception, attrezzato all’interno di un bus rosso!
    Snoopy ha avuto anche l’occasione di incontrare un simpatico cagnolino con il quale si è scatenato in una corsa delle sue…
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  • Day 10

    Loch Ness tour & Inverness

    June 23 in Scotland ⋅ ⛅ 19 °C

    La nostra prima tappa di oggi è stata Fort Augustus, dove abbiamo osservato il passaggio di alcune barche nella chiusa, gustato una seconda colazione a base di caffè e muffins e fatto una passeggiata lungo il fiume fra coniglietti che sbucavano saltellanti fra i cespugli, innervosendo non poco Snoopy…
    Successivamente ci siamo diretti ad Inverness, piccola città situata tra le due sponde del fiume Ness, che sfocia pochi chilometri dopo nel lago omonimo.
    Il castello di Inverness, chiamato Caisteal Inbhir Nis in gaelico scozzese, costruito in arenaria rossa, si trova in posizione dominante: in centro città e affacciato sul fiume, su una piccola altura. La struttura originaria è del 1057, quando costituiva una fortificazione difensiva; successivamente fu distrutto e ricostruito più volte nel corso dei secoli, svolse anche la funzione di prigione ed attualmente è la sede del tribunale distrettuale.
    In uno dei castelli che si susseguirono sul sito, Macbeth, secondo la tradizione, assassinò il padre di Mael Coluim di Scozia, Donnchad I.
    La sua importanza nella cultura scozzese è tale che esso appare sul retro della banconota da 50 sterline introdotta nel 2005 ed emessa dalla banca nazionale scozzese.
    Davanti al castello si erge la statua in bronzo di Flora Macdonald, una scozzese che aiutò Charles Edward Stuart a eludere le truppe governative dopo la battaglia di Culloden.
    Attualmente non è visitabile perché in ristrutturazione ed, a causa delle impalcature, non è nemmeno avvicinabile. Per questo abbiamo potuto fare solo qualche foto dalla sponda opposta del fiume, dove si trova la cattedrale dedicata a Sant’Andrea. Anch’essa, come molti degli edifici in città, risale all’Ottocento ed è costruita in stile neogotico.
    Al suo interno un clima insolito, affettuosamente accogliente: più che una chiesa appare come il luogo di ritrovo di una comunità, con area lettura e giochi per i più piccoli, tavolini ed angolo bar, dove gratuitamente vengono offerti caffè, the e biscotti…all’entrata un sacerdote ed una sacerdotessa che accolgono e salutano i fedeli e i visitatori…
    Una passeggiata per il centro di Iverness ci ha permesso di notare la Town House:
    la sede comunale è situata all’interno di un bellissimo edificio che ricorda un castello, costruito in stile gotico nel 1882. All’ingresso, prima del portone, due statue di cani con la zampa appoggiata su un teschio. Di norma la Town House non è aperta al pubblico, anche se, essendo un edificio comunale, i residenti possono accedervi per motivi amministrativi, tra cui anche i matrimoni.
    Una vera delusione il (tanto decantato dalle guide) Victorian Market: è ospitato all’interno di un edificio storico risalente al XIX secolo, con dettagli e ornamenti in ferro battuto e un bellissimo tetto a cupola in legno, ma al suo interno è un’accozzaglia di negozietti, bar e ristoranti che non lo differenziano per nulla da un qualsiasi centro commerciale. Peccato… se pensiamo ai nostri mercati coperti, di Firenze e Bologna per esempio, che hanno saputo conservare nei negozi e nei locali uno stile d’altri tempi…offrendo anche ai visitatori degustazioni di prodotti tipici della zona, non c’è paragone!
    Proseguendo la passeggiata siamo arrivati alla statua dell’ unicorno (uno dei tre simboli scozzesi con la cornamusa e la bandiera caratterizzata dalla croce di Sant’Andrea) che troneggia in una piazza del centro città.
    L’unicorno nella mitologia celtica è sempre stato simbolo di purezza, innocenza e potere; il suo prezioso corno veniva considerato altamente curativo. Questo leggendario animale venne utilizzato in Scozia fin dal XII sec come simbolo araldico ed inizialmente su scudi e stemmi gli unicorni erano due. Nel 1603 uno degli unicorni venne sostituito da un leone rampante, animale nazionale inglese, a sottolineare l’unione delle due corone.
    Come ultima tappa per questa sera abbiamo scelto una zona molto tranquilla in riva al mare: Tain, dove gratuitamente ci permettono di sostare anche la notte.
    Prati verdi, una spiaggetta lungo la quale passeggiare, dove si trova anche una panchina il legno con due sculture di cani, omaggio della padrona in ricordo dei due animali che le hanno donato tanto affetto.
    Antonio ne ha approfittato per giocare un po’ con il drone…
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  • Day 11

    Verso estremo nord Jhon O’Groats

    June 24 in Scotland ⋅ ☁️ 15 °C

    Oggi abbiamo continuato a percorrere la North Coast 500 (l’equivalente scozzese dell’americana Route 66) che costeggia tutto l’estremo nord della Scozia.

    Prima tappa: Loch Fleet. Lago salato ed estuario dell’omonimo fiume che proviene da ovest, e Riserva Naturale dal 1998. Essendo collegato al mare è soggetto alle maree e vi si possono avvistare anche le foche. Noi siamo stati fortunati e, raggiungendo il lago la mattina molto presto con la marea bassissima, armati i binocoli, ne abbiamo visto due gruppi abbastanza numerosi. Abbiamo anche intravisto i resti di Skelbo Castle, antica sede dei vescovi del Caithness. Costruito nel XIV secolo su di un’altura nella parte meridionale del Loch Fleet in sostituzione di un precedente castello, era una delle antiche dimore del Clan Sutherland. Nel 1308 Robert Bruce rase al suolo il castello che apparteneva allora alla famiglia Moray, sostenitrice degli inglesi nelle Battaglie di Indipendenza Scozzesi di quegli anni. Fu abbandonato nel 1715, dopo essere stato confiscato dal Governo Inglese poiché il proprietario di quell’epoca aveva partecipato alla Prima Rivolta Giacobita. Nel 1996 venne acquistato da un ricchissimo artista Russo, che lo comprò solo per acquisire il titolo di Barone che era associato all’acquisto del castello!

    Seconda tappa: Whaligoe Steps, un luogo di profondo fascino dove sembra di tornare indietro nel tempo. 365 scalini di roccia scendono in picchiata verso il mare, dalla cima della scogliera, portando ad un piccolo approdo nascosto e ad un pianoro erboso artificiale. Fu costruito nel 1786 per permettere alle barche di scaricare il prezioso carico di aringhe, pesce la cui pesca era molto diffusa all’epoca. Non ci giudicate pigri se abbiamo preferito ammirare il panorama dall’alto… Un paio d’anni fa, in Sardegna, per visitare delle splendide grotte, ne abbiamo affrontati più del doppio! Oggi non ce la siamo sentita, essendo il percorso abbastanza impervio. Comunque anche dalla cima della scogliera il paesaggio era da mozzare il fiato! Di fronte a simili quadri della natura ci si sente veramente piccoli, per non dire microscopici…

    Terza tappa: Duncansby Head che rappresenta il punto più nord-orientale della mainland scozzese. E’un promontorio roccioso affacciato sul Pentland Firth, lo stretto che separa le Orcadi dal Caithness, famoso per le sue forti correnti marine, tra le più veloci al mondo. Il faro che si trova vicino al parcheggio, il Duncansby Head Lighthouse, fu costruito da David Alan Stevenson della famosa famiglia costruttrice di fari nel 1924.
    Una breve passeggiata fra prati verdi, pecore e capre ci ha permesso di ammirare un altro fantastico panorama: rocce a strapiombo sul mare con guglie e falesie create dalle onde nei secoli… in una giornata di sole come quella di oggi, vi lasciamo immaginare i colori! Le foto non sempre riescono ad immortalare tanta bellezza!

    Ultima sosta di oggi: John O’Groats, località che si fregia del titolo di punto più settentrionale del Regno Unito. Anche se non è affatto vero, perché tale titolo spetta alla vicina Dunnet Head.
    Ma chi era questo John o’Groats? Jan de Groot, il nome venne poi anglicizzato, era un uomo olandese che visse a cavallo tra il 1400 e il 1500. Attorno alla sua figura aleggiano numerose leggende sin da quando, nel 1496, il Re James IV gli affidò il compito di gestire il traghetto che collegava la Scozia alle neo acquisite Isole Orcadi. Si dice che Jan fissò il prezzo della traversata a 2 pence e da allora a quella moneta venne attribuito il nome di “groat”. In realtà tale moneta esisteva già da due secoli.
    Jan aveva una famiglia numerosa e decise di costruire una casa molto particolare, sul sito dove sorge oggi l’hotel. La leggenda dice che la casa degli O’Groats era di forma ottagonale, con otto porte d’entrata, una per lui e una per ciascuno dei suoi figli, e che anche il tavolo avesse la stessa forma per evitare che si litigasse per chi doveva sedere a capotavola. E’ curioso notare che l’odierno hotel e altre strutture a John o’Groats hanno ancora oggi una forma ottagonale!
    Il simbolo di John o’Groats è senza dubbio il cartello che indica le distanze da vari punti del Regno Unito e non solo. Tra tutti il più significativo è quello che indica la direzione di Land’s End, in Cornovaglia: Land’s end to John o’Groats è infatti il più lungo tragitto in auto che si può compiere nel Regno Unito, una sorta di coast to coast britannico. Un viaggio tra i due punti estremi della Nazione, dall’estremo sud ovest all’estremo nord est.
    Qui abbiamo potuto gustare un ottimo Chicken and Chips (pare che il fish da queste parti si usi solo nel pomeriggio…) con birra artigianale locale e prenotare per stasera il traghetto per le Orcadi.
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  • Day 11–15

    Isole Orcadi

    June 24 in Scotland ⋅ ☀️ 15 °C

    Ed eccoci finalmente in vista delle Orcadi. Saliamo sul traghetto e raggiungiamo le isole: bellissime e verdissime.

    Il nostro itinerario attraverso le Isole Orcadi è iniziato dalla capitale: Kirkwall, città dal cuore vichingo e dalle strade medievali, dominate dalla bellissima cattedrale norrena di San Magno risalente al XII secolo. Agli occhi degli stessi scozzesi, Kirkwall deve essere sembrata per molto tempo una città lontanissima e isolata. Del resto alla fine dell’anno Mille si trovava nel cuore della cultura scandinava con frequenti scambi verso l’Islanda più che verso l’Inghilterra. Sembrava una città vichinga, appunto, più che scozzese.
    Il nome in effetti deriva dal norreno (lingua di ceppo germanico) Kirkjuvagr, ovvero la Baia della Chiesa e deriva dalla costruzione della chiesa di Saint Olaf nell’XI secolo. Dal 1811 al 2003 significativi interventi hanno ampliato le strutture portuali per poter accogliere in maniera più adeguata le più di 140 crociere che ogni anno vi arrivano.
    Kirkwall è la città più popolata del Mainland con circa 9 mila abitanti. È il fulcro commerciale e il capoluogo amministrativo delle Orcadi. Protetta dalla baia, gode di una luce davvero magica. Nelle giornate di sole (non frequentissime) il cielo e il mare si colorano di un blu molto intenso.
    Le piccole vie del centro sono dette “wynds”; attraversarle a piedi con calma, fermandosi poi in un bar per un caffè e un delizioso “scone” salato (un fagottino ripieno di carne, mele e uvetta che ci ha ricordato tantissimo le empanadas argentine…ma di dimensione molto più grande) ci ha fatto sentire in un angolo remoto del mondo…la vita scorre con un ritmo più lento, tanto che non ci si rende quasi conto del passare delle ore.
    Impossibile non notare la cattedrale di San Magnus, dove l’effetto policromo delle pietre in arenaria rossa e gialla è meraviglioso. E’ la chiesa più a nord di tutto il Regno Unito, per questo conosciuta anche come “ the light in the North”. E’ anche ( insieme a quella di Glasgow) la più antica cattedrale della Scozia (fondata nel 1137).
    L’edificio si è leggermente spostato verso ovest nel corso degli anni e alcuni pilastri sono visibilmente inclinati. Abbiamo voluto visitarla con calma essendo molto particolare, sicuramente diversa da tutte le chiese viste in precedenza. All’ingresso una piccola guida evidenziava i particolari più significativi dell’interno e ci siamo impegnati nella loro ricerca come partecipassimo ad una caccia al tesoro. Non è stato facile, ad esempio, individuare i segni a forma di zampa di corvo, aratro o tenaglie lasciati come proprio marchio distintivo da alcuni tagliapietre che hanno partecipato alla sua costruzione. Ben visibile invece la “Mort Brod”: un necrologio in legno che commemora il vetraio di Kirkwall, uno dei più antichi in Scozia che mostra la figura della morte avvolta in un sudario, con in mano una clessidra ed una vanga.
    Il corridoio centrale ospita la campana di ottone della HMS Royal Oak, la nave da guerra affondata a Scapa Flow nel 1939. La teca sottostante contiene il Book of Remembrance, un memoriale le cui pagina vengono girate ogni settimana dai custodi della Cattedrale per onorare coloro che sono morti in quella occasione. Accanto ai gradini che portano nella cappella si trova la più antica pietra tombale (XIII sec); sulla sua faccia di arenaria dorata sono scolpite una “stella del mattino” e una spada, forse riferite ad un cavaliere templare o ad un crociato. Lungo le pareti numerose altre pietre tombali con incisioni rappresentanti riferimenti alla morte come teschi e tibie incrociate, clessidre, vanga e tagliazolle (usati dai becchini). Sul muro meridionale, posizionato molto in alto, il “Marwick’s Hole” (Buco di Marwick): una cella a cui si accedeva dalla stanza superiore dove venivano rinchiuse le donne accusate di stregoneria. Sul lato meridionale della cappella si trova il monumento commemorativo del Dottor John Rae, esploratore dell’Artico canadese e scopritore del Passaggio di Nord Ovest. Il suo corpo è sepolto nel cimitero retrostante la Cattedrale.
    La cappella contiene pregevoli intagli, inclusi draghi, un piccolo folletto, una figura femminile nuda che ostenta i propri attributi (simbolo usato per allontanare il male e la morte) e Green Men (uomini dei boschi) con il fogliame che esce dalla bocca.
    All’interno della bella struttura della Tankerness House si trova il Museo delle Orcadi, pieno di reperti vichinghi (fra i quali doveva esserci anche una nave che però non abbiamo trovato…) e di esposizioni riguardanti la vita domestica alle Orcadi nel corso della storia.

    Successivamente abbiamo visitato The Bishop’s Palace e The Earl’s Palace.
    Il Bishops Palace (Palazzo Vescovile) è il più antico dei due edifici in rovina, risale infatti al periodo di costruzione della Cattedrale. Qui morì nel 1263 l’ultimo re di Norvegia, Haakon IV, che dominava anche le Isole del Sud oggi conosciute come Ebridi.
    Una curiosità che riguarda questa costruzione: Patrick Stewart ne progettò un’ambiziosa ristrutturazione, secondo un progetto che si rivelò inattuabile e foriero di debiti. In seguito a questi avvenimenti ci fu anche una sollevazione popolare. Si dice che il colore giallastro delle pareti sia dovuto alle uova che i cittadini lanciavano contro il palazzo in segno di protesta.
    L’Earl's Palace, invece, acclamato come il miglior esempio di architettura rinascimentale francese in Scozia, è dalla gente delle Orcadi considerato un memoriale di quello che viene descritto come uno degli episodi più oscuri della storia di queste isole: la faida degli Stewart.
    Lasciata Kirkwall, approfittando della splendida giornata di sole, ci siamo diretti a Yesnaby.
    Scogliere a picco sul mare, il verde che si immerge nel blu, il vento e gli uccelli: sono le immagini che abbiamo trovato e che ci rimarranno nel cuore. Il cammino lungo la costa è semplicemente irresistibile, lo abbiamo percorso in lungo ed in largo, soffermandoci spesso per fare delle foto e riuscendo ad ottenere anche inquadrature spettacolari dall’alto grazie al drone. Abbiamo trascorso qui qualche ora, immersi nella natura e circondati dai suoi colori incredibili. Riconosciamo che non è stato facile decidere di spostarci altrove!
    Successivamente abbiamo visitato l’insediamento preistorico di Skara Brae-Sandwick
    Il villaggio neolitico sorge sulla costa meridionale della baia di Skaill, nella zona di Sandwick, tra i siti antichi più visitati delle Orcadi, uno dei monumenti preistorici più importanti d’Europa. Fu scoperto dopo una violenta mareggiata nel 1868 quando emersero i resti di quattro antiche abitazioni. Negli Anni 70 fu stabilito che l’insediamento risaliva al tardo Neolitico tra il 3200 e il 2200 a.C. Oggi sono visitabili otto case con molti accessori interni ancora visibili.
    Nei campi verdi che lo circondano vivono centinaia di coniglietti saltellanti!
    Nei pressi del sito, visitabile, la Skaill House: storica casa padronale dei proprietari terrieri della zona, costruita nel 1620 dal vescovo delle Orcadi, nell’arco di 400 anni si sono succeduti in questa abitazione 12 Lairds, il settimo scoprì Scara Brae nel 1850.
    Durante la visita si possono ammirare le singole stanze arredate con mobili ed accessori originali dell’epoca.
    Conclusa la nostra prima giornata alle Orcadi, ricca di cultura e natura, siamo ritornati ad Hoxa Beach, dove avevamo piacevolmente trascorso la prima notte, subito dopo lo sbarco, in sosta libera in riva al mare.
    Dopo un sonno ristoratore ed una sana colazione, abbiamo dedicato la seconda giornata ad alcuni siti che ricordano il famosi Stonehenge.
    Le quattro pietre di Stennes, ovvero Standing Stones of Stennes, si trovano sulla sommità di un promontorio. Il nome Stennes deriva dall’antico norvegese e significa “promontorio roccioso”. Sono sottili lastre spesse circa 30 centimetri e alte circa 5 metri. Originariamente facevano parte di un cerchio di forma ellittica composto da dodici pietre con un diametro di circa 32 metri circondato da un fossato scavato nella roccia, circondato a sua volta da un terrapieno con ingresso a nord. Si pensa che il sito risalga al 3000 Avanti Cristo.
    Siamo riusciti ad arrivarci poco prima di un pullman di turisti ed abbiamo quindi potuto fare qualche foto senza troppi “ umani di troppo”.
    Con una breve passeggiata abbiamo poi raggiunto un altro insediamento neolitico: il Barnhouse Village, scoperto nel 1984 e simile nelle strutture a quello di Scara Brae. Un’altra passeggiata lungolago ci ha permesso di raggiungere l’Anello di Brodgar
    Tra tutti i circoli di pietre presenti sul territorio britannico, il Ring of Brodgar è il terzo in ordine di grandezza. Delle sessanta pietre che originariamente lo costituivano, ne sono rimaste ventisette. Fanno parte di un misterioso monumento, su alcune pietre vi sono antiche incisioni, con simboli runici. Il sito risale alla prima età del bronzo, verso il 2500 avanti Cristo ed è stato chiamato anche Tempio del Sole (mentre Stennes è il tempio della Luna). Il sito aveva probabilmente una funzione religiosa o rituale oltre che essere un’area di osservazione astronomica.

    Trascorriamo l’ultima serata, sotto la pioggia, ad Hoxa Beach e la mattina seguente (27 giugno molto presto) riprendiamo il traghetto.
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